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mercoledì 30 settembre 2020

#Debate2020, il primo dibattito Trump-Biden, è stato caotico


 





Preimo confronto televisivo tra i due candidati alla presidenza USA, Donald Trump e Joe Biden, è stato indubbiamente il più caotico e confuso dibattito elettorale nella storia del paese. Davanti a decine di milioni di americani, quando in Italia erano le 3 della notte tra martedì e mercoledì, Trump e Biden hanno affrontato molti dei problemi che sono sul tappeto negli Stati Uniti e delle loro idee per risolverli, ma ogni risposta di Biden è stata interrotta dal presidente in carica.

Un dibattito rabbioso, senza esclusioni di colpi, costellato di insulti, al tirar delle somme uno dei peggiori della storia dell'America.

Quando si è affrontata la "questione razziale" e le proteste anti-razziste del movimento #BLM contro le violenze della polizia ai danni degli afroamericani, Trump ha dato la prova peggiore, non dissociandosi dai gruppi suprematisti e razzisti, armati di estrema destra. Il candidato Dem su due questioni importanti, per rintuzzare le bordate (pesanti) del Tycoon su Sanità e Ambiente, si è dissociato dalle posizioni radicali emerse, in questi anni, nel Partito Democratico USA. Trump accusa Biden di guidare un partito con idee socialiste in tema sanitaria, a questo punto, di rimando, il candidato liberal rivendica di aver sconfitto Sanders alle primarie e si dissocia dalla sinistra del partito.

A fine confronto, #TheDonald lo ha accusato di voler "bandire le mucche" contro l'inquinamento e Biden, anche in questo caso, si è allontanato dalle idee più radicali.


 

Per capire il tenore del dibattito riportiamo solo un esempio (per tutti) : il moderatore Chris Wallace, giornalista Fox news indipendente, a un certo punto si rivolge a Trump mentre interrompe ripetutamente Biden:

"La tua campagna ha convenuto che entrambi le parti avrebbero ricevuto risposte di due minuti senza interruzioni ... perché non osservi ciò che la tua campagna ha concordato?".

E Biden sottolinea : "Non mantiene mai la parola data".

I media americani (CNN, Abc news, Bloomberg, New York Times, Associated Press) hanno messo in risalto le moltissime cose false dette da #TheDonald nel corso del dibattito, specialmente sul tema delle tasse non pagate dall'attuale inquilino della Casa Bianca.

L'opinione della gran parte degli osservatori e della stampa è che nessuno dei due candidati possa dire di aver "vinto" un confronto in cui non si è praticamente mai davvero discusso, e nel caos nessuno dei due ha tirato fuori colpi memorabili: è importante però tener conto del fatto che oggi Trump è dato ampiamente indietro da tutti i sondaggi, molto più indietro di quanto fosse a questo punto nel 2016 : è lui che ha bisogna di rimontare, e un dibattito che si conclude con un nulla di fatto può essere considerato per Biden un buon risultato, considerata anche la sua perdita di smalto del passato. Per quel che conta - cioè poco - nei primi sondaggi post-dibattito Biden è stato considerato il vincitore del confronto dalla maggioranza degli elettori.

Mercoledì 7 ottobre saranno i candidati alla vicepresidenza a confrontarsi in Tv, Mike Pence per il vecchio Gop e Kamala Harris per i Dem, in quello che si speri sia un dibattito più ordinato e civile. Trump e Biden torneranno a confrontarsi il 15 e 22 ottobre. 

(Fonte.:theatlantic;thepost;nytimes)

Bob Fabiani

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-www.theatlantic.com;

-www.thepost.com;

-www.nytimes.com


martedì 29 settembre 2020

Sudafrica, dopo la fase acuta della pandemia non ci sono più clienti nei bar di Johannesburg


 






I sudafricani stanno uscendo dalla fase più critica della pandemia, con più di 662mila persone contagiate e quasi 16mila decessi. La ripresa economica sarà lunga e difficile.

AfricaLand Storie e Culture africane in questo reportage racconta quello sta avvenendo nella "Nazione Arcobaleno".


Prima dell'arrivo del Covid-19, la Settima strada del quartiere di Melville era considerata una delle più vivaci di Johannesburg, la capitale economica del Sudafrica. Punto d'incontro per ragazzi, stranieri e persone che volevano divertirsi, in appena trecento metri contava una ventina di ristoranti e bar. Sei mesi dopo l'introduzione delle prime misure di contenimento, sei locali hanno chiuso e la strada è deserta.

"Ecco  le conseguenze della pandemia".

Lo dice un cameriere di un ristorante indicando la sala vuota all'ora di pranzo.

"Tengo aperto anche se non guadagno. Per ora pago metà dell'affitto, e ho ridotto l'orario e lo stipendio dei dipendenti".

Sono le parole di Moritz Cloetz, proprietario del Kwoffee, un caffè inaugurato tre settimane prima del lockdown (cominciato il 26 marzo). Da allora l'economia, che era già in recessione, è stata colpita duramente. Nel secondo trimestre del 2020 il pil sudafricano si è ridotto del 51 per cento su base annua : un dato senza precedenti, che supera le previsioni più pessimistiche della banca centrale del paese.

Secondo l'economista Isaah Mhlanga, il pil è tornato ai livelli del 2007.

"Sono stati azzerati tredici anni di crescita", scrive Mhlanga, sottolineando che il Sudafrica sconta "difficoltà preesistenti" alla pandemia, tra cui un debito altissimo e un tasso di disoccupazione superiore al 40 per cento della popolazione attiva. Tra i settori più colpiti, l'edilizia, l'industria manifatturiera e le miniere, le cui attività nel secondo trimestre si sono ridotte rispettivamente del 76,6, del 74,9 e del 73,1 per cento su base annua. I consumi delle famiglie si sono dimezzati, in alcuni settori, come quello degli alberghi e dei ristoranti, si sono addirittura azzerati. 

