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sabato 15 dicembre 2018

Romanzo Africano. (Una Storia, mille storie, quella di sempre)






Le vicende di 'AL DI LA' DI OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO' si svolgono tra il #Madagascar e la #Francia coprendo un arco di tempo lungo quasi 20 anni; raccontano del progressivo deteriorarsi dei diritti civili e umani di milioni di persone.

Sullo sfondo delle "nuove emergenze" che colpiscono l'occidente (e la #Francia in modo particolare) tra migrazioni collettive di popoli sempre più disperati che, si vedono costretti, giocoforza, ad abbandonare l'#Africa - Madre Terra - sotto la spinta della minaccia di quel "terrorismo di matrice islamica, radicale" che, per primi creano disastri e tragedie nel Continente Nero; danno luogo, nelle pagine di questo romanzo, allo sviluppare di storie e drammi paralleli tra Parigi e Antananarivo (la capitale della Grande Isola dalla Terra Rossa n.d.t) con unico, naturale sbocco: la "sospensione della democrazia".





Storia di drammi e tradimenti collettivi: chi prima chi dopo, tutti i personaggi di 'AL DI LA' DI OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO' ne sono investiti.
Il giornalista, François Labonde è testimone diretto della "fine della libertà di stampa" - fenomeno non solo francese ma in realtà comune a tutto l'occidente - ; l'avvocato-attivista dei diritti civili della capitale malgascia, #Tana (così chiamata dai cittadini in modo affettuoso), Philibert Ratsimilaho impossibilitato a portare a termine la campagna elettorale quando, a causa, del "caos sociale", la Francia (nel frattempo tornata sull'isola con le sue potenti navi da guerra ...) con i suoi militari, si assume la responsabilità di sospendere le elezioni privando così, i cittadini malgasci del loro diritto di voto.






I rampolli della "Parigi bene", Jean-Arnault Canon e Vincent Lombard sono tra i protagonisti principali di queste vicende con la loro doppia, inquietante personalità che li renderà, al tempo stesso, vittime e carnefici delle miserie umane di questa storia.

Gli eventi finiscono per travolgere la vita della diaspora malgascia di Francia, di cui, Catherine "Fela" Razafiarison è uno dei membri più in vista. Sullo sfondo, questa storia racconta le miserie di "lacchè di potere", affaristi corrotti al pari di influenti dirigenti delle forze dell'ordine, non sempre ligi al dovere, intervallati da trafficanti-mafiosi francesi, africani e malgasci responsabili degli eventi tragici di questa storia.
(Bob Fabiani)
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giovedì 13 dicembre 2018

#GiletsJaunes : Origini e istanze di una rivolta popolare





Che cosa ha generato la rabbia popolare che ha costretto #Macron a intervenire in  diretta televisiva per parlare alla nazione dopo il quarto sabato consecutivo di mobilitazione generale messa in atto dai #GiletsJaunes?

In origine - come scrive Alexis Spire, sociologo, direttore di ricerca al Centre national de la recherche scientifique - Cnrs, Centro nazionale della ricerca scientifica - "l'origine della collera contro le tasse" si era sviluppata a "margine delle organizzazioni politiche e sindacali" ma poi, la mobilitazione dei #GiletesJaunes; messa in atto contro le tasse sui carburanti, all'inizio ebbe un seguito particolare nelle aree rurali e periferiche ma, fin da subito, chiosa il sociologo "ha colpito per il suo carattere spontaneo".

Su questo punto quasi tutti gli analisti ed esperti della politica francese concordano anche perché, questo movimento, senza un leader unico né capi in poco più di un mese è stato capace di produrre sconquassi notevoli. Questo è stato possibile, ribadisce ancora, Alexis Spire perché "ha finalmente messo in luce il sentimento di ingiustizia fiscale che da molti anni covava fra le classi subalterne e i piccoli lavoratori autonomi. In un paese in cui il prelievo fiscale rimane una leva per la redistribuzione, come si spiega che esso sia contestato sopratutto da chi si trova in basso nella scala sociale"? 

La domanda posta dal sociologo, direttore del Cnr non è per nulla retorica ma necessaria se, si vuole comprendere non tanto da dove nascono i #GiletesJaunes ma, in realtà dove porterà questa rabbia sociale che, al momento, dentro e fuori la #Francia è cavalcata da molti.


