TAG - AfricaLand Storie e Culture africane

AFRICA - Anc - DIASPORA - Segregazione razziale - - DIRITTI UMANI - migrazioni - TORTURE - RAZZISMO - Lotte anti-Apartheid - AFRIKANER - Afroamerican - LIBIA - lager libici - Libertà - Rwanda - genocidio rwandese - Namibia - genocidio dimenticato - Donald Trump - trumpismo - NELSON MANDELA - APARTHEID - SUD AFRICA - THOMAS SANKARA - Burkina Faso - rivoluzione burkinabé - STEVE BIKO - MARTIN LUTHER KING - i have a dream - slavers 2017-2018 - schiavitù - SCRITTORI D'AFRICA - Negritudine - PANAFRICANISMO - AFROBEAT - FELA KUTI - NIGERIA - BLACK MUSIC - BLACK POWER - BLACK LIVES MATTER - SELMA - Burundi - referendum costituzionale - Pierre Nkurunziza - presidente onnipotente - Madagascar - Place du 13 Mai - Antananarivo - Madagascar crisis - Tana Riot -Free Wael Abbas - Egitto- Piazza Tahir- Rivoluzione2011- Al Sisi - Italia - Esecutivo Giallo-Verde - osservatorio-permanente - Storie-di-Senza-Diritti-Umani - Barack Obama - Obama Years- Dakar2021 - World Water Forum - ChinAfrica - Brics - ambiente - Climate Change - FOTO DEL GIORNO - REGGAE -#mdg2018 - #MadagascarDecide - 'AL DI LA' DI OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO' - IL ROMANZO - #GiletsJaunes - Afroitalian - Walter Rodney - Brexit - Coronavirus - #LEDITORIALE - News For Africa - I Can't Breathe - #USA2020

domenica 31 maggio 2020

La voce dell'America che non riesce più a respirare (e non da oggi)









"La libertà non è mai volontariamente concessa dall'oppressore: dev'essere rivendicata dagli oppressi"
(Martin Luther King,Jr.)




New York, Atlanta, Dallas, Los Angeles, Oakland, Louisville, Detroit il "virus" di Minneapolis si diffonde e contagia tutti gli States.
E' questa la "fotografia" che emerge dopo la quinta notte di rivolta black divampata dopo la drammatica morte di George Floyd, lunedì scorso.

Ma che cosa realmente sta accadendo in America? E cosa significa questa rivolta 2020, quale differenze ci sono con altre simili seguite, ogni volta che, un afroamericano è caduto sotto i colpi violenti della polizia razzista statunitense?

AfricaLand Storie e Culture africane in questo post cercherà di rispondere a questi quesiti.

Il primo e più evidente fatto che salta agli occhi di chi vuole cercare di "leggere tra le righe" dei fatti e dei contesti è che mai così tante  e rabbiose rivolte urbane erano confluite tra loro. Come se ci fosse un ideale ponte che lega una serie di crisi e questioni emerse negli USA targati Donald Trump.


"Volete vivere comodamente e trattarci come animali", urla una ragazza afroamericana davanti ai volti degli agenti schierati in formazione anti-sommossa di fronte ai manifestanti nelle città in rivolta, in questa "America 2020" che brucia.

E' una buona base di partenza per rispondere ai quesiti che abbiamo scritto qualche riga sopra, nell'introduzione di questo post.


-Radiografia di un fallimento

Questo sollevamento avviene nel paese dei 40 milioni di disoccupati e dei 100mila decessi da Covid-19: il virus contenuto nei quartieri facoltosi e che dilaga in quelli dormitorio. Colpendo duramente la comunità afroamericana e in quella delle altre minoranze etniche, a cominciare dagli ispanici. Del resto, la più grande crisi sanitaria globale  - e particolarmente drammatica qui negli States - ha avuto la capacità di portare sotto i riflettori le drammatiche disuguaglianze sociali contenute nelle società occidentali e nella patria del capitalismo sfrenato dove, a farla da padrone era il neoliberismo disumano.
Ma l'America - e lo abbiamo scritto tante volte su queste pagine virtuali - sono anche la patria della "questione razziale"; un male antico e un problema che ha radici lontane. E' parte integrante della sua storia: lo schiavismo.

Da allora è cambiato poco: per i neri, gli afroamericani vivere in America significa convivere con la spada di Damocle del razzismo. Non esiste integrazione: ci sono enormi strati della società americana (bianca) che, non accetta i neri considerandoli "esseri inferiori".

Nasce da questo trauma la sistematica violenza che la polizia scarica sulle vite degli afroamericani. E l'arrivo di Trump alla Casa Bianca, non ha fatto altro che amplificare questo stato di cose. L'elezione di #TheDonald, in qualche modo, è stata la risposta reazionaria al trauma (vissuto da una parte della società americana bianca n.d.t) alla prima presidenza di un presidente afroamericano.

Nell'America 2020 a guida Trump è tutto estremo e l'immagine più emblematica di questi Stati Uniti infiammati, è stata quella delle proteste davanti alla Casa Bianca blindata in cui il "presidentissimo" twittava insulti ai contestatori ed elogi per il secret service "inespugnabile"  - se mai la distopica e convulsa iconografia trumpista, è riuscita a produrre un'immagine crepuscolare è stata quella del tiranno asserragliato nel palazzo, mentre tutto intorno brucia. Restando drammaticamente distante dai sudditi (tanto per lui quei manifestanti non sono il suo elettorato per cui non meritano da parte sua alcuna considerazione ...), senza accorgersi, in quel preciso istante di essere definitivamente dissociato da un paese a cui ha dichiarato guerra.







-Trump soffia sul fuoco


L'amministrazione Trump non è solo la più razzista della storia degli Stati Uniti ma è anche quella che deve trovare "un nemico al giorno". Donald Trump anche in queste giornate così difficili e complesse non ha fatto nulla per non soffiare sul fuoco. E' la sua indole. E' il suo essere bilioso e rancoroso raddoppiando la fiele di tweet al punto che, la piattaforma, è dovuta intervenire: e ora segnala i suoi post come tendenziosi e apologetici di violenza.
Quando #TheDonald ha messo in campo il teorema dei "teppisti", Twitter ha scritto "presidente-thug", ossia "presidente-teppista".

Ma la presidenza Trump ha anche un altro significato.

Non poteva esserci presidente più spettacolarmente (e drammaticamente) inadatto a far fronte a questa situazione che quello che ha incarnato la "restaurazione bianca" dopo gli "anni di Barack Obama". Trump, è il presidente che non sa mai dominarsi e in queste giornate ad alta tensione, non ha trovato nulla di meglio che rincarare la dose delle sue affermazioni razziste passando dal "è ora di cominciare a sparare sui saccheggiatori" allo sguinzagliamento sui manifestanti di "cani feroci".
Siamo di fronte a un repertorio ispirato ai più nefasti precedenti storici di era segregazionista: citazione diretta di Walter Headley sceriffo razzista di Miami la prima, e di Bill Connor, capo della polizia di Birmigham, Alabama che amava usare i cani lupo contro i cortei nonviolenti di Martin Luther King.

Del resto, questo è il presidente che non più tardi di una settimana fa, in una fabbrica del Michigan, esaltava la purezza di stirpe di Henry Ford  - noto suprematista e fiancheggiatore hitleriano - e in qualche modo, ora, si trova a presiedere uno sfacelo dalle radici profonde e drammatiche.

A ben vedere queste giornate dolorose e di rivolta richiamano altre rivolte urbane a sfondo razziale e sono tutte, nessuna escluse come parte consistente della modernità americana, da Watts (1965) a Newark (1967), Detroit (1967), Liberty City-Miami (1980), Los Angeles (1992) fino ad arrivare ai giorni nostri con Ferguson (2015). Tuttavia, solo con il "Caso King", l'incendio era stato così generale.

Eppure in questa America 2020 sta accadendo qualcosa di diverso: ha forse ragione Tim Waltz, il governatore del Minnesota, un attimo dopo aver mobilitato la guardia nazionale, ha dichiarato che "queste sommosse non hanno ormai più nulla a che vedere con la morte di George Floyd".