Il Sudafrica, che ha adottato alcune delle misure più severe al mondo per contenere i contagi, da maggio, sta progressivamente riducendo le restrizioni. Soggiornare in albergo è consentito solo dal 30 luglio, e con alcune limitazioni. I ristoranti sono stati autorizzati a riaprire il 30 giugno, ma i clienti scarseggiano.


-Coprifuoco notturno


La Settima strada di Melville è uno spaccato molto indicativo di quant'è difficile il ritorno alla normalità.

"Le persone non hanno più soldi da spendere e molte hanno paura di uscire. Finché saranno in vigore le restrizioni, la gente avrà paura", dice Sawa Spiri, responsabile della pasticceria De la crème, che soffre anche per il calo nel settore delle case in affitto e dei bed and breakfast. In questo quartiere molto popolare tra i turisti stranieri, varie strutture sono in crisi perché le frontiere sono ancora chiuse.




Molti bar hanno riaperto solo dopo la fine del divieto di vendere alcol, il 15 agosto, e devono fare i conti con il coprifuoco notturno, che comincia alle 22.00.

"Le conseguenze della crisi sono devastanti", si preoccupa Heidi Weldman, una dei proprietari dello Xai-Xai, un locale che lavorava sopratutto tra le 22 e le 2 di notte. Weldman dirige anche un ristorante, che è rimasto chiuso : i venti dipendenti sono disoccupati, e tra loro ci sono alcuni zimbabweani che non riescono a ottenere il sussidio di disoccupazione anche se hanno i documenti in regola. "Alcuni hanno presentato la domanda cinque volte", dice con irritazione Weldman.

Di recente il ministro dell'economia Tito Mboweni ha raccontato in un'intervista al Sunday Times di aver cercato di decifrare il complicato meccanismo per ottenere i sussidi insieme a un amico, proprietario di un albergo, che non riusciva ad accedere agli aiuti del ministero del turismo perché è bianco. "Alcuni giovani ministri pensano che il semplice fatto di essere neri sia un atto rivoluzionario. Non è così. L'African national congress (il partito al potere) e il suo governo non si basano sull'appartenenza etnica", ha dichiarato Mboweni.

Il 26 settembre, in un discorso molto atteso, il presidente Cyril Ramaphosa ha annunciato che le frontiere riapriranno il 1 ottobre, anche se saranno mantenute le restrizioni per i viaggiatori provenienti dai paesi più colpiti dal Covid-19. Come speravano i ristoratori di Melville, l'inizio del coprifuoco è stato posticipato dalle 22.00 a mezzanotte.

(Fonte.:lemonde)

Bob Fabiani

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-www.lemonde.fr/afrique/sa 

lunedì 28 settembre 2020

#USA2020, la bomba del Nyt su Trump che non paga le tasse può cambiare esito delle presidenziali oppure finirà come nel 2000?


 




Mentre Trump si preparava a gustare il trionfo per essere riuscito a sostituire la giudice femminista (e amata dai liberal ...) Ruth Bader Ginsburg appena scomparsa con la fanatica anti-abortista Amy Coney Barrett alla Corte suprema è stato investito da una vera e propria bomba, lanciata su di lui dal New York Times.

Di cosa si tratta?

Secondo il prestigioso quotidiano statunitense, #TheDonald non avrebbe pagato le tasse. Nel lanciare questa vera e propria bomba sulle #Presidenziali2020 il quotidiano ha pubblicato le dichiarazioni dei redditi del presidente: Trump ha pagato 750 dollari di tasse federali l'anno in cui divenne presidente, nulla in 10 dei 15 anni precedenti. Inoltre lo stesso New York Times avverte che queste rivelazioni sono solo l'inizio, e che altre verranno pubblicate nei prossimi giorni. A quanto dice lo stesso giornale, a far trapelare la documentazione sarebbe stata una talpa interna alla Casa Bianca.

Il Tycoon ha reagito immediatamente bollando come #FakeNews l'accusa del New York Times di essere un "evasore fiscale".

Questa vera "bomba a orologeria" modificherà l'esito di queste elezioni oppure no? E dopo la promozione di una adepta del People of Praise, una setta evangelica in cui i ruoli delle donne vengono definiti ufficialmente da "serva", a garantire gli interessi del presidente Trump in caso di controversie dopo il voto del 3 novembre potrebbe risolversi tutto come nel 2000?

Cerchiamo di approfondire meglio.


-Verso le presidenziali con l'incubo del precedente del 2000


Quarantotto anni, occhi azzurri, sette figli, cattolica, allieva del giudice Antonin Scalia, ferocemente contraria all'aborto: questo è il ritratto di Amy Coney Barrett, la prescelta di Trump per sostituire Ruth Bader Ginsburg alla Corta suprema.

Mancano pochi giorni alle elezioni (in alcuni stati si inizierà a votare per posta già in questa settimana) e i repubblicani vogliono assolutamente avere un giudice amico in più per arbitrare le mille controversie sui risultati che si apriranno dopo il 3 novembre.

La strategia è semplice: contestare ogni voto arrivato per posta e affidare la decisioni finali ai tribunali, fino alla Corta suprema. Una replica di ciò che accadde nel 2000, quando furono i giudici - e non i cittadini - a mandare George W. Bush alla Casa Bianca.

Ma il Belzebù della situazione non è Trump bensì Mitch McConnell, il capo dei senatori repubblicani che quattro anni fa impedì la conferma di Merrick Garland, il giudice nominato da Barack Obama. Oggi McConnell dispone di una solida maggioranza: 53 disciplinati senatori su 100 sono pronti a votare per chiunque sia loro indicato, in nome degli interessi superiori del partito.

