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venerdì 15 giugno 2018

Le nomine del nuovo governo malgascio deludono le aspettative degli studenti




La tensione in #Madagascar non si è stemperata e anzi dopo la composizione del nuovo governo - guidato da Christian Ntsay - , ha dato adito a nuove proteste e manifestazioni.

Da un lato si è cercato di mettere fine alla crisi parlamentare con un esecutivo di "unità nazionale" che potesse rasserenare gli animi ma, a oggi, 15 giugno 2018, si può ben dire che l'obiettivo non sembra essere raggiunto e, dall'altra, si è cercato di fare in fretta per non lasciare troppo spazio di manovra alle forze armate malgasce di prendere in mano la situazione.

Sempre che la tregua regga (ma dopo la manifestazione degli studenti non esiste alcuna certezza in questo senso).




"Se l'Alta Corte costituzionale non ha osato allontanare il capo dello stato - del resto molto criticato dall'opinione pubblica e dagli attivisti scese ripetutamente per le vie della capitale Antananarivo - a #Placedu13june", lo ha richiamato all'ordine per trarre le conclusioni del caso.

Il progetto era chiaro: favorire un governo di unità nazionale e poi, in seconda battuta rimettere il proprio mandato sul tavolo della crisi, per il bene del #Madagascar.

Ma questo non è accaduto e ha portato alla promozione di Ntsay in qualità di primo ministro.


  

Ma la crisi è lontana dall'essere risolta.


-(Dis)unità nazionale ad #Antananarivo


L'11 giugno è entrato in carica un governo di unità nazionale, guidato da Christian Ntsay: ex alto funzionario dell'Organizzazione internazionale del lavoro. Il suo compito - come abbiamo scritto nel precedente post - è quello di portare il paese a nuove elezioni legislative e presidenziali entro il 2018.
A fine aprile l'opposizione aveva cominciato a organizzare ogni giorno delle manifestazioni per chiedere le dimissioni del presidente Hery Rajaonarimampianina e la revoca della legge elettorale.
A quel punto è intervenuta l'Alta Corte costituzionale - era la fine di maggio - per porre fine alle agitazioni, ordinando al presidente di nominare un nuovo premier sostenuto dai tre principali partiti malgasci.


-La squadra del premier Ntsay

La squadra appena insediata per "pacificare" il #Madagascar è duramente criticato dai manifestanti e dai rappresentanti dell'opposizione che chiedono l'allontanamento di tutti i ministri del partito che fa capo al presidente Rajaonarimampianina.

A fronte di questo nuovo scoglio che rischia definitivamente di far deragliare la #GrandeIsola , nella giornata di ieri, sono scesi in strada gli studenti dell'Università di Antananarivo per ribadire che l'epilogo della crisi politica non sta andando nel verso giusto, ossia quella di rispondere alle esigenze di cambiamento che consenta a tutti i cittadini di poter migliorare la loro condizione sociale e politica. Anche le opposizioni si sono schierati a fianco di queste richieste.





La situazione è presto degenerata, lo riferiscono fonti della stampa locale che hanno informato il resto dell'isola sulle violenze che sarebbero accadute durante l'ultima manifestazione.
Gli studenti si sarebbero lasciati andare ad atti violenti: creando disagi e problemi di viabilità nel tratto che collega Ankatso a Fiadanana.



Lo scopo e l'obiettivo delle proteste era fare irruzione nel Ministero dell'istruzione superiore e della Ricerca Scientifica (MESUPRES) a Fiadanana, in modo da indurre la neo ministra Marie Monique Rasoazananera alle dimissioni immediate.

La polizia naturalmente non ha permesso che tutto questo accadesse e ha provveduto ad eseguire alcuni arresti a danno dei manifestanti che poi, alcune ore dopo sono stati rilasciati.
All'interno del movimento degli studenti e degli attivisti si sono palesate alcune crepe: non tutti hanno apprezzato la gestione della manifestazione dando adito a polemiche che, a questo punto potrebbero definitivamente compromettere l'efficacia delle proteste future.

-Conclusioni 

Al termine di un altra giornata di turbolenze, il #Madagascar è sempre più sull'orlo del precipizio: le ore che hanno scandito lo svolgimento delle proteste hanno messo in risalto, in modo palese, il grave pericolo che sta correndo l'#IsoladallaTerraRossa: precipitare in una dittatura militare per bloccare per sempre ogni aspettativa e richiesta di cambiamento del popolo malgascio.

(Fonte.:jeuneafrique;afp;exporessmada)
Bob Fabiani
Link
-www.jeuneafrique.com/politique/madagascar;
-https://www.afp.fr;
-www.lexpressmada.com 

giovedì 14 giugno 2018

#JUSTICEFORSACKO





Dodici giorni dopo la morte violenta del sindacalista #SoumaylaSacko, il #sindacalistabracciante che lottava per difendere i diritti di chi non ha diritti, è sempre più urlante il silenzio - che in realtà è volgare censura - da parte del #neoministroSalvini ma, la morte assurda, l'assassinio venato dall'#odiorazziale non può far cadere nell'oblio questa triste e disumana storia di disperazione, migrazione e ingiustizia che mette, sullo stesso piano il "Sudafrica'76 (Soweto)" con l'#Italia2018 (Piana Gioia Tauro).

