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martedì 14 maggio 2019

Resistenza popolare sudanese - FOTO DEL GIORNO





Nel giorno in cui i leader della protesta e della rivolta in #Sudan trattavano con la giunta militare sono piovuti pallottole sui manifestanti.

Pesante il bilancio : almeno 6 morti e numerosi feriti ieri a #Khartoum.

Le violenze si sono registrate oltre che nella capitale sudanese nel resto del paese africano.

Ma il popolo sudanese resiste e difende la propria rivoluzione.

AfricaLand Storie e Culture africane celebra il coraggio, la determinazione e la dignità del popolo sudanese.
(Fonte.:africaland)
Bob Fabiani
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lunedì 13 maggio 2019

Una dura giornata di lavoro in Madagascar - FOTO DEL GIORNO







Aumenta il salario minimo in Madagascar, ma resta al di sotto della soglia di povertà.
Dal 2 maggio scorso un lavoratore malgascio guadagnerà almeno 54 dollari al mese, ossia, 1,75 dollari al giorno.

AfricaLand Storie e Culture africane dedica la FOTO DEL GIORNO a tutto il popolo malgascio e ai lavoratori della #GrandeIsolaDallaTerraRossa costretti a lunghe giornate di duro lavoro.
(Fonte.:africaland)
Bob Fabiani
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domenica 12 maggio 2019

Happy Mothers Day (Mama Africa) - FOTO DEL GIORNO







Nel giorno in cui si celebra la #FestadellaMamma, AfricaLand Storie e Culture africane vuole omaggiare tutte le "Mama Africa" con i loro gesti quotidiani d'amore assoluto verso i loro bambini; con la fierezza e la tenacia, sotto il sole oppure, sfidando le intemperie dei cambiamenti climatici.

Donne e madri rivoluzionarie, lottando tutti i giorni per un domani migliore.

Oggi, 12 Maggio 2019 tuttavia, vogliamo mandare il nostro augurio, il nostro pensiero a tutte le Mamme del mondo.
(Fonte.:africaland)
Bob Fabiani
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sabato 11 maggio 2019

Cronologia: data chiave nella storia della schiavitù praticata dalla Francia






Quali sono i passaggi storici che portarono la Francia all'abolizione della pratica della schiavitù?
AfricaLand Storie e Culture africane, ricorda i principali eventi che hanno segnato quattro secoli di barbarie come sistema organizzato.

In occasione della Giornata della Memoria della schiavitù e della sua abolizione che, la Francia - come vedremo più avanti, ha fissato ogni 10 Maggio, per volere del presidente della Repubblica, Jacques Chirac - ripercorriamo le date e gli eventi capaci di cancellare una delle pratiche più vergognose che il genere umano avesse mai sperimentato fino a quel momento.



Tra i 12 - 18 milioni

Questo è il numero stimato di africani deportati dall'Africa subsahariana alle Americhe, tra la metà del 17° secolo e il 1850.  Se la pratica della schiavitù non si verificava con gli europei, sono loro stessi ad averla avviata e organizzata, tramite il commercio transatlantico per estendere il commercio umano in molte parti dell'Africa che, fino a quel momento risultava assente.

Basato su un'ideologia eminentemente razzista, il sistema - schiavi è sopratutto un commercio estremamente redditizio, sia per gli schiavisti che per lo Stato. Tra rivolte e repressioni, avanzamenti e ritiri, scriviamo una cronologia (evidentemente non esaustiva) della Storia della schiavitù e della sua abolizione in Francia.
(Bob Fabiani)


                                                        Cronologia







  • 17° Secolo  : Lo Stato regola la tratta
  • 1642           : Luigi XIII autorizza la tratta degli schiavi
  • 1672           : Un decreto reale incoraggia il commercio privato con la concessione di uno schiavo, con un premio di tredici libri di "capo negro" importati dalle colonie.
  • Marzo 1865 : Luigi XIV attua il Codice Negro, che regola la vita degli schiavi nelle colonie francesi. L'articolo 44, in particolare, nega qualsiasi diritto legale e formalizza lo status di schiavi come "beni mobili" che possono essere posseduti, venduti o scambiati. Altri articoli legittimano le punizioni corporali e la pena di morte.


 
 



XVIII Secolo : tra sviluppo continuo o risveglio della coscienza



1766     : In un articolo intitolato "La tratta di negri", pubblicato nella "Enciclopedia, Dizionario delle arti e mestieri della Scienza", Louis Jaucourt ha scritto : "Questo acquisto del negro di asservire loro è un mestiere che viola morale, religione, leggi naturali e tutti i diritti della natura umana".
  • 1780     : Nascono organizzazioni anti - schiavitù, con lo scopo di diffondere le loro idee umanistiche.
  • 26 Agosto 1789  : Dichiarazione dei diritti dell'uomo e dei cittadini. Poiché in caso delle colonie non è menzionato, non si applica ad esso.
  • 1791     : Le rivolte scoppiano a Santo Domingo, colonia francese delle Antille. Composto per il 90% da schiavi, questo territorio è soprannominato il "macinino per macinare i negri". Gli schiavi neri  e liberati le cui vite sono governate dal Codice Nero rivendicano la libertà e l'uguaglianza dei diritti con i cittadini bianchi.
  • 28 Settembre 1792   : La Costituente abolì la schiavitù in Francia (ma non ancora nelle colonie).



  






  • 4 Febbraio 1794    :  Il decreto di emancipazione e abolizione della schiavitù adottato da Robespierre e membri della Convenzione viene infine esteso alle colonie francesi.

19° Secolo : dopo il vento, soffia la tempesta 



  • 20 Maggio 1802     Napoleone Bonaparte ripristina la schiavitù con un decreto. Allo stesso tempo, ha condotto un'intensa repressione nelle colonie francesi, in particolare a Guadalupe e in GuyanaToussaint Loverture, figura fondamentale della Rivoluzione degli schiavi ad Haiti, viene arrestato.