Certo, siamo in presenza di una dichiarazione strumentale ma, al suo interno contiene un fondo di verità.
Le "sommosse" sono un insieme che prendono spunto dall'ennesimo atto di razzismo e dall'ennesimo assassinio di un cittadino afroamericano. Come avviene sempre dopo un sopruso poliziesco (la lista che abbiamo scritta è largamente incompleta) sono l'espressione di una sofferenza ormai sedimentata da anni, anzi, da decenni di ingiustizia, un dolore con il quale convivere di generazione in generazione.
Ma questa volta è qualcosa di più. Siamo di fronte al definitivo "fallimento dell'esperimento sociale americano" evidenziato e sottolineato dalle rivolte, per dirla con la definizione Cornel West, questa volta è rappresentato dalla convergenza dell'antica piaga razzista e una crisi socioeconomica che si profila, all'orizzonte, come catastrofica. E si farà sentire in modo più implacabile sopratutto tra le minoranze, quelle più vulnerabili.




Se da una parte Trump non presterà molta attenzione all'America, questa America che alza la voce perché non riesce più a respirare - proprio come George Floyd che implora il suo aguzzino - e non da oggi e continuerà imperterrito nel suo tragitto, raddoppiando la posta in gioco, in modo da condurre una campagna elettorale tutta incentrata sull'esasperazione strumentale del conflitto con i rivoltosi; dall'altra, nel cuore delle proteste  e della "sommossa", all'interno del movimento Black Lives Matter che si batte per i diritti civili degli afroamericani è la presenza dei bianchi.

"Da quando Black Lives Matter - spiega Briana attivista 36enne newyorchese - gli attivisti bianchi chiedevano come fare per aiutare questo movimento. Rispondevamo di usare a partire da adesso i loro privilegi bianchi per questa causa, di fare ciò che noi non possiamo fare. E si vede che sta funzionando. a Minneapolis i bianchi fanno cordone intorno ai neri per proteggerli dalla polizia. Un poliziotto ci pensa due volte prima di picchiare un bianco. Ora poi che c'è anche la crisi economica che ci fa un po' più uguali, il capitalismo alimenta razzismo e disparità sociale".

L'ultima volta che era accaduto qualcosa di simile fu negli anni '60 del Novecento quando, il reverendo, Martin Luther King guidò la comunità afroamericana a raggiungere il riconoscimento dei diritti civili che non potevano avere diritto a votare e a frequentare gli stessi posti dei bianchi. Era stata una rivoluzione forse, Trump, dovrebbe prestare più attenzione alle proteste e alle rivolte di questi giorni perché chi scende in strada, non sta facendo altro che riprendere un percorse che dopo quelle giornate storiche quando, il movimento era guidato da Martin Luther King che proprio in quegli anni spiegava:

"Molti bianchi americani di buona volontà non hanno mai collegato l'intolleranza con lo sfruttamento economico. Hanno deplorato il pregiudizio ma hanno tollerato o ignorato l'ingiustizia economica. Invece il negro sa che questi due mali hanno una perniciosa affinità".
(Martin Luther King, Jr.)

-Conclusioni

Nessuno è in grado di prevedere cosa accadrà ma i fatti che hanno preso spunto dalla rivolta di Minneapolis e dall'assurda morte di George Floyd potrebbero essere l'inizio e la svolta per un cambiamento radicale.
(Fonte:theatlantic)
Bob Fabiani
Link
-www.theatlantic.com
              

sabato 30 maggio 2020

#RaiseTheDegree (Black Uprising in USA)






"La storia della polizia USA è fatta di violenze, abusi e soprusi: gli agenti di Minneapolis si sono sempre distinti per brutalità in chiave razziale"
(Marlon James)



Ci sono volute 100 ore dall'omicidio di George Floyd perché il poliziotto razzista Derek Chauvin venisse arrestato.
Sono state 100 ore di rabbia della comunità black che intanto è divampata in tutta l'America. Un film purtroppo troppe volte già visto, come negli anni '60 del Novecento perché da allora poco è cambiato. Anzi nulla. E' il dramma sospeso degli Stati Uniti. E' la "questione razziale" irrisolta.
Bisognerebbe soffermarsi su questo punto per capire il nervo scoperto d'America e quel senso di ingiustizia conclamata, quasi invisibilmente "marchiata a vista" sulla pelle della comunità afroamericana.
E invece nessuno vuole capire il dolore profondo che arriva da lontano, dalla notte dei tempi, una notte buia e di schiavitù.

Nulla è cambiato e se sei nero e vivi in America sai che puoi essere un bersaglio facile per gli agenti della polizia razzista americana.

-Morire invano

Che cosa è successo 100 ore fa a Minneapolis?

E' successa la solita storia: George Floyd è un afroamericano, si ritrova per strada, gli agenti lo intercettano (sono in quattro n.d.t) e in pochi istanti decidono che deve essere fermato. A ogni costo. Lo ammanettano e infine decidono di spezzare la vita di George Floyd.

Derek Chauvin per 9 lunghi minuti (dopo averlo sbattuto a terra) deposito il suo ginocchio sul collo di George e non sente l'ultimo, esile sussurro implorante: "I can't breathe, Non respiro". Anzi, gli intimano: "shut up, stai zitto". Restando impassibili.
E alla fine George Floyd non parlerà più perché il suo cuore s è arrestato.

E la rivolta è divampata, partita da Minneapolis, ha travolto New York, Chicago, Detroit e Los Angeles e non si placa anche perché gli altri 3 poliziotti sono ancora liberi. Non può declinare perché questa rabbia che scorre nelle vene degli afroamericani investe una mentalità razzista che è ancora saldamente nel dna degli Stati Uniti.





-Quelle parole sprezzanti di Trump

Se c'è una motivazione da ricercare nella rivolta black partita da Minneapolis basta soffermarsi sulle parole scelte dal presidente Trump che, volutamente cita il capo della polizia di Miami, Walter Headley nel 1967.

"Se iniziano i saccheggi, iniziamo a sparare".

Subito dopo le parole di #TheDonald arrivava la motivazione dell'arresto del poliziotto razzista (recidivo): i giudici decidevano di accordare il terzo grado ossia quello meno severo (qualora fosse condannato al massimo potrà incappare in una pena di 20 anni) quando, invece, viste le dinamiche dei fatti (e del video), secondo i manifestanti del Black Lives Matter:"meritava almeno il secondo gradoe coniavano lo slogan #RaiseTheDegree.


-Ultimora, coprifuoco e Stato d'emergenza

Mentre scriviamo questo post, in tutta l'America i manifestanti sono tornati in strada e si preparano a una nuova giornata di lotta. Il presidente Trump ha deciso di rispondere in modo muscolare: oltre alla Guardia Nazionale e al coprifuoco, l'amministrazione più razzista della storia americana, ha deciso di impiegare anche l'esercito.

"Userò i cani più feroci se i manifestanti dovessero avvicinarsi troppo alla Casa Bianca. Bisogna riportare l'ordine anche se la morte di George Floyd è una tragedia".

-Conclusioni

La strada per risolvere l'annosa "questione razziale" è ancora tutta in salita ma dopo i fatti di Minneapolis, gli Stati Uniti non possono più ignorare che "senza giustizia non può esserci pace".
(Fonte: theatlantic)
Bob Fabiani
Link
-www.theatlantic.com         

News For Africa n°15 (il Continente informa)





Il consueto appuntamento di AfricaLand Storie e Culture africane con le notizie più importanti e curiose dal grande continente. In questo numero:


  • Covid-19, in Africa superati 133 mila casi. La situazione
  • Zimbabwe record, durante la pandemia 42 mila arresti (in due mesi)
  • Africa, la Banca mondiale approva prestiti e donazioni a fondo perduto
  • Libia, manovre russe
  • Burundi, un nuovo presidente
  • Sudafrica, i politici sono più rigidi dei medici



-Covid-19, in Africa superati 133 mila casi





L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha diffuso il nuovo bollettino dei casi di coronavirus in Africa. Seppure il continente, fino a questo momento non è stato travolto dal virus, il Covid-19 aumenta in modo costante.
Nel bollettino del 30 maggio 2020 i casi di contagio sono 133,875 e i decessi 3,885.
La situazione paese per paese:

Sudafrica 29.240/611 Egitto 20.793/845 Nigeria 9.302/261 Algeria 9.134/638 Marocco 7.697/202 Ghana 7.616/34 Camerun 5.436/177 Sudan 4.521/233 Guinea 3.656/22 Senegal 3.429/41 Gibuti 2.914/20 RDC 2.833/68 Costa D'Avorio 2.750/32 Gabon 2.613/15 Somalia 1.828/72 Kenya 1.745/62 Guinea Bissau 1.256/8 Mali 1.226/73 Tunisia 1.071/48 Zambia 1.057/7 Guinea Equatoriale 1.043/12 Etiopia 968/8 Niger 955/64 Rep.Centrafricana 874/1 Burkina Faso 847/53 Sierra Leone 829/45 Ciad 759/65 Madagascar 758/6 Congo 587/19 Maldive 527/0 Tanzania 509/21 Sao Tomè&Principe 463/10 Togo 428/13 Mauritania 423/20 Uganda 410/0 Capo Verde 405/4 Mauritius 335/10 Ruanda 335/0 Eswatini 279/2 Liberia 273/27 Malawi 273/4 Mozambico 234/2 Benin 218/3 Zimbabwe 149/4 Libia 105/5 Comore 87/2 Angola 81/4 Burundi 42/1 Eritrea 39/0 Botswana 35/1 Gambia 25/1 Namibia 23/0 Seychelles 11/0 Sahara Occidentale 6/0 Lesotho 2/0
(fonte.:who.int)


-Zimbabwe record, durante la pandemia 42 mila arresti (in due mesi)







Numeri da record in Zimbabwe: con l'accusa di aver violato le misure di contenimento del Covid-19 in due mesi sono state arrestate 42 mila persone, fa sapere la polizia del paese africano. Tra questi anche giornalisti e oppositori: il governo, è l'accusa, utilizza il lockdown per imbavagliare la stampa. Gli ultimi due reporter arrestati, Frank Chikowore e Samuel Takawira, sono stati rilasciati su cauzione: stavano intervistando tre membri del partito di opposizione Mdc che accusavano la polizia di pestaggi e abusi sessuali.
In qualche modo, le stesse accuse venivano confermate anche da due attiviste e una deputata dell'opposizione che hanno detto di essere state fermate e torturate da presunti agenti il 14 maggio, dopo che avevano partecipato a una protesta contro il lockdown.
(fonte: afp;theconversation)


-Africa, la Banca mondiale approva prestiti e donazioni a fondo perduto







La Banca mondiale ha approvato il 21 maggio prestiti e donazioni a fondo perduto per la cifra record di 500 milioni di dollari per aiutare i paesi africani e mediorientali colpiti dall'invasione di locuste che rischia di essere una catastrofe ancora maggiore rispetto alla pandemia da coronavirus.
(fonte:jeuneafrique)



-Libia, manovre russe







"Per un anno è sembrato che Khalifa Haftar, comandante delle forze armate legate al governo dell'Est della Libia, fosse sul punto di conquistare la capitale Tripoli grazie al sostegno di Russia ed Emirati Arabi Uniti", scrive Al Jazeera.
Ma nelle ultime settimane il governo di accordo nazionale (Gna) è riuscito, con l'aiuto della Turchia, a riconquistare posizioni strategiche a Sud della capitale e nell'Ovest del paese.
Il 25 maggio centinaia di mercenari russi del gruppo Wagner che combattono per Haftar sono stati trasferiti dalla linea del fronte a Sud di Tripoli fino a Bani Walid, 170 chilometri a Sudest.
Il giorno dopo gli Stati Uniti hanno accusato la Russia di aver mandato aerei da guerra in Libia.
Libya Observer scrive che Mosca è ora favorevole a un cessate il fuoco.
Secondo l'esperto di Libia Mohamed Eljarh, il Gna può contare su almeno 6 mila mercenari inviata da Ankara, più altri 500 sudanesi e ciadiani.
Haftar ha dalla sua parte almeno 1.200 uomini della Wagner e 2.700 di altri gruppi sudanesi e ciadiani.
(fonte:aljazeera;libyaobserver)


-Burundi, un nuovo presidente






L'ex generale Evariste Ndayishimiye, candidato del partito al potere Cndd-Fdd ha vinto le presidenziali del 20 maggio con il 69 per cento dei voti. Lo ha annunciato la commissione elettorale il 25 maggio.
Il principale sfidante, Agathon Rwasa, denuncia gravi irregolarità in un voto che è stato "un vero fiasco", scrive Iwacu.
Il presidente uscente Pierre Nkurunziza lascia il potere dopo aver governato per 15 anni con il pugno di ferro, reprimendo ogni forma di dissenso, ma manterrà l'incarico di "guida suprema al patriottismo".
(fonte:iwacu)


-Sudafrica, i politici sono più rigidi dei medici









Per combattere la pandemia da coronavirus il Sudafrica ha messo in atto misure restrittive che hanno pochi paragoni nel resto del mondo. Il lockdown italiano è stato preso a modello da molti governi per la sua serietà, ma quello sudafricano è molto più drastico. Oltre alla chiusura di scuole , fabbriche e uffici è stata vietata anche la vendita di tabacco e alcolici. Proibito uscire in bicicletta, ma anche per fare un po' di jogging
Tanta severità ha causato, comprensibilmente, molte proteste. Persino alcuni esperti di sanità pubblica  - caso davvero più unico che raro - hanno criticato il governo sudafricano ritenendo che alcune di queste misure eccessive e inutili al fine di contenere il diffondersi del virus. Adesso che tanto rigore comincia ad essere allentato, tuttavia, la polemica si è spostata all'interno del governo. Il Ministro della Sanità sostiene che è un errore: alcune proiezioni dicono che il peggio deve ancora venire e prevedono che il numero di decessi possa raggiungere la cifra di 40-45mila entro sei mesi, di qui a novembre. Al momento, i decessi da Covid-19 registrati ufficialmente sono 611.
Il malessere sudafricano conferma che nella battaglia contro il coronavirus i paesi che sono a metà strada sulla curva dello sviluppo sembrano quelli che soffrono di più. Il Sudafrica è sufficientemente industrializzato (rispetto al resto del continente) da avere una grande mobilità, traffico di merci, concentrazioni di lavoratori e dunque pericolo di alta diffusione del virus. Ma non così benestante da evitare che due mesi di lockdown costituiscano una tragedia per milioni di famiglie, che non hanno più di che sfamarsi.
(fonte:bbcafrica)
Bob Fabiani
Link
-https://africalandilmionuovoblog.blogspot.com/news-for-africa     

venerdì 29 maggio 2020

#MinneapolisRiot (Justice for George Floyd): Arresto in diretta di una troupe Cnn






"Continua a succedere. Qui se sei nero sai che il prossimo potresti essere tu."
(Percival Everett)


Minneapolis brucia. Siamo alla terza notte di scontri violenti tra la polizia americana razzista e i manifestanti che chiedono e invocano giustizia per l'ennesimo assassinio di un afroamericano, George Floyd, 47 anni.

E' il nervo scoperto dell'America. E' la "questione razziale" che non si risolve. Mai. E la rabbia è esplosa immediata, lunedì scorso, dopo la diffusione del video via Facebook Live che ha registrato gli ultimi istanti di vita di George Floyd morto con le mani legate dietro la schiena e la faccia sul marciapiede mentre il ginocchio del poliziotto bianco gli stritolava l'ultimo respiro dal collo.

"I Can't breathe!" , diceva con l'ultimo soffio di voce l'afroamericano "Please, don't kill me" ... "Non respiro ... vi prego".

Le ultime parole prima di perdere conoscenza e non rinvenire più.

Questo accade se sei nero in America e non c'è possibilità che le cose cambino: è il punto di vista di Percival Everett, 63 anni, uno dei più amati autori afroamericani.

"Ne ho visti troppi di giovani uomini morire così. E ogni volta mi spezza il cuore, perché so che la loro morte sarà stata vana. George Floyd ha sofferto atrocemente e senza motivo. Sei anni prima era toccato a Eric Garnier, allo stesso modo. Non saranno gli ultimi. Purtroppo, fatti come quelli di Minneapolis, accadranno ancora".





In fondo, il dramma americano è racchiuso tutto in queste amare parole dello scrittore afroamericano Percival Everett e, se ci si sforzasse di prendere di petto tutta la vicende forse, si potrebbe capire meglio la rabbia e la rivolta divampata qui a Minneapolis ma ben presto arrivata nel resto d'America.
Nel momento in cui scriviamo arrivano notizie di altre rivolte a Los Angeles, Chicago, Memphis e New York: un fiume di manifestanti sono in strada per far sentire la loro voce ferita, umiliata e disperata. Ancora una volta. Un'altra volta. Ancora una "morte vana", dice Percival Everett.

Ieri abbiamo nel post pubblicato su queste pagine virtuali abbiamo scritto la domanda che si poneva James Baldwin ("Quanto tempo vuoi per i tuoi progressi?") e, siamo convinti che gli Stati Uniti non possono più far finta di non vedere la "questione razziale". Non possono più ignorare che molti agenti di polizia sono razzisti e meritano di essere puniti per i loro odiosi abusi di potere, per la loro ingiustificata violenza; per il loro operato che ha condotto alla morte troppi afroamericani.