Ecco alcuni slogan risuonati durante le giornate di protesta collettiva che qualcuno ha chiamato "insurrezione popolare" dopo i violenti scontri con gli agenti di polizia che, a loro volta, raggiungevano gli onori della cronica per un discutibile trattamento contro gli studenti di alcuni licei a #MontesLaJolie :

"Basta tasse", "Macron taccagno", "Lavorare è un lusso", "Destra, sinistra = tasse", "Stop al racket, la rivolta del popolo potente può sfociare nella rivoluzione" ...


Si spiega anche così il "parziale" ritorno sui suoi passi del presidente dopo una sfilza di errori macroscopici commessi negli ultimi mesi.






"L'indignazione è condivisa da molti  francesi. Servono misure profonde. La collera è giusta, per certi aspetti. La violenza non sarà tollerata" , ha detto Macron durante il suo "discorso riparatore" come molti lo hanno ribattezzato.


-Errori di un leader non più in sintonia con la Francia 

Quali sono e quanti sono gli errori commessi dall'Eliseo guidato dal giovane presidente che, non più tardi di una anno e mezzo fa, aveva saputo conquistare la plancia di comando dopo essersi smarcato dal Governo Holland / Walls?

Sono almeno cinque. 

Vediamoli in dettaglio.

1 L'equivoco politico 

Macron ha commesso il più macroscopico degli errori, tipico di quei leader che, da un momento all'altro si trovano catapultati sul ponte di comando. Il potere ha sempre conferito sui politici quel "senso di onnipotenza" che, questi tempi moderni sembrano in qualche modo amplificare a dismisura.
Il presidente una volta arrivato all'Eliseo ha pensato che si potesse muovere come se potesse contare sull'appoggio del 66% che ha votato per lui, ai tempi del ballottaggio delle presidenziali, senza capire che invece si trattava di un referendum anti-Le Pen.
Il partito-movimento "En Marche" in realtà ha una base molto più contenuta e di minoranza: potendo contare sul 24% , i voti intercettati durante il primo turno.
Certo, grazie al sistema istituzionale, lo stesso Macron ha la maggioranza per governare, ma come avviene in questi tempi malati, questi leader che arrivano al potere dal nulla, non sanno cosa sia l'"arte di governare", ossia, saper mettere in campo un alleanza con altre forze politiche in parlamento.

2 Presidente delle élite dei ricchi

L'aumento di "pochi centesimi" sulle accise, che ha scatenato la mobilitazione dei #GiletsJaunes, è l'esempio di come Macron non sia stato in grado di capire quanti francesi debbano contare ogni euro di spesa. E' le prime mosse del Macron "presidente di tutti" in realtà fu solo a favore dei "soliti noti". Mise in atto misure che in realtà erano dei regali ai ricchi: abolizione della patrimoniale e Flat Tax su rendite finanziare.

3 Frasi shock

In un attimo la Francia inizia a rendersi conto che il "giovane e brillante presidente" in realtà è il classico leader distante e arrogante complici le sue frasi infelici, goffe, al limite del provocatorio. Ha iniziato a chiamare poveri "persone che non sono nulla", definito i fondi pubblici per sussidi sociali "spese pazze" ... Talvolta invece cade nell'uso dei toni da spaccone, come nel caso dello scandalo della sua guardia del corpo, intimando ai suoi oppositori che si erano permesso di criticarlo : "Vengano pure  a cercarmi".

4 Prigioniero dei tecnicismi

Questo è uno dei rimproveri che hanno denunciato i #GiletsJaunes al governo del presidente. Non solo l'assenza o la contestazione di misure, ma anche la difficoltà di decifrare l'azione del governo. Il governo è prigioniero di tecnicismi: l'esempio è la parola "moratorie" usata dal premier Philippe a proposito degli aumenti sulle accise. C'è voluto quasi un giorno per capire che voleva dire "abolizione".

5 Rottura con i "corpi intermedi"

Convinto di dover "applicare il programma" con cui è stato eletto, Macron ha marciato a tappe forzate sulle riforme, con poca concertazione con enti locali e sindacati moderati. Ha teorizzato l'inutilità dei "corpi intermedi", ritenendoli un freno all'azione del governo e che avessero perso la legittimità nell'opinione pubblica.
Adesso travolto dalla protesta, riscopre l'importanza del dialogo.