    



  • 1 Gennaio 1804      :   Haiti diventa la prima Repubblica nera nel mondo. L'indipendenza è proclamata sotto la direzione di Jean - Jacques Dessalines. Gli ex schiavi sconfissero l'esercito napoleonico.
  • 1807                          :  L'abolizione della tratta degli schiavi viene votata in Inghilterra
  • 1814                          :  La Francia si impegna, con il trattato di Parigi, a unire le forze con quelle della Gran Bretagna per abolire il commercio degli schiavi. Solo in teoria, perché le navi continuarono a fluire fino al 1830.
  • 1832                          :  La Francia concede la libertà ai mulatti e l'uguaglianza civile e politica dei neri.
  • 1834                          : creazione della "società francese per l'abolizione della schiavitù" a Parigi.
  • 27 Aprile 1848         : Promulgazione del decreto che abolisce la schiavitù nelle colonie francesi e possedimenti sotto la guida di Victor Schoelcher, sottosegretario di Stato per le Colonie.
  • 22 Maggio 1848       : Proclamazione del decreto di emancipazione in Martinica (74.000 schiavi emancipati)
  • 27 Maggio 1848        : Proclamazione del decreto in Guadalupe (87.000 schiavi emancipati)
  • 10 Agosto  1848        : Proclamazione del decreto in  Guyana (circa 13.000 schiavi emancipati)
  • 20 Dicembre 1848     : Proclamazione del decreto in Reunion (62.000 schiavi emancipati)
  • 30 Aprile 1849           : voto della legge che fissa l'ammentare delle indennità ai coloni. Gli ex proprietari di schiavi francesi sono stati pagati dallo stato francese per oltre 126 milioni di franchi, equivalenti a 4 miliardi di euro di oggi. 



20° Secolo : in assenza di riparazioni, un dovere da ricordare


  • 23 Maggio 1998 : commemorazione per i 150 anni dall'abolizione. Una marcia silenziosa riunisce 40.000 persone nelle strade di Parigi che chiedono il riconoscimento della schiavitù come un crimine contro l'umanità.
  • 10 Maggio 2001  : la Legge n. 2001 - 434 del parlamento francese, nota come Legge di Taubira : "tendente al riconoscimento del commercio degli schiavi e della schiavitù come crimine contro l'umanità", è approvata dal parlamento, prima di essere promulgata il 21 maggio successivo. Nel 2006, Jacques Chirac realizzerà  il 10 maggio, l'istituzione del ricordo del Giorno Nazionale del Commercio degli schiavi, della schiavitù e della loro abolizione.
  • 15 Maggio 2013   : una ridefinizione della schiavitù è scritta nel codice del lavoro: "il fatto di esercitare su una persona gli attributi del diritto di priorità o di mantenerlo in uno stato di continua sottomissione costringendolo a un beneficio di lavoro, o sessuale, o accottonaggio, o qualsiasi lavoro non retribuito".

E oggi?

Sebbene sia stata abolita solo in tempi recenti in due paesi, l'Arabia Saudita (1962) e la Mauritania (1980), l'abolizione della schiavitù è stata registrata in tutti i paesi del mondo. Tuttavia, in realtà, quella che chiamiamo "schiavitù moderna" continua a imperversare, anche all'interno delle nostre società democratiche.

Basato sull'articolo 4 della Dichiarazione universali dei diritti dell'Uomo  - "Nessuno può essere tenuto in schiavitù o in servitù. La schiavitù e il commercio degli schiavi sono banditi in tutte le loro forme" - , l'organizzazione slavegemoderne.org mette in risalto un numero di esempi, dallo sfruttamento dei lavoratori poveri alla prostituzione forzata e dalla tratta di bambini.

Meno visibile, meno formale, ma non più accettabile, si stima che 45 milioni di persone muoiano ogni giorno in tutto il mondo.
(Fonte.:jeuneafrique)
Bob Fabiani
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venerdì 10 maggio 2019

Bella Piazza, bella piazza, Legge di Cittadinanza - FOTO DEL GIORNO







Un raggio di sole splendente e lucente ha colorato la giornata romana di ieri, 9 maggio 2019 quando, Piazza Montecitorio, a quattro passi dall'Aula dei parlamentari italiani; si è letteralmente arricchita di tutte le sfumature possibili, raccontando, improvvisamente, un'altra storia.

Un'altra visione. Un'altra Italia.

Roma, ore 16 di un giovedì di inizio maggio si è svolto il presidio della #MarciaDeiDiritti : i cosiddetti "italiani di seconda generazione" in piazza, a pochi metri da quel Parlamento che non ha mai trovato la necessaria capacità di convertire in Legge quello che dovrebbe essere certo perché ... è nel naturale "corso delle cose" e nel rispetto dei diritti umani: Riconoscere la Legge di Cittadinanza.

La FOTO DEL GIORNO  di Africaland Storie e Culture africane non poteva non dedicare la Foto del Giorno a questa bella Piazza.

Guardateli. Osservateli e se, per caso tra di voi ci fosse qualche parlamentare allora dovrebbe fare l'unica cosa che veramente è un punto irrinunciabile: rendere la Politica esattamente per quel che è (o dovrebbe sempre essere), ossia, stare al servizio dei cittadini, scrivendo buone leggi nel rispetto dei diritti fondamentali di tutti, nessuno escluso.

Del resto i "Diritti o sono di tutti oppure non sono".

Un pomeriggio-sera di speranza parlando di Ius Culturae, di case abitative, di razzismo e nazismo ... i morti in mare, ricordando quelli della seconda guerra mondiale e gli etiopi uccisi con i gas durante il disumano colonialismo dell'Italia mussoliniana sul monte ambaradam (Etiopia, Addis Ababa).