Ma la situazione negli Stati Uniti non è certo incanalata verso questa via: il movimento Black Lives Matter invoca giustizia ma ottenerla non sarà né facile né tanto meno scontata. E allora divampa la rivolta e Minneapolis è in fiamme. Certo la violenza è sempre sbagliata ma, la condizione sociale e civile degli afroamericani è sempre dura e difficile da accettare.

"Non la approvo, ma la comprendo. - spiega ancora Percival Everett - Quei poliziotti sono stati licenziati ma non basta. Forse verranno arrestati, ma non basterà ancora. La gente chiede giustizia sapendo che sarà difficile ottenerla. Il processo ai poliziotti di Los Angeles autori del pestaggio di Rodney King nel 1992, che scatenò la rivolta, fu una farsa. Nella giuria non c'erano neri. Quegli agenti vennero scagionati. Succede ogni volta. Ecco perché la gente chiede giustizia con tanta furia. Sa che non l'avrà".

E se dunque la situazione è questa, appare del tutto anacronistico l'intervento del presidente Donald Trump che emette giudizi tranchant verso i manifestanti, naturalmente tramite Twitter.

"Quei manifestanti si abbandonano alle violenze a Minneapolis sono criminali e non rendono giustizia a George Floyd".

Anche su Trump, lo scrittore Percivak Everett ha una posizione netta. Tuttavia parte, nella sua analisi dal 2014, l'anno in cui nacque il movimento Black Lives Matter quando, alla Casa Bianca c'era Barack Obama.

"All'epoca le istituzioni almeno riconoscevano certi comportamenti come inaccettabili. Trump, ricordiamocelo, non volle condannare la marcia dei neonazisti a Charlottesville, tre estati fa, dove pure morì una ragazza. Ora chiede giustizia: ma come fa, se lui è il primo a non riconoscere come sbagliati certi comportamenti? Il senso di impunità di certa gente, è pure colpa sua".

Le parole dello scrittore afroamericano toccano un altro punto importante: l'impunità degli agenti di polizia.

-Minneapolis, arresto in diretta della troupe di Cnn

La giornata odierna è stata caratterizzata da un altro fatto estremamente grave: la polizia di Minneapolis arresta un giornalista di Cnn senza motivo (sarà poi rilasciato alcune ore dopo). Oppure anche questo increscioso fatto deve essere ricondotto all'ennesima "bravata razzista" degli agenti, dal momento che il giornalista è nero?
E così l'America (e il mondo) assistono in diretta a un altro cortocircuito che da solo focalizza la difficile situazione civile e sociale degli USA.





  Un precedente preoccupante della qualità della democrazia sempre più scadente all'epoca del #trumpismo.
(Fonte.:theatlantic)
Bob Fabiani
Link
-www.theatlantic.com

giovedì 28 maggio 2020

I Can't Breathe (Again) #JusticeForGeorgeFloyd







How much time do you want, for your 'pogress' (Quanto tempo vuoi per i tuoi 'progressi'?
(James Baldwin)


La rabbia di Minneapolis (USA) è esplosa nella serata di martedì, a poche ore dalla pubblicazione del lungo video che mostra attimo per attimo la morte di George Floyd, afroamericano ucciso (ancora ... e ancora una volta e una volta ancora ... come sempre ...) lunedì 25 maggio 2020 da un poliziotto bianco (ancora) durante un controllo: l'agente lo ha spinto a terra e per almeno cinque (5!) minuti lo ha tenuto fermo con un ginocchio sul collo.

"Please, i can't breathe ... Please, don't kill me".

Siamo a Minneapolis per strada, in pieno giorno e risuona disperata la voce di George Floyd poi morto soffocato, dopo aver ripetuto innumerevoli volte l'implorante messaggio:

"Non posso respirare (I can't breathe)".


-Rivolta Black (e non solo) a Minneapolis






Martedì sera i manifestanti si sono riversati in strada, chiedendo giustizia per George al grido, ormai noto, di "Black Lives Matter"



Si sono ritrovati nella zona della città, vicino al luogo in cui George Floyd è stato fermato e poi ucciso: in centinaia hanno bloccato il traffico in diverse zone della città sedendosi a terra o mettendo le loro auto in mezzo alla carreggiata, accompagnati dal rombo dei motori delle motociclette del gruppo nero Vital King.

Qui iniziava una marcia verso il Terzo Distretto, dove si presume lavorino gli agenti responsabili dell'assassinio razziale (l'ennesimo...) di George Floyd. Qui hanno attaccato auto della polizia con spray e pietre.
La reazione degli agenti non si è fatta certo pregare: mostrando decisione e pugno di ferro, con l'obiettivo dichiarato di disperdere (velocemente) la folla, hanno usato una quantità industriale di gas lacrimogeni, proiettili di gomma e granate stordenti.
I manifestanti hanno resistito rispondendo con sassi e lanciando acqua e bottiglie di latta.

-La solita versione della polizia (razzista) Usa (stavolta di Minneapolis)

La polizia, con evidente faccia tosta, non ha certo chiesto scusa per l'operato inaccettabile dei poliziotti ma, preoccupandosi di rilasciare la versione dei fatti: Floyd  - è la ricostruzione degli agenti - 46 anni, resisteva all'arresto (assolutamente sbugiardati dal video), avvenuto dopo la chiamata di un negoziante che affermava che l'uomo afroamericano avesse usato un assegno falso.






Nella giornata di ieri, mentre ormai la rivolta è divampata (raggiungendo anche Los Angeles, Chicago e altri città americane n.d.t), la polizia di Minneapolis, è tornata sul video senza però curarsi troppo del clamoroso autogol: il video mostra chiaramente come George Floyd non rappresentasse affatto una minaccia (e anche questo assassinio mette in risalto la condotta razzista degli agenti USA come troppe volte è accaduto ... ancora e ancora e ancora ...), tanto che diversi passanti hanno chiesto agli agenti di lasciarlo andare subito: un portavoce della polizia della città ha parlato ieri di "incidente medico", dove il 46enne è stato portato in ambulanza.

-Le parole del sindaco di Minneapolis

Il sindaco della città, Jacob Frey, è intervenuto tempestivamente chiedendo scusa alla famiglia Floyd:

"Essere nero in America non dovrebbe essere una condanna a morte. Per cinque minuti abbiamo visto un agente bianco premere sul collo di un afroamericano".

Qualche ora più tardi l'FBI apriva un'inchiesta per possibile violazione dei diritti civili, mentre quattro poliziotti sono stati rimossi dall'incarico, dopo essere stati inizialmente posti in congedo retribuito.
Intanto i manifestanti non cedono di un millimetro: vogliono sapere i loro nomi, chiedendo un'indagine per omicidio volontario.

-Un omicidio uguale ad altri (a danno degli afroamericani)

Ogni tanto gli Stati Uniti ricadono nella spirale razziale e, a intervalli regolari, siamo costretti a scrivere quello che abbiamo dovuto scrivere già troppe volte - dalle pagine virtuali di questo blog - : in America c'è un "problema irrisolto" che viene da lontano (almeno 500 anni).
Da queste parti si fa finta di non vedere  che, oltre alla mancata convivenza tra bianchi e neri; oltre al non accettare che i neri, gli afroamericani a essere trattati come gli altri cittadini; da queste parti esiste la "questione della polizia razzista".

"Quanto tempo vuoi per i tuoi 'progressi'?", si domandava James Baldwin, uno dei più grandi intellettuali americani; uno dei pochi scrittori del suo tempo (all'alba del movimento dei diritti civili n.d.t) ad affrontare la "questione della razza" con una miscela esplosiva di sdegno per la violenza fisica e politica contro i cittadini afroamericani.

Una denuncia quanto meno attuale dal momento che questa piaga non è mai stata risolta.

E nel vedere il video la rabbia è di nuovo divampata perché l'omicidio di George Floyd ricorda da vicino quello di Eric Garner, afroamericano ucciso dalla polizia di New York nel 2014 e che diede il via - insieme all'assassinio di Trayvon Martin nel febbraio 2012 - al movimento Black Lives Matter che da anni manifesta contro gli abusi strutturali e istituzionali degli agenti di polizia e delle amministrazioni contro la popolazione afroamericana.

Anche Garner morì bello stesso identico modo di George Floyd.

Fino a quando durerà tutto questo?