Non si può restare inermi perché questo assassinio di #SoumaylaSacko squarcia  - con un colpo secco - il tentativo di "normalizzare" quanto di sconcertante avviene (da troppo tempo) in #Italia e, in particolare in #Calabria : è un delitto quello del sindacalista originario del #Mali che mostra tutti gli ingredienti del "delitto mafioso", tristemente noto in tutto il Meridione d'Italia.




Ci sono alcuni quesiti che questa assurda morte violenta solleva e, le cosiddette Istituzioni democratiche della Repubblica italiana farebbe bene ad occuparsene seriamente. Una volta per tutte. Piaccia o meno, in Italia avvengono fatti incresciosi, inaccettabili, non da "Paese civile". E' inutile far finta che il problema non esiste. In questo paese, per troppo tempo si è preferito non stanare disfunzioni gravissime che vanno dal caporalato (al soldo delle cosche mafiose) alla schiavitù (di #Migranti che arrivano in Italia per lavorare nei campi in quel settore dell'Agricoltura tornato a interessare - come un tempo facevano i 'vecchi boss mafiosi' - la ndrangheta e tutte le altre mafie.

 

Ma la morte di #Sacko riporta l'attenzione generale su quanto era già accaduto 8 anni prima a #Rosarno quando andò in scena una volgare "caccia al nero" che fu uno delle prime avvisaglie di quello che poi si sarebbe propagato, nel resto del paese: ossia una crescente intolleranza, una "chiamata alle armi" imposta dall'estrema destra per far passare il messaggio - rivolto ai cittadini italiani - che, in questo paese è in atto "un'invasione".

E' lo stesso linguaggio che oggi viene amplificato, veicolato, irradiato addirittura dal #Viminale dall'esponente politico che più di tutti, ha scommesso su questo tema: il #neoministroSalvini.

Eppure la morte violenta di un sindacalista africano mette in risalto - in modo drammatico - quanto l'#Italia (e le sue istituzioni) non abbiano capito per tempo che continuando su questa strada, il baratro sia inevitabile.

C'è un uomo, un essere umano, un lavoratore sindacalista che ha pagato con la vita il suo attivismo speso per difendere i diritti di chi è trattato in modo disumano ed è trattato "come le bestie", con paghe da fame e, per giunta costretto a vivere in un ghetto appunto come quelli delle #township laggiù in #Sudafrica, al tempo doloroso della "Dittatura dell'Apartheid" imposta dai boeri-bianchi che, con il pugno di ferro tenevano ai margini della vita politica e sociali milioni di sudafricani neri privandoli del loro diritto a essere e sentirsi - a tutti gli effetti - "cittadini completi".

A distanza di più di due secoli dalla fine della schiavitù in occidente si deve costatare che le cose non sono molto differenti da quando i "discendenti degli africani" in America erano costretti a lavorare in modo massacrante nei campi di cotone: oggi accade la stessa cosa in Italia nel disinteresse della classe politica, non solo quella che si richiama apertamente a dettami razzisti, reazionari.

  



Per quanto tempo la richiesta di giustizia e del rispetto dei diritti fondamentali potranno essere disattesi sia sulla morte violenta di #Sacko sia per tutti i #Migranti costretti a vivere nel disumano #GhettoSanFerdinando nella #PianaGioiaTauro, in Italia?

(Fonte.:repubblica;ansa;internazionale)
Bob Fabiani
Link
-www.repubblica.it;
-www.ansa.it;
-www.internazionale.it  

mercoledì 13 giugno 2018

Sovranismo e 'vittoria di Pirro' dopo il #CasoAquarius (e quelli che verranno)





Le insidie racchiuse in questi tempi reazionari stanno portando al pettine tutte le disfunzioni e le menzogne, con le quali, il cosiddetto "primo mondo" ha dettato e imposto il "bello e il cattivo tempo" in Africa. Non si trattava già di supposta superiorità o di chissà quali "poteri divini" dettati - evidentemente - su base razziale. Ma solo di imposizioni messe in campo attraverso regimi disumani.

Questo è il retroscena della storia, una storia tutta consumata tra violenze, torture e genocidi che hanno letteralmente impoverito il Continente Nero sin dalla notte dei tempi.

E' la storia amara che ha portato in dote altri travagli e dolorose separazioni fino ad arrivare in epoca moderna alle migrazioni che tanto allarmano e preoccupano la civilissima Europa e, in generale l'occidente.

Ma perché "i bianchi" sono tanto ossessionati dalle migrazioni? Forse la risposta va ricercata in quelle stesse rotte che furono alla base della tragedia delle "navi dei negrieri" quelle, per intenderci che portarono allo schiavismo degli africani catapultati nel cosiddetto "nuovo mondo". 

Storia dolorosa e perciò africana.

La sorte ha voluto che oggi quelle migrazioni che fanno rotta verso la civilissima Europa prendessero forma sulle stesse rotte del colonialismo che ha reso l'Africa poverissima.





E' una narrazione che quasi nessuno - nel cosiddetto mondo civilizzato, moderno quello che si sente in dovere di guardare tutti dall'alto in basso - è disposto non solo a riconoscere ma quanto meno a considerare. Del resto è comprensibile, oggi l'Europa e, in generale l'occidente è tutto rivolto a pensieri, idee di chiusura dettate dall'egoismo e dalla paranoia della paura.

Sono almeno due lustri che, nei cosiddetti Stati moderni e civili non si parla d'altro che di sicurezza e di politiche reazionarie dettate, incoraggiate e fomentate dal divampare della crisi economico-finanziaria causata dal "Capitalismo morente". Quel capitalismo blindato dal drammatico "sistema neoliberista" che, al posto della valorizzazione delle persone ha promosso d'imperio il "mercato".

