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giovedì 31 ottobre 2019

Aimé Césaire, versi poetici sulla violenza generata dal colonialismo e la schiavitù







Aimé Césaire, è stato un poeta, scrittore e politico originario della Martinica. Insieme al senegalese Léopold Sédar Senghor e il guyanese Léon Gontran Damas crea il movimento culturale  della  Negritudine, ossia, i valori spirituali, artistici, filosofici dei neri dell'Africa che, in seguito sarà l'asse portante delle lotte dei neri per l'indipendenza.









Il Ribelle (duro)           Io : cognome : offeso;   nome : umiliato; stato civile :  rivoltoso; età : età della pietra.

La Madre                      Io : razza  : la razza umana. Religione: la freternità...

Il Ribelle                       Io : razza   : la razza caduta; Religione... ma non siete voi a prepararla col vostro disarmo...son io con la mia rivolta e i poveri pugni chiusi e la testa irsuta.

(Calmissimo)   Ricordo un giorno di novembre; non avevo ancora sei mesi e il padrone è entrato nella capanna fuligginosa come una luna rossa, e tastava le piccole membra muscolose, era un ottimo padrone, faceva scorrere con una carezza le dita grosse sul visetto pieno di fossette. I suoi occhi azzurri ridevano e la bocca stuzziccava con cose zuccherose : sarà un pezzo buono, disse guardandomi, e diceva altre cose gentili, il padrone, che bisognava occuparsene molto presto, che non erano troppi vent'anni per fare un buon cristiano e un buono schiavo, buon suddito e devotissimo, un buon aguzzino di comandante, occhio vivo e braccio fermo. E quell'uomo speculava sulla culla di mio figlio una culla di aguzzino.
Strisciammo coltellaccio in pugno...

La Madre                     Ohimè tu morrai.

Il Ribelle                      Ucciso...l'ho ucciso colle stesse mie mani...
Sì : di morte feconda e prosperosa...
era notte. Strisciammo tra le canne da zucchero.
I coltellacci ridevano alle stelle, ma ce ne infischiavamo delle stelle.
Le canne da zucchero ci sfregiavano il viso con ruscelli di lame verdi.

La Madre                      Avevo sognato un figlio per chiudere gli occhi di sua madre.

Il Ribelle                       Ho scelto di aprire su un altro sole gli occhi di mio figlio.

La Madre                   ...Figlio mio...di mala morte e perniciosa

Il Ribelle                       Madre, di morte viva e sontuosa

La Madre                      per aver troppo odiato

Il Ribelle                       per aver troppo amato.

La Madre                      Rispatmiami, soffoco per i tuoi vincoli. Sanguino per le tue ferite.

Il Ribelle                       E il mondo non mi risparmia...Non c'è nel mondo
un povero individuo linciato, un pover'uomo torturato, in cui io non sia
assassinato e umiliato.

La Madre                      Dio del cielo, liberalo.

Il Ribelle                       Cuore mio tu non mi libererai dai ricordi...
Era una sera di novembre...
E improvvisamente clamori rischiararono il silenzio.
Eravamo balzati su, noi, gli schiavi; noi, il letamaio; noi, le bestie dagli zoccoli
di pazienza.
Correvamo come forsennati;  scoppiarono le fucilate... Noi
colpivamo. Il sudore e il sangue ci facevano frescura.  Colpivamo
tra le grida e le grida divennero più stridule e un gran
clamore si levò verso est, erano i servizi che bruciavano e
la fiamma schizzò dolce alla casa del padrone.
Tiravano dalle finestre.
Noi forzammo le porte.
La stanza del padrone era spalancata. La stanza del padrone
era brillantemente illuminata, e il padrone era là calmissimo...
e i nostri si fermarono... era il padrone... Entrai. Sei tu,
mi disse, calmissimo...  Ero io,  ero proprio io, gli dicevo, il
buono schiavo, il fido schiavo, lo schiavo schiavo, e subito i
suoi occhi furono due blatte impaurite nei giorni di pioggia...
colpii, il sangue sgorgò : è il solo battesimo di cui oggi io mi ricordi.*

*Aimé Césaire Les Armes Miraculeuses (Et les chiens se taisaient) / Armi e cani miracolosi erano silenziosi  - Gallimard, pp 133-37
(Fonte.:africalandilmionuovoblog)
Bob Fabiani
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-https://africalandilmionuovoblog.blogspot.com
       

lunedì 28 ottobre 2019

Al Baghdadi dead - FOTO DEL GIORNO








La notizia ha fatto il giro del mondo : Al Baghdadi giustiziato, con un raid dagli americani nel Nord-Ovest della Siria.

Chi era Al Baghdadi?

Abu Bakr Al Baghdadi, 48 anni, era nato nel 1971 a Samarra in Iraq, con il nome di Ibrahim Awwad Ibrahim Ali al Badri.
Il 29 giugno del 2014 si era autoproclamato "califfo" di Daesh (Stato Islamico) e del Levante, e dopo 6 giorni si era mostrato in pubblico nella moschea di Mosul.
(Fonte.:africalandilmionuovoblog)
Bob Fabiani
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-https://africalandilmionuovoblog.blogspot.com/foto-del-giorno

#BREXIT, l'UE accetta rinvio al 31 gennaio 2020








I 27 Paesi UE hanno deciso di accettare la richiesta del Regno Unito di una 'flextension' fino al 31 gennaio 2020.
La procedura sarà formalizzata con una procedura scritta : lo annuncia via Twitter il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk.

Ultimora

Il Regno Unito andrà alle elezioni il 12 dicembre : non saranno messi allla consultazione i cittadini di 16 anni e gli europei che vivono a Londra e dintorni.
(Fonte.:theguardian)
Bob Fabiani
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-www.theguardian.com/uk/brexit

sabato 26 ottobre 2019

Etiopia, divampano le proteste pro-Jawar Mohammed: almeno 67 morti







Le proteste sono scoppiate nella giornata di mercoledì in Etiopia, organizzate dai sostenitori di Jawar Mohammed. Un tempo alleato del primo ministro Abiy Ahmed ma poi, presto le strade tra i due politici si sono separate dopo che, l'attuale Premio Nobel per la Pace è salito al potere, lo scorso mese di aprile.

Nella giornata di venerdì, Jawar Mohammed, ha accusato il capo del governo etiope di comportarsi come un "dittatore".

A dare il via alle proteste è l'accusa contro la polizia  - che nega - di voler togliere il servizio-scorta a Jawar Mohammed.

Il bilancio dei disordini e degli scontri è pesante : 67 sono le persone morte. Le proteste sono partite dalla capitale Addis Abeba per poi estendersi alla regione Oromia, dove ci sono morti nella città di Abama.

Il ministro della difesa intanto annuncia lo spiegamento di soldati in 7 aree in cui la situazione è particolarmente tesa.


Denuncie via social

Mano a mano che si è diffusa la notizia delle perdite particolarmente pesante tra le file dei manifestanti, sui social media è divampata la denuncia e la rabbia degli etiopi. Si tratta di denunce particolarmente pesanti e parlano di "pulizia etnica" che sarebbe in corso nella città di Sebeta, nella regione Oromia.
(Fonte.:jeuneafrique;afp)
Bob Fabiani
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-www.jeuneafrique.com;
-www.afp.fr

giovedì 24 ottobre 2019

Russia-Africa Summit, a Sochi presente la maggioranza dei paesi africani








A Sochi, località balneare russa sul Mar Nero, è iniziato il primo Summit Russia-Africa : i leader africani, hanno risposto all'appello di Putin tanto che, il primo vertice russo-africano segna un grande successo non solo diplomatico.

Il vertice è copresieduto dall'attuale presidente dell'Unione africana (UA), Abdel Fattah al-Sisi.






Nel primo giorno i lavori  sono stati dedicati alla cooperazione economica, a cui, hanno fatto seguito grandi promesse di nuove alleanze strategiche e contratti.
Al summit partecipa anche il Madagascar.




