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giovedì 8 aprile 2021

#Kwibuka27 (Memento per il genocidio dei Tutsi in Ruanda)


 




AfricaLand Storie e Culture africane come ogni anno ricorda il drammatico genocidio dei Tutsi in Ruanda nel 1994.

Kwibuka è un momento per ricordare le vite innocenti perse, mostrare solidarietà con i sopravvissuti e unirsi per garantire che il genocidio non accada mai più.

Sono passati 27 anni da quella tragedia impossibile da dimenticare: tutto iniziò il 7 aprile 1994.

Per i #survivors (sopravvissuti), ricordare è come respirare, poiché non si può trattenere il respiro, non si può mettere in pausa il ricordo e il lutto.

27 Anni e oltre, ricordare più di 1 milione di Tutsi assassinati nei 100 giorni del 1994 quando il genocidio si consumò con la complicità dell'ONU, la Francia, gli USA, il Belgio, il Regno Unito e l'occidente tutto.
(Fonte:jeuneafrique)
Bob Fabiani
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-www.jeuneafrique.com

 

mercoledì 7 aprile 2021

#LEDITORIALE Quelle discutibili parole di Draghi in Libia


 



Il debutto internazionale del nuovo primo ministro italiano, Mario Draghi in Libia sono del tutto discutibili e irricevibili.
"Sul piano dell'immigrazione noi esprimiamo per quello che la Libia fa nei salvataggi e nello stesso tempo aiutiamo e assistiamo la Libia ...".

Queste le parole spese nella sua prima missione d'affari andata in scena a Tripoli al cospetto del nuovo presidente del paese Nordafricano, Dabaiba mettono in risalto, una volta di più quel cinismo dichiaratamente occidentale quando si tratta di Africa e, del dramma dei migranti.
Non si può omettere che questo modo di affrontare la tragedia delle migrazioni sono del tutto offensive.
Come è stato possibile che, Draghi - descritto da tutti in Italia come custode di salvezza nazionale - possa aver usato queste "parole spericolate" nei confronti della Libia quando, a tutti i livelli, la comunità internazionale - in primis le Nazioni Unite - da queste parti, si assiste a una aperta violazione dei diritti umani?
Come è stato possibile che il "grande Draghi" possa aver legittimato questa disgustosa condotta della cosiddetta Guardia costiera libica?
E' impensabile che il nuovo primo ministro non sappia che in Libia ci siano immensi campi di concentramento, dove i migranti sono stati catturati come prede, raccolti come merce di scambio?
Non è possibile che egli non sappia che spesso questi migranti sono brutalmente torturati e sottoposti a violenze di ogni genere : e allora, come ha potuto Draghi dire quelle parole?
Possibile che non si sia reso conto che le sue parole sono una offesa ai tanti morti delle stragi nel Mediterraneo, conseguenza di quella inaccettabile "teoria e pratica dei porti chiusi" unica vera politica dell'Unione europea e di conseguenza dell'Italia.

Niente può giustificare quelle parole né gli affari né il tentativo di voler tornare "protagonisti" in Libia, anzi, a ben guardare, sono parte del reale problema che condannano i popoli d'Africa alla povertà e alla disperazione perché sono la conseguenza di tutti i conflitti e le guerre e, di concerto spesso vedono coinvolti proprio gli interessi europei e occidentali.

Lo stesso Draghi, non più tardi di alcune settimane fa, aveva dato una pessima prova di sé quando ha rifiutato di mandare aiuti economici al Continente nero sul fronte dei vaccini nel contrasto alla drammatica pandemia che ha sconvolto la  vita di miliardi di persone in Africa come nel resto del mondo.

Le parole di lode alla cosiddetta guardia costiera libica sono una grave dimenticanza del capo di governo alla sistematica violazione dei diritti umani e, per questa ragione sono un pessimo segnale sulla strada di quella "sbandierata" ricostruzione della Libia
(Fonte:jeuneafrique)
Bob Fabiani
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-www.jeuneafrique.com

 

martedì 6 aprile 2021

Madagascar, il Covid torna a far paura


 




Mentre le autorità malgasce hanno finalmente confermato il loro interesse per i vaccini (aderendo al COVAX), il Madagascar sta subendo un'ondata di Covid-19 più virulenta di quella del 2020.