Nasce tutto da questo infernale ingranaggio quel deragliamento in atto nel Vecchio Continente che, senza accorgersi, ha finito per sdoganare - una volta di più - tutti gli egoismi che si annidano nelle metastasi dei nazionalismi che, un poco alla volta e Stato dopo Stato inchioda l'Europa verso un pericoloso ritorno al passato.

Al fascismo e al nazifascismo oggi rivitalizzati nella mistura esplosiva dei populismi e del sovranismo che sta letteralmente facendo implodere l'Unione europea. 

E' un ritorno al passato quel passato che ha prodotto sfaceli, macerie di democrazia e portato in dote le drammatiche dittature nazifasciste in Europa.






 Egoismi che hanno avuto un indirizzo preciso e sono tornati laddove si era materializzato il dramma colonialista e, con esso, i primi "genocidi dimenticati" prodotti dagli europei bianchi in Nambia e un po' ovunque in Africa.

-Il genocidio dei #Migranti nel Mediterraneo 

Oltre un secolo dopo il drammatico "genocidio dimenticato" in Namibia si assiste a un altro dramma disumano: i genocidi che avvengono in mare durante i naufragi dei migranti che fuggono dalle tragedie prodotte dal "primo mondo" : la fame, la povertà, le dittature, le torture. Come se tutto questo non bastasse, in Africa si è costretti ad emigrare a causa dei cambiamenti climatici che, in molte parti del continente, non consente a miliardi di persone di vivere e sopravvivere. Ma nel mondo ricco, quello dei colori sgargianti si fa finta che tutto questo non sia parte di una "verità scomoda" preferendo di gran luna il mantra dei reazionari che soffiano sul fuoco dell'odio razziale e, per giustificare politiche fallimentari (anche a causa del loro operato nei vari esecutivi) - quelle per intenderci dell'austerità - che hanno ridotto alla povertà (anche in Europa) interi segmenti dei popoli europei letteralmente stremati da questo stallo e, dalla "dittatura dei mercati e delle banche" che, non consente altro, se non appunto, la valvola di sfogo di antiche ricette.

Del tutto disastrose. Ricette reazionarie che sono alla base di quel sovranismo con il quale la Lega in Italia, attraverso la regia di Salvini ha potuto rifarsi una verginità e far dimenticare, i disastrosi risultati dell'esperienza governativa sia a livello regionale che nazionale.

Politiche mosse, aizzate, costruite tutto intorno allo spauracchio - solo ventilato e mai corrispondente alla realtà dei fatti e dei numeri - che vorrebbe, l'Italia in una condizione di invasione di africani delinquenti e galeotti (per dirla con le parole del #neoministroSalvini n.dt.) arrivati su queste latitudini per sconvolgere la vita e gli interessi degli italiani.
Quello che Salvini non ha mai detto (ma che conosce benissimo dato che è in politica da oltre venti anni è un punto preciso e inequivocabile: al pari degli altri leader (se così si può dire) fa finta di non sapere che quelle stesse politiche reazionarie, colonialiste, razziste sono i principali responsabili dei genocidi che avvengono nel Mediterraneo e davanti alle coste italiane.

Oggi che si ritrova al governo e occupa il Viminale eccolo impegnato in una narrazione totalmente priva di riscontri oggettivi su numeri e costi. Il #neoministroSalvini oggi gioca la carta del "Sovranismo muscolare" per intimidire, normalizzare e imporre un "fascismo di ritorno" che è un viatico preoccupante sul piano dei diritti fondamentali di tutti, nessuno escluso.

Alzando la voce e mostrando tutta la disumana anima dell'#EsecutivoGialloVerde nel negare alla nave #Aquarius di approdare nei porti italiani tenta di forzare la mano all'Europa sul fronte dei #Migranti. Accecato dal suo egocentrismo eccolo blaterare chissà quale "fantastica vittoria" - spalleggiato anche dalla schiera governativa M5S - sul #CasoAquarius invece di metabolizzare che siamo nel pieno di una sterile, fumosa, inconcludente "vittoria di Pirro" che verrà messa a dura prova dalla prossima nave di #Migranti che si troverà davanti alle coste italiane.

Cosa farà a quel punto il #gendarmedisumano e #neoministroSalvini a chi dichiarerà guerra?
Siamo in attesa di una risposta plausibile e percorribile al tempo stesso, seria ed efficace per risolvere questo dramma umano. Dramma africano.

(Fonte.:repubblica)
Bob Fabiani
Link
-www.repubblica.it     

  

   

martedì 12 giugno 2018

La "sterilizzazione della crisi" in #Madagascar porta in dote un nuovo premier





Lunedì 4 giugno in #Madagascar è andata in scena un'apparente svolta nella grave crisi politica che da settimane affligge l'#IsolaDallaTerraRossa. In un escalation di colpi di scena, il dramma politico ha mostrato più facce della stessa medaglia.
Nel giro di poche ore ci sono state le dimissioni del premier malgascio Olivier Mahafaly e la nomina di Christian Ntsay.






Si tratta di un primo ministro "neutrale" promosso dalla casta per traghettare, possibilmente accompagnare, senza troppi ed ulteriori scossoni, l'isola alle elezioni presidenziali, previste entro il 2018.