(Fonte.:africaland)
Bob Fabiani
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giovedì 9 maggio 2019

Sud Africa, l'ANC supera lo scoglio delle elezioni legislative (risultati parziali #IEC)











Giovedì 9 Maggio 2019, la Commissione elettorale indipendente del Sud Africa, ha reso pubbliche i risultati della tornata elezioni legislative: I dati coprono quasi un quarto dei distretti del grande paese africano.

Lo storico partito che fu di Nelson Mandela, l'ANC, è accreditato del 54,65% dei voti, secondo le proiezioni #IEC.

L'Alleanza Democratica (DA), principale partito dell'opposizione, arriva al secondo posto con il 26,49% dei voti, distanziando nettamente la terza forza politica sudafricana, il partito di sinistra radicale EFF che intercetta l'8,07% dei consensi elettorali.


Prime considerazioni dopo il voto sudafricano


L'ANC dunque vince anche le Elezioni 2019 ma i suoi consensi sono precipitati, ora, inizia la sfida decisiva: saprà l'African National Congress dare risposte concrete sulla disoccupazione e sul delicato tema delle disuguaglianze sociali oppure finirà per adottare i diktat dell'FMI e della Banca Centrale africana che vorrebbero imporre politiche "lacrime e sangue", in puro stile neoliberista?

Si gioca qui la partita decisiva per il futuro del Sud Africa: all'orizzonte si addensano minacciose nuvole nere, con il rischio del ritorno della "questione razziale" e, con i bianchi boeri che sognano, venticinque anni dopo, di ripristinare il regime dell'apartheid.
(Fonte.:iec;jeuneafrique)
Bob Fabiani
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mercoledì 8 maggio 2019

#SAElections19: Un voto di speranza per il Sud Africa





Oggi, mercoledì 8 maggio 2019, è il giorno delle seste votazioni dall'inizio della Democrazia in Sud Africa. Saranno 27milioni, i sudafricani chiamati a votare per eleggere i membri della nuova Assemblea Nazionale eanche delle assemblee provinciali.

Ma il voto odierno servirà anche ai cittadini del gigante africano per scegliere un nuovo Presidente.
Tuttavia, tutti gli analisti politici sono concordi nell'affermare che il voto 2019, non stravolgeràpiù di tanto la fisionomia del Governo sudafricano (tutti sono d'accordo nell'attribuire la guida all'ANC, nonostante tutto) ma potrebbero cambiare gli assetti dell'Assemblea Nazionale.

Eppure non sono poche le incognite che si celano dietro questa consultazione elettorale. Più di tutto, aleggia, minaccioso, all'orizzonte, uno spettro drammatico: la  "questione razziale".

Un problema tossico che si è annidato, sempre più forte e minaccioso con l'avanzare della crisi economica che ha colpito il Sud Africa negli ultimi anni e, con il divampare e l'esplodere, fragorosa, della corruzione, filo conduttore della guida - tutt'altro che edificante se non del tutto disastrosa - di Jacob Zuma, l'ex presidente cacciato dalla guida della Nazione Arcobaleno e dal partito che fu di Nelson Mandela, quell'ANC, un pò in difficoltà sia sul piano interno sia su quello internazionale, sopratutto in tema di poolitiche e scelte economiche.

Ma è lo spauracchio del divampare della "questione razziale" a creare le preoccupazioni più forti ed è anche per questo che il voto odierno è sopratutto "un voto di speranza per il Sud Africa" - come hanno scritto i media sudafricani nei giorni che hanno preceduto questo mercoledì elettorale - ; una speranza che alberga nell'animo di quanti, in questi venticinque anni, in cui, il Sud Africa, dopo aver raggiunto la Democrazia, al termine dell'apartheid quando, al Potere c'era un regime che favoriva una società segregata su base etnica; questi stessi sudafricani che oggi come allora, non hanno potuto emanciparsi dalla povertà delle township di Soweto e del resto del Sud Africa attendono ancora con speranza che avvenga la svolta.

Stavolta, l'ANC dovrà essere in grado di darle queste risposte. Dovrà trovare le energie per porre fine alle disuguaglianze sociali altrimenti, per il Sud Africa, il risveglio sarà molto amaro.

I dirigenti ANC dovranno far ricorso all'anima più rivoluzionaria quella stessa anima che seppe sconfiggere quella dittatura disumana perché il tempo sta per scadere e, magari, al termine della giornata elettorale, i responsabili ANC dovranno sederci a un tavolo e parlare, e stringere un patto con l'EFF che in questo momento, è il partito che più di tutti, ha saputo intecettare la disillusione e il malcontento dei millennials che votano oggi per la prima volta.

Potrebbe essere uno degli scenari plausibili, nel tentativo ANC di riprendere quel dialogo di forza innovatrice che, inevitabilmente, in questi venticnque anni di potere, ininterrotto, ha finito per perdere.

Al di là di alleanze future, il Sud Africa oggi è a un bivio: questo voto di speranza serve anche per allontanare le nubi minacciose che ci sono all'orizzonte e che arrivano da molto lontano, da quelle élites che vedrebbero di buon occhio la fine dell'éra ANC e il ritorno della minoranza bianca (e razzista) sul ponte di comando.