Il nuovo Senato entra in carica solo il gennaio e a quel punto i repubblicani potrebbero non avere più la maggioranza ma, i giochi saranno già fatti ... grazie al "golpe di Trump".

La nomina della Barrett ha anche un motivo politico più immediato: gli elettori repubblicani sono sempre stati molto più motivati dei democratici, dal desiderio di mantenere il controllo dei tribunali e questo ha già favorito Trump nel 2016.

Quali scenari si aprono adesso?

I democratici non hanno più la possibilità di fare ostruzionismo, cioè di richiedere il voto di 60 senatori per aprire il dibattito vero e proprio. Ci sarà qualche schermaglia procedurale ma la candidatura di Amy Coney Barrett sarà approvata dal Senato, formando in questo modo una solida maggioranza di 6 giudici di destra contro 3 progressisti. La Barrett ha solo 48 anni e quindi potrebbe restare in carica per quattro decenni: l'incarico è a vita, salvo l'improbabile caso di una procedura di impeachment.

Una vittoria di Biden, e dei democratici in Congresso, potrebbe però aprire la strada a una vendetta in stile Franklin Roosevelt: la Corte suprema, che è cambiato più volte nelle storia americana. Se avessero spina dorsale, i democratici potrebbero approvare una legge che portasse il numero di giudici da 9 a 13 e inserire nella Corte quattro nuovi membri, ristabilendo un equilibrio politico oggi rotto. Ma per riuscire in tale impresa bisogna prima vincere e poi, subito dopo avere la volontà politica di farlo. Forse, la bomba sganciata dal New York Times sulla questione fisco che vede il presidente Trump nei panni scomodi dell'evasore potrebbe favorire i democratici. La riprova si avrà già domani quando a Cleveland andrà in scena il primo dibattito tra #TheDonald e lo sfidante Joe Biden che punterà forte su questo tema.

(Fonte.:nytimes; theatlantic)

Bob Fabiani

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-www.nytimes.com

-www.theatlantic.com  

domenica 27 settembre 2020

News For Africa n°24 (il Continente informa)


 




Torna l'appuntamento settimanale di AfricaLand Storie e Culture africane con l'informazione dal Continente Nero: ogni sabato (oggi eccezionalmente di domenica), selezioneremo le notizie, i fatti, le curiosità da ogni angolo d'Africa col supporto dei siti e dei quotidiani africani e del resto del mondo.

In questo numero:

  • Mozambico, quei omicidi da nascondere dell'esercito nella "guerra sporca" ai jihadisti
  • Sudan, alluvioni disastrosi
  • Libia, accordo sul petrolio
  • Mali, nel post-golpe il governo è militare con Bah Ndaw presidente
  • Coronavirus Africa, i casi sono oltre 1 milione in tutto il continente





-Mozambico, quei omicidi da nascondere dell'esercito nella "guerra sporca" ai jihadisti


 


L'avanzata del gruppo jihadista Al Shabaab nella provincia di Cabo Delgado, nel Nord del Mozambico, si accompagna alle denunce di violazioni dei diritti umani commesse da quelle forze che in realtà dovrebbero proteggere la popolazione. Lo racconta il settimanale sudafricano, The Continent, pubblicando un report e una storia di un video ottenuto da Amnesty international che ha impressionato l'opinione pubblica mozambicana, perché mostra un gruppo di soldati in uniforme che picchia e uccide a sangue freddo, con 36 colpi alla schiena, una donna nuda (e incinta) e disarmata sul ciglio della strada. Il tutto sarebbe avvenuto ad Awasse, nella provincia di Cabo Delgado. Secondo Amnesty questo sarebbe solo uno dei tanti abusi perpetrati dalle forze regolari. Le autorità smentiscono e denunciano un tentativo di screditare l'esercito, ma una fonte interna del ministero della difesa ha rivelato che i soldati sono stati identificati. L'insurrezione nel Cabo Delgado è cominciata nel 2017 con attacchi contro la polizia. Da allora è cresciuta d'intensità e violenza, tanto che i guerriglieri hanno preso ad agosto il controllo di Mocimboa da Praia. Dopo l'escalation di agosto, anche Human Rights Watch ha accusato le autorità di "violenze indiscriminate nei confronti della popolazione civile, con decapitazioni, torture e altri maltrattamenti che hanno seminato sfiducia verso il governo centrale".

(fonte.:thecontinent)


-Sudan, alluvioni disastrosi


 


Quest'anno la stagione dei monsoni è stata particolarmente violenta, e ha causato danni dalla Mauritania all'Etiopia. In Sudan le alluvioni d'inizio settembre hanno causato più di 120 morti, scrive Radio Dabanga, ricordando che le organizzazioni umanitarie hanno prestato soccorso ad almeno 350mila persone. Milioni di sudanesi sono in difficoltà anche per i rincari dei generi alimentari. I prezzi del pane e dello zucchero sono aumentati del 50 per cento, portando l'inflazione al tasso record del 167 per cento.

(fonte.:radiodabanga)


-Libia, accordo sul petrolio



  



La compagnia libica National oil corporation (Noc) ha annunciato il 19 settembre la ripresa della produzione e delle esportazioni petrolifere dagli impianti considerati "sicuri" (quelli, cioè, che non sono controllati dai mercenari del gruppo russo Wagner o da altre organizzazioni armate). La decisione è stata presa dopo che il maresciallo Khalifa Haftar, l'uomo forte dell'Est della Libia, aveva annunciato la fine del blocco imposto dai suoi miliziani alle attività di alcuni siti petroliferi sulla costa. Secondo la Noc lo stop del settore, durato otto mesi, ha causato perdite per più di 9,8 miliardi di dollari. Due giorni dopo l'Unione europea ha sanzionato tre aziende, una turca, una giordana e una kazaca, per aver violato l'embargo sulle armi in Libia, scrive Libya Observer. Alcuni nomi sono finiti sulla lista nera, tra cui quello di Mahomoud al Werfalli, comandante di una milizia fedele ad Haftar, già ricercato dalla Corte penale internazionale.