E' dunque questa la soluzione giusta per dar vita al superamento della crisi malgascia? Difficile dirlo ma certo, non è questo premier che può rispondere - in modo concreto - alle istanze messe sul tavolo dalle opposizioni e dallo stesso popolo malgascio.
Che ne sarà delle richieste di cambiamento invocate dall'opinione pubblica dell'isola? Tutto sembrerebbe congelato, bloccato e sterilizzato con la nomina di Ntsay.




Ma chi è il nuovo premier malgascio?
Cerchiamo di scoprirlo in poche battute (per una questione di assoluta mancanza di spazio...ma ci torneremo su nelle prossime settimane).

Ntsay si presenta ai malgasci come "presidente neutrale" ma in passato ha lavorato per l'ONU e, per via della sua lunga esperienza - in questa particolare e travagliata crisi politica del #Madagascar - può essere di grande aiuto alla causa, facendo ricorso alle "necessarie capacità di riconciliazione", sono le parole declamate dal presidente della Repubblica, Rajaonarimampianina.

A cosa riferiva il presidente?

Alludeva allo scontro - cruento e senza esclusioni di colpi - in atto tra maggioranza e opposizione su chi ha maggior titolo per detenere la maggioranza in parlamento. Il caos è dilagato dopo che diversi parlamentari hanno deciso di cambiare schieramento rispetto alle ultime elezioni legislative del 2013 fino ai giorni nostri.
In realtà a dare man forte all'incendio e a spingere il #Madagascar verso il baratro è l'infuocato dibattito sulla nuova legge elettorale che secondo l'opposizione sarebbe congegnata per impedire al suo candidato, Marc Ravalomanana, di candidarsi.

  

Ma questa è solo "una parte" della verità che si annida dentro questa drammatica crisi. In queste ultime settimane, la #GrandeIsola è stata più volte sul punto di precipitare in un salto nel buio che, non promette nulla di buono per i cittadini malgasci.
La posta in gioco è altissima. Mai come in queste giornate, il #Madagascar è stato sull'orlo del dramma (per il popolo) di essere sopraffatti da un colpo di stato militare.

Le dimissioni di Mahafaly erano state ordinate e imposte lo scorso 25 maggio dall'Alta Corte costituzionale (Hcc). Il nuovo governo, ha sentenziato la Corte, dovrà riflettere i veri risultati usciti dalle urne, senza dimenticare che, nel frattempo sono andati a segno innumerevoli cambi di casacca.





Tutto risolto?
Assolutamente no: tutti i quesiti posti dall'opinione pubblica della #GrandeIsola restano sullo sfondo di questa crisi dall'esito ancora del tutto incerto. Troppi interessi si celano dietro il cambio in corsa, anzi, quasi in dirittura d'arrivo (quando mancano pochi mesi alle elezioni presidenziali - legislative n.d.r) per indirizzare a piacimento di "lorsignori" e rendere così la "cosa pubblica" e la politica, sempre più un affare privato, da tenere rigorosamente ben separato, non solo dalle aspettative dei cittadini ma anche e sopratutto dal loro bisogno di cambiamento che non corrisponde a quello della "casta del potere".

(Fonte.:rfi;jeuneafrique;lexpressmada)
Bob Fabiani
Lnk
-www.rfi.fr/afrique;
-www.jeuneafrique.com/pays/madagascar;
-www.lexpressmada.com    

domenica 10 giugno 2018

Se il #neoministroSalvini dal #Viminale, oscilla tra 'linea dura' contro i #Migranti e le #fakenews





L'arrivo del #neoministroSalvini in qualità di responsabile del #Viminale è diventata 'operativa' una settimana fa e già esiste tutta una sfilza di messaggi, proclami, slogan incendiari a senso unico, ossia, contro i #Migranti e gli sbarchi.
Il ministro sembra stia in perenne campagna elettorale e, per questa ragione si sente in dovere di mettere in campo una non meglio precisata "linea dura" sperando, in questo modo d'invertire la rotta, quella rotta, a suo dire che, mette, a dura prova l'Italia.

Nella narrazione del #neoministroSalvini ci sono solo parole sconnesse per imporre quella visione della vita (e della cosa pubblica) cara al suo partito, quel partito assolutamente #razzista e #xenofobo che risponde al nome di #Lega. Per Salvini l'Italia è "sotto attacco" è "invasa da una fiumana di migranti, clandestini, galeotti" che, con la loro presenza, mettono a soqquadro la vita degli italiani.

Siamo in pieno delirio reazionario (come accade nell'#AmeriKKKa di #TheDonald avvilita e umiliata dal #Trumpismo).

Capita poi che in questa prima settimana del suo regno sul #Viminale che nel profondo #SudItalia, un #sindacalista, un #attivista venga giustiziato con colpi di lupara alla #PianaGioiaTauro.

Era un #braccianteschiavo che arrivava dall'#Africa, dal #Mali e il suo nome era #SoumaylaSacko.





Il #neoministroSalvini non ha speso una parola per ricordare il #sindacalistaUsb ma, in compenso ha parlato di "pacchia finita per tutti i clandestini" gettando la maschera su quale sia il progetto del suo mandato: una spietata "guerra contro gli ultimi, i poveri" dimostrando che ad alimentare il suo agire politico è l'#odiorazziale come nel #Sudafrica del #RegimeApartheid nelle drammatiche giornate e notti di #Soweto1976.
Del resto l'assassinio del #sindacalistamaliano mette proprio sullo stesso piano #Soweto1976 e la #PianaGioiaTauro2018.