Buona fortuna Sud Africa : "la lotta continua" dicevano sempre i rivoluzionari che lottavano al fianco di Nelson Mandela per abbattare il regime afrikaneer, sarà bene che l'ANC di oggi ne se ne dimentichi.
(Fonte.:jeuneafrique;theconversation;ilpost)
Bob Fabiani
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-www.jeuneafrique.com;
-theconversation.com/africa;
-www.ilpost.it 

martedì 7 maggio 2019

#SAElections19: Chiusa la campagna elettorale, tutti i leader di partito 'garantiscono' la vittoria alle elezione dell'#8Maggio






Domenica 5 maggio in Sudafrica, è stata una giornata dedicata alla chiusura della campagna elettorale, in vista delle elezioni legislative e provinciali di mercoledì 8 maggio: sia l'ANC sia la crescente sinistra radicale EFF, hanno dato una prova di forza, radunando decine di migliaia di simpatizzanti, sostenitori e militanti.

Nello stadio Ellis Park di Johannesburgh, di fronte a una marea gialla, uno dei tre colori dell'ANC, il presidente Cyril Ramaphosa ha assicurato che la vittoria "sarà certa", malgrado i "tanti errori" commessi dal partito che fu di Nelson Mandela.
Durante la campagna elettorale, aggiunge, "abbiamo incontrato persone disoccupate, senza una casa decente, senza una buona istruzione" , ha ammesso senza tanti giri di parole il capo  dell'ANC, il partito al Potere, ininterrottamente, dopo le elezioini democratiche che hanno chiuso, l'éra dell'apartheid nel 1994.

"Ti abbiamo sconfitto (...) Si, abbiamo commesso degli errori ma sono solo quelli che non fanno nulla a non commettere errori", ha detto, promettendo la fine "dell'era dell'impunità".

Venticinque anni dopo la fine ufficiale del regime razzista, il Sudafrica, la più grande potenza industriale del Continente, sta lottando con una disoccupazione alta (27%), le enormi disparità sociali e la corruzione dilagante.

"Siamo determinati a sbarrare il passo a coloro che sono stati riconosciuti colpevoli di corruzione (...) questi, non sono autorizzati a ricoprire posizioni di responsabilità all'interno dell'ANC, in Parlamento o nel governo", ha assicurato Cyril Ramaphosa, che ha assunto la responsabilità di guidare il paese, nel 2018, in seguito, agli scandali di corruzione che hanno travolto l'ex presidente Jacob Zuma, di gran lunga il peggior leader ANC alla guida della "Nazione Arcobaleno". 






A circa 20 km a Sud-ovest di Ellis Park, il Partito della sinistra radicale dei combattenti per la libertà economica (EFF), si è ritrovato nello stadio di Orlando, nel cuore del distretto di Soweto. Lo stadio era pieno di militanti.
Il FEP è emerso come terza forza politica nel 2014, a soli 9 mesi dalla nascita voluta da Julius Malema, ex capo della Lega giovanile Anc.


Elettori tradizionali Anc delusi dal "loro partito" (dopo Mandela)


Nel giro di pochi anni, questa formazione, che si distingue come difensore delle istanze dei diseredati, ha saputo intercettare e strappare, il giovane e povero elettorato ANC, il partito del compianto Nelson Mandela.

"Mandela ha affidato la testimonianza alle giovani generazioni e questa generazione più giovane è l'EFF", ha detto domenica, in occasione della chiusura della campagna elettorale il suo "comandante in capo", Julius Malema, in camicia rossa e berretto, il colore del suo movimento.

"Pensavano che fossimo Topolino", ha arringato dal palco dello stadio Orlando, di fronte alle decine di migliaia di suoi sostenitori entusiasti, "ora capiscono che dobbiamo essere riconosciuti".

A questo punto, il leader EFF, rincarando la dose di "idea programmatica", manda un avvertimento preciso.

"Non possiamo parlare del futuro del Sud Africa senza EFF. Siamo noi il futuro del Sud".

Secondo gli ultimi sondaggi, l'Anc dovrebbe mantenere la maggioranza dei voti, l'EFF viene accreditato di un punteggio tra l'11% e il 15% dei voti. Nel 2014, al debutto, il FEP ha ottenuto il 6,35% e 25 seggi all'Assemblea nazionale. Alle elezioni municipali 2016, prese l'8% dei voti a livello nazionale.

Peggy Mavimbela, 72 anni, che ha votato per l'ANC dal 1994, ora si fida di EFF.

"Ho sempre votato ANC, ma questa volta ho deciso che era abbastanza. Io voto EFF", ha detto questo pensionato che ha vissuto la sua decisione come un doloroso travaglio e, infatti aggiunge in conclusione "Ho lasciato ANC a causa della corruzione".

A Ellis Park, l'attivista - ANC, Andrew Tyiwa, ammette senza giri di parole che "le cose sono andate male" ma, subito dopo, in un impeto di speranza e sicurezza propria del militante, aggiunge "Ma le correzioni saranno fatte. E' meglio andare con il diavolo che conosciamo", chiosa, prendendo a prestito una storica affermazione dei musicisti di blues del Delta, laggiù negli Stati Uniti, quei musicisti che, a loro volta, avevano lontani avi africani.

Tra i simpatizzanti Anc, in là con gli anni, si tende a pensare che Ramaphosa sia "la persona giusta per fare la differenza e rimettere sulla retta via, prima il partito e poi l'intero Sud Africa".


L'Alleanza Democratica (DA), la principale forza di opposizione sudafricana, ha tenuto il comizio di chiusuradella campagna elettorale nella giornata di sabato, 4 maggio, scegliendo Soweto. Il leader, Musi Maimane, ha attaccato l'Anc arrivando a definirlo "deludente", a causa dei gravi scandali di corruzione nell'era - Zuma.