Ma cosa accadrà dopo l'attentato di Strasburgo? Quali intenzioni ha il governo dopo la nuova "chiamata alla mobilitazione" del movimento ribelle?





- Appello ai #GiletsJaunes "Non manifestate"

Appena ventiquattro ore dopo il discorso di Macron in diretta televisiva a #Strasburgo è andato in scena l'ennesimo attentato sul suolo francese : naturalmente la strage ha già in parte stravolto non solo l'agenda del presidente ma, ha relegato, d'incanto, le  istanze della protesta popolare dei #GiletsJaunes .
Alcuni attivisti del movimento di "Giubotti gialli" sui social network si lasciano andare a considerazioni di stampo complottista su quanto accaduto a Strasburgo, si moltiplicano in Francia gli appelli a sospendere le manifestazioni di ogni sabato dei #GiletsJaunes. 

A dire il vero il giorno dopo il discorso del presidente, seguito da 21milioni di francesi in diretta televisiva, di lunedì scorso; per Odoxa, circa il 59% circa è rimasto deluso dalle parole di Macron ma, tuttavia, era già partita la solita scena di ogni potere: tentare di dividere il movimento per depotenziarlo.
Indubbiamente il dopo-attentato di Strasburgo avrà la capacità di mettere sul banco degli imputati gli attivisti del movimento che, per altro, hanno già "chiamato alla mobilitazione per il prossimo sabato, #15D.

Il "coro all'appello" recapitato ai #GiletsJaunes : tra i primi, il sottosegretario all'interno, Laurent Nunez invoca la "responsabilità di tutti" , aggiungendo di "sperare che ci saranno meno manifestazioni" sabato in Francia visto l'attentato di Strasburgo.

"Penso che il movimento debba finire", sono le discutibili parole dichiarate dalla ministra della Giustizia, Nicole Belloubet ribadite, per altro dalle compagini di destra come il vicepresidente dei Republicains, Damien Abad che afferma : "i francesi non capirebbero se le nostre forze di polizia non fossero pienamente mobilitate su questa lotta al terrorismo".

(Fonte.:monde-diplomatique; liberation)
Bob Fabiani
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-www.monde-diplomatique.fr;
-www.liberation.fr              

mercoledì 12 dicembre 2018

#GiletsJaunes*





AfricaLand Storie e Culture africane con questo post inaugura una nuova sezione del #Blog dedicata ai #GiletsJaunes il movimento francese nato spontaneamente in tutta la Francia per combattere e fermare le misure economiche del Presidente #Macron incentrate sul #carovita e sul #carobenzina.

Sabato #15D è indetta una nuova giornata di lotta : l'#ActeV : in questa sezione approfondiremo da vicino questa realtà che ha tuttavia già prodotto alcuni significativi risultati se, si deve dar seguito alle parole pronunciate dal presidente dall'Eliseo non più tardi di due giorni fa ...

-Mania #GiletsJaunes

In Francia è scoppiata una vera e propria mania : tutti voglio i gilet gialli e così, i fornitori dei giubotti della protesta, stanno facendo affari a gonfie vele.
(Fonte.:liberation)
Bob Fabiani
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-www.liberation.fr

lunedì 10 dicembre 2018

#MarrakechSummit2018: Approvato il Global Compact #ForMigration






La Conferenza di Maarakech, in Marocco, porta in dote l'approvazione del Patto Mondiale sui #Migranti.

In Africa, nel paese Nordafricano, si sono dati appuntamento leader e rappresentanti di circa 150 paesi. L'orrendo #EsecutivoGialloVerde - per volere dell'impresentabile #Ministrodellapaura - è riuscito a coprirsi di ridicolo non andando all'incontro organizzato dalle Nazioni Unite.