Ecco come ha commentato la prima giornata di lavori a Sochi, il presidente malgascio, Andry Rajoelina.

"Il #RussiaAfricaSummit è la nuova frontiera per dare vita a una firte partenership per l'Africa e, reciprocamente, porterà vantaggi su ambo i fronti".

A margine dei lavori, lo stesso presidente malgascio, lascia intendere che verranno rafforzate le relazioni bilaterali tra il Madagascar e la Russia.


Oltre 40 capi di stato africani al Summit 


Le autorità russe fanno sapere che "più di 40 capi di stato africani" sono presenti a Sochi : si tratta di un grande risultato geopolitico messo a segno da Putin e pone la Russia sulla stessa scia della Cina.

Nei prossimi anni - ha sottolineato Putin sia durante i lavori che alla stampa - la Russia vuole tornare protagonista in Africa, potendo vantare oltre 60 anni di relazioni russo-africane.
(Fonte.:jeuneafrique)
Bob Fabiani
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-www.jeuneafrique.com

mercoledì 23 ottobre 2019

Proteste, repressione, condanne in Guinea dopo l'annuncio di Conde della riforma costituzionale per un terzo mandato







Non è la prima volta che dalle pagine di questo blog siamo costretti a raccontare del divampare della rabbia popolare che, a turno, scoppia, lievita e diventa marea in giro per il Continente Nero : la storia si ripete. Sempre uguale a se stessa. E' una storia che parla di un abuso di potere; di quel potere una volta raggiunto e mai più lasciato.

E' questo uno dei mali più difficili da scardinare in Africa.

Il potente di turno - come più volte abbiamo scritto ma, lo ribadiamo per quei lettori che ci leggono per la prima volta - una volta raggiunta la poltrona dove dispone il comando del paese pensa bene di cambiare le regole del giogo, ossia, le regole della competizione elettorale. Per non abbandonare più quel posto privilegiato e succedere a se stesso. All'infinito. E' quello che è accaduto in Guinea quando, il presidente in carica, Alpha Conde, annucia la riforma costituzionale per agirare il problema del limite dei due mandati previsti per legge nella Costituzione guineana.





Proteste e condanne in Guinea

Sono stai condannati al carcere cinque leader dell'opposizione e attivisti in Guinea per aver organizzato proteste di piazza contro la riforma costituzionale che permetterebbe al presidente Alpha Conde di corre per un terzo mandato.
Tra i condannati Abdourahmane Sanoh, ex ministro, e quattro membri della foderazione National for the Defence of the Constitution.
Un anno di carcere per il primo e sei mesi per gli altri con l'accusa di aver incitato alla disobbedienza organizzando la settimana scorsa la protesta a Conarky.


Elezioni rinviate a data da destinarsi

Sta accadendo di tutto in Guinea in queste ultime settimane : la Commissione elettorale nazionale indipendente (CENI) ha annunciato il rinvio delle elezioni parlamentari a tempo indeterminato, elezioni originariamente previste per il 28 dicembre, ufficialmente per motivi tecnici.
(Fonte.:jeuneafrique)
Bob Fabiani
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-www.jeuneafrique.com


                                                                                 









                                                                                                                                                                                                         

martedì 22 ottobre 2019

Samory Touré, il simbolo della resistenza africana al colonialismo








Samory Touré (1830 circa - Congo francese 2 giugno 1900), nato verso il 1830 nel villaggio di Sanankoro in Guinea; apparteneva ad un popolo africano del gruppo Mandé.
E' stato anche un ricco commerciante, fondatore del Regno del Waasulu - situato approssimativamente nell'attuale Guinea - di cui allargò progressivamente i confini attraverso frequenti campagne che rappresentarono al contempo il principale mezzo di reclutamento per il suo esercito.

Convertitosi all'Islam egli adottò il titolo di Almami e rinominò le sue campagne jhad, guerre sante per espandere l'Islam. Durante il suo spostamento verso est egli dovette inoltre reprimere numerose ribellioni all'interno dei territori da lui controllati.

Fu catturato dai francesi nel 1900 e esiliato in Gabon dove morì.

E' considerato come uno dei simboli della resistenza coloniale. Il suo percorso fu emblematico di quei processi di formazione di entità statali più vaste delle precedenti, processi caratteristici della fine del XIX secolo che furono stroncati dalla colonizzazione.


Bibliografia

Mamadou Ly - Africa alla rovescia - Prospettiva Edizioni, seconda edizione, 2005 

(Fonte.:africalandilmionuovoblog)
Bob Fabiani
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-https://africalandilmionuovoblog.blogspot.com

lunedì 21 ottobre 2019

Cosa prevede il nuovo patto per la #BREXIT. Accordo, transizione, divorzio.






Dopo il drammatico sabato londinese, il governo britannico guidato da Boris Johnson si trova nel marasma dal momento che, anche la votazione dello scorso fine settimana ha visto la bocciatura di Westminster sull'accordo tra Londra e Bruxelles.

Ecco le motivazioni del "no" all'accordo tra UE e UK.

Jeremy Corbyn

"Voteremo no. L'accordo negoziato dal primo ministro sulla BREXIT sembra peggiore di quello di Theresa May, già rigettato a valanga dal Parlamento. Queste proposte rischiano d'innescare una corsa al ribasso su diritti e tutele".

Gli Unionisti NordIrlandesi

La leader unionista del Democratic Unionist Party, Arlene Foster, ha reso noto di non poter dare il loro sostegno all'accordo. Foster ha scritto in un tweet che continueranno a lavorare con il governo per arrivare a un accordo "ragionevole" per l'Irlanda del Nord.

Il no della Scozia

L'accordo sulla BREXIT è "particolarmente distruttivo"per la Scozia, il popolo scozzese deve poterlo votare. A dirlo su Twitter è Mike Russell, importante esponente dell'Snp che vuole un referendum sull'indipendenza l'anno prossimo.

Al termine di un sabato agitato, in cui è tornato ad aprire i battenti Westminster, il Parlamento britannico - e non succedeva dai giorni della crisi delle Falkland nel 1982 - Johnson ha dovuto prendere atto della nuova sconfitta e, a questo punto, potrebbe materializzarsi un rinvio della BREXIT dal 31 ottobre al 31 gennaio 2020.


Ma cosda prevede il nuovo patto?

Quali differenze mostra l'accordo di Johnson da quello della May?

Entrambi prevedono una permanenza transitoria nell'UE fino a fine 2020 e un pagamento di 33 miliardi di sterline per il "divorzio". Nell'accordo May era previsto il "backstop", la clausola voluta dall'UE per cui il Regno Unito, una volta approvato l'accordo di uscita (affondato per tre volte dal Parlamento), sarebbe rimasto nell'unione doganale e nel mercato unico europeo fino a quando non si fosse trovata una soluzione definitiva sul confine irlandese post BREXIT. Potenzialmente, anche all'infinito, senza possibilità di rescissione unilaterale. Questo era stato pensato per mantenere il confine tra Irlanda e Irlanda del Nord fluido e invisibile, senza nuove frontiere. Ma ha scatenato la rivolta di decine di ribelli conservatori brexiter, in quanto il Regno Unito sarebbe potuto rimanere "incastrato" nell'UE, senza la possibilità di stringere accordi commerciali con altri blocchi.


Cosa prevede l'accordo Johnson?

E' una vecchia soluzione offerta a Theresa May a inizio 2018, ma che Londra allora rifiutò perché rischiava di "spaccare il Regno Unito. Si tratta di una sorta di "backstop" applicato soltanto all'Irlanda del Nord, che "de jure" uscirebbe dall'UE come il resto del Regno Unito. "De facto", invece, rimarebbe nelle regole del mercato unico UE per almeno quattro anni, dopo i quali il parlamentino locale potrà votare il rinnovo dello status quo.

Come farà l'Irlanda del Nord a rispettare le regole commerciali e doganali del Regno Unito e quelle della UE?

