La grande disputa sulle acque del
Nilo, le tensioni tra
Etiopia, Egitto e
Sudan a causa di una diga voluta da
Addis Abeba dimostrano che le contese per le risorse idriche si stanno inasprendo. Con quali conseguenze?
L'
Egitto teme che i lavori potrebbero complicare una situazione
idrica già grave a causa delle politiche del
regime di
Al Sisi.
Sullo sfondo però si intravede sempre più minacciosa, lo spettro della
"guerra dell'acqua" che potrebbe sconvolgere il continente: colpisce che in questa vicenda,
Trump, si sia proposto come mediatore tra
Addis Abeba e il
Cairo.
AfricaLand Storie e Culture africane, in questa inchiesta cercherà di far luce sulla grande disputa che si sta giocando sulle acque del
Nilo.
-Le acque contese del Nilo
Qualche tempo fa il governo
etiope ha sistemato una compagnia di musicisti in una serie di capanne con vista sulla valle e sulla diga. Là in cima gli artisti suonavano, prendevano appunti e riflettevano su quello che succedeva a valle, sul significato per il paese e per il continente
africano.
Il governo
etiope aveva deciso che servivano nuove canzoni, e aveva portato lì, nell'estremo
Nord-Ovest del paese, un gruppo di artisti. Fatti imbarcare su un aereo nella capitale
Addis Abeba, sballottati per
5 ore a bordo di una
Toyota su strade sterrate, erano approdati in quella zona infestata da
coccodrilli. Uno di loro si era steso sul letto del
Nilo Azzurro: sembrava sbadigliare in direzione della diga che troneggiava a qualche centinaio di metri di distanza con i suoi
1.870 metri di lunghezza e
145 di altezza.
Gli
etiopi vogliono avviare la chiusura delle paratie, in modo da formare un lago gigantesco. La diga dovrebbe funzionare a pieno regime nel
2022, con
5 anni di ritardo rispetto ai piani. Ma è previsto che due turbine comincino a produrre
elettricità nel dicembre del
2020.
"La diga permetterà di lasciarci alle spalle un secolo di diffidenza nei confronti del Nilo", diceva l'ingegnere capo
Simegnew Bekele durante una visita guidata al cantiere nel marzo
2017. Con il casco in testa,
Bekele guardava la diga: dietro di lui soffiava un vento che trasportava la sabbia del
Sudan e davanti decine di enormi lampioni illuminavano il grande cantiere, mentre sotto volteggiavano le scintille prodotte dalla saldatura dei congegni delle turbine. Nonostante il rumore, il caldo e la polvere, c'era un'atmosfera particolare, come se ogni giorno fosse quello della fine dei lavori.
"Forse il maggior pregio della diga è stato quello di unire il paese", notava l'ingegnere, che in
Etiopia è considerato un piccolo eroe nazionale. Dal punta di vista degli
etiopi la diga porterà vantaggi a tutti.
"Produrremo energia per tutta l'Africa", si rallegrava
Bekele.
L'impianto idroelettrico legato alla diga ha una potenza di
6.000 megawatt, più o meno l'equivalente di cinque centrali nucleari. Abbastanza per un continente il cui sviluppo è frenato anche dai frequenti blackout. Secondo
Bekele sarà un vantaggio anche per i paesi vicini: le linee che portano in
Sudan sono già state posate.
Quando tutte e
sedici le turbine saranno in funzione, produrranno più
elettricità di quanta l'
Etiopia ne consumi. Questo paese un tempo poverissimo oggi conta di esportare
elettricità in
Spagna e in
Turchia. Ma i paesi vicini, il
Sudan e l'
Egitto, che hanno sempre diviso tra loro l'acqua del
Nilo lasciando l'
Etiopia a bocca asciutta, temono molto la diga.
-La madre della Terra
Duemilacinquecento anni fa lo storico
greco Erodoto scriveva che
"l'Egitto è un dono del Nilo". I circa
cento milioni di
egiziani chiamano il fiume
umm al duniya,
madre della Terra, e sono convinti che la sua acqua gli appartenga.