A fronte del traguardo raggiunto, il segretario generale dell'#ONU, Antonio Guterres, ha definito il Global Compact una "roadmap per evitare sofferenze e caos", ribadendo che l'intesa del #10D non viola la sovranità degli Stati e non crea nuovi diritti per migrare ma ribadisce il rispetto dei diritti umani.
(Fonte.:jeuneafrique)
Bob Fabiani
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-www.jeuneafrique.com

Rapporto Amnesty International sui #DirittiUmani nel mondo inchioda l'Italia e la svolta repressiva contro i #Migranti - FOTO DEL GIORNO






"Gestione repressiva del fenomeno migratorio", "erosione dei diritti umani dei richiedenti asilo",  "retorica xenofoba nella politica", "sgomberi forzati senza alternativa".

Sono alcune delle critiche dirette, tranchant che hanno la forza d'urto di squarciare il silenzio assordante di tutti gli organi d'informazione italiani - tranne poche eccezioni - in materia di #Migranti e #DirittiUmani calpestati in questo paese irriconoscibile e tornato ad essere xenofobo, razzista e ferocemente incattivito dalla nuova #StrategiaDellaTensione praticata (e tollerata al di là di ogni ragionevole dubbio ...) dal #Ministrodellapaura direttamente dal Viminale.

Benvenuti nell'Italia a guida #GialloVerde, un governo che pratica spudoratamente l'#ApartheidDiStato.

Le durissime critiche che avete appena letto sono contenute nel rapporto firmato da Amnesty International intitolato "La situazione dei diritti umani nel mondo. Il 2018 e le prospettive 2019" pubblicato in occasione del 70esimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani.
(Fonte.:archivio-fotografico africaland)
Bob Fabiani
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-www.amnesty.it  

domenica 9 dicembre 2018

Quella furia brutale della polizia contro gli studenti di #MontesLaJolie: quali conseguenze?






La scioccante decisione della #Gendarmerie francese di umiliare gli studenti d'Oltre Alpe ha scosso le coscienze di molti: che cosa sta accadendo nel Vecchio Continente sempre più avvolto da una crisi di valori, da una crisi politica e sociale che sta travolgendo tutto e tutti?

Proviamo a fare il punto della situazione cercando di delineare quali conseguenze della drammatica decisione degli agenti di polizia che, se possibile, nella Francia di questo fine 2018 sta mettendo in chiaro che, la guida del presidente della Repubblica, Macron è quantomeno giunta al capolinea, agonizzante, tanto che, uno degli intellettuali francesi, Raphael Glucksmann - per altro figlio del noveau philisophe Andrè; giornalista e promotore del movimento Place Publique, voce tra le più ascoltate e nuove del panorama della sinistra francese - ammette che : "Il regime di cui Macron è presidente è ormai agonizzante" e aggiunge "Lo stesso Macron sarà l'ultimo presidente della Quinta Repubblica".

Tutto nasce da una crisi latente, strisciante giunta all'apice dopo anni e anni di declino politico e sociale che scuote la Francia da molti anni ma, la recente scelta del presidente Macron di imporre, d'imperio sia #tassecarovita sia #tassecarocarburanti ha dato origine a una rivolta messa in atto dai #GlietsJaunes.



-Repressione brutale e disumana della polizia francese contro gli studenti

La clamorosa svolta repressiva - indegna di un paese come la Francia - è stata decisa per umiliare gli studenti di liceo, mettendoli in ginocchio, faccia contro il muro e mani dietro la nuca, ha suscitato indignazione e proteste in tutta la Francia.
Accade dopo una giornata di manifestazioni nella #banlieue parigina di Mantes-la-Jolie. Gli agenti e i dirigenti delle forze dell'ordine si sono trincerati dietro la narrazione di parte, ossia, questo vergognoso operato (grazie a un video girato sui social sono stati però pesantemente criticati...), è stato deciso per stanare la violenza divampata ai licei Saint-Exupery e Jean Rostand.

L'inaccettabile umiliazione messa in atto contro gli studenti ha riguardato circa 153 persone, tutte messe in stato di fermo.

-Istanze e richieste degli studenti francesi

La mobilitazione degli studenti francesi è in atto da molti mesi e riguarda una netta presa di posizione contro le politiche di Macron sul diritto allo studio dei giovani francesi. Le proteste infatti, di questi mesi, hanno messo in agenda, da parte degli studenti richieste precise che, tuttavia, il presidente francese, non ha minimamente preso in considerazione.

Cosa chiedono gli studenti?