In definitiva è stata una campagna elettorale che si è giocata su due fronti: quello interno al Sud Africa, ha visto un copione scontato: tutti contro l'Anc, il partito storico che era stato in grado di sconfiggere il regime dell'apartheid, in questi 25 anni, non ha saputo vincere l'altra battaglia, altrettanto importante: garantire l'emancipazione dei poveri che affollano le township a Soweto come nel resto della "Nazione Arcobaleno" ; l'altra campagna si è svolta a migliaia di chilometri di distanza da Johannesburg e Durban e, ha visto, il gigante sudafricano stare sul banco degli imputati nelle istituzioni finanziarie e nella Banca Centrale africana. Tutti gli analisti sono concordi nel pensare che i problemi economico - sociali non si risolveranno presto e, qualcuno, nell'anonimato, si augura che l'Anc lasci il potere per tornare a favorire la minoranza bianca, gli afrikaneer che avrebbero già pronta, la solita "ricetta lacrime e sangue" tanto cara all'FMI, anche per punire il Sudafrica, uno dei membri fondatori di quel BRICS, da sempre mal tollerato in occidente e negli Stati Uniti 

Sullo sfondo restano i sudafricani e, mai come in questa tornata elettorale sarà importante il voto dei millennials, la prima vera generazione che ha vissuto solo il "periodo della libertà" senza l'onta del razzismo che andava a braccetto con il regime dell'apartheid: che cosa accadrà dunque il giorno dopo l'8 maggio? Quale Sudafrica verrà fuori dalle urne e, sopratutto, come voteranno questi giovani elettori?

Sono le cosiddette "incognite interne", tuttavia, decisamente marginali: purtroppo, il destino del Sudafrica si gioca lontano da qui e, per questa ragione, sarà importante che l'African national congress, sia capace di dare risposte precise sul piano economico - finanziario provando anche a non "svendere" più di tanto la libertà e l'emancipazione di milioni di poveri neri che, in fondo attendono solo una possibilità, la stessa che invocava Nelson Mandela in quella storica prima tornata elettorale, finalmente libere dal giogo e dall'odioso cappio del regime dittatoriale dell'apartheid.
(Fonte.:jeuneafrique;theconversation)
Bob Fabiani
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lunedì 6 maggio 2019

Quali cause si celano dietro gli attacchi di 'pulizia etnica' (#OgossagouMassacre)? *





Dopo il drammatico massacro della Comunità Fulani a #Ogossagou, nel Mali, stordito dalla rara violenza dei miliziani-cacciatori, sono divampate le polemiche e il dibattito per cercare di individuare le cause che hanno portato alla situazione, ormai fuori controllo del Mali centrale? Tutti sono concordi che l'instabilità politica del paese africano e, di conseguenza, la debolezza del governo di Bamako, possano favorire questi massacri, in un contesto di guerra civile tra le varie etnie.

E' davvero così?

In questo post, AfricaLand Storie e Culture africane cercherà di dare delle risposte.

Prima di addentrarci nelle radici di questa crisi partiamo dall'attualità. A tempo di record, sono arrivate le conclusioni preliminari da parte del gruppo investigativo della missione delle Nazioni Unite in Mali, meglio conosciuta con il nome di Minusma.


L'attacco di Ogossagou "potrebbe essere classificato come crimine contro l'umanità"

Il gruppo investigativo della Missione delle Nazioni Unite in Mali (Minusma), inviato a Ogossagou dal 25 al 29 marzo, dopo il massacro di 157 membri della comunità Fulani, ha consegnato le conclusioni preliminari giovedì scorso (3 maggio).

Eccole.

"Sabato 23 Marzo 2019, verso le 5 del mattino, un gruppo di almeno un centinaio di uomini armati, identificati come cacciatori tradizionali (dozos) e accompagnati da una dozzina di uomini in uniforme militare e altri in abiti civili, hanno condotto un attacco pianificato, organizzato e coordinato contro i Fulani del villaggio di Ogossagou".

Queste le conclusioni preliminari, rese note il 3 maggio dalla missione di stabilizzazione delle Nazioni Unite in Mali (Numisma), attraverso un comunicato ufficiale. Le conclusioni sono state consegnate a Bamako.

Inoltre si legge: "Il gruppo di cacciatori, di numere superiore ai membri (maschi e combattenti) del Clan Fulani presenti in quel momento nel villaggio, ha scatenato una pioggia di fuoco, mentre avanzava nel villaggio, uccidendo indiscriminatamente uomini, donne e bambini bruciando le case con torce e altri combustibili preparati per l'azione criminale".






Il team investigativo Minusma ha "localizzato e confermato almeno tre fosse comuni contenente almeno 40 corpi e 70 nella terza".

Inoltre l'azione ha prodotto anche 65 feriti.

Ma scrivono anche altro.

"Questo attacco, che arriva nel contesto delle tensioni della comunità e degli attacchi jihadisti nella regione di Mopti, non è un caso isolato".

Secondo quanto afferma Minusma, si apprende che a "Bankass, sono almeno 37 i casi di violazione dei diritti umani che hannocausatol'uccisione di almeno 115 persone, sono il risultato di comunità costituitesi in gruppi di autodifesa dal novembre 2018"


Conclusioni del Rapporto Numisma


"L'attacco pianificato, organizzato e coordinato alle porte di Peule del villaggio di Ogossagou è inserito nel contesto di altri attacchi simili da parte di cacciatori tradizionali contro popolazioni Fulani




Pertanto, le violazioni dei diritti umani documentate a Ogossagou, prese nel loro contesto e giudicate da un tribunale competente, potrebbero essere considerate crimini contro l'umanità".


Fin qui il Rapporto-Numisma, ora cerchiamo di individuare quali siano le cause scatenanti di queste violazioni dei diritti umani nel centro del Mali, laddove, le violenze assumono il drammatici azioni da "pulizia etnica".