Guardare il
Nilo dall'alto è un'esperienza quasi religiosa: le sue rive sono come un nastro verde che attraversa il deserto del
Sahara. Oltre il
Cairo, in corrispondenza delle chiuse di
Al Qanatir e
Al Khayriyya, questo nastro si apre a ventaglio, come una foglia di
ginkgo biloba: vicino ad
Alessandria il fiume si divide in due rami che puntano al
Mediterraneo, uno verso la città di
Rosetta e l'altro verso quella di
Damietta.
Un'accesa controversia divide gli studiosi su quale sia il fiume più lungo del mondo tra il
Rio delle Amazzoni e il
Nilo.
Il fiume
africano ha due affluenti, il
Nilo Azzurro e il
Nilo Bianco; il secondo, il più lungo dei due, ha origine dal
lago Vittoria, in
Uganda. Il
Nilo Azzurro invece nasce dal
lago Tana, sull'
altopiano etiope; è più breve, ma il suo apporto di acqua è decisamente maggiore quando i due fiumi si uniscono a
Khartoum. Più che azzurro è marrone, per via dei sedimenti trasportati dalle acque. Quel che è certo è che nessun altro fiume al mondo ha la stessa importanza del
Nilo per tante persone: il suo bacino tocca
11 paesi, dove vive il
6 per cento della popolazione mondiale.
Da secoli l'
Egitto si considera il custode della acque del
Nilo, la grande civiltà che ha il diritto di vigilare sullo stato di salute del fiume. E di sfruttarlo. L'
Egitto consuma moltissima acqua per la sua popolazione, che aumenta di
due milioni di persone ogni anno. E fa già i conti con la
siccità idrica, che secondo i parametri delle
Nazioni Unite si verifica quando la quantità d'acqua pro capite è inferiore
mille metri cubi all'anno. La disponibilità
egiziana al momento è di appena
570 metri cubi. Secondo le previsioni, nel
2025 l'acqua non basterà più per la popolazione che nel frattempo avrà raggiunto i
115 milioni di abitanti.
Cosa succederà se l'
Etiopia chiuderà i rubinetti per riempire la diga?
Già alla fine dell'
Ottocento, l'
Egitto cominciò una sanguinosa guerra contro l'
Etiopia quando al
Cairo si diffuse la convinzione che
Addis Abeba voleva il
Nilo tutto per sé. Il conflitto rischia ora di ripetersi. Nel
2011, quando l'
Etiopia decisa di costruire la diga, il governo
egiziano valutò la possibilità di lanciare degli attacchi aerei. L'attuale presidente,
Abdel Fattah al Sisi, sostiene di non volere una guerra, ma allo stesso tempo dichiara di tenere
"tutte le opzioni aperte". E anche il premier
etiope e
premio nobel per la Pace 2019 Abiy Ahmed non ha escluso un conflitto se non si troveranno altre soluzioni.
Egitto, Sudan ed
Etiopia s'incontrano da anni a intervalli regolari, per discutere della quantità di acqua del fiume che spetta a ciascuno di loro e per stabilire quanto tempo concedere agli
etiopi per riempire la diga. Le minacce si sono alternate ai negoziati. Il punto più controverso è individuare un meccanismo per stabilire quanta acqua l'
Etiopia debba far passare attraverso la diga nella fase di riempimento, negli anni di
siccità e in quelli di pioggia abbondante. A un certo punto si è deciso di incaricare alcuni ingegneri indipendenti di raccogliere dati nei tre paesi ed elaborare una simulazione su cui poi basare un accordo. Per stabilire di cosa dovesse occuparsi l'indagine ci sono voluti anni di discussione, e altri ancora per decidere a chi affidarla. Alla fine i tre paesi hanno assegnato una ricerca preliminare a uno studio
francese allo scopo di definire le modalità della ricerca vera e propria.
-Una crescita a due cifre
Le tensioni sono aumentate a ottobre, quando l'
Egitto è tornato a parlare della possibilità di una guerra contro l'
Etiopia.
Mosca si è offerta mediatrice e il
24 ottobre
2019, a margine del vertice
Russia-Africa organizzato dal presidente
russo Vladimir Putin a
Soci, si è svolto un incontro tra il capo di stato
egiziano e il premier
etiope. L'incontro del
6 novembre a
Washington con i rappresentanti di
Etiopia,
Egitto e
Sudan è
"andato bene", commentava in un tweet il presidente
statunitense Donald Trump. Il
25 gennaio i ministri degli esteri e delle
risorse idriche dei tre paesi, riuniti a
Washington, hanno raggiunto un accordo iniziale.