E' il punto più controverso. Per evitare il ritorno di tensioni tra Irlanda Irlanda del Nord, il confine commerciale e doganale dei due paesi viene idealmente spostato nel Mar d'Irlanda, cioè tra Belfast e la Gran Bretagna saranno controllati prima di arrivare a terra in modo che rispettino le regole UE. Per quanto riguarda i dazi, se il prodotto arrivato dalla Gran Bretagna rimane in Irlanda del Nord, Londra rimborsa ai nordirlandesi la tariffa pagata all'UE. Altrimenti, le aziende dovranno pagare una tariffa alla UE. In Irlanda del Nord, inoltre, si applicherà l'Iva europea per evitare distorsioni sulla vendita degli stessi prodotti in Irlanda.

Se l'accordo non passa a Westeminster, cosa accadrà?

Johnson sarebbe costretto a chiedere un ennesimo rinvio della BREXIT fino a fine gennaio 2020. Se non lo facesse, come ha già detto, potrebbe rischiare anche il carcere, e lo spettro di un No Deal il 31 ottobre potrebbe tornare prepotentemente di attualità.
(Fonte.:theguardian)
Bob Fabiani
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-https://www.theguardian.com/uk/brexit 
  

Mozambico, elezioni generali vinte da Nyusi col 70% dei voti






Tutto lasciava prevedere che l'attuale presidente in carica del Mozambico, Filipe Nyusi vincesse le elezioni e così è stato, trionfando con il 70% dei voti.
Tuttavia, non si può parlare ancora di dati ufficiali, ma gli exit poll delle elezioni in Mozambico indicano che Filipe Nyusi, presidente in carica del partito Frelimo, è stato riconfermato con almeno il 70% dei voti, vincendo quindi sui tre candidati sfidanti.

Ossufo Momado, leader del principale partito di opposizione, Renamo, è indicato al 21% delle preferenze, mentre Daviz Simango del Movimento Democratico del Mozambico è dato al 7% e Mario Albino, a capo di Amusi, a meno dell'1%. Lo riferisce il sito allafrica, specificando che l'affluenza alle urne è stata del 55%.


Tra intimidazioni e violenze


Ma intanto si parla di "un clima di paura" e "disparità nelle possibilità di partecipazione" che avrebbero condizionato le elezioni in Mozambico : lo hanno sottolineato i responsabili della missione di osservazione dell'UE, in una nota stampa diffusa a Maputo, la capitale del paese africano. Secondo la loro lettura, "il partito al potere ha dominato la campagna elettorale in tutte le province approfittando del controllo degli apparati governativi e avvalendosi in modo ingiustificato dell'impiego di risorse pubbliche e di una copertura mediatica maggiore rispetto a quella concessa agli oppositori".

Sabato 19 ottobre, la Resistenza Nazionale del Mozambico (Renamo), il principale partito di opposizione del Mozambico ha chiesto l'annullamento delle elezioni della scorsa settimana, accusando il governo di aver violato un accordo di pace siglato lo scorso agosto usando la violenza e le intimidazioni il giorno del voto.
La Renamo, come riporta africanews, ha accusato tramite un comunicato il Frelimo di aver violato un "accordo sulla cessazione delle ostilità" ai sensi dell'accordo di pace di agosto che afferma che nessuna parte dovrebbe "commettere atti di violenza e intimidazione nel proseguimento di obiettivi politici".
Il partito ha detto che alcuni dei suoi delegati sono stati arrestati dopo che avevano catturato gli organizzatori del sondaggio consegnando agli elettori più schede elettorali di Frelimo. "Ci sono stati arresti arbitrari di agenti...ed elettori che hanno cercato di sporgere lamentele su qualsiasi cosa riguardasse il voto e il conteggio e gli è stata negata la possibilità di votare", ha dichiarato Renamo che poi ha concluso chiedendo la cancellazione del voto e "nuove elezioni che devono essere sorvegliate da entità di sicura affidabilità".
I funzionari del governo mozambicano non hanno commentato le prese di posizione della Renamo come riporta aljazeera.
(Fonte.:allafrica;africarivista;africanews;aljazeera;jeuneafrique)
Bob Fabiani
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-https://allafrica.com;
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-https://www.aljazeera.com;
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sabato 19 ottobre 2019

Westminster rinvia la #BREXIT











La Camera dei Comuni britannica ha approvato l'emendamento che impone lo slittamento del voto sull'accordo con l'UE, di fatto aprendo la strada ad una nuova proroga della Brexit, rispetto alla scadenza  del 31 ottobre.
L'emendamento, promosso dal dissidente Tory, Oliver Letwin - che afferma di essere favorevole all'accordo raggiunto da Johnson con l'UE, ma di voler essere sicuro di evitare ogni rischio - ha avuto il sostegno trasversale di altri 'ribelli' conservatori, degli unionisti del Dup e della gran parte dei deputati dei partiti di opposizione.

Ha ottenuto 322 sì e 306 no.

Esso mira aimporre una nuova proroga della BREXIT suggerendo la sospensione dellaratifica del deal fino all'approvazione di tutta la legislazione connessa, se necessario oltre la scadenza del 31 ottobre, contro il volere di Johnson.
(Fonte.:theguardian)
Bob Fabiani
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-https://www.theguardian.com/uk/brexit  

#BREXIT, il sabato della verità a Westminster










Era dai tempi della guerra delle Falkland che, Westminster non apriva i battenti di sabato. Oggi, il premier britannico Boris Johnson si gioca il tutto per tutto sul fronte BREXIT.

I parlamentari, in questo sabto 19 ottobre 2019, sonmo chiamati a ratificare l'accordo che Johnson ha trovato con l'Unione Europea a Bruxells non più tardi di giovedì 17 ottobre.

Ma la strada è in salita : dalle 15,30 inizieranno le operazioni di voto e il premier conservatore non ha i voti sufficienti per far ratificare l'accordo.

Intanto, fuori Westeminster, una folla oceanica, è scesa in strada per tornare a chiedere un nuovo referendum.

Se il Parlamento non dovesse accettare l'accordo, a quel punto, quando mancano solo dodici giorni al 31 ottobre, giorno stabilito per l'uscita non ordinata - che nessuno vuole veramente - , Johnson, a quel punto si vedrà costretto a riprendere la cornetta del telefono per tornare a chiedere a Bruxelles un rinvio al 2020, già bocciato dal presidente francese, Macron.

Sarà un sabato-thriller, a Londra, AfricaLand Storie e Culture africane seguirà tutti gli sviluippi e il voto del parlamentari britannici.
(Fonte.:theguardian)
Bob Fabiani
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-https://www.theguardian.com/uk/brexit  

giovedì 17 ottobre 2019

Diritti al Cuore, quell'abbraccio solidale al Senegal e al Gambia









L'Associazione Diritti al Cuore Onlus operante dal 2005 sul campo direttamente in Africa e, più precisamente in Senegal e in Gambia dal 2016, è l'esempio che si può fare molto su molti fornti : in tempi di sovranismi e chiusure; in tempi malati di egoismi e paure questi meravigliosi attivisti e attiviste, volontarie e volontari ci consegnano un messaggio di speranza : restare umani con lo sguardo a perto sul mondo.

Queste sono le loro storie.