In oltre il #neoministro dell'#EsecutivoGialloVerde appena salito al potere in #Italia ha annunciato la proposta di "chiudere i porti italiani"...

(Bob Fabiani)


Ma cosa pensano all'estero di Salvini e del suo programma reazionario, xenofobo, razzista?
Scopriamolo prendendo spunto da un interessante articolo apparso sul @Gardian 







-La linea dura di Salvini contro gli sbarchi*


"Il miliardario e filantropo George Soros ha invitato l'Unione europea a risarcire l'Italia per l'arrivo di migranti sul suo territorio. Questo mentre il nuovo ministro dell'interno Matteo Salvini fautore della linea dura, sceglie provocatoriamente per il suo primo viaggio ufficiale Pozzallo, in Sicilia, uno dei principali punti di arrivo di migranti.
Il 2 giugno a Vicenza Salvini, leader della Lega, aveva detto che i migranti arrivati in Italia "devono prepararsi a fare le valigie". E il giorno dopo in Sicilia, a Catania, durante un comizio ha aggiunto: "La Sicilia non può più essere il campo profughi d'Italia. Non starò fermo con le mani in mano mentre continuano gli sbarchi. Abbiamo bisogno di centri d'espulsione".
Lo stesso giorno della visita in Sicilia almeno sessanta persone sono annegate al largo delle coste tunisine (in realtà saranno più di 100 i migranti naufragati e morti in mare n.d.r) , uno dei principali punti di partenza dei migranti che cercano di raggiungere l'Italia. Il ministro della difesa tunisino ha dichiarato che altre 67 persone erano state messe in salvo dalla guardia costiera e che le operazioni di recupero sarebbero proseguite. Si pensa che a bordo dell'imbarcazione ci fossero circa 180 persone.
Dopo il giuramento del nuovo governo populista, di cui fanno parte ministri della Lega e del Movimento 5 stelle, Salvini ha ribadito la sua intenzione di rimpatriare circa 500 mila migranti irregolari. I suoi progetti hanno suscitato preoccupazione tra chi si occupa di migrazioni tra le organizzazioni umanitarie, ma sono considerati irrealistici dal momento che l'Italia non ha le risorse  finanziarie per fare le espulsioni di massa.

"Sto andando in Sicilia dove è avvenuto l'ultimo sbarco", dichiarava Salvini ai giornalisti a Vicenza. "Per i migranti irregolari è finita la pacchia". 

Il ministro dell'interno ha inoltre accusato le imbarcazioni delle ong di fare gli interessi dei trafficanti, perché traggono in salvo i migranti.
Riccardo Gatti, capo missione della ong Proactiva open arms, ha detto che il suo lavoro diventerà più complicato. "Salvini non si limiterà a peggiorare il futuro delle persone che salvano vite umane in mare, ma peggiorerà anche le condizioni di vita dei migranti", ha dichiarato. "Da quando ho cominciato a lavorare in mare, occupandomi di operazioni di soccorso, il nostro lavoro sta diventando sempre più difficile. Quel che mi preoccupa non è solo Salvini. Non dimentichiamoci di Luigi Di Maio e dei cinquestelle, che hanno definito le ong "taxi del mare". Cercheranno di fermarci, sono sicuro".

In un articolo pubblicato sul Corriere della Sera, Soros ha scritto che l'affermazione della Lega, il principale partito di destra italiana, può essere parzialmente attribuito alle "politiche migratorie sbagliate dell'Unione europea, che hanno imposto all'Italia un onere ingiusto".


-Compensare l'Italia 


Soros ha scritto che l'Unione europea si deve sobbarcare questo onere se vuole "influenzare costruttivamente" le prossime elezioni italiane, che secondo lui si terranno piuttosto presto, data la "precaria" alleanza tra i due partiti al governo.

"Fino a qualche tempo fa la gran parte dei migranti si poteva spostare verso i paesi del nord, la loro vera meta", ha scritto. "Ma poi sia la Francia sia l'Austria hanno chiuso i confini e i migranti si sono trovati bloccati in Italia. Questa situazione era non solo ingiusta ma anche molto onerosa finanziariamente, in un momento in cui l'Italia economicamente restava indietro rispetto a gran parte dell'Europa. Questa è stata la ragione principale per cui la Lega, in particolare, è andata così bene alle ultime elezioni" (si riferisce a quelle del #4Marzo n.d.t). Per questo, continua Soros, il problema "non può essere affrontato con la ridistribuzione forzosa, ma solo con il fatto che l'Europa compensi l'Italia finanziariamente per i migranti che approdano" sulle sue coste.

Il regolamento di Dublino impone ai migranti di fare richiesta d'asilo nel primo paese dell'Unione europea in cui arrivano, e questo penalizza l'Italia, che dal 2013 ha accolto settecentomila migranti, la maggior parte provenienti dall'Africa.