  • Riforma del Bac
  • Contestazione di ParcourSup, sistema di accesso all'università
  • Abolizione tasse universitarie per extracomunitari

-Abusi di potere, disprezzo della polizia e arroganza del governo




Venerdì #7D sono stati più di cento i licei in agitazione : a Parigi si sentiva netta e forte la richiesta di "Macron, dimissioni".
Tuttavia, dal governo, non sono riusciti ad andare oltre la solita stucchevole frase di circostante che, la brutalità repressiva degli agenti fosse "solo" una conseguenza delle "circostanze violente" durante la manifestazione.
Tutto qui.
Nonostante che il Ministro dell'Educazione nazionale, Jean-Michel Blanquer dopo aver visionato il vergognoso video, si è detto "choccato"  il governo invece preferisce drammatizzare l'operato dei #GiletJaunes.

"Il movimento dei gilet gialli è un mostro che è sfuggito ai suoi iniziatori" - afferma il Ministro degli Interni, Christophe Castaner continuando a puntare il dito su "lo sfruttamento del movimento da parte di estremisti che vogliono far vacillare la Repubblica".

E Macron?

Il presidente continua a seguire la sua linea di sostanziale silenzio, non solo sulla rivolta messa in atto dai #GiletsJaunes ma anche e sopratutto sul clamoroso e brutale comportamento degli agenti di Montes-la-Jolie.
Macron ripete il messaggio (attraverso il governo) improntato "alla calma" ma, sostanzialmente, non vuole trattare né con gli studenti né con i gilet gialli che, tra l'altro lo hanno messo sul banco degli imputati chiedendo, senza se e senza ma, la sua dimissioni.




  

-Quali conseguenze dopo il comportamento della polizia francese?

Che cosa accadrà da qui in avanti nella Francia scossa dalla rivolta collettiva dopo la repressione brutale degli agenti?
E' indubbio che il video che inchioda le forze dell'ordine sono un sentore dell'inasprimento del potere che, attraverso la repressione di stampo militare vuole mandare un messaggio preciso: il presidente Macron vuole stanare, spezzare la rivolta e per farlo, non disdegna di mettere in campo una svolta autoritaria per altro messa in chiaro dall'operato dagli agenti, guarda caso, nella #banlieue, ossia, in un quartiere popolare come se la Francia, in un colpo solo fosse tornata ai giorni drammatici dell'Algeria 1958 quando, per mantenere il cappio colonialista nel paese Nordafricano, la civilissima Francia non disdegnava l'umiliazione dei ribelli algerini in lotta per l'indipendenza.
E' un monito diretto a tutti gli europei : siamo al capolinea non solo di una visione della politica ma della gestione sociale : a dieci anni di quella drammatica implosione del "Capitalismo morente" chi detiene il potere cerca di arroccarsi, di trincerarsi, di asserragliarsi nei "Palazzi del Potere" pur di continuare a portare avanti interessi che sorridono solo e soltanto ai capitalisti di sempre, quelle élite che hanno dettato il bello e cattivo tempo qui, a Parigi come altrove.
Nei giorni antecedenti al quarto sabato di rivolta da parte dei #GiletsJaunes sono circolate voci inquietanti di una "certa voglia" da parte di Macron di mettere in campo una "soluzione cilena" alla crisi sociale divampata in tutta la Francia e, in base a queste insistenti voci, l'incredibile, indecoroso comportamento della polizia francese, costituisce un pericoloso precedente. Per la Francia in rivolta e per il resto dell'Europa: quel video in cui studenti adolescenti vengono umiliati e messi faccia al muro sono un messaggio preciso: nessuna mobilitazione e protesta contro le élite reazionarie del 'Capitalismo morente' saranno tollerate e permesse, non è un caso che, almeno da un decennio, nella civilissima, moderna Europa - quella stessa Europa che ogni giorno che passa non fa altro che consegnarsi a sovranisti e partiti di estrema destra - è allo studio il famoso "esercito di polizia unica dell'Unione" che avrà licenza di sparare, senza se e senza ma contro i manifestanti perché i nuovi-vecchi leader non accettano di essere messi in discussione, figurarsi se, come avviene in queste settimane, i cittadini francesi si permettono di chiederne le dimissioni.
(Fonte.:lemonde;nouvelobs;liberation;monde-diplomatique)
Bob Fabiani
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venerdì 7 dicembre 2018