La Mission

Diritti al Cuore è una Onlus indipendente e autofinanziata a carattere apartitico e laica. Nasce nel 2005 come progetto sanitario  dell'Associazione Energia per i Diritti Umani e nel 2009 è stata legalizzata come associazione non a scopo di lucro. L'Associazione lavora per l'affermazione dei Diritti Umani, organizzando e promuovendo una serie di attività in Italia, in Senegal, attraverso una rete solidale di volontari. 
I progetti sono volti a migliorare le condizioni igenicosanitarie, sociali ed economiche nei Paesi in via di sviluppo e in Italia sono volti sopratutto alla formazione e informazione su tematiche quali la nonviolenza, la non discriminazione, i diritti umani, le migrazioni, la libera informazione e la cooperazione.
L'Associazione è formata da persone di diverse culture, religioni, lingue e credenze che si organizzano per dare impulso ad un grande cambiamento, attivando e sostenendo progetti volti a migliorare le condizioni igenicosanitarie, sociali ed economiche nei paesi in via di sviluppo, lavorando ogni giorno per l'affermazione dei Diritti Umani e creando una rete solidale di volontari per poter organizzare e promuovere attività in Italia e Senegal.
Autorganizzazione e reciprocità sono alla base di ogni nostro progetto. L'autocomunità stessa ad organizzarsi per rispondere alle esigenze sentite da tutti, facendosi carico di ogni aspetto dell'iniziativa, pur essendo appoggiata dall'Italia con fondi e materiali.
Per reciprocità si intende invece che chi riceve aiuto si impegna a sua volta a darlo ad altri, in svariate forme, evitando l'assistenzialismo, per consentire alle popolazioni e alle comunità locali un'effettiva crescita, sviluppo ed indipendenza. L'obiettivo principale dell'Associazione è la creazione di una rete permanente di volontari che ha come scopo il miglioramento delle condizioni di vita, della Sanità e della educazione nelle comunità in cui agisce. Questa rete parte da un volontario in Italia e finisce nei villaggi più lontani nei Paesi in cui operiamo. E' permanente e in crescita perché ciò che un individuo riceve, lo dona ad altri in uno scambio reciproco. Tra i progetti che l'Associazione promuove in Senegal vi sono : il sostegno a distanza dei bambini di Camberene (Dakar) e il progetto Fatou studia , sostegno scolastico a studentesse di medicina ed infermieristica. In Italia portiamo avanti principalmente due progetti, il primo è salute migrante , per garantire assistenza sanitaria a persone disagiate a Roma, inclusi i migranti transitanti e stanziali che si ritrovano senza assistenza. Il secondo è OCEAM, un gioco di ruolo che proponiamo nelle scuole superiori per rievocare la tragica esoerienza del viaggio della speranza verso il nostro continente, prendendo in esame la rotta Orientale. Lo scopo del progetto non è solo quello di sensibilizzare i ragazzi ma anche offrire un punto di vista oggettivo e critico riguardo un tema fin troppo strumentalizzato per biechi fini propagandistici. Inoltre organizziamo seminari e conferenze sui temi dei Diritti Umani, cooperazione internazionale e libera informazione, corsi di preparazione al volontariato, campagne di sensibilizzazione, eventi culturali e di raccolta fondi. Da questa breve presentazione si evince come l'esperienza associativa che offre Diritti al Cuore è una sorte di barlume di sperenza, di baluardo dell'Umanità che in questi ultimi tempi sembra essere messa ogni giorno sotto attacco. Ogni volontario offre il proprio contributo nella più completa libertà ma sopratutto nella sua unicità : ognuno dona il suo tempo e le sue abilità nel modo che solo lui sa fare. Non si ha bisogno più di medici che di contabili, si ha necessità di umanità e quella per fortuna Diritti al Cuore ne ha da vendere.



La testimonianza di Gioele








Incontro Gioele in un pomeriggio di inizio ottobre, impreziosito dai raggi di sole, in una tipica giornata dell'"ottobrata romana" che  - scoprirò più tardi è anche il prossimo evento dell'Associazione ma, di questo parleremo più avanti - ; mi accoglie all'interno della Biblioteca Franco Basaglia : un ambiente perfetto per parlare di Africa, emozioni africane e della sua esperienza in Senegal dove, sul campo, l'Associazione Diritti al Cuore opera.

Gioele è un attivista dell'Associazione da due anni, mi racconta un aneddoto molto simpatico.  

"Ero in università  - è uno studente di Biotecnologie Mediche alla Sapienza di Roma - quando incrocio Andrea Imperiale, un caro amico di cui avevo perso le traccie negli ultimi tre anni, in questo lasso di tempo ci eravano letteralmente persi di vista. In quell'occasione mi parla dell'Associazione (Diritti al Cuore; n.d.t) proponendomi di partecipare alla prima riunione che si sarebbe svolta di lì a qualche giorno".

In effetti, attivisti e attiviste si incontarno regolarmente nella sede di Roma, in via Federico Borromeo, 75, tutti i lunedì.
Nello stesso giorno, aggiunge Gioele accade un'altra coincidenza.

"Tornando dall'università, la sera, la mia mamma mi parla di un'altra attivista che aveva intenzione di propormi di far parte dell'Associazione. A quel punto, ho capito che era un 'segno preciso' aver ricevuto due proposte di collaborazione per Diritti al Cuore e, per giunta, nella stessa giornata".

Sicuramente, si tratta di uno di quei eventi che non si materializzano per caso.

"Avevo la necessità, la voglia e il bisogno di passare a una forma di attivismo più diretto e continuativo  - mi spiega con grande entusiasmo che riesce a coinvolgere anche me - del resto, in quel periodo, tutta la mia attività era circoscritto a un'altra forma di attivismo, quello parrocchiale".

A questo punto, la nostra discussione vira sull'Africa : in pochi minuti facciamo un excursus sul Continente e, inevitabilmente, ancora prima che Gioele potesse raccontarmi della sua esperienza diretta, con l'Associazione di cui fa parte, in Senegal, a Dakar; affrontiamo quel "sottile e costante Mal d'Africa" che, prima o poi prende tutti coloro che sono stati in Africa.

"Avendo scelto il piano di studi delle Biotecnologie Mediche è maturato in me la voglia di andare in Africa per mettermi alla prova sul campo" - mi spiega che il suo obiettivo è quello di diventare un ricercatore nel campo delle Biotecnologie Mediche.
E' fantastico ritrovarmi di fronte a questo Millenials che ha uno sguardo aperto sul mondo e, in un attimo, mi ritrovo a pensare cosa potrebbe diventare il paese dove siamo nati, in epoche assai diverse io e Gioele se, chi detiene il potere avesse questo entusiasmo; questa visione del bene comune, sicuramente, l'Italia mostrerebbe un volto diverso.
Più solidale.

"A Dakar - riprende il filo del discorso Gioele - abbiamo raggiunto e operato nei villaggi Tatanguine, Sosop e Djan Djan per quattro giorni. In questi villaggi senegalesi durante la missione del marzo 2019 abbiamo eseguito visite mediche dalle 10 .00 alle 17.00 : ci siamo solo fermati per la pausa pranzo di un ora. Durante le visite abbiamo provveduto a organizzare l'accettazione, la compilazione della scheda medica e la diagnosi. La mia esperienza - conclude - in Senegal è durata due settimane. In Africa, ricordo nitidamente come fossi completamente 'assorto' nel contesto africano. Non potevo fare altro che pensare al Senegal, ai pazienti, al Continente".

Prima di concludere il nostro incontro, Gioele mi chiede se può aggiungere un ultima cosa : naturalmente gli lascio volentieri spazio e tempo sul nostro blog, AfricaLand Storie e Culture africane.

"Colgo l'occasione per invitare tutti alla cena di raccolta fondi per la missione sanitaria in partenza già alla fine di ottobre.




Durante la serata sarà allestito il mercatino senegalese e verrà presentata la missione sanitaria : l'appuntamento è per il 19 ottobre alle 20.30 sarà un'ottobrata romana".
(Fonte.:dirittialcuore)
Bob Fabiani
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-www.dirittialcuore.it
     

Trovato accordo tra #UE e #UK per #BREXIT








Alla fine quando mancano solo quattordici giorni al 31 ottobre, nella mattinata, a Bruxelles, è stato trovato l'accordo per l'uscita ordinata del Regno Unito dall'Unione Europea.
Il premier britannico e conservatore, Johnson si è lasciato andare a dichiarazioni trionfalistici : "Grande nuovo accordo" - che, in questi minuti, sta parlando in conferenza stampa proprio a Bruxelles.
Anche Junker per l'UE aveva sottolineato il risultato raggiunto : "Trovata intesa con Regno Unito. Si tratta di un accordo bilanciato ed equo sia per UE che per Regno Unito". Ma non è detto che questo accordo diventi realtà, ora, si aspetta il voto di Westminster che voterà sabato 19 ottobre e qui iniziano i problemi. I primi a far senire la loro voce dissonante sono gli Unionisti che fanno sapere : "L'accordo non fa interessi dell'Irlanda del Nord" e, a stretto giro di posta ci sono i Laboristi a ribadire il loro secco "no".
(Fonte.:theguardian)
Bob Fabiani
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-https://www.theguardian.com/uk/brexit

#BREXIT, accordo UE-UK a un passo. Ultimi nodi da sciogliere mentre il tempo stringe










Nelle prime ore della mattinata di ieri, 16 ottobre, quando mancano solo quindici giorni all'uscita del Regono Unito dall'Unione Europea, i media britannici avevano lanciato le agenzie di stampa in cui si parlava di un accordo tra UE e Regno Unito, in direttura di arrivo.