Questo conflitto dimostra che l'acqua è una risorsa sempre più contesa. In
Africa è tutto. In molte zone è il primo pensiero al mattino e l'ultimo alla sera. L'acqua è fonte di vita, ma quando scarseggia è anche fonte di ostilità. Da un secolo a questa parte le cose sul
Nilo vanno così. Ma ora l'
Etiopia vuole cambiarle.
Il nome del progetto che deve aiutare la nazione a risorgere è
Grand ethiopian renaissance dam (Grande diga del rinascimento etiope). Per decenni si è parlato del paese e sopratutto per le pance gonfie dei bambini affamati, e non per la cultura millenaria, i paesaggi mozzafiato, le foreste vergini e i deserti di sale. Da anni, però, l'
economia cresce con tassi a due cifre (dato ovviamente pre-pandemia da
Covid-19 n.d.t);
Addis Abeba è percorsa da una linea di tram e in uno stabilimento di periferia si assemblano cellulari di ultima generazione. Lo scopo della diga è anche celebrare questa nuova
Etiopia, che il mondo non può più ignorare.
Ma per le aziende straniere, comprese quelle
cinesi che in
Africa sono ovunque, la diga era un'impresa che creava troppi problemi. Perciò inizialmente gli
etiopi l'hanno finanziata da soli. In quasi tutti gli appartamenti e i negozi del paese c'è un titolo di credito incorniciato con il nome del donatore e l'importo. Anche se molti
etiopi erano ostili al regime autoritario di allora, chi poteva ha dato un contributo e così sono stati raccolti
4 miliardi di
dollari.
Prima di poter produrre
elettricità, però, bisogna riempire il lago artificiale: un'operazione che richiede dai
tre ai
venti anni, a seconda dell'esperto a cui ci si rivolge. In questo arco di tempo l'
Etiopia limiterà l'acqua che scorre attraverso il
Sudan e l'
Egitto.
"Si tratta di un riempimento progressivo", aveva risposto l'ingegnere
Bekele a una domanda sulla questione.
Cosa voleva dire?
"Ma è evidente!". La sua espressione non ammetteva altre domande. Non aveva voglia di discutere con i giornalisti di un argomento così delicato.
A quel punto
Bekele si era alzato ed era entrato nel fabbricato che ospitava la mensa. Quel giorno, come tutti gli altri, il menù offriva melanzane e carciofi fritti come antipasto, poi spaghetti e cotoletta.
L'
Etiopia è l'unico paese dell'
Africa subsahariana a non essere mai stato
colonizzato e gli
etiopi lo fanno notare a ogni straniero nei primi
dieci minuti di conversazione. Gli
italiani ci provarono a lungo, ma furono sempre sconfitti, fino a quando le truppe di
Mussolini riuscirono a tenere il paese sotto un controllo approssimativo per qualche anno.
Ma quando perse la seconda guerra mondiale l'
Italia perse anche l'
Etiopia.
Gli
etiopi non sembrano portare rancore: l'incarico di costruire metà della diga, circa
700 chilometri a
Ovest della capitale, è stato affidato proprio a un'azienda
italiana, la
Salini Impregilo. Per questo nella mensa del cantiere quel giorno si gustavano piatti
italiani. Sulla collina più alta c'era il comprensorio che ospitava i caposquadra
europei. A quanto dicevano gli operai, di sera a bordo piscina si tenevano festini a base di pizza, vino rosso e belle donne. Ma in quel momento la piscina era vuota e regnava il silenzio.
L'altra metà della diga è stata commissionata a un'azienda legata alle forze armate
etiopi, chiamata
Metals and engineering corporation (Metec). E' il metodo
cinese: per far crescere l'industria nazionale si autorizzano le
joint ventures, in modo da sfruttare un po' le competenze altrui. Seduti con una bottiglia di birra davanti alle loro capanne, gli operai
etiopi rimproveravano alla
Metec i ritardi nel progetto.