-Alle radici dell'instabilità nel Mali centrale*


"Dal 2015 nella regione di Mopti, nel Mali centrale, c'è stato un drammatico aumento delle violenze. Nel 2018 almeno 202 civili sono morti in 42 attacchi. Lo scorso 23 marzo 160 persomne sono state uccise nel villaggio di Ogossagou da presunti cacciatori dogon, che hanno aggredito anche gli abitanti del vicino villaggio di Welingara. I dogon sono una delle etnie più numerose nella ragione. la maggior parte delle persone uccise invece apparteneva alla cominità peul. E' stato preso di mira anche il personale coinvolto nelle operazioni di smobilitazione, disarmo e reintegro dei "gruppi di autodifesa" locali.
  Questi massacri nascono dal lungo conflitto tra i peul, che sono nomadi e in prevalenza musulmani, e i gruppi dogon e bambara, generalmente politeisti e sedentari.
Al centro della disputa c'è quindi la tradizionale contrapposizione tra poipolazioni pastorali e sedentarie, aggravata dalle tensioni religiose. Ma altri fattori contribuiscono ad alimentare le frizioni. Secondo l'esperto norvegese di geografia umana Tor Arve Benjaminsen in queste aree l'espansione dei campi coltivati ha limitato la mobilità dei pastori e l'accesso ad alcune aree di pascolo tradizionalmente usate dagli allevatori peul.
  Il conflitto è inasprito dalle dispute sulla terra all'interno della comunità, in un momento in cui s'indeboliscono le strutture di mediazione tradizionali, che sono sempre meno capaci di risolvere queste controversie. L'afflusso di armi leggere, a partire dagli anni novanta, ha reso ancora più sanguinosi i conflitti sulla terra.
  Inoltre bisogna considerare l'icapacità del governo centrale maliano di punire le violenze comunitarie. In passato Bamako usava milizie locali come forze di polizia nei casi in cui non poteva o non voleva mandare i suoi agenti (è il caso della milizia dogon Dan Na Ambassagou che il 23 marzo ha attaccato Ogossagou e poi è stata sciolta per ordine del presidente). Questo ha contribuito ad alimentare un clima d'insicurezza e sospetto tra gli abitanti della regione e il governo centrale. Inoltre in questo contesto le milizie locali hanno la tentazione di trovare nuovi alleati tra i jihadisti.


Legami complessi


Le prime alleanze tra peul e jihadisti risalgono al 2012 e 2013, dopo che questi ultimi hanno preso il contro del Nord del Mali.
Per esempio alcuni peul nomadi della regione di Douentza erano entrati nei campi d'addestramento del Movimento per l'unicità e il jihad nell'Africa occidentale a Gao. Altri si erano uniti al gruppo Ansar Eddine. Quando i jihadisti hanno preso il controllo di quel territorio, la maggior parte dei peul è tornata nella regione di Mopti.
  Oggi i dogon e i bambara accusano i peul di essere alleati del Fronte di liberazione del Macina, che fa parte del Gruppo di sostegno all'Islam e ai musulmani, affiliati ad Al Qaeda. Dal canto loro i peul si lamentano perché si sentono etichettati come jihadisti.
   Più a Nord, nella regione di Ménaka, il gruppo jihadista Stato islamico nel grande Sahara si è a sua volta inserito nei conflitti locali, sostenendo alcune sottotribù peul. I suoi miliziani comnpiono furti di bestiame oppure offrono "protezione" alle mandrie degli abitanti del posto. Il quadro è ulteriormente complicato dai conflitti tra i peul e il gruppo Stato islamico quando quest'ultimo sceglie di allearsi con i loro rivali.
  Per gli abitanti della regione di Mopti i jihadisti sono una presenza reale. Non tutti appartengono al Fronte di liberazione del Macina e alcuni rivendicano gli attacchi per conto di altri. Molto spesso nessuno rivendica le aggressioni ai villaggi. I gruppi armati indeboliscono attivamente il già fragile sistema giudiziario maliano. E la situazione d'insicurezza ostacola gli affari, gli spostamenti delle persone e lo sviluppo dell'agricoltura".
*Stig Jarle Hansen
(Fonte.:jeuneafrique;theconversation)
Bob Fabiani
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-www.jeuneafrique.com;
-theconversation.com/africa
  


    

domenica 5 maggio 2019

Sudafrica: l'eredità di Nelson Mandela, 25 anni dopo









Un quarto di secolo dopo che Nelson Mandela salì al potere il 27 Aprile 1994, dopo le prime elezioni post-apartheid libere, il Sudafrica ha un volto contrastante.
Alla vigilia delle elezioni generali 2019, in cui l'Anc è una delle compagini favorite  - nonostante tutto e tutti i problemi che analizzeremo durante questo post - per la vittoria finale; il grande paese africano, uno dei giganti del Continente Nero sta attraversando una crisi economica e le disuguaglianze sociali si stanno allargando.

Le élites politiche, trasbordano di corruzione dilagante, e sono finite sotto la costante lente d'ingrandimento e al centro di critiche precise e puntuali dell'opinione pubblica sudafricana.

Se da un lato, analisti ed economisti sono concordi nell'affermare che: "il problema principale dell'ANC è principalmente la politica economica" è altrettanto indubbio rilevare che alla guida del gigante africano dopo Mandela, sono arrivati leader poco attenti a portare avanti le grandi sfide lanciate da Madiba, come veniva chiamato, affettuosamente dai sudafricani, il "padre spirituale della Nazione Arcobaleno".

Da quando il Sudafrica ha potuto sperimentare libere elezioni e, di conseguenza, consultazioni multirazziali, è stato sempre il partito che fu di Nelson Mandela a detenere il potere e, a vincere sistematicamente, ogni tornata elettorale.

Eppure, l'eredità di Nelson Mandela non sempre è stata rispettata dai dirigenti e leader dell'ANC - African National Congress e, ora che sono passati venticinque anni da quello che per tutti i sudafricani, è riconosciuto come Freedom day, bisogna riconoscere e denunciare le gravi colpe che personaggi di spicco dello storico partito che sconfisse il regime dell'apartheid; hanno sulla la loro coscienza, come per esempio l'ex presidente Jacob Zuma.