Vediamo il perché di questa presa di posizione dei quotidiani britannici.

A sbloccare l'impasse, scrove il Guardian, sarebbero state le concessioni fatte dal premier Boris Johnson che, avrebbe accettato l'istituzione di controlli doganali nel Mar d'Irlanda, ossia, la soluzione sempre rifiutata da Theresa May, ma che garantirebbe la certezza che Londra e Belfast restino un territorio doganale unico.

Tuttavia, con il passare delle ore, ci si è resi conto che ancora non si può parlare di accordo siglato seppure, al termine della riunione dei 27 Paesi dell'Unione, tenutasi come sempre a Bruxelles, il caponegoziatore UE, Michel Barnier, rilascia una perentoria dichiarazione "stiamo lavorando".

Uno dei nodi della trattativa resta la modalità della riscossione-Iva in Irlanda del Nord.

Intanto, torna di moda la riunificazione delle due "Irlande" : il dibattito si è subito infiammato tra chi è favorevole a questa soluzione (che tuttavia non piace troppo a Londra; n.d.t) e chi invece, si lascia sopraffare dai dubbi. Tra questi, figura il Dup, partito di maggioranza nel Nord e principale rappresentante politico della comunità unionista, che al riguardo, oltre a essere scettico, si mostra alquanto freddo. Al contrario, il Sinn Féin cavalca l'idea con entusiasmo, sostenendo il referendum nel 2020.

A Londra, Johnson pare convinto di poter arrivare in Parlamento domani, sabato 19 ottobre con un testo legale, giocandosi il tutto per tutto.

Il tempo stringe e molti temono che i tempi non siano sufficienti sia per trovare l'accordo di una uscita ordinata, concordata e per sbrogliare la matassa Irlanda.
(Fonte.:theguardian)
Bob Fabiani
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-https://www.theguardian.com/uk/brexit  

mercoledì 16 ottobre 2019

Mozambico, verso una vittoria schiacciante del presidente in carica #Nyusi? #MozDecides










Tredici milioni di elettori sono stati chiamati alle urne martedì 15 ottobre in un paese governato dallo stesso partito, il Freelimo, per 44 anni.
Tutto lascia presuporre che l'attuale presidente uscente, Filipe Nyusi sarà riconfermato come presidente del Mozambico.

Ma lo scontento popolare divampa sotto la brace di un silenzio apparente, imposto, con fare autoritario.

"Salute, trasporti, istruzioni sono un disastro e, se provi a denunciare queste disfunzioni, le minaccie diventano serie. Potresti imbatterti in queste parole : 'Chiudiamo la bocca a chi si lamenta'" - dice la 35enne che vorrebbe trovare lavoro in una delle multinazionali che sviluppano il progetto gas nel nord del paese".

Intanto le proiezioni di "Peace Room" indicano una vittoria schiacciante di Nuysi.

L'attesa per conoscere l'esito delle elezioni è appena iniziato : nei prossimi giorni si saprà se Nyusi avrà di nuovo la poltrona di presidente del Mozambico, scosso dai 72 arresti post-elettorali, da parte delle forze dell'ordine.
Bob Fabiani
(Fonte.:lemondeafrique;bbcafrica)
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-www.lemonde.fr/afrique/mozambique/elections;
-https://bbc.com/news/world/mozambique




martedì 15 ottobre 2019

Burkina Faso, gli avvocati della famiglia Sankara chiedono estradizione di Blaise Compaorè









Gli avvocati della famiglia di Thomas Sankara, padre della "Rivoluzione Burkinabè" ucciso nel golpe dell'ottobre '87, hanno dichiarato di "sperare di vedere" estradato l'ex presidente Blaise Compaorè, esiliato nel frattempo, dopo la sua caduta nel 2014, in Costa d'Avorio.

"Speriamo di vedere l'estradizione di Blaise Compaorè", ha detto Prosper Farama, uno degli avvocati della famiglia del Presidente Sankara, alla vigilia del 32° anniversario della sua morte. "Sarebbe un bene per tutti, per la coscienza collettiva Burkinabè (e) per lo stesso Blaise Compaorè, e anche per i suoi sostenitori, venendo in Burkina Faso ed essere ascoltato dalla Giustizia, dando così la sua versione (su quel 15 ottobre 1987 n.d.t) e infine, difendemdosi".

Thomas Sankara fu ucciso da un commando militare il 15 ottobre 1987 all'età di 37 anni, quando il suo compagno d'armi, Blaise Compaorè, salì al potere. La morte di Sankara, che divenne una figura "centrale del Panafricanismo", fu un argomento tabù durante il regime Compaorè durato la bellezza di 27 anni : ci volle una rivolta popolare divampata nel 2014 per essere spazzato via dal potere.

Il "Caso Sankara", un caso giudiziario è stato rilanciato durante il periodo di transizione e fu emesso un mandato di arresto dalla Giustizia del Burkina Faso : era il 7 marzo 2016, per il dittatore Compaorè da sempre "uomo forte" ed esponente da sempre preferito da Parigi.

Blaise Compoarè vive in Costa d'Avorio dove ha ottenuto la nazionalità ivoriana grazie a sua moglie e come tale non può essere estradato.
(Fonte.:jeuneafrique)
Bob Fabiani
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-www.jeuneafrique.com  

Elezioni generali in Mozambico








Gli elettori del Mozambico in questo martedì 15 ottobre 2019 scelgono il loro presidente, i loro deputati e i loro governatori, dopo una campagna elettorale molto tesa. Il presidente uscente Filipe Nyusi è favorito nelle elezioni presidenziali.

I seggi sono stati aperti regolarmente questa mattina alle 6.00 in tutto il Mozambico in quelle che vengono chiamate elezioni generali perché, nella stessa giornata (i seggi sono rimasti aperti fino alle 18.00) ci saranno le presidenziali, legislative e provinciali, le seste dall'introduzione del multipartitismo nel 1994 e le prime dall'entrata in vigore della nuova governance che prevede il decentramento dei principali poteri politici e che potrebbe insidiare il dominio incontrastato del Fronte di liberazione del Mozambico (Frelimo), al potere dal 1975.

Sono 26 i partiti che si contenderanno i seggi dell'Assemblea legislativa e di quelle provinciali. L'ex Resistenza nazionale mozambicana (Renamo) si gioca le sue chance nella regione centrale di Sofala, sua tradizionale roccaforte. Il presidente Filipe Nyusi, in carica dal 2015, dovrà invece vedersela con due sfidanti : Ossufo Momade leader della  Renamo, Daviz Simango, sindaco di Beira e leader del Movimento democratico del Mozambico (Mdm); Mario Albino, candidato del Movimento unito per la salvezza integrale (Amusi).
(Fonte.:jeuneafrique;ilmanifesto)
Bob Fabiani
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-www.jeuneafrique.com;
-www.ilmanifesto.it

Tunisia, parla il nuovo Presidente della Repubblica #KaisSaied:"Una lezione al mondo"








All'indomani del voto presidenziale di domenica scorsa, l'Isie, organo elettorale tunisino che ha confermato nella giornata di lunedì 14 ottobre, l'ampia vittoria del costituzionalista al ballottaggio vinto con il 72,7% delle preferenze, a Tunisi sono divampati i festeggiamenti. A scendere in strada sono stati migliaia di persone, che hanno dato libero sfogo alla gioia popolare con caroselli di auto e bandiere : destinazione Avenue Bourguiba.