"Se continua così non basteranno 30 anni per finire", ha detto con irritazione il premier
etiope Abiy Ahmed nel luglio
2018. Qualche giorno dopo, l'ingegnere capo
Bekele è stato trovato morto nella sua auto, vicino al corpo c'era una pistola. Secondo la polizia si è sparato, forse perché temeva di non riuscire a finire la diga. Milioni di
etiopi hanno pianto la sua scomparsa e ci sono state manifestazioni violente per chiedere vendetta.
Abiy ha subito revocato l'incarico alla
Metec, considerata corrotta, e sono state trovate aziende
europee e
cinesi per finire la diga il primo possibile.
-Mesi secchi e piene
"Non vedo l'ora che la diga sia pronta", dice
Khawad A. Amin. Sugli umori del
Nilo, che scorre a pochi metri di distanza, potrebbe scrivere un libro.
"Da sei anni il fiume pare impazzito". L'acqua è sempre troppa o troppo poca, e in entrambi i casi il raccolto va male. Nel suo campo ai margini della capitale
sudanese Khartoum, alcune persone stanno scavando per cercare l'acqua di falda, che nei mesi secchi sprofonda sempre più in basso. Poi seguono le piene:
"L'acqua era troppa e le piante sono tutte morte", spiega il contadino.
Amin spera che la diga possa regolare la situazione. Questo è l'argomento che usano gli
etiopi per convincere i loro vicini: con la diga ci sarà una quantità d'acqua costante tutto l'anno.
Le oscillazioni del
Nilo sono estreme: a
Khartoum il livello del fiume varia di
otto metri, a seconda della stagione. L'
85 per cento dell'acqua si concentra nei mesi delle piogge (da fine giugno a settembre).
Sulla carta il
Nilo ha sempre la stessa portata d'acqua: stando a un accordo del
1959 tra
Egitto e
Sudan, esattamente
84 miliardi di metri cubi all'anno, misurati presso la diga di
Assuan. L'accordo fissò anche la quantità d'acqua che sarebbe spettata a ciascuno:
18,5 miliardi di metri al
Sudan e
55,5 all'
Egitto (altri
10 evaporano o sono assorbiti dal suolo). Nel
1929 i
coloni britannici avevano firmato un patto simile. All'
Etiopia non spettava nulla: per questo le sue canzoni esprimono tanta amarezza.
"I numeri sono solo stime: hanno poco a che vedere con la realtà", dice
Ahmed el Tayeb nel suo enorme ufficio.
El Tayeb dirige il
Centro di ricerca nazionale sull'acqua del
Sudan e conosce i livelli di quasi tutte le annate. Secondo lui, negli ultimi anni sono arrivati più di
100 miliardi di metri cubi d'acqua, ma la maggior parte è scorsa via. La
siccità ha fatto inaridire i campi, mentre per gestire le piene è stato necessario aprire le chiuse delle centrali idriche, che altrimenti sarebbero state divelte.
"La diga consentirà di sbarrare il passaggio alla massa d'acqua nella stagione delle piogge, per poi suddividerla nell'arco di dodici mesi", spiega
El Tayed.
Oltre all'
agricultura ne gioverà anche la produzione di
elettricità: grazie all'apporto regolare d'acqua la produzione delle centrali
sudanesi dovrebbe aumentare del
20 per cento circa.
-A dura prova
Nel
1960, il presidente
egiziano Gamal Abdel Nasser fece erigere la grande diga di
Assuan, nazionalizzando il
canale di Suez per finanziarne la costruzione. La diga diventò un simbolo nazionale: larga
980 metri alla base, chiude la valle del
Nilo per
4 chilometri a
111 metri d'altezza. L'acqua si raccoglie in un lago artificiale che arriva fino al
Sudan. Il lago
Nasser può contenere un quantitativo d'acqua rispetto a quello che potrà contenere il nuovo lago
etiope e ha protetto l'
Egitto da inondazioni e siccità, regalandogli fino a tre raccolti all'anno.
Tuttavia anche l'
Egitto mette a dura prova il
Nilo: l'acqua è verde e piena di buste di plastica e altra immondizia.