-Precedenti a Minneapolis 

La città di Minneapolis non è esente da simili violenze: nel 2017 Justine Damond fu uccisa dopo aver denunciato un tentativo di stupro da parte di un agente, poi condannato a 12 anni. L'anno prima Philando Castile fu ucciso a colpi di pistola da un poliziotto: il processo terminò con un'assoluzione.
Non sono mai stati processati invece i poliziotti che uccisero nel 2015 Jamar Clarck.




-Nomi e numeri di una mattanza guidata dall'odio razziale



Quanti sono gli afroamericani giustiziati sommariamente dalla polizia americana?

Sono 343 cittadini di colore uccise mentre erano disarmate. Sono 343 vite spezzate e sono 343 omicidi razziali.

Quanti di questi omicidi sono stati puniti?

Sono 343 assassinii impuniti.

-Say Their Names

Concludiamo questo reportage scrivendo alcuni di questi uomini, donne, ragazzi e ragazze giustiziate ingiustamente dagli agenti americani:

George Floyd, Trayvon Martin, Breonna Taylor, Ahmaud Arbery, Tamir Rice, Shawn King, Is White, Philando Castile, Samuel Dubose, Sandra Bland, Walter Scott, Terrence Crutcher ... e molti altri.
(Fonte.:theatlantic)
Bob Fabiani
Link
-www.theatlantic.com   
  

mercoledì 27 maggio 2020

Covid-19, la pandemia in Africa raggiunge 118mila casi. La situazione









I contagi da coronavirus in Africa hanno superato già da qualche giorno i centomila: nel bollettino diffuso dall'Organizzazione mondiale della salute di oggi, 27 maggio 2020, i numeri mettono in risalto la preoccupante avanzata del virus.

I casi sono 118,927 e i decessi 3,574.

Ecco la situazione aggiornata paese per paese:


Sudafrica 24.264/524 Egitto 17.967/783 Algeria 8.697/617 Nigeria 8.344/249 Marocco 7.556/202 Ghana 6.964/32 Camerun 5.436/177 Sudan 3.976/170 Guinea 3.358/20 Senegal 3.161/37 Costa D'Avorio 2.477/30 Gibuti 2.468/14 RDC 2.403/67 Gabon 2.238/14 Somalia 1.711/67 Kenya 1.348/52 Guinea Bissau 1.173/6 Mali 1.077/70 Tunisia 1.051/48 Guinea Equatoriale 1.043/12 Niger 952/63 Zambia  920/7 Burkina Faso 845/53 Sud Sudan 806/8 Sierra Leone 754/44 Etiopia 701/6 Ciad 700/62 Rep.Centrafricana 652/1 Madagascar 612/2 Congo 569/19 Maldive 527/0 Tanzania 509/21 Sao Tomé&Principe 441/10 Benin 418/3 Togo 391/13 Capo Verde 390/4 Uganda 341/0 Ruanda 339/0 Mauritius 334/10 Liberia 266/26 Mauritania 262/9 Eswatini 261/2 Mozambico 213/1 Malawi 101/4 Comore 87/1 Libia 75/3 Angola 71/4 Zimbabwe 56/4 Burundi 42/1 Eritrea 39/0 Botswana 35/1 Gambia 25/1 Namibia 21/0 Seychelles 11/0 Sahara Occidentale 6/0 Lesotho 2/0
(Fonte.:who.int)
Bob Fabiani
Link
-www.who.int/afro

Libia, la guerra civile si 'trasforma' in guerra di mercenari








La Libia si sta riempiendo di mercenari provenienti dalla Siria. L'Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdi) è chiaro: la Turchia ha inviato finora nel paese Nordafricano 10.100 combattenti (per lo più islamisti n.d.t) in sostegno del Governo di accordo nazionale (Gna) di Tripoli contro l'Esercito nazionale libico (Enl) del generale Haftar.
A questi si aggiungeranno entro il 10 giugno 3.400 reclute che si stanno addestrando nei campi turchi.
Solo negli ultimi giorni, a rafforzare Tripoli sono arrivati 500 uomini dalla Siria. Bengasi però non resta a guardare: l'Osservatorio riferisce di 215 mercenari che Mosca (alleata dell'Enl n.d.t) starebbe reclutando nelle zone controllate dal governo di Damasco per poi spedirli sul fronte Haftar.

Lo scenario tanto temuto si è ora materializzato: la trasposizione del conflitto siriano in terra libica è sempre più evidente e sotto gli occhi di tutti.

"Ogni recluta riceve mille dollari", scrive Osdi che invita la comunità internazionale a "fermare queste operazioni".

Ma restano parole e lettere morte: nello Stato colabrodo libico non esiste più controllo.

-Mercenari soriani, russi e sudanesi nel pantano libico

Un rapporto ONU (confidenziale) datato 2019 mette in risalto che i mercenari non arrivano solo dalla Siria. Infatti - si legge - nell'estate di quell'anno, almeno 20 contractor di compagnie private tentò di fermare le navi turche dirette a Tripoli per rifornire di armi il Gna.
La missione, che contava anche su sei elicotteri da combattimenti introdotti clandestinamente dal Sudafrica e su due gommoni da Malta, fu annullata per motivi non del tutto chiari. Si apprese, più avanti, che a giocare un ruolo da protagonista furono compagnie con sede negli Emirati.

Intendiamoci, tutto questo non rappresenta nulla di nuovo. Tre mesi fa una di loro, Black Security Services, è stata accusata di aver reclutato 300 giovani sudanesi non come guardie di sicurezza negli Emirati come era stato promesso loro, ma per inviarli sul fronte libico.

Tra i mercenari in Libia, un ruolo importante lo svolge il gruppo russo Wagner - come del resto in altre parti di Africa, a cominciare dalla Repubblica Centrafricana - il cui proprietario, Yevgeny Prigozhin, si dice uno stretto confidente del presidente russo Putin. Impiegati a fianco di Haftar, 1.200 combattenti (dati ONU) avevano fatto la fortuna di Bengasi.

Ma poi il coinvolgimento militare turco a gennaio ha rovesciato le sorti della guerra civile. Le ultime sconfitte militare dell'uomo forte della Cirenaica potrebbero ora modificare i piani del gruppo Wagner: domenica scorsa, i suoi uomini hanno lasciato Bani Walid (170 km da Tripoli) su tre velivoli dopo essersi ritirati dall'area meridionale della capitale libica.

 Ennesimo segnale che l'inerzia della guerra è ormai dalla parte del Gna.

Anche Daesh (Stato Islamico) è consapevole di questa situazione: lunedì 25 maggio i miliziani jihadisti hanno rivendicato l'attentato di sabato 23 contro un blindato delle forze di Haftar nella zona di Taraghin, nel Sud della Libia. L'esplosivo, riferisce al-Marsad, non è stato forte. Più che i danni, è il messaggio: nel baratro libico è il jihadismo ad approfittarne.
(Fonte.:ilmanifesto;lemonde;jeuneafrique)
Bob Fabiani
Link
-www.ilmanifesto.it
-www.lemonde.fr/afrique
-www.jeuneafrique.com

martedì 26 maggio 2020

Burundi, Evariste Ndayishimiye vince le elezioni presidenziali








Nonostante la pandemia da Covid-19, il presidente Pierre Nkurunziza ha voluto che si svolgessero ugualmente le elezioni presidenziali 2020, in Burundi.

Gli analisti della politica burundese, avevano più volte sottolineato che, le elezioni del 2020, non avrebbero riservato sorprese e così è stato.

Evariste Ndayishimiye, candidato del partito governativo Cndd-Fdd, ha vinto le elezioni presidenziali: prenderà il testimone dal presidente uscente Nkurunziza rimasto alla guida del paese africano da 15 anni.

Il verdetto è chiaro e probabilmente sul piano strettamente politico non cambierà di molto il quadro generale del Burundi dal momento che, il nuovo presidente, era il "candidato designato e preferito" di Nkurunziza.
Le elezioni svolte lo scorso 20 maggio, sono state precedute da una campagna elettorale contraddistinta da gravi episodi di violenza.

Una buona notizia tuttavia va rilevata, ed è legata al dato dell'affluenza, molto alta: ha votato infatti, l'88% dei 5,11 milioni di burundesi aventi diritto.
Ndayishimiye, ha vinto la tornata presidenziale con il 68,72% dei voti, mentre il principale candidato delle opposizioni, Agathon Rwasa, si è fermato al 24%. Tuttavia, lo stesso Rawasa, ha accusato l'avversario di brogli elettorali e, un attimo dopo che la notizia della vittoria di Ndayishimiye è diventata di dominio pubblico, ha dichiarato di volersi appellare alla Corte Costituzionale per verificare l'effettiva validità delle elezioni e del loro corretto svolgimento.