Non è un caso se oggi il Sudafrica è di nuovo sull'orlo del precipizio e queste elezioni potrebbero addirittura accelerare questo processo, un porocesso inverso e ricondurre tutti i sudafricani nel giogo disumano del razzismo  e dell'apartheid.

Una crisi dunque che viene da lontano e, a cui, Nelson Mandela, non ebbe il tempo (causa malattia) di tentare di porvi rimedio.

L'Anc, è dato favorito anche in queste elezioni dell'8 maggio ma, questa volta, il partito storico della lotta contro l'apartheid dovrà essere in grado di convincere - tutti, sia sul piano interno al grande paese dell'emisfero sud sia, a maggior ragione fuori dal Sudafrica - sul piano e in tema di politica economica.

Ci riuscirà? Sarà in grado di rimettersi in cammino sulla strada rivoluzionaria tracciata, un quarto di secolo fa da Madiba?

E' racchiusa tutta qui la "strettoia democratica" che consentirà (in caso di successo) al Sudafrica di non tornare nella spirale dolorosa di una guerra civile ma, per riuscirci, l'Anc deve decisamente voltare pagina ed essere in grado, finalmente, di dare risposte certe, precise, nette e chiare a quanti, in questi lunghi 25 anni hanno dovuto convivere con la delusione di non vedere nessun cambiamento sostanziale, alla loro condizione di povertà che ieri come oggi avvolge Alexandra, la township  - tra le più povere - di Johannesburg.

E' una sfida difficile da vincere oggi che l'Anc è indubbiamente provato dai deludenti (e per certi versi disastrosi) anni della guida di Zuma e, anni luce distante dal grande carisma e dalla trasparente integrità morale di Nelson Mandela.
In questo 2019 seppure non esista un "nuovo Mandela", il partito che fu suo, ha una sola strada davanti a sé: riprendere il cammino verso la libertà e, per poterlo fare bisogna chiudere con la corruzione, con politiche che, in questi anni, non sono andate nella direzione giusta per garantire i diritti fondamentali e civili in cui credeva Mandela e che sono un tratto indelebile, nell'atto costitutivo dell'African national congress.

Se non si riuscirà in questa sfida allora, il futuro prossimo venturo del Sudafrica sarà segnato e farà piombare (nuovamente) il grande paese dell'Africa del Sud nel caos e nell'incubo dei problemi razziali tra afrikaneer e neri.
(Fonte.:jeuneafrique)
Bob Fabiani
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-www.jeuneafrique.com        

sabato 4 maggio 2019

Il #CycloneKenneth devasta il #Mozambico







Almeno 38 persone sono morte nel passaggio del #CycloneKenneth abbattutesi nel Nord del Mozambico.
Circa 35mila case sono state distrutte o danneggiate.

Il mese scorso il paese africano era stato colpito da un altro ciclone tropicale, Idai, che aveva causato più di mille morti.
(Fonte.:internazionale)
Bob Fabiani
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-www.internazionale.it

#SAElections19: Punto di svolta o ritorno al passato? Il Sudafrica, ancora in marcia verso la libertà*







AfricaLand Storie e Culture africane con questo post, inizia, una serie di approfondimenti, focus e analisi sul Sudafrica che, mercoledì 8 maggio 2019, si appresta a vivere una tornata elettorale molto delicata.

Sono trascorsi venticinque anni dalle prime elezioni libere della storia del paese ed è indubbio, che oggi, il Sudafrica si trovi a percorrere uno snodo fondamentale per affrontare le sfide che l'attendono nei prossimi anni.
(Bob Fabiani)

-Svolta o ritorno al passato, nel Sudafrica ancora in marcia verso la libertà?*

"Ogni giorno il 27 aprile, i sudafricani celebrano il Freedom day per ricordare le prime elezioni democratiche nella storia nel 1994. Sono passati venticinque anni, ma alcuni interrogativi sono ancora aperti: quanto è reale questa libertà? E a chi appartiene? La risposta degli elettori a queste domande potrebbe essere decisiva per il risultato delle legislative dell'8 maggio.
 I sudafricani non possono ancora celebrare la libertà dal bisogno. L'uguaglianza politica formale è giustamente considerata un risultato importante da tutte le persone che hanno sofferto sotto la dittatura, sotto il dominio di una minoranza e sotto altri regimi oppressivi che hanno negato i loro diritti.
Ma la democrazia non garantisce da mangiare né un tetto o una vita dignitosa.
 In un famoso discorso pronunciato davanti al congresso nel 1941 l'allora presidente degli Stati Uniti Franklin D. Roosevelt individuava quattro tipi di libertà: libertà di culto, libertà dal bisogno e libertà dalla paura. Per Roosevelt la libertà dal bisogno significava "una posizione economica che garantisca agli abitanti di tutti i paesi del mondo una vita pacifica e sana".

 Consapevoli di questo, gli autori della Carta della libertà  -  adottata nel 1955 dall'African national congress (Anc), il partito che oggi governa il Sudafrica, e da altri attivisti antiapartheid - non si limitarono a parlare di libertà politica, ma insistettero anche sul principio fondamentale della condivisione della richezza. Il problema è che questi ideali, ancora considerati fondamentali in Sudafrica, sono rimasti obiettivi lontani. La costituzione sudafricana è una delle poche a riconoscere come diritti umani i diritti socioeconomici, tra cui quello al cibo, all'assistenza sanitaria, a una casa, all'acqua e all'istruzione.  Ma c'è una distanza enorme tra le leggi e la loro applicazione.