'AL DI LA' DI OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO' - IL ROMANZO*




Nasce una nuova sezione del #Blog, dedicata al mio 'Primo Romanzo Africano' dal titolo : 'AL DI LA' DI OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO' .
Il romanzo si snoda tra il #Madagascar e la #Francia.
In questa sezione, di volta in volta e, di evento in evento, verranno svelati fatti, aneddoti, curiosità ed eventi legati a questo libro.
(Bob Fabiani) 

'AL DI LA' DI OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO' - FOTO DEL GIORNO






AfricaLand Storie e Culture africane dedica la giornata di oggi alla pubblicazione del mio primo 'Romanzo Africano' intitolato 'AL DI LA' DI OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO' .

mercoledì 5 dicembre 2018

#Cop24 - FOTO DEL GIORNO*





I drammatici mutamenti del clima stanno mettendo a rischio la vita di miliardi di persone in #Africa come nel resto del mondo: bisogna fare in fretta a cambiare registro altrimenti sarà troppo tardi.

AfricaLand Storie e Culture africane, nei prossimi giorni pubblicherà uno speciale sulla #Cop24 che è in corso di svolgimento a #Katowice in #Polonia.
(Fonte.:africaland)
Bob Fabiani
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martedì 4 dicembre 2018

#RacialSegregation - FOTO DEL GIORNO




#AmeriKKKa : erano gli anni bui della #SegregazioneRazziale quando i #Neri  - gli Afroamericani - non potevano stare negli stessi posti frequentati dai #bianchi ...
Questa foto storica fece il giro del mondo e causò uno chock perché aprì uno squarcio sull'indifferenza di quanti, negli States come nel resto dell'occidente tendeva a negare che, la "Questione razziale" fosse un nervo scoperto in tutto gli Stati Uniti d'America ...
(Fonte.:africaland)
Bob Fabiani
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domenica 2 dicembre 2018

Quelle vittime dimenticate della guerra in #SudSudan






Ci sono conflitti a cui nessuno presta la benché minima attenzione. I motivi possono essere i più disparati ma, principalmente, nel cosiddetto occidente civile e moderno si preferisce voltare la testa da un'altra parte dal momento che, questi cruenti conflitti - delle vere e proprie guerre civili - avvengono e si consumano lontani dai confini dei paesi più evoluti (sulla carta...).

E' il caso del #SudSudan.

Oggi AfricaLand Storie e Culture africane approfondisce la sorte delle vittime dimenticate della guerra in #SudSudan dopo che, le Nazioni Unite, hanno smesso di contare i morti del conflitto #sudsudanese risalente al 2016.
Un recente studio statistico calcola che siano 38mila, molti di più di quelli stimati dall'#ONU.
(Bob Fabiani)


-"Vittime dimenticate"*

"Quanti morti?". Quando i giornalisti si occupano di guerre, epidemie o disastri, spesso è questa la prima domanda che fanno. In un mondo in cui diverse crisi si contendono l'attenzione, il bilancio delle vittime è il modo più semplice per valutarne la gravità. Ai governi, invece serve il numero dei morti per prendere provvedimenti.
Le organizzazioni umanitarie li usano per programmare gli interventi e ottenere finanziamenti, i ricercatori universitari li usano per i loro studi, politici e attivisti per promuovere le loro proposte.

Quando una crisi dura da tempo e ha effetti molto ampi, è difficile contare in modo preciso le vittime. Questo vale in particolare nel caso del #SudSudan, dove la guerra civile infuria dal dicembre del 2013.

"E' difficile calcolare il costo umano di conflitti come quello sudsudanese", afferma Kimberly Curtis, giornalista del sito Un Dispatch. "Gran parte del paese è inaccessibile, riceviamo informazioni incoerenti e le parti in conflitto danno versioni dei fatti contrastanti. Le ultime stime delle Nazioni Unite risalgano al maggio 2016 e parlano di 50mila morti. Non sono più state aggiornate, anche se sappiamo che ci sono state operazioni di pulizia etnica, un'emergenza umanitaria così grave da compromettere la sicurezza alimentare e un enorme flusso di profughi".