(fonte.:libyaobserver)


-Mali, nel post-golpe il governo è militare con Bah Ndaw presidente


   



L'inaugurazione del nuovo governo, nato dal golpe militare del mese scorso, è andata in scena il 25 settembre.La giunta militare al potere dal 18 agosto ha disegnato l'ex colonello Bah Ndaw come presidente delle autorità di transizione, che resteranno in carica 18 mesi con il compito di organizzare le elezioni che trasferiranno il potere ai civili, come più volte chiesto dall'Ecowas (Economic Community of West African States) che ha già minacciato sanzioni ed embargo.

(fonte.:jeuneafrique)


-Coronavirus-Africa, oltre 1 milione di casi in tutto il continente


  


Il virus in Africa non accenna a rallentare seppure molti Stati africani, nelle ultime settimane hanno deciso, timidamente, di riaprire alcuni settori vitali per la vita dei cittadini e anche dell'economia in  grave crisi a causa della pandemia. L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), nel diffondere il bollettino aggiornato al 26 settembre parla di: 1,445, 494 casi di contagi mentre i decessi sono arrivati a 34,187.

Ecco la situazione aggiornata in alcuni paesi africani: Sudafrica 668.529/16.312 Marocco 112.522/1.707 Egitto 102.625/5.853 Etiopia 72.173/1.155 Nigeria 58.062/1.103  Algeria 50.754/1.707 Ghana 46.222/299 Kenya 37.707/682  Libia 31.290/491 Camerun 20.735/418 Costa d'Avorio 19.556/120 Madagascar 16.221/228 Zambia 14.515/352 Tunisia 14.392/191 Sudan 13.582/836

(fonte.:afro.who.int)

Bob Fabiani

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-https://africalandilmionuovoblog.blogspot.com/news-for-africa

 

sabato 26 settembre 2020

Uprising in the name of Breonna Taylor


 





E' accaduto di nuovo. Si è ripetuto il solo colpo di spugna - ad opera del gran giurì - sulla morte di un afroamericano giustiziato dalla furia razzista delle forze dell'ordine statunitensi: stavolta l'ingiustizia è stata consumata ai danni dell'infermiera afroamericana, Breonna Taylor e subito è divampata la rivolta a Louisville e in altre città USA col movimento Black Lives Matter a guidare le proteste dopo l'ennesimo sopruso ai danni dei cittadini neri in America.


AfricaLand Storie e Culture africane in questo reportage fa il punto della disastrosa situazione americana in questo particolare momento che vede il paese impegnato in una delle più cruente campagne elettorali della storia USA. Il paese è pericolosamente spezzato in due: da una parte, ci sono i supporter di #TheDonald, i suprematisti bianchi che soffiano sul fuoco della divisione razziale, inneggiando e difendendo la condotta violenta e razziale della polizia americana dall'altra ci sono i supporter democratici e i movimenti anti-razzisti che denunciano la deriva drammatica in atto nell'America 2020.


-La rivolta di Louisville (e del resto d'America)


E' finita a botte, il gran giurì sull'omicidio di Breonna Taylor  - due poliziotti assolti per la sua morte in un'irruzione antidroga, uno accusato per i colpi finiti nella casa accanto. Botte distribuite dopo cortei sempre più arrabbiati a Louisville, Kentucky, Chicago, Oakland, Seattle, Los Angeles, Las Vegas, Atlanta, Philadelphia, Nashville ... -  vibrano per simpatia, le città americane, con poco orgoglio e molta rabbia.

A Louisville il coprifuoco dalle 21 all'alba è servito solo a moltiplicare gli arresti, circa 130 al termine della notte (quella tra venerdì e sabato), con due agenti feriti a colpi di pistola mentre inseguivano manifestanti in fuga.

"Say her name", dite il suo nome, hanno cantato per tutto il giorno migliaia di persone superando le barricate fatte ereggere dal sindaco democratico Fisher, prima che con il buio divampassero gli scontri e 500 soldati della Guardia nazionale venissero liberati per le strade. Guardia nazionale sguinzagliata anche a Chicago (qualcuno li odiava i nazisti dell'Illinois).  

Molotov e arresti a Portland.

Dal canto suo, Donald Trump gongola e straparla celebrando la : "Decisione brillante", il procuratore di Louisville "è una stella nascente del Partito repubblicano, se serve l'esercito basta chiedere ...". Ormai l'attuale inquilino della Casa Bianca non si preoccupa neanche più di nascondere l'odioso schierarsi dalla parte di razzisti vari, bianchi impegnato com'è a condurre il suo "mantra" tutto incentrato su "legge e ordine".

Ma il problema è anche un altro: il ticket democratico Joe Biden-Kamala Harris proprio non riesce a schiodarsi da una moderazione imbarazzante, "è stata una tragedia" e "la violenza non è una risposta" le sole stucchevoli banalità che propone mentre, come vedremo in un altro post che pubblicheremo oggi nella sezione #USA2020, #TheDonald è sempre più scatenato e si prepara addirittura a un golpe se dovesse uscire sconfitto da queste drammatiche Presidenziali 2020 ...

Ma perché il ticket Dem è così timoroso?

Semplice e disarmante allo stesso tempo: non riesce e non vuole, spaventata di spaventare tutti quei bei voti moderati se solo ammettesse il legame che esiste tra disordine e ingiustizia (altro che legge e ordine ...). 