L'introduzione di centri di smistamento, finanziati dall'Unione europea, per identificare i migranti appena entrano in Europa e l'inasprimento dei controlli alla frontiera da parte della Francia, Svizzera e Austria hanno aggravato il problema.
In Lussemburgo, il 5 giugno si è tenuto un incontro tra i ministri dell'interno dei paesi dell'Unione europea. All'ordine del giorno c'era la riforma del regolamento di Dublino, ma non è stato trovato un accordo. Secondo Soros in Europa c'è una tendenza a usare l'instabilità politica dell'Italia per impartirle una lezione. "Se l'Unione europea adotta questa linea si scava la fossa da sola provocando una reazione negativa da parte dell'elettorato italiano, il quale a quel punto rieleggerebbe la Lega e il Movimento 5 stelle con una maggioranza ancora più ampia". Il generoso sostegno del finanziere di origine ungherese sia alle ong che aiutano i migranti sia al piano di ricollocazione  dell'Unione europea durante la crisi dei migranti del 2015, lo hanno portato in conflitto diretto con i governi ultraconservatori e di destra.
In particolare, il primo ministro ungherese Viktor Orban ha fondato la sua campagna elettorale di quest'anno sugli attacchi a un presunto "Piano Soros" per inondare l'Ungheria di immigrati musulmani. Nel suo articolo Soros afferma che "non è possibile né desiderabile ricollocare a forza i migranti in altri paesi. In particolare l'Ungheria e la Polonia resisterebbero strenuamente. Ho sempre sostenuta l'idea che la distribuzione di rifugiati in Europa deve avvenire del tutto volontario".
Mentre il 3 giugno centinaia di militanti di sinistra si riunivano in Sicilia per protestare contro il piano antimmigrazione di Salvini, un uomo uccideva un ventinovenne del Mali e feriva altri due immigrati a San Calogero, in provincia di Reggio Calabria. 
(Si tratta di Soumalya Sacko n.d.t).
La polizia ha dichiarato che i tre immigrati stavano rubando alcuni materiali da un sito industriale della zona. (In realtà i #Migranti e #Sacko stavano soltanto prendendo alcune lamiere da una fabbrica dismessa e, tuttavia Soumalya Sacko non era un ladro ma un attivista, un sindacalista che lottava contro i soprusi e la mancanza dei diritti umani per i diritti degli altri #Migranti africani, i nuovi schiavi).



     



-Conclusioni 

Al di là dell'articolo scritto da Soros di cui si parla nel pezzo apparso sulle colonne @Gardian appare chiaro che il #neoministroSalvini persegue una sua narrazione che non corrisponde del tutto alla realtà: in Italia non esiste nessuna invasione di #Migranti piuttosto esiste una drammatica completa disumanizzazione nell'accogliere questi #Migranti e lasciati in vere e proprie "galere" incostituzionali. Questa situazione è anche la diretta conseguenza del cosiddetto #CodiceMinniti l'ex ministro dell'Interno del PD che, in qualche modo a contribuito all'arrivo di Salvini.

(Fonte.:guardian;internazionale;ilmanifesto;lastampa;repubblica;ilfattoquotidiano;jeuneafrique)
Bob Fabiani
Link
-www.theguardian.com/uk;
-www.internazionale.it;
-www.ilmanifesto.it;
-www.lastampa.it;
-www.larepubblica.it;
-www.ilfattoquotidiano.it;
-www.jeuneafrique.com/tunisie

        

sabato 9 giugno 2018

Il "Caso Mozambico"





Durante la preparazione del mio secondo viaggio in #Madagascar - un viaggio-studio per approfondire la mia conoscenza della #GrandeIsola e, apprendere nozioni, storie, appunti che potessero in qualche modo aiutarmi per la stesura del mio Romanzo (di prossima pubblicazione) 'Al di là di ogni ragionevole dubbio' - ricordo che una notizia (di quelle solitamente piccole, un "quasi trafiletto" trovato chissà dove ... ora non ricordo neanche più se fosse comparso sui media italiani o quelli francesi (ma credo sia più verosimile che io avessi incrociato il 'lancio di agenzia' direttamente dai media d'oltralpe) incuriosì la mia sete di "informazioni dal Continente Nero' .

Erano poche righe ma rappresentarono qualcosa che sentivo di dover approfondire in qualche modo. In quelle pochissime righe, si dava informazione dell'arrivo della #jihad nella parte di Africa che, in occidente (e sopratutto in Europa) si chiama Africa sub-sahariana. In realtà si trattava e si faceva riferimento alla parte del Continente Nero quello più a Sud ...
Nel trafiletto si dava conto del fatto che la cosiddetta "minaccia dell'Islam Radicale" (appunto la #jihad), in men che non si dica avrebbe travolto alcuni Stati africani come il #Mozambico e lo stesso #Madagascar.




Era lo spunto decisivo che avrebbe consentito al mio romanzo di creare un "ponte" tra #Francia e #Madagascar all'indomani del "venerdì della mattanza" quello che sconvolse Parigi. Un ideale "ponte" per dare sostanza e rendere credibile tutte le vicende narrate nel libro. Tuttavia esisteva un problema: si trattava di una fake news oppure quella notizia redatta in poche righe aveva un riscontro nella realtà?






Non si trattava delle gride scomposte con il quale, molti personaggi influenti (e legati ad ambienti riconducibili all'estrema destra sia francese sia italiana e... del resto del Vecchio Continente) che, con i loro mantra hanno, in qualche modo facilitato l'occupazione dell'agenda politica europea : in realtà la "tragedia della minaccia jihadista" stava travolgendo - in modo preoccupante - il Continente Nero in un contesto già difficile come, nel caso di alcuni "Stati falliti" (Libia, Somalia) oppure in un quadro di cruente guerre civili che, a vario titolo investivano paesi come il Congo (RDC), il Sudan (compreso il Sud), l'Angola, il Mozambico.