Un gruppo di esperti di statistica della London school og hygiene and tropica medicine ha provato a rimediare. L'équipe guidata da Francesco Checchi ha analizzato tutti i dati disponibili sul #SudSudan, applicando sofisticate tecniche statistiche per estrapolare, incrociare e fare stime. Alla fine è arrivata a un numero : 38mila morti, quasi otto volte la stima precedente.

"Le nostre scoperte fanno luce sul costo umano del lungo conflitto in Sud Sudan. Dovrebbero spingere le parti coinvolte e la comunità internazionale a cercare una soluzione duratura e, se questo non fosse possibile, a intraprendere un'azione militare nel rispetto del diritto internazionale", si legge a conclusione del rapporto.

In assenza di rilevazioni sul campo, i ricercatori hanno usato diversi indicatori per calcolare il tasso di mortalità: le piogge, il clima, la produzione alimentare, il prezzo di questi prodotti, la diffusione delle malattie. Usando  i dati relativi a questi indicatori hanno potuto fare ipotesi fondate sul numero di morti legate a ciascuno di essi.
Queste variabili sono state poi combinate con le poche rilevazioni a disposizione per ottenere un bilancio complessivo delle morti in #SudSudan nel periodo studiato. Il passato successivo è stato capire  quante erano una conseguenza diretta della guerra e quante invece fossero parte del corso normale della vita in #SudSudan. Per questo i ricercatori hanno costruito uno scenario "controfattuale", alternativo, teorizzando come sarebbe stato il paese senza guerra.


-Realtà alternativa

C'è la straziante descrizione di come sarebbero potute andare le cose se non ci fosse stato il colera, che si è diffuso per colpa del conflitto, se non ci fossero stati combattimenti, se le persone avessero potuto vaccinarsi contro il morbillo, se l'economia non fosse crollata.

"Dal dicembre del 2013 all'aprile del 2018 abbiamo stimato 1.177.600 morti tra i cittadini sudsudanesi, per cause di ogni tipo. Di queste decessi, 794.600 sarebbero avvenuti anche nello scenario controfattuale. I morti in eccesso sono quindi 38mila", si legge nel rapporto.

I ricercatori hanno scomposto ulteriormente il dato: la metà dei morti in eccesso è causato dalle violenze.

"Queste stime indicano un conflitto che per i civili è stato più cruento di quanto riportato dagli organi d'informazione e ha provocato enormi flussi di profughi".

Ecco perché le cifre sono importanti.

Ora sappiamo che la guerra in #SudSudan è ancora più violenta di quello che pensavamo. Fa più morti di quanto immaginava la peggiore delle ipotesi. Ora, si spera, cominceremo a fare qualcosa.




-Ultime Notizie

Le notizie che arrivano dal #SudSudan sembrerebbero avvalorare la tesi contenuta nel rapporto dei ricercatori che hanno ricostruito come, le morti dei sudsudanesi siano da ascrivere alle violenze diffuse.
Negli ultimi 10 giorni  sono state aggredite, picchiate e violentate 125 donne e bambine di meno di 10 anni.
L'allarme arriva da Medici senza forntiere (Msf) che fa sapere di aver dovuto fornire assistenza medica e psicologica alle vittime delle "brutali aggressioni", tra le quali ci sono anche donne incinte e altre di 65 anni.
*Simon Allison, Mail &Guardian, Sudafrica
**L'articolo che abbiamo riportato è stato pubblicato in Italia dalla rivista Internazionale del 23 novembre 2018
(Fonte.:mail&guardian; internazionale; ansa; nuovaresistenza; jeuneafrique)
Bob Fabiani
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-https://www1.nuovaresistenza.org;
-www.jeuneafrique.com
   
    

    

sabato 1 dicembre 2018

#WorldAidsDay : FOTO DEL GIORNO




La FOTO DEL GIORNO di AfricaLand Storie e Culture africane è dedicata alla Giornata Mondiale dell'Aids che si celebra il 1 dicembre.
Benché non se ne parli più come negli anni'80 del Novecento è tuttora una piaga che fa decine di migliaia di vittime nel mondo e sopratutto in Africa.
(Fonte.:africaland-repertorio fotografico)
Bob Fabiani
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