E' questa la via simbolo della capitale del paese Nordafricano e, la stessa della "Rivoluzione del 2011".





Nonostante il fatto che la vittoria di Saied centri poco o nulla con lo spirito delle rivolte arabe e della stessa "Rivoluzione dei gelsomini", essendo il nuovo presidente un conservatore con una visione molto reazionaria della società, l'aria che si respirava ieri sera a Tunisi era proprio quella di quelle storiche giornate di quella rivoluzione, a detta di molti partecipanti ai festeggiamenti popolari.


Le parole del nuovo Presidente tunisino

"Oggi avete dato una lezione al mondo intero. Si tratta di una rivoluzione sotto una nuova forma : una rivoluzione all'interno del quadro costituzionale, legittimata dalla costituzione".

Questo è quanto ha affermato Kais Saied che, nel ballottaggio di domenica scorsa, ha sonoramente battuto il tycon tunisino, proprietario di un canale televisivo molto importante in tutto il Nordafrica, Nabil Karoui che non è andato oltre il 27, 2% dei voti..
Nelle sua prima dichiarazione dopo la vittoria presidenziale il neo-presidente ha anche aggiunto che la "Tunisia ha aperto una nuova pagina della sua storia" nella quale "le relazioni all'interno del paese si dovranno basare sulla fiducia e la responsabilità.

L'obiettivo finale che il nuovo presidente si prefigge è quello di "restaurare la fiducia tra governanti e governati, operando nel quadro della costituzione".

La partecipazione alle elezioni tunisine

In conclusione alcuni dati nutili a leggere le operazioni di voto di domenica scorsa. Il primo dato che emerge è quello di un segnale forte e chiaro che la popolazione ha voluto dare ai suoi rappresentanti : ha votato il 58% degli aventi diritto. Un dato tutto sommato positivo se, si considerava che era un ballottaggio (presidenziali). Emerge un +10% rispetto al primo turno e affirittura un +17 rispetto alle legislative.
Eppure la Tunisia sta vivendo una crisi della rappresentanza molto marcata che ha portato al secondo turno (e anche prima) a due figure controverse , agli antipodi.
Il giurista Saied, è un conservatore molto popolare nelle fasce di elettorato islamista e anche dei giovanissimi : si dichiara favorevole alla pena di morte e contrario alla parità di diritti tra sessi e alla depenalizzazione dell'omosessualità; e il magnate Karoui, proprietario del più popolare canale telesivo generalista tunisino, incarcerato durante la quasi totalità della campagna elettorale con l'accusa di evasione fiscale e riciclaggio (da qui l'appellativo di "Berlusconi tunisino" n.d.t).

E' in atto una frattura e sarà molto difficile tentare di mettere in piedi un'economia in ginocchio, utile per riconquistare la fiducia nell'elettorato.
(Fonte.:jeuneafrique;ilmanifesto)
Bob Fabiani
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Quel discorso surreale della regina Elisabbetta II sulla #BREXIT






E' un discorso surreale quello andato in scena ieri 14 ottobre al Parlamento di Westminster e letto dalla regina Elisabetta II che, naturalmente - come accade sempre quando si tratta di un discorso inaugurale per la ripresa dei lavori del Parlamento, è preparato dal governo che detiene la guida dell'esecutivo e, per questa ragione, è preparato per utilizzare ed elencare le priorità del governo Johnson - ha rispettato il protoccolo. La forma. La tradizione.

Ma seppure è stata rispettata la tradizione, tutto intorno è in dissolvimento. All'orizzonte si vedono cumuli di macerie anche se, la regina, asettica e surreale oltre ogni ragionevole dubbio, ha fatto finta di nulla e, come nota la corrispondente politica della BbcLaura Kuenssberg il discorso sembrava "provenire da un'altra dimensione".

Ma che cosa ha detto Elisabetta II?

"Priorità del governo è uscire il 31 ottobre dall'Unione Europea" e aggiunge perentoria e austera "è della massia importanza". Proseguendo ribadische che "Londra e Bruxelles avranno rapporti basati sul libero scambio". 
Prima di toccare l'argomento che interessa i cittadini europei residenti nel Regno Unito ("avranno il diritto di rimanere tutti coloro che hanno contribuito all'economia britannica" ; n.d.r) la regina parla della nuova partnership con l'UE " sarà basato sul libero commercio e una amichevole collaborazione".

Cala il sipario, i problemi di una "Hard BREXIT" restano, il tempo è sempre più ristretto, restano appena 16 giorni per trovare un accordo ed evitare un disastro.

Ultimora

Da qualche minuto da Bruxelles circolano notizie secondo le quali, il governo britannico avrebbe preparato una nuova proposta per cercare di trovare quell'accordo che regolerebbe questa uscita del Regno Unito dall'UE : al momento si sa solo che per tutta la giornata odierna e i seguenti; giorni uitli, fino al 31 ottobre, per scongiurare il caos di una separazione che nessuno vuole senza regole certe, almeno a parole.
(Fonte.:bbc;ilpost;theguardian)
Bob Fabiani
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-https://www.bbc.co.uk/news/brexit;
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domenica 13 ottobre 2019

Tunisia, Atto II : ballottaggio presidenziale







Questa domenica, 13 ottobre, gli elettori tunisini sono stati chiamati alle urne per la volta in meno di un mese, per decidere chi tra Kais Said e Nabil Karoui siederà sulla poltrona presidenziale con l'onere di guidare la Tunisia nei prossimi anni.

Chi la spunterà tra i due candidati paladini del sistema neiliberista nonché fermi sostenitori del conservatorismo che produrranno una radicalizzazione con l'avanzare della crisi economica; e quasi fautori di una certa eslusione sociale prevista in aumento?

Al momento - mentre siamo impegnati a scrivere questo post - , i sondaggi danno in vantaggio Kais Said nei confronti del "Berlusconi di Tunisi", Nabil Karoui.


Dibattito politico prima della domenica del ballottaggio

Venerdì scorso, 11 ottobre, la Tunisia ha avuto modo di assistere al primo dibattito in diretta in vista del secondo turno delle Presidenziali 2019. E' stato uno show di 2 ore, dal formato rigido, con i conduttori hanno sollevato questioni sui temi economici, della sicurezza e la politica estera.
I candidati hanno potuto, tranquillamente, argomentare il loro programma.

Se Karoui fa del suo cavallo di battaglia "un'iniziativa per combattere la povertà, che riguarderà direttamente 1milione di tunisini e in stato di semi-povertà".
Sajed insiste sull'importanza dell'educazione dei giovani, attraverso la "creazione di un Alto consiglio dell'educazione e dell'insegnamento" e l'urgenza di modificare  la legge che regola l'accesso alla saluta pubblica.

Una Tunisia ingovernabile dopo le legislative?


Mentre tutti tra Tunisi e il resto del paese Nordafricano attendono l'esito del ballottaggio, dalle urne elettorali per la tornata delle legislative, emerge, chiaramente, una Tunisia più instabile. "Una Tunisia ingovernabile?" - si chiedono i reporter di Le Monde Afrique - "I risultati del 6 ottobre non lasciano dubbi : la futura assemblea dei rappresentanti del popolo sarà estremamente frammentata e la formazione della maggioranza che dovrà sostenere un governo di coalizione si annuncia molto delicata".

Tutto previsto però : gli exit poll lo avevano annunciato come del resto l'affermazione di Ennahdha  primo partito in Tunisia.
Il partito di ispirazione islamista moderata, ha conquistato 52 seggi su 217 - anche se rispetto al 2014, hanno perso 17 seggi - e quindi saranno assolutamente centrali sullo scenario politico dei prossimi anni. 