I centri sanitari sono già pieni.

E sopratutto, la carenza di ossigeno a provocare decessi evitabili: il presidente Andry Rajoelina parlando alla TV malgascia ha imposto nuove restrizioni ma forse, avrebbe dovuto affrontare con più decisione e concretezza la lotta contro la pandemia invece di inseguire improbabili risultati con il "preparato di erbe naturali" rivelatosi assolutamente inconcludente contro il Coronavirus.

L'unica ancora di salvataggio è il vaccino e la via maestra è appunto essere entrati nel "sistema COVAX" sperando che, prima dell'arrivo delle dosi, il popolo della Grande Idola dalla Terra Rossa non debba pagare un contributo troppo salato a questo invisibile nemico. 
Il presidente non può più sbagliare alcuna mossa altrimenti la pandemia gli farà perdere la poltrona del comando del Madagascar.
(Fonte:jeuneafrique)
Bob Fabiani
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-www.jeuneafrique.com

lunedì 5 aprile 2021

Egitto, Al-Sisi organizza la "parata dei Faraoni" sulle macerie del presente


 



In diretta mondiale, sabato 3 aprile, Al-Sisi ha organizzato la "parata dei Faraoni": 22 mummie sono state trasferite da Tahir nel nuovo museo di al-Fustat.
La cerimonia si è svolta a una settimana dal blocco del canale di Suez quando, la nave Ever Given si è incagliata nella strettoia bloccando l'economia globale.
Passata la crisi, il despota egiziano, come se nulla fosse ha dato l'ordine per riportare - in n colpo solo - (almeno nelle intenzioni del dittatore) in auge il "Grande Egitto" .
L'ultima di una serie di mega progetti con un'unica stella polare : cementare il regime mentre il paese è sempre più povero.

Le strade del Cairo si sono dunque trasformate nel set di un film sull'Antico Egitto al passaggio al tramonto delle mummie di 18 faraoni e 4 regine su carri scortati da guardie a cavallo.
Un evento dal nome altisonante la "Parata dei Faraoni", e le atmosfere un po' kitsch, seguito su You Tube da migliaia di appassionati in tutto il mondo - e da un pubblico ridotto nelle strade per via delle restrizioni per il Covid-19 - nonostante la psicosi della maledizione che si era diffusa sui social media messa in relazione con il trasferimento delle mummie reali dal Museo di Tahir al Museo Nazionale della Civiltà Egizia, alla periferia sud-orientale del Cairo di al-Fustat.
(Fonte:bbcafrica)
Bob Fabiani
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-www.bbc.com/africa

Somalia, aumentano gli attacchi sanguinosi di Al-Shabaab in vista del voto del 9 Aprile


 



Nella mattinata di sabato 3 aprile i miliziani di Al-Shabaab, gruppo jihadista affiliato ad Al-Qaeda, hanno attaccato de basi militari dell'esercito somalo. Olre 100 persone sarebbero rimaste sul selciato del paese africano. L'esercito somalo ha affermato che sia stata opera di due attentatori suicidi che si sono fatti esplodere contro postazioni militari nel distretto di Awdhegle e nel villaggio di Bariire nella provincia del basso Shabelle.

"Gli assalitori di Al-Shabaab (i "ragazzi" in italian, n.d.r.) hanno attaccato due basi militari nella provincia del basso Shabelle nella mattina di sabato", ha detto il portavoce del governo di Mogadiscio Ismael Mukhtar.

Poco dopo le esplosioni, i rivoltosi armati hanno cercato di fare irruzione dentro le basi. Poche ore dopo, un altro kamikaze si è fatto esplodere in una sala da tè a Mogadiscio : almeno sei persone hanno perso la vita, tra cui un bambino, e molte altre rimaste ferite.

