Sono ore drammatiche a
#Tripoli per l'attacco senza tregua delle
#Milizie contro il governo di
'Unità Nazionale' di
Serraj. La capitale
#Tripoli è sotto attacco e, ormai, appare chiaro che questa nuova impennata della
"guerra civile" - che mette tutti contro tutti - ha un preciso scopo:
rovesciare e mettere all'angolo
Al Serraj e i suoi sponsor.
"Noi non vogliamo la distruzione, avanziamo in nome dei cittadini che non trovano cibo, mentre altri si godono il denaro", ringhia rabbioso il
leader della "7°Brigata" una delle
milizie che hanno dato il via all'offensiva
guerrafondaia che sta gettando nel
caos (senza fine)
#Tripoli e il resto della
#Libia.
-L'ostacolo alla pace della #Libya
I combattimenti tra le
milizie bloccano ogni sforzo di trovare una soluzione
politica al
conflitto e, alla luce di quanto sta accadendo nelle ultime ore (dove pare che i
ribelli delle
milizie siano davvero a stretto giro di posta della capitale e, abbiano nel mirino, le postazioni dell'odiato governo di
Al Serraj n.d.t), appare anacronistico pensare che si possano organizzare
elezioni generali come spera di poter fare
Macron (a favore) del suo nuovo pupillo
Haftar (in chiave anti-
Roma n.d.t).
Sembrano passati secoli da quell'incontro, andato in scena a
Parigi, lo scorso mese di
maggio quando, i leader delle
quattro principali fazioni
libiche si sono sedute intorno a un tavolo con i rappresentanti
ONU, dell'
UE e quindi dell'
Unione africana nonché dei rappresentanti della
Lega araba: oggetto dell'incontro, appunto le
elezioni del
#10dicembre.
Non a tutti accettano questo schema e il suo naturale
vincitore quell'
Haftar che,
Macron ha provveduto a sostenere al pari degli
arabi e sopratutto degli
egiziani che, sotto la spinta del d
ittatore Al-Sisi sognano finalmente il
"Grande Egitto".
"Le milizie hanno il potere di far avanzare o mandare a monte il processo di pace, sono loro a detenere il potere sul campo. Si dice spesso che il precedente accordo politico sulla Libia è naufragato perché non prendeva in considerazione il futuro delle milizie. Ancora oggi il governo Al Sarraj ha un grosso debito con i gruppi armati" , afferma
Tarek Megerisi,
analista dell'
European council of foreign relations.
Nodi difficili da sciogliere ma, nessuno poteva realmente pensare che fosse
Al Serraj, presidente di un governo
non riconosciuto nel resto della
Libia ha consentire al paese
Nord africano di tentare una problematica uscita dalle sabbie mobili della
crisi.
Oggi la situazione appare anche più disperata e
Al Serraj ha deciso di istituire lo
"Stato d'Emergenza" a
Tripoli e dintorni.
Sullo stato d'emergenza hanno preso posizione i
volontari e gli
attivisti di
Medici Senza Fontiera:
"Lo stato d'emergenza è stato annunciato a Tripoli. Medici Senza Frontiere resta altamente preoccupato per i cittadini libici nelle aree residenziali e per i rifugiati e migranti intrappolati nei centri di detenzione, le cui sofferenze sono state aggravate dalle politiche dell'Unione europea. La libia non è un Paese sicuro".
Ma che cosa sta succedendo? E quale ruolo hanno paesi come l'
Italia e la
Francia gli
Stati Uniti e la
Gran Bretagna?
Orientarsi nel
caos libico non è sempre facile: a tal proposito riannodiamo i fili e ripartiamo dalla disastrosa
guerra contro Gheddafi del
2011.
-I fatti
Rivolte arabe 2011:
Nel quadro delle rivolte arabe del 2011 divampate in Africa in #Tunisia e poi allargatesi all'#Egitto e in molte parti e Monarchie del Medio Oriente, il Caso Libia si distinse nel periodo che va da febbraio a ottobre dando il via a una guerra civile che oppose il regime di Gheddafi alle forze di opposizione sostenute dall'esterno dalle potenze occidentali e, tra queste figuravano la #Turchia e alcuni Paesi arabi.
Il disastroso intervento militare 2011:
La spedizione militare che si organizzò in fretta e in furia si svolse sotto l'egida dell'ONU che, almeno nelle intenzioni (rivelatesi del tutto false) di difendere i civili dalla repressione del regime e sostenere una rapida transizione della Libia verso la democrazia.
Libia stato fallito, paese diviso:
In realtà da fine 2011 il paese è diviso in centri di potere, con due parlamenti e due governi: quello di Tripoli guidato da quel Al Serraj inviso e non riconosciuto come presidente della Libia dal resto del paese africano e l'altra sotto controllo del generale Haftar, con varie milizie che hanno sempre più peso nella gestione delle risorse dello Stato e della rendita petrolifera.