Conclusioni

Si prospetta un futuro alquanto difficile per la Tunisia chiamata a far convivere un candidato alla poltrona Presidenziale totalmente votato al sistema dell'austerità, dichiaramente autoritario e il partito di "maggioranza relativa" di ispirazione islamista - seppure moderata - : se la convivenza sarà costruttiva allora la Tunisia riuscirà a non cadere nella spirale dell'odio ideologico oppure votandosi alla radicalizzazione con tutto quello che vorrà dire.

Ultimora

Secondo quanto scrivono i media tunisini, Saied, è stato eletto nuovo presidente della Tunisia con il 75% dei voti. 
(Fonte.:jeuneafrique;lemondeafrique;ilmanifesto)
Bob Fabiani
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#DirittialCuore, New Blog Session









AfricaLand Storie e Culture africane, si arricchisce di una nuova sessione, un nuovo modo di raccontare e parla di Africa. Quando nel 2017 decidemmo di ideare questo blog, avevamo ben in mente come avremmo raccontato il grande Continente Nero : in modo diverso, tralasciando la solita lettura eurocentrica, tutta schiacciata su posizioni stereotipate, utile, ad alimentare l'idea che l'Africa sia un continente dove avvengono "solo tragedie".

Questo blog, fin dalla nascita, ha avuto come stella polare la valorizzazione del continente ma questo, naturalmente non vuol dire tralasciare tutti gli aspetti delle problematiche di cui l'Africa, soffre tuttora (sezione Geopolitica d'Africa n.d.t).

Oggi, 13 ottobre, AfricaLand Storie e Culture africane, inaugura una nuova sessione che da sola, rafforza il nostro sforzo di raccontare e scrivere dell'Africa in modo non convenzionale : la nuova sessione è #DirittialCuore che, come vedete dalla foto che pubblichiamo, è una Associazione "Onlus indipendente, autofinanziata a carattere apartitico e laica".

Racconteremo le storie, gli obiettivi, le "mission" degli attivisti e delle attiviste che operano tra l'Italia e il Senegal.

(Fonte.:africalandilmionuovoblog;dirittialcuore)
Bob Fabiani
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sabato 12 ottobre 2019

Abiy Ahmed, Premio Nobel per la Pace: "Un premio per l'Africa" - FOTO DEL GIORNO







"Il Primo Ministro dell'Ethiopia Abiy Ahmed ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace.
Questo dovrebbe motivarlo ad affrontare le eccezzionali sfide relative ai Diritti Umani".
(Amnesty International)



AfricaLand Storie e Culture africane rende omaggio al presidente etiope, Premio Nobel per la pace 2019.

Non appena riceve la notizia del premio, Abiy Ahmed ha rilasciato queste dichiarazioni.

"E' un premio per l'Africa, dato all'Etiopia e posso immaginare come gli altri leader africani lo apprezzeranno come uno stimolo per contribuire a un processo per la costruzione della pace nel nostro continente".

Visibilmente commosso, ha chiosato così : "Onorato ed emozionato".



Nascita di un Nobel

Ripercorriamo velocemente le tappe che hanno portato il primo ministro d'Etiopia all'assegnazione del Nobel per la pace.

L'incarico

Dopo mesi di proteste - come abbiamo prontamente scritto nel post di ieri non appena è arrivata l'ufficialità del conferimento del premio - , la dichiarazione dello stato di emergenza e 300 morti, Abiy Ahmed viene nominato primo ministro.
Era il 2 aprile 2018






La pace con l'Eritrea

Era la sua priorità. Lo disse nel giorno dell'incarico. E così fu : il 7 luglio 2018 è una data storica; giorno in cui, Abiy Ahmed andò ad Asmara e abbracciò il dittatore eritreo Isaias Afewerki.


Gli oppositori

Ha liberato 60mila prigionieri politici, tra i quali tutti i giornalisti incarcerati. Ha revocato la messa al bando di gruppi dell'opposizione.

Le donne

Ha affidato metà degli incarichi di governo alle donne: la presidente Sahle-Work Zewde, e la presidente della Corte Suprema, Meaza Ashenafi.


Africa, Continente di grandi Premi Nobel per la Pace

Africa, terra di Nobel per la , a cominciare Pace, a cominciare dal nome più noto, quello di Nelson Mandela, nel 1993, per il suo impegno per porre fine in Sudafrica all'apartheid, il regime di segregazione razziale. In quell'anno, il riconoscimentosudafricano fu consegnato anche allora presidente sudafricano, Frederik Willem de Klerk.

Sempre per l'azoione contro l'apartheid, il riconoscimento è andato ad Albert Lutuli (era il 1960) e a Desmond Tutu (l'anno era il 1984).

Nel 2018 il Premio Nobel per la Pace, è stato assegnato anche a Denis Mukwege, medico ginecologo della Repubblica Democratica del Congo per il suo impegno contro gli stupri di guerra.

Il fronte femminile africano ha le sue illustri rappresentanti: due attiviste - la kenyota Wangari Muta Maathai nel 2004 e Leymah Gbowee nel 2011. Sempre premiata nel 2011 e sempre liberiana è Ellen Johnson Sirleaf, primo presidente donna d'Africa.

Sono africani due rappresentanti di altrettante istituzioni internazionali: il ghanese Kofi Annan (2001, segretario generale delle Nazioni Unite) e l'egiziano Mohamed el-Baradei (2005, direttore dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica).

Il Nobel per la Pace ha premiato anche nel 1978 l'Africa per la precisione, l'egiziano Anwar Sadat per la pace con Israele e nel 2015 il Quartetto per il dialogo nazionale tunisino.

L'Africa, nonostante sia il Continente delle guerre eterne da ieri detiene il "record" degli insigniti.
(Fonte.:jeuneafrique;avvenire;ilmanifesto;repubblica)
Bob Fabiani
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venerdì 11 ottobre 2019

#BREXIT, accordo last-minute UE-UK?









Manca sempre meno alla data fatidica del 31 ottobre, giorno ultimo della Gran Bretagna nella grande casa dell'Unione Europea e, quella data; quella giornata, inutile negarlo, sta tenendo con il fiato sospeso sia a Bruxelles che a Londra.

Sarà allora per questo spauracchio che risponde al nome di "Hard BREXIT" - ossia l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea senza accordo - eventualità ormai quasi certa a produrre, un tentativo disperato. Sicuramente contro il tempo.

Eppure l'imponderabile, alla fine, forse rocambolescamente, potrebbe rischiare di avverarsi.


Le voci dell'ultimora

Le ultime notizie che arrivano dal fronte - BREXIT parlano di un rish finale per trovare un clamoroso accordo UE-UK.:  la solo possibilità che ciò avvenga fa volare la sterlina, raggiungendo i massimi da 3 anni a questa parte.

Si tratta di voci provenienti "dai soliti ben informati" dopo che, in queste ultime ore, il capo negoziatore Michel Barnier ha ottenuto il via libera dai 27 Stati membri UE per entrare in "una fase di negozioati intensi" con il Regno Unito. L'obiettivo è quello di chiudere la partita BREXIT.


Tuttavia, la strada è in salita : la UE rimane ben ancorata sulla sua posizione anche se, a dire il vero, un accordo sarebbe un toccasana per tutti.
(Fonte.:wsi;ansa)
Bob Fabiani
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-www.ansa.it 

Premio Nobel Pace 2019 assegnato a #AbiyAhmed, Primo ministro #Ethiopia







Il Premio Nobel per la Pace 2019 è stato assegnato questo venerdì 11 ottobre al primo ministro etiope Abiy Ahmed. Artefice della spettacolare riconciliazione tra Etiopia ed Eritrea.

Abiy Ahmed Ali (Beshasha, 15 agosto 1976) di etnia oromo - gruppo etnico diffuso tra Etiopia e Kenya; rappresentano in Etiopia il 32% della popolazione e sono il primo gruppo etnico -, nominato capo del governo di Addis Abeba il 2 aprile 2018 dopo tre anni di proteste di piazza degli stessi oromo.