Il generale Mohamed Tahlil Bihi, comandante delle forze di fanteria, ha confermato all'Associated Press "l'utilizzo di kamikaze per penetrare nelle basi e un violento scontro a fuoco, durato diverse ore, con pesanti perdite anche tra i miliziani jihadisti".

Il gruppo jihadista vuole "ricreare un califfato sulle ceneri del governo di Ferrmajo : la Somalia avrebbe dovuto votare l'8 febbraio, data di fine mandato del presidente uscente, ma non si è riusciti a organizzarle a causa di profonde divergenze; ora la nuova data fissata è quella del 9 aprile.

Recentemente Al-Shabaab ha pubblicato un video nel quale il leader del gruppo Ahmed Diriye, noto anche come Ahmed Umar Abu Ubaidah, dice di voler "ricreare un califfato sulle ceneri del governo del presidente Fermajo" ed esorta tutti i militanti a colpire "qualsiasi obiettivo militare somalo o straniero". 
(Fonte:apnews)
Bob Fabiani
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-https://apnews.com/africa     
   

domenica 4 aprile 2021

#RememberingMartinLutherKingJR


 





Martin  Luther King Jr nacque ad Atlanta nel 1929, figlio e nipote di pastori della chiesa battista afroamericana. Studiò al seminario teologico in Pennsylvania e all'Università di Boston.
Approfondì la conoscenza della strategia non violenta di Gandhi. Nel 1953 sposò Coretta Scott e nel 1955 divenne pastore della chiesa di Montgomery in Alabama.
Dopo aver guidato con successo la campagna di boicottaggio degli autobus per protesta contro la politica di segregazione razziale fondò nel 1957  un movimento non violento nero (Southern Christian Leadership Conference, SCLC).
Nel 1959 si recò in India per approfondire il pensiero gandhiano, poi tornò alla chiesa di Atlanta. Cn l'ala giovanile del SCLC, dopo le manifestazioni di Birmingham e la marcia su Washington del 1963, dove pronunciò il discorso I Have a Dream, ottenne che il Civil Rights Act da lui promosso divenisse legge.
Nel 1964 gli venne conferito il premio Nobel per la pace. Già in conflitto con il Black Power e il suo leader Malcolm X, dovette affrontare anche la crescente opposizione da parte dell' amministrazione Lyndon Johnson per le critiche all'intervento in Vientam.
Dopo la manifestazione di Memphis del 1968  - era il 4 Aprile - dove pronunciò il discorso I've Been to the Mountain Top, venne assassinato.


-Martin Luther King Jr e i Diritti Civili

"Chi è oppresso non può rimanerlo per sempre. La brama di libertà si manifesta infine, ed è ciò che è accaduto al negro d'America. Qualcosa dentro di lui gli ha ricordato il suo diritto naturale alla libertà, e qualcosa dal di fuori gli ha ricordato che poteva ottenerla. Consapevole o inconsapevole, è stato colto dallo Zeitgeist, e il negro degli Stati Uniti, assieme ai si fratelli neri dell'Africa e a quelli bruni e gialli dell'Asia, del Sudamerica e dei Caraibi, si sa muovendo con un grande senso di urgenza verso la terra promessa della giustizia razziale".

-Martin Luther King Jr pensieri su Giustizia e Libertà

"Quando milioni di persone sono state ingannate per secoli, il risarcimento è un processo costoso. Un'educazione inferiore, le misere condizioni abitative, la disoccupazione, l'assistenza sanitaria inadeguata : sono tutte componenti dolorose dell'oppressione che abbiamo ereditato. E ognuna di esse, per venire corretta, richiederà investimenti di miliardi di dollari. La giustizia a lungo differita ha accumulato interessi e il suo costo peserà parecchio su questa società in termini finanziari e umani. Questo non è stato compreso a fondo, perché molte delle conquiste del decennio passato sono state ottenute a prezzi stracciati. La fine della segregazione nelle strutture pubbliche non è costata nulla; né le elezioni, né la nomina di alcuni dirigenti  pubblici di colore".