 Oggi il Sudafrica è uno dei paesi con la maggiore disuguaglianza al mondo. Più della metà della popolazione vive in condizioni di povertà, mentre il tasso di disoccupazione è al 27 per cento. Secondo la società di consulenza Eunomix, negli ultimi dodici anni il Sudafrica ha registrato un declino nei risultatisocioeconomici e di governo superiore a quello di qualsiasi altro paese del mondo, a eccezione di quelli in guerra.
Questo calo è dovuto sopratutto alla corruzione e alla paralisi politica dei nove anni in cui è stato al potere l'ex presidente Jacob Zuma. La situazione non migliorerà presto.
La banca centrale sudafricana ha dipinto un quadro estremamente negativo delle prospettive di crescita del paese.


Nessuna garanzia 

Il Freedom day dovrebbe ricordare i diritti democratici tutelati dalla costituzione, tra cui quello alla libertà di parola e alla protesta, soppresso per secoli durante il dominio coloniale e l'apartheid. Il problema è che oggi la cultura politica sudafricana non è degna di questi ideali. All'inizio di aprile, per esempio, la polizia ha impedito ai residenti di Alexandra, una delle township nere più povere di Johannesburg, di manifestare nel vicino quartiere ricco di Sandton. La stessa settimana alcuni esponenti della Lega giovanile dell'Anc hanno interrotto con le loro proteste la presentazione  di un libro a Sandton, il cui autore, il giornalista d'inchiesta Pieter-Louis Myburgh, rivela una vasta rete di corruzione con al centro Ace Magashule, segretario generale dell'Anc e all'epoca dei fatti governatore della provincia di Free State.

 I sudafricani dovrebbero celebrare il fatto di aver percorso un tratto considerevole nel cammino verso la libertà. Ma resta un cammino lungo e tortuoso. Come ricorda Raymond Suttner, militante dell'Anc nella lotta per la liberazione, "anche se le prime elezioni con il suffragio universale sono state una grande vittoria, la libertà non è mai definitiva". La fine dei regimi non equivale al trionfo della libertà. I movimenti di liberazione, come i governi, non sono la garanzia di un buon governo, di diritti e benifici per tutti. Spesso si limitano ad assicurare privilegi a una nuova élite legata ai vecchi interessi. Incapaci di mantenere le promesse, evidenziano i limiti del processo di liberazione. Il vecchio slogan  "la lotta continua" è valido oggi quanto lo era durante la lotta per la liberazione. La differenza è che ora sono altri a dover raccogliere il testimone. Forse il Freedom day può servire a ricordare che il lavoro non è  ancora finito".

Buona fortuna Sudafrica.

*Henning Melber, The Conversation, Sudafrica
(Fonte.:internazionale;theconversationafrica)
Bob Fabiani
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-theconversation.com/africa

venerdì 3 maggio 2019

Il Sudafrica al voto - FOTO DEL GIORNO





AfricaLand Storie e Culture africane seguirà le elezioni in Sudafrica previste per l'8 Maggio 2019.
Per tutto il weekend pubblicheremo #approfondimenti #focus e #reportage sulla situazione attuale del Sudafrica.

Come arriva il grande paese africano a questo appuntamento?

Esistono alcune incognite, rappresentate dalla grave crisi economica che ha colpito il "gigante dell'emisfero Sud" del Continente Nero : la recessione sta facendo riemergere pericolose disuguaglianze mentre all'orizzonte, si riaffaccia, lo spauracchio del razzismo  e dell'apartheid proprio a 25 anni dalle prime elezioni libere che si tennero qui in Sudafrica dopo la lunga, dolorosa stagione del "regime dell'apartheid".

Che cosa non ha funzionato nella "Nazione Arcobaleno"? Partiremo da qui con i nostri speciali che pubblicheremo per tutta la giornata di sabato e poi in quella di domenica.
(Fonte.:jeuneafrique)
Bob Fabiani
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giovedì 2 maggio 2019

Alaah Salah, la "Regina Nubiana" simbolo della protesta del #Sudan, vestita di bianco - FOTO DEL GIORNO





La chiamano  'Kandaka' ("Regina Nubiana"), il suo nome è Alaa Salah. Ha 22 anni, è una sudentessa di Architettura e ingegneria a Khartoum e dopo il video divenuto virale sui nuovi social media di tutto il mondo - compreso quell'occidente sempre distratto e poco incline a seguire fatti e personaggi quando, si tratta di Africa - come scrivemmo su queste pagine virtuali in quei giorni; è presto diventata l'icona delle rivolte in atto in Sudan che, hanno portato alla deposizione del deposta Bashir, dittatore-padrone di Khartoum e dell'intero paese africano per un lasso di tempo lungo un trentennio; la studentessa ha avuto modo di parlare, spiegare, in prima persona che cosa sia la "Rivoluzione in Sudan".


AfricaLand Storie e Culture africane dedica la FOTO DEL GIORNO a questa attivista-studentessa che incarna, in modo eloquente, tutta la fierezza e la tenacia delle grandi donne africane.

Alaa Salah, si è raccontata al @Guardian spiegando ai reporter del quotidiano britannico, di aver partecipato alle proteste anti-Bashir, sin da quel 19 dicembre 2018, ossia da 5 mesi, sotto l'onda della rivolta contro il carovita.

"I miei genitori mi hanno insegnato ad amare il mio Paese".

Nel giorno in cui il suo video è diventato virale è iniziato con la lettura in piazza di un poema rivoluzione che recitava: "I proiettili non uccidono, quello che uccide è il silenzio".

La scelta dell'attivista-studentessa non appare scelta a caso dal momento che questi versi erano, popolari e già scanditi nelle proteste 2018 e le rivolte 2013.

"Le donne sudanesi hanno sempre partecipato alle rivoluzioni in questo paese" , conclude Alaa Salah.
(Fonte.:guardian)
Bob Fabiani
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-www.theguardian.com.uk