Un legame che ormai marcia in ogni città USA : solo il ticket Dem non se ne è accorto e, non si sa quanto inconsapevolmente, finiscano per fare il "giogo del Tycoon".


  

 


-Nessun agente incriminato per l'assassinio di Breonna Taylor


Un attimo dopo che la notizia è confermata e sancisce l'ennesimo sopruso contro la comunità afroamericana è divampata la rivolta per le strade di Louisville, in Kentucky: non solo per le strade la rabbia diventa un'onda in piena anche i social si infiammano. 

La rabbia cieca e dolente di Colin Kaepernick, il quarterback di San Francisco che per primo mise un ginocchio a terra per i neri ammazzati (e da allora non trova una squadra): 

"L'istituzione suprematista bianca poliziesca va abolita".

Quella di LeBron James:

"Volevamo giustizia per Breonna, abbiamo avuto giustizia per i muri di casa dei vicini".

Ha preso la parola anche Justin Bieber:

"Vergogna Kentucky".

George Clooney,  che è nato proprio in Kentucky:

"Breonna è stata uccisa da tre agenti bianchi".


Agenti che torneranno utili molto presto. Il giorno precedente Donald Trump ha clamorosamente evitato di impegnarsi per una transizione pacifica dopo le elezioni, vinca chi vinca. La strategia è chiara e delineata (da tempo): il presidente uscente, travolto dal disastro della lotta alla pandemia da Covid-19 e dalle rivolte antirazziste divampate dopo l'orrenda morte di George Floyd (e degli altri); già diffonde l'idea dei brogli (come se gli Stati Uniti fossero uno dei quei paesi guidati da un dittatore qualsiasi ... anche se ... ormai ... #TheDonald non è più solo il paladino dei sovranisti di tutto il mondo e nemmeno più solo l'alfiere di tutte le destre estreme americane e del resto del mondo ma uno spericolato dittatorello che vuole restare sulla plancia di comando a tutti i costi ... anche scatenando una drammatica nuova guerra civile americana; n.d.t); dovesse impugnare il risultato di qualche grosso stato gli servirà ogni poliziotto d'America per non far esplodere il paese. Come gli servirà ogni giudice e sopratutto la Corte suprema (mentre scriviamo questo post, dagli USA arriva la notizia che #TheDonald in questo sabato di fine settembre annuncerà il nome di colei - sarà una donna la prescelta, con ogni probabilità dovrebbe essere Amy Coney, 48 anni, ultraconservatrice, cattolica originaria dell'Indiana e dichiaratamente ostile all'aborto per cui, il Tycoon, in un colpo solo, è stato capace di calpestare la memoria di Bader Ginsburg, morta a 87 anni colei che era riconosciuta da tutto il paese come "la donna che cambiò i diritti delle donne"; calpestando le ultime volontà dell'icona femminista; la giudice amata dai liberal che aveva lasciato scritto in una lettera alla nipote di "non voler essere sostituita alla Corte prima dell' insediamento del nuovo presidente" ... ma si sa, l'attuale inquilino della Casa Bianca non si cura del "political correct").

Intanto però il presidente è stato fischiato - giovedì - mentre rendeva omaggio alla salma di Ruth Ginsburg mentre aveva già trovato la sua sostituta. E così saranno suoi 6 su 9, mai successo in assoluto nella storia degli Stati Uniti

La giustizia - politica ... secondo #TheDonald mentre il ticket Dem Biden-Harris sono ancora timorosi senza trovare il coraggio di controbattere (in modo radicale) gli strappi antidemocratici e anticostituzionali del Tycoon.


-La scelta del gran giurì di Louiisville


E' talmente palese che in questo contesto il gran giurì abbia scelto di optare in una scelta tutta politica. Il procuratore che ha selezionato le prove per il giurì è un nero conservatore, David Cameron, eletto solo dieci mesi fa e pupillo del leader repubblicano al Senato, Mitch McConnell (l'uomo che ha spianato la strada a Trump per il prossimo giudice supremo), oratore durante l'ultima deludente convention repubblicana. Sua era la facoltà di scegliere quali elementi fornire al giurì e quale reato ipotizzare. Su entrambe le questioni ha rifiutato ogni domanda, in una conferenza stampa di oltre un'ora iniziata con la dichiarazione (del tutto provocatoria) degli:  "agenti autorizzati a sparare".

Non ci si deve stupire più di tanto se l'America brucia: la drammatica "questione razziale" mai risolta in USA è in qualche modo alimentata, sostenuta, garantita da un presidente che ha deciso di giocarsi tutte le carte della riconferma sulla pelle degli afroamericani ma, qualcosa di nuovo sta avvenendo ed è già avvenuto: le nuove generazioni di americani, bianchi e neri, non tollerano più la condotta razzista della polizia statunitense e, tuttavia, non ci sono certezze che questo basti a cacciare il Tycoon dalla stanza dei bottoni.

Dopo oltre 100 giorni anche le prove sono materiale controverso, due o tre ritocchi e un omicidio diventa una tragedia senza colpevoli. Un misterioso testimone di cui si è appresa l'esistenza solo ora ha detto di aver sentito la polizia qualificarsi prima di sfondare la porta di Breonna Taylor. Fino al giorno prima della pronuncia del gran giurì i vicini l'avevano negato, come pure il fidanzato di Breonna, Kenneth Walker, che terrorizzato per l'irruzione sparò un colpo e ne ricevette indietro 32 ... non ha mai avuto precedenti e aveva il porto d'armi. L'ex fidanzato ricercato per spaccio, Jamarcus Glover, era stato già catturato: lo avevano trovato a mezzanotte a un altro dei cinque indirizzi di cui era stata autorizzata l'irruzione no knock, senza annunciarsi.