Ma le divisioni che si sono in un certo modo manifestate in tutta la loro drammaticità sono la conseguenza della
destituzione e dell'
assassinio del
Rais Gheddafi in quella disastrosa
guerra voluta principalmente dalla
Francia sotto la guida di
Sarkoszy che, spinse come un ossesso per la soluzione
militare per insabbiare e ridurre al
silenzio (definitivo) lo stesso
Rais che aveva
finanziato la
campagna presidenziale del presidente
francese.
Oggi fa un certo effetto vedere proprio
Parigi come
"sponsor più attivo" nel perorare la
"causa delle elezioni generali" del
#10dicembre: per quale motivo?
-Elezioni sponsorizzate da Parigi
La percezione che appare sempre più chiara mano a mano che passano i giorni è che sia proprio la
Francia a volerle queste
elezioni e, il motivo di questa strategia di
Macron rimanda a quella
"nuove alleanze" richieste dal presidente
francese (di cui abbiamo parlato la scorsa settimana su questo #Blog) per riscrivere non tanto e non solo gli
"asset strategici francesi" ma, in qualche modo, per promuovere la
leadership francese in
Africa e in
Medio Oriente. In questo contesto rientra a pieno titolo con questa agenda
presidenziale voluta da
Macron.
L'iper-attivismo dell'
Eliseo rischia di produrre un nuovo mostro (a più teste).
Macron non vuole concedere troppo spazio a
Roma anzi, nel suo ragionamento l'impianto che dovrebbe condurre la
Libia alle
elezioni generali del
#10dicembre ha una doppia valenza: rimettere ordine in tutta la
Libia che, attraverso
"l'uomo forte e nuovo Rais", ossia il
generale Haftar sarebbe in grado di tenere a bada quelle
milizie che, in queste ore stanno mettendo a ferro e fuoco
Tripoli.
Un attimo dopo, l'
Italia sarebbe messa nell'angolo. Ai margini della
"nuova Libia".
Haftar sarebbe la soluzione peggiore per
Roma: è del tutto risaputo l'antipatia atavica del generale nei confronti dell'
Italia e, le cose sono anche peggiorate dopo l'arrivo dell'
#EsecutivoGialloVerde caratterizzato dalle sparate
razziste del
#ministrodellapaura.
Tuttavia l'azione di
Macron serve anche a rafforzare l'asse (storico) che
Haftar (Signore della guerra della Cirenaica) con l'
#Egitto del
dittatore Al-Sisi. Nella visione di
Macron serviva portare
Haftar dalla parte di
Parigi e, in questa nuova santa alleanza pare che, il
generale si sia fatto garantire dal presidente
francese l'azione serrata contro l'
Italia da sempre tra gli
sponsor più convinti di
Al Serraj.
-Strategia a stelle e strisce (e di) #Africom
E l'
America di
Trump come si posiziona su tutta questa situazione?
#TheDonald è stato molto chiaro al riguardo: per la
Libia vuole una soluzione che "deve durare nel tempo" e, per questo, convintamente, ha offerto il pubblico sostegno all'
Italia e all'
#EsecutivoGialloVerde (in chiave
anti-migranti n.d.t).
Il portavoce del comando
americano per l'
Africa spiega in poche parole l'"ingaggio" di
Africom che, si muove in una unica direzione:
"Gli USA lavora con il governo di Unità nazionale per portare stabilità nel paese".
-Il Golpe (del nuovo Rais e pupillo di Parigi)
A nessuno però può sfuggire che quando ci si trova di fronte alla
"Crisi libica" è sempre e solo la
"Questione Petrolio". E allora tutto quello che sta avvenendo in modo cruento e drammatico acquisisce le sembianze di un
Golpe (attraverso le mosse
belliche della
"7°Brigata" n.d.t) .
Non bisogna dimenticare che la
"Settima Brigata" originariamente aveva giurato fedeltà a
Serraj ma, visto che ormai il futuro del presidente del governo di
Tripoli è segnato e, visto anche che quest'ultimo non ha intenzione di lasciare il comando, le
milizie hanno scatenato l'inferno per
rovesciarlo.
La mano, il regista è chiaramente
Haftar che ha capito di avere dalla sua la
Francia, i
paesi arabi e l'
#Egitto ecco che il
generale ha fretta non solo di scatenare l'inferno ma di prendersi il potere.
Haftar teme che le
elezioni non si facciano e per non avere intralci alla sua scalata al potere ha scatenato la
guerra civile in modo che gli garantisca di l'entrata trionfale a
Tripoli.
(Fonte.:alarabyaljadid)
Bob Fabiani
Link
-www.alaraby.co.uk/english