-Il "Caso Mozambico" 

Quando quel piccolo trafiletto arrivò sotto i miei occhi qui, in occidente e, più precisamente in Europa eravamo tutti investiti dalle tremende immagini che arrivavano da Parigi : la capitale francese sconvolta da ben 6 attentati del cosiddetto "Islam Radicale", jihadisti, miliziani disposti a tutto pur di "pareggiare in qualche modo" l'onda d'urto causata dalle "guerre colonialiste" che, nel frattempo erano riprese in Africa e di cui, la Francia era una delle potenze più attive in molte parti della #Françafrique.

Si assisteva a uno sterile dialogo : le conseguenze per il "primo mondo" senza mai affrontare e allargare il discorso su larga scala. Anche se in pochi erano disposti ad ammetterlo il "terrorismo di matrice islamica e radicale" presentava il suo pesante conto in termini di sangue e di vite spezzate proprio in Africa.

Si vociferava che la minaccia islamista avrebbe attecchito molto rapidamente in Madagascar e in Mozambico.

A distanza di tre anni (era infatti il 2015 n.d.r) la #Jihad è arrivata nell'ex colonia portoghese.




    
La situazione sta diventando preoccupante. Le carneficine si susseguono una dall'altra senza soluzione di sorta.
L'ultima parla di 7 civili uccisi a colpi di machete e di oltre 150 abitazioni date alle fiamme. E' il bilancio drammatico dell'attacco avvenuto nella provincia di Cabo Delgado, estremo Nord del Mozambico, nella notte tra domenica e lunedì appena trascorsi. Si tratta del secondo attacco, nell'arco di una settimana. Le modalità messe in atto dai miliziani riconducono alle istanze e allo stile delle milizie jihadiste attive nella regione.

Il gruppo attivo in questa parte del paese africano si fa chiamare al Shabaab, ma al momento, non vi sono riscontri oggettivi e prove di legami con l'omonima organizzazione di stanza in Somalia.
Lo scorso 27 maggio, nel corso di un attacco ad altri due villaggi della zona, 10 persone erano state decapitate. La polizia in seguito avrebbe ucciso in uno scontro a fuoco 9 miliziani e, nella conferenza stampa le autorità mozambicane spiegavano quanto segue: "Pensiamo che questi appartengano allo stesso gruppo armato", parola del portavoce delle forze dell'ordine, Inacio Dina nell'incontro con i reporter a seguito dell'assalto che ha messo a ferro e fuoco il villaggio di Naude.

(Fonte.:afp; africa24;ilmanifesto;internazionale;jeuneafrique)
Bob Fabiani
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-https://www.afp.fr;
-www.africa24.com;
-www.ilmanifesto.it;
-www.internazionale.it;
-www.jeuneafrique.com   



giovedì 7 giugno 2018

Quel neo-ministro incendiario (un ministro di ruspa e di polizia)




Sono passati solo due giorni dall'insediamento ufficiale (e pieno) del nuovo #EsecutivoGialloVerde e, drammaticamente, inizia a palesarsi il progetto politico del #neoministroSalvini.
Ci sono due aspetti che scoprono definitivamente il dramma di aver (ri)consegnato, ancora una volta, un dicastero delicato, decisivo, il più importante come il Ministero dell'Interno alla Lega.
Al di là della storia di questo partito, tra i più reazionari, xenofobi, dichiaratamente di estrema destra, un partito nato e plasmato sull'odio razziale (oggi contro i migranti, ieri violentemente contro i meridionali n.d.r) quello che inquieta è tutto il contesto che "sdogana" definitivamente il "contratto muscolare" tutto incentrato sulla figura del #neoministroSalvini, incendiario che avviene in un quadro politico interno e internazionale tutto sbilanciato su posizioni dell'estrema destra e sovraniste.





L'arrivo al Viminale di Salvini ribalta completamente il ruolo e gli obiettivi non solo del partito che rappresenta ma della stessa figura del ministro: occupare questo dicastero - da sempre - significa avere le chiavi e l'indirizzo totale dell'intero esecutivo.
Partendo da questa angolazione e, nell'ottica del radicale spostamento (non solo in #Italia ma in tutto l'occidente n.d.r) verso posizioni reazionarie - le stesse - che hanno portato alla Casa Bianca un presidente razzista, xenofobo dichiaratamente contro i #Migranti le minoranze etniche.





E' proprio qui in Italia che nasce un governo pericolosamente "replicante" di quel #Trumpismo che strizza l'occhio ai #suprematistibianchi e, a tutto quel che comporta e significa. Un crescendo di odio razziale, di "guerre programmatiche" volte a rendere la vita un inferno non solo ai #Migranti e alla Comunità afroamericana ma anche e sopratutto ai poveri.

Temi (se così si possono classificare) che ritroviamo nella narrazione incendiaria del #neoministroSalvini.





Nella narrazione livida e tutta impegnata contro i #Migranti appare chiaro che il #neoministro voglia trasformare il Viminale come trampolino per conquistare altri consensi e voti. E proseguendo su questo solco il vice-premier leghista sogna di imporre "legge e ordine".

Un ministro di ruspa e di polizia.

Il passaggio dunque si inacidisce fino a diventare incendiario: mettendo sullo stesso piano - un piano di odio razziale - che investe da una parte i #Migranti (le disgustose parole "la pacchia è finita") e dall'altra lanciando il monito all'indirizzo dei poveri bacchettati e umiliati per la loro condizione sociale ("giusto che i più ricchi paghino meno tasse").