Tuttavia, sul verbale qualcuno ha (malamente) grattato 12.00 facendolo diventare 12.40 (alle 12.45 l'irruzione da Breonna, alle 12.50 Breonna era stata giustiziata). Infine, due  diverse perizie - la scientifica di Louisville e Fbi - hanno studiato il proiettile che ha ucciso Breonna: per la scientifica non si può capire chi l'ha sparato, per l'Fbi è stato l'agente Cosgrove

Non sorprende questa conclusione e anzi diventa del tutto opportuna: visto che quello che ha sparato alla cieca, è stato licenziato ed è l'unico incriminato (per "negligenza") è il collega Hankinson.

(Fonte.:theatlantic;ilmanifesto)

Bob Fabiani

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-www.theatlantic.com;

-www.ilmanifesto.it

    


giovedì 24 settembre 2020

Se l'Ue diventa "sponsor di Visegrad", sul delicato tema dei migranti


 





Nel giorno in cui la Commissione Ue presenta il patto su immigrazione e asilo, il risultato è disarmante. Del tutto negativo: niente ricollocamenti obbligatori, anzi, dopo questo documento si avranno rimpatri più facili ed esami sbrigativi delle richieste di asilo.

Non c'è nulla da fare, l'Ue proprio non ce la fa a scostarsi dalle posizioni disumane che hanno fatto da sfondo agli ultimi anni e decenni. Il nuovo patto sull'immigrazione della Commissione Ue lascia "ampia libertà" agli Stati di fare come vogliono. Emerge anche un'altra realtà: questo documento lascia intatto il peso dell'accoglienza ai paesi di "primo approdo".

A Bruxelles, sono riusciti a scrivere un'altra pagina deprimente in tema di migrazioni: è stato messo nero su bianco che, d'ora in poi, senza tanti giri di parole, la tanto declamata e "civile Europa" si trasforma in "sponsor" del cosiddetto "blocco di Visegrad", gettando definitivamente la maschera e senza avere il coraggio di affrontare un tema tanto delicato come quello dei migranti

A Bruxelles proprio non riescono a capire che non si può affrontare questa tragedia restando ottusamente fermi su posizioni sovraniste e populiste: non si è ancora capito che minacciare respingimenti e rimpatri di coloro che arrivano dall'altra sponda del Mediterraneo non è e non può essere l'unica cosa che l'Europa è in grado di mettere in campo; perché le migrazioni non si arresteranno e, nei prossimi anni e decenni saranno destinate ad aumentare. 


-Pietro Bartolo boccia la Commissione: "Così è inaccettabile"


Tutti si aspettavano molto di più dalla Commissione anche perché, nei giorni precedenti al lancio del documento da parte di Bruxelles erano uscite alcune dichiarazioni - a firma della stessa presidente von der Leyen - in cui si sosteneva la "volontà di abolire il regolamento di Dublino"; nulla di questo è accaduto e, Pietro Bartolo, ora eurodeputato ma per 30 anni medico a Lampedusa sbotta: "Sono deluso e amareggiato. Il nuovo patto non solo è insoddisfacente ma credo che peggiorerà la situazione attuale. E chi continuerà a pagare le conseguenze saranno i paesi di primo approdo". Prima di concludere il ragionamento, l'ex medico aggiunge: "Così è inaccettabile" poi, analizzando il documento riesce anche a trovare qualcosa di positivo: "C'è solo una cosa positiva: per i ricollocamenti si tiene conto dei familiari presenti in uno Stato membro allargando il concetto di famiglia anche ai fratelli, alle sorelle e alle famiglie che si sono costituite durante il viaggio verso l'Europa, mentre prima non era così. Una piccola cosa che però non risolve certo il problema della migrazione".   

(Fonte.:ilmanifesto)

Bob Fabiani

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-www.ilmanifesto.it

mercoledì 23 settembre 2020

Mauritius, il disastro ambientale della marea nera mette in difficoltà il governo


 






La compagnia navale giapponese che gestiva il cargo Mv Wakashio, naufragato lo scorso 25 luglio al largo di Mauritius, ha causato numerose stragi di delfini, marinai dispersi: il relitto pericoloso vicino alla costa, una popolazione provata dalle conseguenze economiche della pandemia (come nel resto dell'Africa; n.d.t).

Il quadro che emerge sull'isola di Mauritius è desolante e il clima che si respira è teso. In questo reportage, AfricaLand Storie e Culture africane fa il punto a quasi due mesi dal disastro.


-Proteste contro il governo

Il 26 agosto molte persone a Mauritius e nel resto del mondo sono rimaste impressionate da un'immagine: almeno 18 delfini spiaggiati nel Sudest dell'isola. Non è possibile risalire al numero esatto perché sono arrivati in più ondate, e i conti variano a seconda delle fonti. Nessun esamplare è sopravvissuto. E' successo a Grand-Sable, non lontano da Mahébourg, lo stesso posto dove lo scorso 25 luglio è naufragata la nave cargo Mv Wakashio.







Secondo le autorità dell'isola la morte dei delfini non è collegata alla marea di combustibili usciti dalla Mv Wakashio, perché non c'era traccia di idrocarburi nel loro corpo. Ma servono ricerche più approfondite per escludere definitivamente un legame. In ogni modo, questo è solo uno dei tanti disastri che hanno colpito l'isola negli ultimi tempi.

Disastri di cui purtroppo non si vede la fine.



Dopo il naufragio del rimorchiatore, i mauriziani hanno chiesto al governo di individuare i responsabili. Perché quella vecchia nave era uscita in mare nonostante le cattive condizioni meteorologiche? Chi l'aveva autorizzata a lasciare il porto?

E' in corso un'inchiesta, e per le conclusioni bisognerà aspettare settimane.