Intanto, la Commissione elettorale nazionale indipendente (Ceni), ha reso noto che i dati definitivi saranno resi noti il prossimo 4 giugno.

Ma chi è Evariste Ndayishimiye?

Si tratta di un generale di 52 anni e politico burundese, nato nel 1968 nella provincia di Gitega, situata nel Burundi centrale, di etnia hutu.
(Fonte.:jeuneafrique)
Bob Fabiani
Link
-www.jeuneafrique.com
   

#AfricaDay2020, Attivisti contro la deforestazione del Continente - FOTO DEL GIORNO









Uno dei temi principali di #AfricaDay2020 è la consapevolezza delle nuove generazioni, in tutto il grande continente; di prendere l'iniziativa in modo diretto e concreto.

La deforestazione può essere vista come un problema locale, ma ha conseguenze globali.
Le foreste africane sono costantemente minacciate dall'attività umana: gli attivisti africani sono più che mai determinati nella lotta contro le deforestazioni in Africa.
E' questo il messaggio che arriva ormai da mesi e mesi e ribadito anche ieri, 25 maggio 2020 alle celebrazioni della Giornata dell'Africa 2020.
(Fonte.:africalandilmionuovoblog)
Bob Fabiani
Link
-https://africalandilmionuovoblog.blogspoot.com/foto-del-giorno
  

lunedì 25 maggio 2020

Africa Day, il monito di Patrice Lumumba







Concludiamo le nostre pubblicazioni sulla "Giornata dell'Africa" con le storiche parole di uno dei grandi protagonisti della Storia africana, Patrice Lumumba.


"Verrà il giorno in cui la storia parlerà.
Ma non sarà la storia che verrà insegnata a Bruxelles, Parigi, Washington e alle Nazioni Unite. ... L'Africa scriverà la sua storia e ... sarà una storia di gloria e dignità".
(Fonte.:africalandilmionuovoblog)
Bob Fabiani
Link
-https://africalandilmionuovoblog.blogspot.com

Africa Day, dichiarazione di Moussa Faki Mahamat in occasione della "Festa Liberazione africana"






Proseguono le pubblicazioni di AfricaLand Storie e Culture africane nelle celebrazioni dell'#AfricaDay.

Pubblichiamo ampi stralci della dichiarazione di SE Moussa Faki Mahamat, presidente della Commissione Unione Africana (AU).


-Moussa Faki Mahamat: "25 Maggio, Festa Liberazione africana" (Africa Day 2020)*

"57 Anni fa, l'Africa gettò le basi per la sua unità che era stata minata dalla colonizzazione, istituendo un'organizzazione comune, l'OUA, che divenne l'Unione Africana (AU) nel 2002.
57 Anni dopo questo atto fondativo, l'Africa si liberò della presenza coloniale e dell'apartheid.
Ha avviato la sua unità politica e ha compiuto significativi progressi economici, sociali e culturali.
Tuttavia,  tali progressi non possono nascondere carenze e ritardi.

L'Africa è diventata il continente di libertà, pace, prosperità e successo che i nostri padri fondatori hanno sognato?

E' indubbio che mezzo secolo di indipendenza e libertà del continente lascia dubbi. Nonostante l'enorme potenziale economico e il suo capitale umano, ricco, giovane e dinamico, la maggior parte degli Stati africani ha difficoltà a garantire il benessere delle loro popolazioni. (...) Per migliorare dobbiamo dare seguito all'ardente desiderio dei popoli africani, in particolare dei giovani: la leadership e la governance investano maggiori sforzi per garantire che l'Africa possa camminare con le proprie gambe.
Sarà necessaria una visione più africana di questa leadership, focalizzata su obiettivi strategici comuni e vincolati, se vogliamo proseguire le legittime aspirazioni della nostra gioventù e dei nostri padri fondatori. E' urgente che l'Africa sviluppi nuove forme di resilienza. In un mondo in cui il multilateralismo è messo a dura prova, l'Africa deve smettere di aspettarsi soluzioni dagli altri. (...)

Esorto vivamente donne, giovani, intellettuali, accademici, politici, imprenditori e attivisti della società civile a impegnarsi in discussioni proficue e attive sulla questione, che è la chiave della nostra sopravvivenza materiale, della nostra indipendenza, della nostra libertà e della nostra dignità.

L'unico modo per contenere il COVID-19 e i suoi effetti disastrosi è garantire la nostra sufficienza alimentare, creare milioni di posti di lavoro e salvare centinaia di cittadini africani, che attualmente sono seriamente esposti a pandemie varie  e vari pericoli.
Bisogna dare fondo ai nostri atti di solidarietà per una resilienza africana veramente forte e duratura.

Non esiste modo più nobile di celebrare l'Africa Day se non avviando questa impresa intellettuale, morale e politica, che è essenziale per il vero rinascimento del nostro caro Continente.

Dio benedica l'Africa".
*Moussa Faki Mohamat, è un politico ciadiano, attuale presidente della Commissione dell'Unione Africana. Dal giugno 2003 al febbraio 2005 ha ricoperto la carica di Primo Ministro del Ciad. Dall'aprile 2008 al gennaio 2017 è stato Ministro degli Affari Esteri.
(Fonte.:au.int)
Bob Fabiani
Link
-au.int/en/pressreleases/20200525/25-may-african-liberation-day-declaration-he-moussa-faki-mahamat
  

Africa Day, nascita e 'mission' dell'organizzazione dell'unione africana






Oggi, AfricaLand Storie e Culture pubblicherà una serie di post per celebrare l'#AfricaDay2020.

Iniziamo da una breve storia dell'Unione Africana.

In principio fu l'organizzazione dell'Unione africana (OAU) quando, il 25 Maggio 1963 i leader di 30 su 32 Stati indipendenti firmarono lo statuto di Addis Abeba, in Etiopia.

Che cos'è l'Unione Africana?

Si tratta di un'organizzazione internazionale molto giovane, nata ufficialmente con il primo vertice dei capi di stato e di governo del 9 Luglio 2002 a Durban, in Sudafrica, durante il quale ne assunse la presidenza Thabo Mbeki, presidente sudafricano di quel periodo.

Nel corso del vertice, al quale presenziava tra gli altri l'allora Segretario Generale delle Nazioni Unite (UN) Kofi Annan, furono sottoscritti i primi atti riguardanti gli organi dell'Unione, ovvero il protocollo relativo allo stabilimento del consiglio di pace e sicurezza e lo statuto della Commissione, e furono stabilite regole e procedure dell'Assemblea, il consiglio esecutivo e il comitato dei rappresentanti.

Le fasi del processo di sviluppo presentati al vertice di Durban avvennero all'interno dell'Organizzazione dell'unità africana. Nella sessione straordinaria del 1999 a Sirte in Libia (luogo di nascita del leader libico Mu'ammar Gheddafi promotore dell'organizzazione anche con cospicui capitali) l'organizzazione decise la nascita della Nuova Unione: da quel momento prese a chiamarsi Unione Africana-African Union(AU).
(fonte.:au,int)
Bob Fabiani
Link
-au.int/en

domenica 24 maggio 2020

News For Africa n°14 (il Continente informa)







Consueto appuntamento di AfricaLand Storie e Culture africane con il "meglio" delle notizie da tutto il grande Continente. In questo numero:


  • Sudafrica, violenza ingiustificata
  • Mozambico, prestiti illegali
  • Ruanda, arresto per genocidio
  • Uganda, via libera agli abiti di seconda mano
  • Guinea, parla il presidente Condè: istruzioni per fermare il coronavirus in Africa
  • Addio a Mory Kante
  • Covid-19, i casi sfiorno i 100mila contagi




-Sudafrica, violenza ingiustificata




Le misure d'emergenza non giustificano le violenze contro i cittadini, e le forze dell'ordine devono adottare un codice di condotta da seguire durante il lockdown, ha stabilito un tribunale di Pretoria il 15 maggio. La corte, scrive News24, ha esaminato il caso di Collins Khosa, picchiato a morte il 10 aprile da alcuni poliziotti perché aveva infranto le regole sull'isolamento. Il 1 maggio sono state allentate le misure contro il Covid-19, anche se i nuovi contagi non si fermano. I casi totali (bollettino aggiornato al 22 maggio) sono 19.137, con 309 morti.
(fonte.:africanews24)