Siamo di fronte a un retorica disgustosa che mette insieme una visione classista, razzista, reazionaria, liberticida: ma del resto dopo il regno dello #sceriffoMinniti era alquanto chiaro che al Viminale arrivasse un esponente, un rappresentante di quella "destra sovranista" capace di lanciare una guerra senza quartiere contro i #Migranti dando carta bianca alla polizia ("dando più manganelli agli agenti").

(Fonte.:repubblica;fattoquotidiano;jeuneafrique)
Bob Fabiani
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-www.repubblica.it;
-www.ilfattoquotidiano.it;
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domenica 3 giugno 2018

AFRICALAND, APERTURA NUOVA SEZIONE-BLOG: OSSERVATORIO PERMANENTE SUL NUOVO #ESECUTIVOGIALLOVERDE IN #ITALIA








Con l'arrivo del nuovo #EsecutivoGialloVerde in #Italia si apre una decisa voragine sulla questione (per nulla secondaria) dei diritti fondamentali (sociali e politici) messi in seria discussione e quindi a rischio dalla presenza di politici 'apertamente reazionari'. ...











Questa pagina e questo #Blog :

https://africalandilmionuovoblog.blogspot.com 
aprono un 'osservatorio' permanente su temi e questioni delicate che non si limiteranno solo alla paventata, urlata, sbandierata 'guerra senza quartiere' contro #Migranti #Rifugiati e #Clandestini (come a volte li ha apostrofati il #neoministroSalvini).



Del resto il partito per cui votano nel #NordItalia tutti coloro che sono ossessionati da una presunta invasione di migranti (mentendo con cognizione di causa...) esultarono quando, al termine della scorsa legislatura il #GovernoGentiloni commise l'ennesimo errore sacrificando lo #IusSoli per paura del tracollo elettorale - avvenuto peraltro - il #4Marzo2018.


Da questo momento l'#Italia si pone sullo stesso piano dell'#AmeriKKKa di #TheDonald  quindi, si dovrà vigilare, raccontare il "nuovo credo ministeriale italiano" ossia, come insegna #TheDonald mettendo in atto la #deportazioneillegale di #Migranti.






#AfricaLandStorieECultureAfricane racconterà queste storie all'interno della sezione-blog già esistente dal primo giorno di pubblicazione.
La sezione deputata ad accogliere l'osservatorio permanente è Senza diritti umani con l'hashtag #StoriediSenzaDirittiUmani.

(Fonte.:africalandilmionuovoblog)
Bob Fabiani
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-https://africalandilmionuovoblog.blogspot.com/senza-diritti-umani   

venerdì 1 giugno 2018

LE FORZE ARMATE LANCIANO LO SPAURACCHIO DELLO STATO D'EMERGENZA PER RISOLVERE LA CRISI POLITICA






Sono ore convulse quelle che si stanno vivendo in Madagascar a causa di una crisi politica che non sembra avere sbocchi plausibili. Almeno non nella direzione invocata dal popolo malgascio e dalle opposizioni.
La posta in gioco è altissima ma, nessuno sembra preoccuparsi dei bisogni reali di un popolo che è costretto a convivere con una povertà spaventosa.




Il problema è il solito: l'élite politica - la casta - vuole tenersi stretta le poltrone che danno diritto a detenere il potere e, non intendono disfarsene.
Nessuno pensa al bene comune del popolo ma soltanto a "interessi personali". Mantenere il potere significa cambiare in corsa le "regole" della disputa elettorale, spesso spacciate per pseudo-riforme non sono altro che "pietre tombali" nei confronti della democrazia.

Per fermare per sempre la voglia di cambiamento del popolo malgascio (e del resto dei popoli del Continente Nero).




I recenti disordini seguiti alle proteste popolari per le manifestazioni organizzate in tutta la Grande Isola, un attimo dopo che il governo (compreso il presidente malgascio) ha deciso di rendere esecutive le riforme che minano, nel profondo l'architrave della democrazia in Madagascar hanno avuto delle conseguenze.

Paralizzare questa crisi.




Nello scorso mese di aprile durante le proteste nelle strade della capitale, Antananarivo, i militari hanno mandato alcuni segnali inquietanti. In quelle ore, sono passati da una clamorosa dimostrazione di forza (messa in atto platealmente in piazza), a veri e propri moniti rivolti a tutti i protagonisti di questa drammatica crisi istituzionale.

In questa ottica, nelle ultime ore si registra un pericoloso passo in avanti, come se, tutte le forze armate si sentano in dovere di indirizzare (a loro vantaggio) la risoluzione della crisi. Da quanto si apprende da fonti beninformate e all'interno degli organi militari, non si tratterebbe di una minaccia ma, soltanto di un monito: in pratica le forze armate fanno sapere che: "in caso di paralisi della crisi politica le forze armate e quelle dell'ordine si faranno carico  di dare il via allo stato d'emergenza".

Altre voci che arrivano dal quartier generale dei militari mirano a ribadire che il "monito" è uno strumento per responsabilizzare la classe dirigente e politica malgascia e, invitarla così a trovare un rapido accordo politico entro i termini suggeriti dalla Corte costituzionale.
Siamo dunque alla vigilia di un "Golpe militare"?

(Fonte.:l'expressmada)
Bob Fabiani
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-www.lexpressmada.com