Nel frattempo tra gli abitanti dell'isola crescono la rabbia e la disperazione. Il 29 agosto si è svolta una manifestazione di portata storica. Per la prima volta in trent'anni decine di migliaia di persone hanno sfilato per le strade della capitale Port Louis per chiedere le dimissioni del primo ministro Pravind Jugnauth (in carica dal 2017 ed esponente del partito di centrosinistra Movimento socialista militante; n.d.t). Dichiaratamente "apolitica" e frutto di una mobilitazione spontanea, la manifestazione ha preso di mira il governo, considerato incapace di contrastare le conseguenze sociali delle diverse crisi che stanno colpendo l'isola.

"Il governo di Mauritius diffonde informazioni false su qualsiasi tema", s'indigna il mauriziano Sungkur Deepak, che vive a Parigi e fa parte di un'associazione di attivisti. Insieme ad altri militanti Deepak ha organizzato una manifestazione della diaspora mauriziana nella capitale francese il 29 agosto, in contemporanea con i cortei a Port Louis. All'iniziativa hanno partecipato centinaia di persone. Un successo di cui l'attivista è stato il primo a sorprendersi e che l'ha spinto a continuare.

"Chiediamo le dimissioni di un governo che ha mentito troppe volte", continua Deepak in una dichiarazione resa ai reporter di Mediapart, il 9 settembre.

"Chiediamo che Mauritius sia una vera democrazia. Che le persone al potere si assumano la responsabilità delle recenti leggi che limitano la libertà di stampa e d'espressione. Che rendano conto della corruzione e che ci spieghino perché hanno aspettato dodici giorni prima di intervenire sul relitto della Mv Wakashio e l'hanno lasciato affondare senza permettere a nessuno di scattare foto".


-Decisioni affrettate

Questo è uno dei punti su cui il governo mauriziano è più criticato: cos'è successo subito prima, durante e dopo il naufragio? Anche se c'è un'inchiesta in corso, le autorità hanno lasciato numerose questioni aperte e la gestione del relitto è stata poco trasparente. Dopo che il 15 agosto la nave si è spezzata in due sulla barriera corallina della punta di Esny, nella parte Sudorientale dell'isola, il governo ha ordinato che la prua fosse affondata a 25 chilometri dalle coste, cosa che è stata fatta subito il 21 agosto.

"Gli esperti francesi  avrebbero preferito che il relitto fosse smantellato in India, ma questa possibilità non è stata presa in considerazione dalle autorità mauriziane. La Francia non ha potuto fare niente perché Mauritius è un paese sovrano", ha precisato un rappresentante del governo francese interpellato dai reporter di Mediapart.

Alcune associazioni ambientaliste, tra cui Greenpeace, avevano protestato contro la scelta di affondare parte del relitto. Del resto, la poppa della nave è tuttora bloccata sulla barriera corallina della punta d'Esny, un sito dall'importante valore ambientale. La fretta con cui si è deciso di affondare parte della nave così come altri elementi poco chiari del naufragio sono stati strumentalizzati dall'opposizione, all'interno della quale si è imposta la figura di Bruneau Laurette. Esperto di sicurezza, addestratore militare, forse mercenario, Laurette ha svolto molti lavori nell'ambiguo mondo della sicurezza marittima nell'oceano Indiano. E' stato anche uno degli organizzatori della grande manifestazione del 29 agosto a Port Louis e ha presentato due denunce contro il governo mauriziano per negligenza nella gestione della crisi dell'Mv Wakashio.

Laurette ha detto più volte ai mezzi d'informazione dell'isola di avere "foto satellitari" che mostrano spostamenti di carichi sospetti a bordo dell'Mv Wakashio. I suoi sostenitori lasciano intendere che il traffico di droga  - un tema ricorrente a Mauritius - non sia estraneo né al naufragio né alla gestione caotica della crisi. Il 13 settembre Laurette ha organizzato nuove manifestazioni contro il governo e si è alleato con gli oppositori riuniti intorno a Sungkur Deepak a Parigi.

"Il clima sociale si sta scaldando, anche se per ora le manifestazioni sono pacifiche e non si registrano le tensioni tra i gruppi etnici paventate dal governo", osserva un cittadino francese che vive a Mauritius (sull'isola convivono numerose comunità formate dai discendenti delle persone portate lì dai coloni tra il settecento e l'ottocento).

A causa della crisi sanitaria provocata dal Covid-19, le frontiere dell'isola rimarranno chiuse agli stranieri almeno fino al 31 ottobre. Il turismo è completamente bloccato da 6 mesi, nonostante sia la principale fonte di valuta estera e contribuisca a un quarto del pil. Da circa un mese i mauriziani che erano all'estero quando sono state adottate le misure contro la pandemia hanno cominciato a essere rimpatriati, con il contagocce. Sono molte le storie di marinai bloccati in giro per il mondo e costretti, una volta tornati sull'isola, a pagare con i loro soldi una stanza d'albergo per le due settimane della quarantena. Queste storie, che circolano tra la diaspora e sui social network, contengono critiche pericolose per Jugnauth.

Nelle prossime settimane sono previste manifestazioni a Port Louis, Londra, Toronto, Sydney e Parigi. Dopo la crisi sanitaria e quella ecologica, quindi, il governo mauriziano rischia di dover fare i conti con una crisi politica. L'ampiezza del malcontento provocata dal lockdown non lascia presagire nulla di buono.