-Mozambico, prestiti illegali




La corte costituzionale del Mozambico ha annullato il 12 maggio i debiti per 1,4 miliardi di dollari contratti segretamente da due aziende pubbliche con le banche Crédit Suisse e Vtb, scrivve Allafrica. Quei prestiti sono stati giudicati illegali perché non erano stati approvati dal parlamento. La sentenza è stata accolta con favore dalle ong che promuovono la cancellazione del debito dei paesi poveri. Gli accordi con le banche risalgono al 2013 e 2014.
Quando furono resi noti, nel 2016, la valuta locale crollò e si scatenò una crisi di cui il paese paga ancora le conseguenze.
(fonte.:allafrica)


-Ruanda, arresto per genocidio





Era riuscito a rimanere nell'ombra per 26 anni, vivendo sotto falso nome nella periferia di Parigi. Poi il 16 maggio Félicien Kabuga, considerato il finanziatore del genocidio ruandese del 1994 e l'uomo che armò le milizie hutu Interahamwe, è stato arrestato dalla polizia francese su mandato del Meccanismo residuale, l'organismo delle Nazioni Unite (UN) incaricato di portare a termine i lavori del tribunale per il Ruanda.
Kabuga, scrive il quotidiano ruandese New Times, è riuscito a eludere la giustizia e i cacciatori di taglie per tutto questo tempo comprando la protezione di alcuni politici, in particolare quando viveva in Kenya nel 1997. Oggi però, sostiene il giornale vicino al governo di Paul Kagame (il presidente), è Parigi a dover dare spiegazioni:"Le autorità francesi erano davvero all'oscuro del fatto che un fuggitivo di alto profilo si nascondeva sul loro territorio?"
(fonte.:newtimes)


-Uganda, via libera agli abiti di seconda mano

Kampala tornata sui suoi passi sul divieto di importare abiti di seconda mano, emanato ad aprile nel rischio di diffondere il virus attraverso il tessuto.
Il mercato dell'abbigliamento usato vale qui oltre 180 milioni  di euro l'anno. La misura non era piaciuta ai negozianti, che non potevano bloccare le merci in arrivo dall'estero.
(fonte.:afpafrique)

-Guinea, parla il presidente Condè:istruzioni per fermare il coronavirus in Africa






Il presidente della Guinea, Alpha Condè ha parlato nei giorni scorsi a tutto campo della situazione del virus in Africa, partendo da un punto fermo:
"Soltanto la cancellazione del debito pubblico salverà i Paesi africani dalle conseguenze della pandemia. Nel continente - ha proseguito il presidente - i contagi da Covid-19 sono in forte aumento, sarà perciò essenziale creare milioni di posti di lavoro perché il numero dei nuovi poveri sta crescendo in modo esponenziale".
L'intervista è apparsa su Jeune Afrique: Condè ha toccato anche aspetti più "vicini" al problema del virus e il suo lento avanzare nel grande continente.
"Noi africani dimostriamo resilienza verso il Covid, probabilmente per via delle numerose pandemie che ci hanno già colpito. (...) L'evoluzione della pandemia in Africa è al momento più lenta che altrove, con meno casi e meno decessi. L'età media della popolazione è di 20 anni, il che è probabilmente un vantaggio poiché il coronavirus colpisce sopratutto gli anziani. (...) Grazie alla nostra esperienza con Ebola abbiamo svolto un lavoro di contenimento di cui andiamo fieri, perché in Guinea si registra uno dei tassi più bassi di decessi rispetto ai contagi: lo 0,59% mentre a livello planetario raggiunge il 6,77%. Il tasso di mortalità di Ebola era molto più alto, intorno al 60%: da allora i guineani hanno imparato a lavarsi spesso le mani e a mantenere una giusta distanza sociale. In altre parole, la nostra popolazione è stata subito consapevole del pericolo della malattia. Inoltre, per fronteggiare Ebola avevamo creato dei laboratori per diagnosticare le febbri emorragiche che si stanno rivelando preziosi per combattere il nuovo virus".
(fonte.:jeuneafrique)

-Addio a Mory Kante
presidente
"La cultura dell'Africa intera è in lutto", twitta Alpha Condè presidente della Guinea, non appena apprende la notizia della dolorosa dipartita di Mory Kante il "griot elettrico" che, fu capace di portare l'Africa e la musica africana in cima al mondo.
Il grande musicista aveva 70 anni ed era nato a Kissidougou, in Guinea, il 29 marzo 1950: è il più giovane di 38 fratelli. Precocissimo, a 4 anni, impara a suonare il balano e poi all'età di 7 anni viene mandato in Mali per essere iniziato alla tradizione griot (il cantastorie africano ancestrale che tramanda la Storia e le tradizioni antiche alle nuove generazioni per "via orale").
Nel 1971 entra a far parte del gruppo Rail Band di cui diventa cantante e dove resta al 1978. Da autodidatta impara a suonare la kora. Nel 1981 pubblica il suo primo disco "Courougnegne"; nel 1984 si reca in Francia dove, dopo alcune difficoltà dovute al suo status di migrante privo di cittadinanza, tiene molti concerti suonando la kora elettrica.
Il 1987 è l'anno del successo del singolo "Yé ké yé ké" che vende oltre 1 milione di copie in tutto il mondo mentre il successivo album, "Akwaba beach" ne vende oltre 500 mila, cosa che fa ottenere a Mory un posto nella classifica di Billboard. Nel 2001 diventa ambasciatore Fao; nel 2004 l'ultimo lavoro, "Sabou".
(fonte.:lemondeafrique)

-Covid-19, i casi in Africa sfiorano i 100mila contagi





L'Africa si prepara a fronteggiare il picco del coronavirus che arriverà in giugno. In queste ultimi 7 giorni, i casi sono in costante aumento - come afferma Condè il presidente guineano - e sfiorano i 100mila casi.
L'ultimo bollettino dell'OMS - datato 22 maggio 2020 - riporta il dato dei contagi: 99,433 mentre i decessi sono: 3,078. Ecco la situazione paese per paese:

Sudafrica 19.137/309 Egitto 14.229/680 Algeria 7.728/575 Marocco 7.185/196 Nigeria 7.016/211 Ghana 6.269/31 Camerun 4.288/156 Sudan 3.138/121 Guinea 3.067/19 Senegal 2.815/33 Costa d'Avorio 2.301/29 Gibuti 2.047/10 RDC 1.945/62 Somalia 1.594/61 Gabon 1.567/12 Kenya 1.109/50 Guinea Bissau 1.109/6 Tunisia 1.045/47 Guinea Equatoriale 960/11 Mali 931/55 Zambia 866/7 Niger 824/60 Burkina Faso 812/52 Sierra Leone 721/35  Ciad 588/58 Madagascar 527/2 Maldive 527/0 Tanzania 509/21 Sud Sudan 473/5 Congo 469/16  Rep.Centrafricana 426/0 Etiopia 399/5 Capo Verde 356/3 Togo 354/12 Benin 345/3 Mauritius 332/10 Ruanda 320/0 Sao Tomé&Principe 269/8 Uganda 264/0 Liberia 240/23 Eswatini 220/2 Mauritania 173/5 Mozambico 162/0 Malawi 72/3 Libia 71/3 Angola 60/3 Zimbabwe 51/4 Burundi 42/1 Eritrea 39/0 Comore 34/1 Botswana 29/1 Gambia 24/1 Namibia 18/0 Seychelles 11/0 Sahara Occidentale 6/0 Lesotho 1/0
(fonte.:who.int/afro)
Bob Fabiani
Link
-https://africalandilmionuovoblog.blogspot.com/news-for-africa   

FOTO DEL GIORNO - Africa Day 2020








L'Africa Day - una intera settimana di eventi, incontri, concerti - dedicata all'intero grande continente, aprirà i battenti domani, lunedì 25 Maggio commemora la Fondazione dell'Organizzazione dell'Unità Africana (AU), istituita il 25 Maggio 1963.

Ogni giorno verrà dato spazio a un tema specifico.

Ecco alcuni temi che verranno approfonditi e trattati durante la settimana di celebrazione:


  • Ambiente, costruire la #GreenSociety per rendere il continente sempre più moderno
  • Tradizione e Cucina Afro, una giornata dedicata alla millenaria storia della tradizione del cibo africano #Foodie
  • Conoscere l'Africa, eventi, incontri e dibattiti sulla Storia e la Cultura africana.
(Fonte.:africaday)
Bob Fabiani
-www.africaday.com/2020


  •  

venerdì 22 maggio 2020

Covid-19: L'Africa supera i 99 mila casi. La drammatica situazione dei profughi nel continente










La pandemia in Africa ha superato i 99mila casi (99,433) mentre i decessi sono 3,078. A rischiare di più è il popolo dei profughi costretti a vivere ammassati nei centri di accoglienza del grande continente. Per loro l'unica ancora di salvezza è la prevenzione: a fronte di questo, è partita una corsa contro il tempo delle organizzazioni umanitarie che stanno cercando di realizzare.

