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lunedì 23 marzo 2020

Il Sud del Mondo, dove vivono gli ultimi della Terra: il nuovo fronte del Coronavirus





AfricaLand Storie e Culture africane nel quotidiano racconto della pandemia mondiale del COVID19 si sofferma nel Sud del Mondo dove vivono circa tre miliardi di persone negli slum senza acqua e sanità. E' qui il nuovo fronte del virus.


-Gli ultimi della Terra


Nella cosiddetta parte del primo mondo ci sono tutta una serie di piccoli gesti oppure elementari "precauzioni per l'igiene" che sono scontati, tra questi, quello di lavarsi le mani. In tempi di coronavirus, le indicazioni parlano di lavarsi le mani per almeno venti secondi. In quel preciso istante va ricordato che siete fortunati : disponete di acqua e avete un sapone.
Il 40% della popolazione mondiale, 3 miliardi di persone, non ha né l'una né l'altro. Tre quarti degli abitanti dei paesi meno sviluppati non possono contare a casa di questi due alleati preziosi contro il contagio. In un terzo delle scuole del mondo e in un ospedale su sei non c'è modo di lavarsi le mani.
Con queste premesse è chiaro che il prossimo incubo dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) sia l'emergenza COVID-19 tra i "dannati della Terra", come li chiamava Frantz Fanon.
Quelli che vivono dove i servizi igenici e le distanze di sicurezza sono una chimera. Fino a pochi giorni fa i numeri sembravano indicare un avanzamento lento in Africa, nel Sud Est Asiatico e in America Latina, nelle aree dove gli slum si concentrano.

Ma ora suona il campanello d'allarme.

"Il mio continente deve svegliarsi", ha implorato il presidente OMS, l'etiope Adanon Ghebreyesus solo qualche giorno fa. Per gli esperti di sviluppo non c'è da sperare che la preponderanza di giovani nel Sud del mondo abbassi la media dei decessi.

I poveri pagheranno un prezzo altissimo.

-Slum e favelas





Impossibile per gli epidemiologi avere un quadro chiaro dell'andamento dei contagi negli insediamenti che si ammassano ai margini delle metropoli. Rileva l'antropologa Annie Wilkinson sul sito della London School of Economics : qui spesso le persone si rivolgono a operatori sanitari informali per tosse, febbre, raffreddore. Le conte sono incomplete anche per questo. Accertati i contagi, comunque la quarantena risulterebbe impossibile in alloggi piccoli occupati da famiglie anche di 10-12 persone. La tentazione delle autorità è quella di sigillare intere baraccopoli. Nel 2014 i tentativi di isolare le baraccopoli attorno a Monrovia (Liberia) per evitare la diffusione di Ebola si tradussero in gravi tumulti. Gli esperti invitano a non disdegnare di accordarsi con leader religiosi locali o perfino con le gang capaci di gestire l'ordine nelle aree dove la legge non arriva.

-La chiusura delle scuole

Nelle aree più povere del mondo (in Africa più di 15 paesi l'hanno decretata) ha conseguenze devastanti. L'affollamento nelle abitazioni e il divieto di uscire moltiplica la probabilità di viiolenze domestiche. Nel caso di Ebola ci fu un picco di gravidanze di adolescenti. Se lo stop alle lezioni si prolunga c'è un'alta percentuale di abbandoni scolastici definitivi.

-Economia e instabilità politica


David Evans e Mead Over per il Center for Global Development rammentano come l'Osce dia per dimezzata causa COVID-19 la crescita economica globale : per i paesi poveri è un'emorragia potenzialmente letale. La perdita di potenza del motore cinese ha rallentato la fame di materie prime, con investimenti già in calo in Africa. Impossibile cercare investitori altrove vista la dimensione globale del contagio. I molti leader politici corrotti non hanno la credibilità per imporre misure drastiche né di far sperare in processi di recupero.
All'orizzonte si potrebbero verificare possibili terremoti politici.


-Il Sudafrica e l'Aids





 Fino a ieri il Sudafrica ha registrato 202 casi ma, nelle ultume ore fonte di stampa locali parlano di una preoccupante impennata : i casi sarebbero raddoppiati arrivando a 402 e del resto, gli specialisti si aspettano nei prossimi giorni e settimane una vertiginosa crescita. Con il triste record di infezioni di Hiv (7,7 milioni), il paese trema per il Coronavirus, che si accanisce sulle persone più vulnerabili.



-Il caso Gaza





La Striscia di Gaza viene definita la prigione a cielo aperto più grande del mondo : circa due milioni di persone che vivono senza servizi igienici fondamentali e con una Sanità precaria in un territorio grande come la provincia di Prato. 
Nonostante l'isolamente cui è costretta, purtroppo è arrivata la notizia del primo caso accertato da COVID-19 e ora si teme una drammatica esplosione.

"Come si comporterebbe Israele se decine di migliaia di palestinesi marciassero alla frontiera chiedendo assistenza?", si chiede Dana Wolf, esperta dell'Interdisciplinary Center di Herzliya.



-I rifugiati


Concludiamo questo viaggio soffermandoci sul dramma dei rifugiati e dei migranti.

Le ong che si occupano di migranti - da molti giorni - hanno lanciato l'allarme nel campi di accoglienza in Francia, Grecia e Bosnia. Condizioni sanitarie pessime, affollamento, fatica, sono un cocktail letale di fronte al virus. E molte di queste organizzazioni perdono volontari fermati dal timore di portare il contagio o perché costretti a non muoversi dai propri paesi.

"Questa pandemia  si muove come un'onda - spiega Ludo Bok del Programma ONU per lo sviluppo - un'onda che ora minaccia anche i sistemi e le persone meno in grado di farcela. Non è più solo un'emergenza sanitaria. E' sociale, economica e politica. Prendiamola almeno come una sveglia per trovare modi innovativi per rispondere alle crisi".
(Fonte.:jeuneafrique;nyt;bbcafrica)
Bob Fabiani
Link
-www.jeuneafrique.com;
-www.nytimes.com;
-www.bbc.com/africa 

1 commento:

  1. Saranno i più deboli, i diseredati, a pagare il prezzo, a causa della miopia del capitalismo. Ma non hanno capito niente, perché un'emergenza globale si ritornerà anche sui più potenti e gli effetti si cominciano a vedere.
    L'acqua corrente e il sapone dovrebbero essere l'emblema di questa emergenza, per ricordarci sempre che non dobbiamo darli per scontati. L'ho imparato quando ero in Guatemala e non lo dimenticherò mai.

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