 



- Per saperne di più: un lungo lavoro di pulizia


La compagnia navale giapponese che gestiva il cargo Mv Wakashio, naufragato lo scorso 25 luglio al largo di Mauritius, ha accettato di pagare 9,4 milioni di dollari (invece dei 34 milioni richiesti inizialmente dal governo dell'isola) per ripristinare le aree naturali danneggiate dallo sversamento in mare di più di mille tonnellate di combustibile. Il denaro servirà a finanziare progetti per salvaguardare le ricchezze naturali dell'isola, tra cui mangrovie e coralli, e a creare un fondo per l'ambiente. Inoltre la compagnia si è impegnata a sostenere l'industria locale della pesca e del turismo. Resta da vedere, scrive il sito dell'emittente tedesca Deutsche Welle, se il governo di Mauritius considera la somma adeguata. 

Secondo alcuni esperti ambientali, lo sversamento di petrolio è un disastro totale per la natura dell'isola, con ripercussioni ampie e durature.

"La marea nera resterà tra i titoli di giornali per settimane, ma quel petrolio resterà sulle coste mauriziane per decenni", spiega Carrill Muffett, presidente dell'ong statunitense Center for international environmental law.

"Guardando alla quantità impressionante di persone che si sono mobilitate per ripulire il mare dal petrolio, è evidente che i mauriziani sanno bene quali possono essere le conseguenze della marea nera sull'ambiente e sui loro mezzi di sostentamento", scrive il sito African Arguments.

"Ma per capire fino in fondo gli effetti a lungo termine su un ecosistema così fragile ci vorrà tempo. Serviranno anni per ripristinare l'equilibrio naturale nelle lagune Sudorientali di Mauritius, che ospitano una grande biodiversità".

Invece, fa notare il settimane sudafricano The Continent, uno dei rischi più immediati è la sicurezza alimentare degli abitanti, poiché i prodotti della pesca e dell'acquacoltura potrebbero essere contaminati da sostanze tossiche.

(Fonte.:mediapart,thecontinent,africanarguments;dw)

Bob Fabiani

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-www.mediapart.fr/afrique/mauritius;

-www.mg.co.za/thecontinent/mauritius;

-www.africanarguments.org;

-www.dw.com  

     


martedì 22 settembre 2020

Botswana, scoperto il mistero della moria di elefanti


 







E' stato svelato il mistero che causò la moria di elefanti in Botswana: la colpa è delle alghe dei pozzi d'acqua. 

Le tossine prodotte da alghe microscopiche nell'acqua sono state la causa delle inspiegabili morti di centinaia di elefanti in Botswana, il paese africano che ospita un terzo della popolazione di esemplari africani in via d'estinzione. 

L'allarme era stato lanciato tra maggio e giugno, quando erano state avvistate carcasse di elefanti nel delta dell'Okavango: in tutto 330 elefanti morti senza apparente motivo.

I colpevoli, individuati dopo mesi di test di laboratorio in Sudamerica, Canada, Zimbabwe e Stati Uniti, sono i cianobatteri, batteri tossici che possono essere presenti naturalmente nell'acqua stagnante e talvolta crescono in grandi fiori noti come alghe blu-verdi. Tra l'altro gli scienziati avvertono che il cambiamento climatico potrebbe rendere più probabile questo tipo di incidenti, noti come fioriture tossiche, perché vengono favorite dall'acqua calda.

(Fonte.:jeuneafrique)

Bob Fabiani

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-www.jeuneafrique.com

lunedì 21 settembre 2020

Confermate le dimissioni del premier libico Al-Serraj


 





Le voci si rincorrevano dal mese di agosto: il premier libico, Fayez al Serraj, rassegnerà le dimissioni a ottobre. In un primo momento, il governo di Unità nazionale di Tripoli ha smentito seccamente ma ora, la notizia è ufficiale.

E' stato lo stesso primo ministro della Libia, ad annunciare le dimissioni: mercoledì scorso, 16 settembre, ha ribadito che si dimetterà entro la fine di ottobre.

La sua intenzione è di lasciare il posto a un nuovo esecutivo che guidi il paese attraverso una fase di transizione, che porti all'elezione di un nuovo parlamento.

Al-Serraj è a capo del Governo di accordo nazionale libico, con sede a Tripoli, riconosciuto come legittimo dalla comunità internazionale ma non dal resto della Libia

Si apre dunque una nuova fase ma, l'incertezza che aleggia sul paese Nordafricano non diminuisce dal momento che, la guerra civile va avanti anche se, nelle ultime settimane, il generale ribelle Haftar ha rallentato la sua offensiva, per altro sostenuta dagli Emirati arabi uniti, dall'Egitto nonché dalla Russia.

(Fonte.:lemonde)

Bob Fabiani

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-www.lemonde.fr/afrique/libye 

domenica 20 settembre 2020

Toots Hibbert, il padre del Reggae è scomparso a 77 anni


 





E' scomparso l'11 settembre scorso presso lo University Hospital of the West Indies di Kingston, Giamaica, il padre del Reggae, Toots Hibbert: aveva 77 anni, a seguito delle complicanze dovute all'infezione da Coronavirus.

Il cordoglio è stato globale: la notizia ha fatto velocemente il giro del mondo attraverso social e testate giornalistiche: nei prossimi giorni, AfricaLand Storie e Culture africane dedicherà uno speciale alla stella del Reggae: vocalist, chitarrista e leader del gruppo The Maytals.

(Fonte.:theguardian)

Bob Fabiani

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-www.theguardian.com

sabato 19 settembre 2020

Lunedì riprendono le pubblicazioni di AfricaLand Storie e Culture africane


 





A partire da lunedì 21 settembre, AfricaLand Storie e Culture africane riprende regolarmente le pubblicazioni. Sarà un autunno di grandi novità per il blog: daremo più spazio alla storia e alla cultura e alle inchieste dall'Africa con un occhio di riguardo alla cultura black.

Seguiteci.

(Fonte.:africalandilmionuovoblog)

Bob Fabiani

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-https://africalandilmionuovoblog.blogspot.com