Rappresenta una delle figure più moderne e rivoluzionarie dell'intera Africa e, l'assegnazione del Premio Nobel per la Pace gli è stato conferito per aver portato al termine il conflitto più che ventennale con l'Eritrea, iniziato nel 1998.

Abiy Ahmed dopo aver appreso la notizia si dice "onorato" e lascia intendere che il suo impegno in favore della Pace e aggiunge "questo premio è un riconoscimento per tutta l'Africa".


La motivazione 


Il Premio Nobel per la Pace per "i suoi sforzi per raggiungere la Pace e la cooperazione internazionale e in particolare per la sua decisiva iniziativa nel risolvere il conflitto con la confinante Eritrea".

Nello scorso mese di giugno 2019, ha promosso la "Rivoluzione verde" in Etiopia per piantare 350 milioni di alberi.
(Fonte.:jeuneafrique;nobelprizeorg)
Bob Fabiani
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-www.jeuneafrique.com;
-www.nobelprize.org 

mercoledì 9 ottobre 2019

Desmond Tutu : "Il cambiamento climatico è il nuovo apartheid"*








Desmond Mpilo Tutu (Klerksdorp, 7 ottobre 1931) è un arcivescovo anglicano e attivista sudafricano, negli anni '80 del Novecento fu tra i più attivi ad opporsi al regime dell'apartheid in Sudafrica, raggiungendo una fama mondiale.
Tutu è stato il primo arcivescovo anglicano nero di Città del Capo (Cape Town), in Sudafrica, e primate della Chiesa anglicana dell'Africa meridionale.

Coniò l'espressione "Rainbow Nation" ("Nazione Arcobaleno") per descrivere il Sudafrica. Questa denominazione, che si riferisce all'ideale  della convivenza pacifica e armoniosa fra le varie etnie del paese, fu in seguito ripresa da Nelson Mandela e divenne parte della cultura  del grande paese africano.







Tutu è sempre stato attivo nella difesa dei diritti umani e oggi usa la sua elevata posizione per lottare a favore degli oppressi.
Le sue lotte sono state spese  - ieri come oggi - per sconfiggere AIDS, tubercolosi, povertà, razzismo, sessismo, l'imprigionamento di Chelsea Manning (attivista, ex militare statunitense, accusata di aver trafugato decine di migliaia di documenti mentre svolgeva l'incarico di analista di intelligence durante le operazioni militari in Iraq; n.d.t), omofobia e transfobia.



Desmond Tutu affronta la questione attualissima dei cambiamenti climatici soffermandosi su una angolatura inedita, partendo dal problema dell'inquinamento e della povertà riesce a inquadrare la sfida decisiva che il mondo e l'Africa in particolare si trovano ad affrontare a partire dai prossimi mesi e anni.
(Bob Fabiani)


"Il cambiamento climatico è il nuovo apartheid"



"Le grandi aziende, le istituzioni finanziarie e i cittadini socialmente consapevoli devono collaborare per tirarci fuori dall'abisso del cambiamento climatico. Hanno la forza per generalizzare l'uso delle energie rinnovabili e per trasformare i combustibili fossili nel tabacco dell'industria energetica.
All'Assemblea generale delle Nazioni Unite del mese scorso oltre 60 leader mondiali si sono dati nuovi obiettivi climatici, e 66 Paesi si sono impegnati a raggiungere il traguardo delle "zero emissioni" di carbonio entro la metà del secolo. Ma tra questi mancavano gli Stati Uniti, il Giappone, l'Australia, l'Arabia Saudita e il Brasile.
Il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, punta tutto sulla pressione che i giovani attivisti possono creare sui rispettivi governi per far sì che si impegnino di più nella risposta a quella che lui chiama giustamente "emergenza climatica". Anche io penso che i giovani lungimiranti siano gli agenti del cambiamento di domani, ma per ottenere un cambiamento oggi sono le aziende e le istituzioni finanziare a dover agire.
Devono unirsi alle oltre 1.100 istituzioni che hanno già annunciato di voler disinvestire i loro circa 11 trillioni di dollari da attività legate ai combustibili fossili.







La campagna di disinvestimento ha due gambe : da un lato bisogna abbandonare i combustibili fossili, dall'altro si deve investire in energie rinnovabili. A disinvestire sono stati in molti (e molti altri devono ancora farlo), ma relativamente pochi hanno investito in rinnovabili. Questo secondo passo è invece fondamentale per rendere l'energia pulita più accessibile e spingerci al punto di svolta energetico rappresentato dalla messa al bando dei combustibili fossili.

Negli anni'70 e 80, quando lottavamo contro l'apartheid, una delle leve più importanti per noi fu ottenere il sostegno di grandi aziende che ascoltarono il nostro invito a disinvestire. Avevamo trasformato l'apertheid in un nemico globale; adesso è il turno del cambiamento climatico.

Le multinazionali dell'energia continuano tuttavia a cercare attivamente nuove riserve di combustibili fossili, anche se gli scienziati ambientali ci dicono che non saremo mai in grado di utilizzarle. Il fatto è che quando avremo sfruttato queste riserve le temperature globali saranno aumentate a tal punto che il mondo come lo conosciamo oggi avrà cessato di esistere. Lo scorso luglio non è stato soltanto il mese più caldo mai registrato a livello globale, ma anche il 415° mese consecutivo con temperature superiori alla media del XX secolo. Se non lo controlliamo ora, il cambiamento climatico finirà per distruggere tutti i progressi che l'umanità ha compiuto dalla seconda guerra mondiale a oggi : i valori di uguaglianza, responsabilità condivisa, diritti umani e giustizia. E getteremo al vento gli obiettivi di sviluppo sostenibile stabiliti dall'Onu per il 2030.

L'ex segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ci ha ricordato che rispetto al cambiamento possiamo scegliere due atteggiamenti : "rimandare e pagare" oppure "pianificare e prosperare". E' un monito chiaro e un appello ad agire : sarà ascoltato da chi detiene il potere economico?
I ricchi e i potenti devono convincersi a pagare. Hanno causato la maggior parte del disastro in cui ci troviamo : il loro vincolo non è legale, ma basato sull'etica e sui valori umani.
Purtroppo, invece, i leader di alcuni dei maggiori agenti del cambiamento climatico stanno mostrando scarso interesse per i diritti umani e la giustizia. Si sta concretizzando la triste prospettiva di quello che alcuni definiscono un aperthied climatico, in cui i ricchi possono pagare per proteggersi dalle conseguenze peggiori, mentre per i poveri non c'è scampo.







Le grandi aziende devono contribuire a colmare questo divario. Il settore finanziario, in particolare, deve reinventarsi, orientandosi su investimenti sostenibili sia nei mercati sviluppati che in quelli in  via  di sviluppo. E se non lo faranno volontariamento, gli attivisti dovranno insistere perché lo facciano comunque.
Il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni si è rivelato un metodo efficace in Sudafrica perché la causa ha potuto contare sul sostegno di una massa critica sia all'interno che all'esterno del paese. Ma ciò non è stato possibile senza un cambiamento di mentalità. Questa volta il mondo intero deve riconoscere che perpetuare lo status quo significherebbe condannare le generazioni future alla violenza e all'insicurezza.
Il vero potere non ce l'ha chi possiede le bombe più potenti o i conti bancari più abbondanti; il vero potere ce l'ha chi elegge le persone di potere, investe nei loro sistemi e tollera il fatto che calpestino i diritti degli altri.
Questo potere va usato con saggezza".
*Desmond Tutu, Arcivescovo emerito e Premio Nobel per la Pace nel 1984
**Ha contribuito a questo intervento Niclas Kjellstrom-Matseke, presidente della Desmond & Leah Tutu Legacy Foundation, fondatore del 17 Asset Management
***L'intervento di Desmond Tutu è apparso sulle colonne di The Financial Times e, in Italia su Il Fatto Quotidiano
(Fonte.:ft;ilfattoquotidiano;tutuorg)
Bob Fabiani
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