Al
Cairo i politici non sanno fare altro che minacciare l'
Etiopia perché temono la chiusura di un rubinetto che loro invece vogliono tenere aperto, per far fiorire il deserto grazie a progetti prestigiosi. Sul lago
Nasser i politici hanno fatto costruire un impianto di pompaggio gigantesco, il più grande del mondo, che prende il nome dal deposto presidente
Hosni Mubarak. Le sue
24 pompe alimentano un ampio canale di cemento: si dice che trasporti
25 milioni di metri cubi d'acqua al giorno.
Il governo progetta la bonifica di
8.400 chilometri quadrati nel mezzo del deserto, un'area grande dieci volte
Berlino, dove dovrebbe trasferirsi un
egiziano su cinque. Il progetto si chiama
Toshka; aveva cominciato a pensarci
Nasser, poi l'idea fu abbandonata e ripresa più volte.
Il
Cairo con i suoi
25 milioni di abitanti, e il delta si nutrono delle acque del
Nilo: più del
90 per cento delle risorse idriche del paese proviene dal fiume. Eppure nei dintorni della città le rive sono piene di impianti industriali che sottraggono l'acqua e l'avvelenano con gli scarichi.
L'
Egitto paga un prezzo alto per aver addomesticato il
Nilo: il
mar Mediterraneo sta rosicchiando il delta e in alcune zone del paese si perde un centinaio di metri di costa all'anno. La salinizzazione del suolo e delle acque di falda impedisce l'agricoltura. Alla foce di
Alessandria, da tempo il fiume non è più grandioso. A
Damietta ormai l'acqua ristagna salmastra e non arriva al mare. A
Rosetta arrivano solo
140 metri cubi d'acqua al secondo. L'inquinamento costringe i pescatori a spingersi molto lontano. Secondo le previsioni degli
scienziati, nel
2030 un terzo del delta del
Nilo sarà sommerso nel
mar Mediterraneo.
Ma l'
Etiopia sembra insensibile a questi scenari terrificanti: al governo importa solo costruire nuovi canti di gioia ai vecchi lamenti. Una delle canzoni tradizionali dice:
"Da migliaia di anni il fiume non ci dà niente". Non sarà più così, finalmente. Nelle capanne con vista sulla valle, i musicisti hanno composto nuove canzoni che non lasciano spazio ai compromessi. Lodano la diga, la lungimiranza del governo e gli
etiopi:
"Ora il Nilo aiuta anche noi e non solo i nostri vicini".
-La nuova geopolitica dell'Africa (con Trump mediatore)
In
Africa è iniziata una nuova
geopolitica della pandemia.
Guerra dell'acqua tra
Etiopia ed
Egitto, crisi sanitaria ed economica per l'epidemia da
coronavirus (l'ultimo bollettino
OMS parla di
300 mila casi in tutti i
54 paesi e oltre
8.000 decessi), invasione delle
locuste e nel mezzo la rivalità tra
Stati Uniti e
Cina in
Africa Orientale.
Trump che si propone come improbabile mediatore tra il
Cairo e
Addis Abeba (
"Voglio inaugurare la diga Gerd") mentre minaccia tagli all'
OMS e accusa il suo capo,
Tedros Ghebreyesus, ex ministro
etiope della sanità e degli esteri, di essere troppo dalla parte di
Pechino.
Addis Abeba ha così schierato l'esercito intorno alla
"Grande diga della rinascita etiope" (Gerd), controverso progetto sul
Nilo che coinvolge il
Sudan.
Etiopia ed
Egitto e sta provocando tensioni sempre più forti con il generale-presidente
Al Sisi, il beniamino di
Trump. Il
Cairo teme che la diga sul
Nilo Azzurro, al confine fra l'
Etiopia e il
Sudan, limiterà le forniture di acqua da cui dipende mentre
Addis Abeba afferma che il progetto realizzato dall'
italiana Salini-Impregilo e dai
cinesi, è cruciale per il suo sviluppo: l'
Etiopia può diventare il maggiore esportatore
africano di
energia elettrica.
La
Diga del
Rinascimento sarà la più grande del continente. I
cinesi, che hanno investito
2 miliardi di
dollari in turbine e generatori, ritengono questo progetto fondamentale.