-Who Africa Update (bollettino del 22 maggio 2020)





La situazione paese per paese:

Sudafrica 19.137/309 Egitto 14.229/680 Algeria 7.728/575 Marocco 7.185/196 Nigeria 7.016/211 Ghana 6.269/31 Camerun 4.288/156 Sudan 3.138/121 Guinea 3.067/19 Senegal 2.815/33 Costa d'Avorio 2.301/29 Gibuti 2.047/10 RDC1.945/62 Somalia 1.594/61 Gabon 1.567/12 Kenya 1.109/50 Guinea Bissau 1.109/6 Tunisia 1.045/47 Guinea Equatoriale 960/11 Mali 931/55 Niger 924/60 Zambia 866/7 Burkina Faso 812/52 Ciad 588/58 Sierra Leone 585/35 Maldive 527/0 Tanzania 509/21 Sud Sudan 473/5 Congo 469/16 Rep.Centrafricana 436/0 Madagascar 405/2 Etiopia 399/5 Capo Verde 356/3 Togo 354/12 Benin 345/3 Mauritius 332/10 Ruanda 320/0 Sao Tomé&Principe 269/8 Uganda 264/0 Liberia 240/23 Eswatini 220/2 Mauritania 173/5 Mozambico 162/0 Malawi 72/3 Libia 71/3 Angola 60/3 Zimbabwe 51/4 Burundi 42/1 Eritrea 39/0 Comore 34/1 Botswana 29/1 Gambia 24/1 Namibia 18/0 Seychelles 11/0 Sahara Occidentale 6/0 Lesotho 1/0
(Fonte.who.int)
Bob Fabiani
Link
-www.who.int/afro

giovedì 21 maggio 2020

Dossier Covid-19, Pandemia e Big Data











App, mappe, spostamenti, tracciamenti: i governi di tutto il mondo hanno deciso di virare sulla soluzione tecnologica per spezzare le linee di contagio da Covid-19. Tutta lascia supporre che non si tratti "solo" di un "soluzione di emergenza" anzi, tutt'altro: potrebbe diventare la "quotidianità".

La tecnologia di tracciamento del contagio da coronavirus "è da oggi nelle mani delle autorità sanitarie di tutto il mondo - spiegano dai Big Data Appele e Google -, con cui abbiamo lavorato e che decideranno come usarla".

I colossi tecnologici rendono noto che hanno lavorato al progetto dal 10 aprile scorso.

Il sistema è stato richiesto da 22 paesi, tra cui l'Italia - ma anche in Africa  si registra una grande mobilitazione ribattezzata come la "quarta rivoluzione" e di cui sono promotori i colossi del tech convinti che il "futuro sia nel continente" -, la sua ufficializzazione prelude al lancio delle app . La componente fondamentale è la notifica di esposizione al contagio che userà il blutooth.

A parte alcuni Stati (come la Cina n.d.t), i vari governi hanno ribadito che sarà "volontaria, anonima e rispettosa della privacy". 

Ma sarà veramente così?


-Le scelte dei governi contro il coronavirus cambieranno il concetto di cittadinanza

Il tema dei Big Data è diventato in breve tempo fondamentale in tutto il mondo, dapprima come strumento per contrastare al meglio, così è stato ripetuto fino alla noia, la virilità del contagio del Covid-19 e nella cosiddetta "fase due" (almeno in occidente mentre, per quanto riguarda l'Africa si attende il picco con l'arrivo della stagione invernale di giugno) per gestire un periodo di tempo, ancora indeterminato a oggi, durante il quale i dati potranno aiutare a organizzare la convivenza con l'epidemia.
E' chiaro che siamo di fronte a un momento di grande cambiamento, il che non significa per forza, anzi, il miglioramento delle condizioni di vita e dei diritti.

Se questo è quanto bolle in pentola: cosa dobbiamo aspettarci nel prossimo futuro?

Per cercare di capire dove siamo e dove andremo facciamo in veloce viaggio intorno al mondo. Iniziamo dal Continente nero.

-Africa

I colossi del tech ne sono convinti:il futuro è in Africa. Sono state approntate, studiate e lanciate una serie di app che aiutano i contadini fino ai cyberattivisti di AfricTivistes esempi indubbiamente virtuosi non mancano. Tuttavia, bisogna procedere con attenzione: il pericolo è sempre dietro l'angolo e potrebbe dar luogo al "colonialismo digitale".
Anche in Africa sono in preparazione app di tracciamenti per il contrasto al virus e, addirittura, in alcuni slum  - come abbiamo scritto su queste pagine alcune settimane fa - sono state lanciate per istruire la popolazione sul corretto comportamento durante la pandemia.

-Italia

Il governo italiano ha scelto Immuni che funzionerà su telefoni Android e iPhone: nonostante polemiche e perplessità saranno gli utenti a "scegliere esplicitamente di attivare le notifiche e di esposizione e possono disattivarle in qualsiasi momento; il sistema non raccoglie né usa la posizione del dispositivo; sono gli utenti a decidere se vogliono segnalare una diagnosi positiva".
Eppure ci sono molti punti oscuri (e non solo in Italia n.d.t): anche se l'app sarà attivata su base volontaria appaiono inaccettabili gli obblighi striscianti ("serve per mappare il virus e contrastarlo nella ripartenza") da parte degli Stati.

Il punto cruciale della questione è: quanto è tutelata la privacy dei cittadini? E lo scopo resterà solo quello di mappare il virus oppure, come sembra, questo sarà il futuro della nuova quotidianità post-Covid?

-Islanda

La piccola isola del Nord Europa, l'Islanda, è stata la prima a lanciare l'app anti-contagio: le informazioni saranno accessibili solo al team di monitoraggio delle infezioni e non saranno archiviate.

-Canada

Il Canada ha deciso di utilizzare i servizi di Google Maps senza vincoli di privacy: ed è questa l'altra faccia della medaglia. Qui, il governo può decidere di utilizzare come meglio crede (per sempre)  i dati archiviati.
Tuttavia, in Canada in caso di crisi sanitarie, esiste una legislazione specifica, secondo cui la legge sulla privacy rimangono in vigore, ma non possono rappresentare una barriera alla condivisione di informazioni importanti. Poiché la gestione della sanità in caso di crisi deve coinvolgere tutti i livelli di governo. 


-Israele

Qualche settimana fa quando l'Italia era nel pieno della cosiddetta "Fase 1" sulla stampa italiana sono circolate informazioni inquietanti (e non chiare) circa il "metodo israeliano per contrastare la diffusione del coronavirus".
Di cosa si tratta?
Il "metodo Israele" si basa sul sistema anti-terrorismo per intenderci quello dello Shin Bet (il servizio di sicurezza interno) di monitorare i possessori di smartphone, per ricostruire i movimenti di coloro a cui viene diagnosticato il virus e con chi sono venuti in contatto.
Ma la questione di fondo anche qui è stata posta: si tratta di un pesante attacco della privacy dei cittadini. E vale in Israele come in qualsiasi altro Stato.
Tra l'altro lo Shin Bet  ha accesso a un'enorme banca dati con informazioni raccolte su tutte le comunicazioni effettuate in Israele.

-Russia

Putin ha scelto un sistema misto: si usano i dati dagli smartphone, il riconoscimento facciale e la registrazione. In questo modo, Mosca, può tracciare tutto e questi dati saranno molto utili nel dopo-Covid.

-Conclusioni

Ora che siamo giunti alla fine del nostro breve viaggio intorno al mondo, emerge un dato molto chiaro: la drammatica pandemia non ha prodotto solo disperazione e lutti ma lascia un segno, già molto evidente, nelle vite future di tutti i cittadini del mondo.
Le soluzioni adottate in alcuni paesi costituiscono in realtà il tentativo di dare vita a nuove coordinate sociali e a un nuovo modo di concepire il rapporto tra cittadinanza e istituzioni politiche: il rischio è che superata la fase emergenziale rimangano in vigore nella vita di tutti i giorni.
(Fonte.:theguardian;ilmanifesto)
Bob Fabiani
Link
-www.theguardian.co.uk