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sabato 1 settembre 2018

Inferno Libya. Le milizie mettono a ferro e fuoco Tripoli





A intervalli regolari la situazione in Libya sembra sempre più ingarbugliata. Catastrofica. Senza via di uscita. Le ultime vicende poi hanno il potere brutale di mettere in chiaro una volta per tutte che, non esistono "ricette magiche" per venire a capo del "Caso Libia".

Semplicemente è impossibile pensare come vorrebbero alcuni in Europa che sia sufficiente andare a elezioni politiche per consentire al paese Nord africano di uscire dal labirinto della guerra civile. Una volta per tutte sarebbe molto più serio non fare finta di non vedere quale faccia abbia la realtà e, ancor di più, riconoscere tutti gli errori fatti fino a questo momento.



La situazione a Tripoli è sempre infernale: da lunedì scorso sono scoppiati violenti scontri a fuoco e hanno coinvolte molte fazioni in guerra tra loro; molte milizie che si guardano in cagnesco tra loro. Come sempre a Tripoli è tutti contro tutti. A quanto si apprende gli scontri sono iniziati quando, la "Settima Brigata", milizia di stanza a Tarhuna, che combatte per abbattere e cancellare il premier - mai riconosciuto se non dall'occidente - Al-Serraj.

Il bilancio è subito tragico: 30 morti (di cui almeno 2 sono bambini) e 100 feriti.

Le milizie non hanno accettato il "cessate il fuoco" e, la stampa libica, ha parlato apertamente di un attacco indirizzato contro l'ambasciata italiana a Tripoli. Lo rende noto il sito Libya Times: secondo fonti giornalistiche, ci sarebbero alcuni testimoni che hanno riferito di un missile "ha mancato di pochi metri l'ambasciata", colpendo un albergo vicino.
(Fontelibyatimes)
Bob Fabiani
Link
-www.libyatimes.net

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