Durante l'era
maoista la presenza
cinese in
Etiopia era fondata sulla necessità di ottenere la
solidarietà africana contro
Taiwan e l'
Occidente. Oggi la
Cina è interessata all'
Etiopia sulla base di un calcolo politico:
Addis Abeba offre a
Pechino un contesto in cui poter esercitare la propria influenza presso l'
Unione Africana (AU), la
Commissione economica per l'Africa dell'ONU e altre istituzioni come l'
OMS. Inoltre
Pechino ha aperto la sua base militare a
Gibuti - altro cliente
cinese - e l'ha collegata con una ferrovia ad
Addis Abeba.
Ma esistono anche ragioni economiche: l'
Etiopia è il secondo stato più popoloso dell'
Africa (112 milioni) e rappresenta un importante mercato per le merci
cinesi.
Non è un caso che
Pechino abbia fatti di
Addis Abeba il punto di arrivo e di distribuzione anche verso altri Paesi
africani degli aiuti per combattere il virus. E che il premier
etiope Abiy Ahmed,
Nobel per la pace 2019, sia in costante contatto con
Xi Jinping ma anche con
Putin. L'attacco all'
etiope Tedros, capo dell'
OMS, non l'ha preso certo molto bene, e come lui l'
Unione Africana (AU) che ha reagito con veemenza contro
Trump.
Se è vero che
Tedros ha dichiarato in ritardo l'emergenza globale il
30 gennaio - con il forte sospetto che il viaggio a
Pechino del
28 gennaio da
Xi Jinping, fosse più di carattere politico che incentrato sulla salute pubblica -
Trump, che ha in dispregio ogni organizzazione multilaterale, aveva già minacciato di tagliare fondi all'
OMS, indebolendo ancora di più il anti-epidemie. Ora gli
americani pagano duramente le sue sottovalutazioni e i suoi pregiudizi.
Tra questi l'errore peggiore è stato il taglio degli investimenti sulla ricerca dei virus.
Nell'ultimo decennio era stato sostenuto il programma
Predict, finanziato da
Usaid, l'agenzia
americana per la cooperazione internazionale. Grazie a
Predict erano stati identificati anche in
Africa,
900 nuovi virus da animali compresi
160 nuovi ceppi di
coronavirus. Ma
Trump nell'ottobre
2019 ha deciso di chiudere
Predict ritenuto troppo favorevole alle istanze
ambientaliste ed
ecologiste.
Guerra dell'acqua, pandemia e diplomazia adesso si intrecciano in
Africa Orientale. Sulla Grande Diga
Trump è sceso in campo al fianco dell'
Egitto ma la mediazione di
Washington è fallita.
La disputa rientra nella storica contesa sullo sfruttamento delle acque del
Nilo. Il
Cairo giustifica le sue pretese sulla base dei trattati codificati dalle autorità coloniali
britanniche a favore di
Egitto e
Sudan (l'allora
Sudan anglo-egiziano) nel
1902 e
1929. Nel
1959, i due Paesi, divenuti indipendenti, stipularono un accordo sul razionamento degli
84 miliardi cubi
di acqua annui d'acqua del fiume, assegnandone
55,5 a favore del
Cairo che con l'accordo tra
Nasser e l'
Urss poi terminò la diga di
Assuan (1970). L'
Etiopia, parte non contraente di questi trattati, iniziò a valutare la possibilità di costruire una diga sul
Nilo ma venne frenata negli anni della
guerra civile, con il rovesciamento dell'imperatore
Haile Selassie da parte del governo militare del
Derg di
Menghistu, e del conflitto dell'
Ogaden con la
Somalia. Il progetto fu così avviato da
Meles Zenawi nel
2010.
Il
26 febbraio scorso
Washington e il
Cairo hanno stilato un accordo, rifiutato dall'
Etiopia, sul riempimento del bacino della diga sulla quantità d'acqua che dovrebbe trattenere. Il negoziato si è bloccato, la tensione è salita e
Trump non ha perso l'occasione per ripetere che
Al Sisi è il suo
dittatore preferito, aggiungendo che era lui
"il meritevole del premio Nobel per la Pace" non il premier
etiope : e con siffatti personaggi il rischio di una guerra non è purtroppo un opzione da scartare.
(Fonte.:jeuneafrique;sueddeutsche;ilmanifesto)
Bob Fabiani
Link
-www.jeuneafrique.com
-www.sueddeutsche.de
-www.ilmanifesto.it