-Martin Luther King Jr e il Razzismo

"La vita quotidiana del negro si svolge tuttora negli scantinati della Grande Società. Egli sta ancora al livello più basso, nonostante quei pochi che sono riusciti a farsi strada in piani n po' più alti. Anche laddove la porta è stata parzialmente forzata, la possibilità del libero movimento del negro è ancora decisamente ridotta. Spesso non esistono fondamenta da cui partire e, quando ci sono, quasi sempre manca una stanza superiore da raggiungere".
(Fonte:theatlantic)
Bob Fabiani
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-www.theatlantic.com                 

   

sabato 3 aprile 2021

Senza protezioni e stipendi, sciopero dei medici nigeriani


 



In piena pandemia, dopo 160mila casi di Covid-19 e 2mila decessi (tra cui 17 dottori), i medici nigeriani non ce la fanno più.
E scioperano : ieri ad annunciare la protesta a tempo indeterminato dei sanitari del paese africano è stata l'Associazione nigeriana dei medici. Chiedono gli stipendi arretrati del personale medico e un'indennità per i rischi corsi in questo anno drammatico qui come nel resto del mondo; lo riportano molti siti di informazione nigeriani e internazionali e, tra questi anche Agenzia Nova.

Ma le richieste dei sanitari non si limitano solo all'aspetto economico : i medici hanno espressamente chiesto l'adeguamento delle strutture, inadeguate ad affrontare una simile crisi.
Crisi resa evidente, sottolinea l'Associazione dalla mancanza di dispositivi di protezione contro il virus.
Il governo ribatte : lo sciopero ostacolerà la campagna vaccinale. Nel grande paese africano sono attese 40 milioni di dosi del vaccino AstraZeneca.
(Fonte:punchng;agenzianova;jeuneafrique)
Bob Fabiani
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-https://punchng.com;
-www.agenzianova.com/africa/nigeria/covid-19;
-www.jeuneafrique.com   

venerdì 2 aprile 2021

Sierra Leone, le case in cenere di Freetown


 




La baraccopoli di Susan's Bay a Freetown, la capitale della Sierra Leone, distrutta da un incendio la sera del 24 marzo.
Secondo le autorità non ci sono state vittime, 409 persone sono state ferite e più di 7 mila sono rimaste senza un tetto.
"Un'intera comunità è stata rasa al suolo", ha commentato la sindaca Yvonne Aki-Sawyerr.


 


Non sono ancora state accertate le cause dell'incendio. Si stima che a Freetown oltre 500 mila persone vivano in baracche, senz'acqua potabile e con servizi igienici carenti.
(Fonte:afp)
Bob Fabiani
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-www.afp.fr/afrique  

giovedì 1 aprile 2021

Al #processoFloyd, è stato il giorno delle chiamate al '911' di coloro che provarono a salvarlo dalla polizia


 




Continuano le testimonianze al processo contro l'ex agente di polizia di Minneapolis Derek Chauvin, accusato della morte di George Floyd.
Il giudice ha chiesto ai giurati di separare i propri sentimenti su Chauvin dalle prove fornite in aula : questo processo rappresenta non solo un giudizio sulle azioni dell'ex agente di polizia, ma un giudizio su come l'America risponde alle questioni di giustizia razziale.




Una delle testimonianze più forti finora è stata quella di Darnella Frazier, l'adolescente che ha filmato e condiviso il video degli ultimi momenti di Floyd, diventato virale e determinante per comprendere la dinamica degli eventi.




Quel giorno la 17enne stava andando al supermercato : "Ho visto un uomo a terra e un agente inginocchiato sopra di lui. Era terrorizzato, supplicante".
La sua testimonianza è stata un momento fortissimo - andato in onda in diretta TV in tutti gli Stati Uniti -, Fraizer parla la lingua di chi ha subito un trauma profondissimo, la sofferenza di una ragazza in una situazione impossibile e che confessa di svegliarsi la notte in preda ai sensi di colpa : "Resto sveglia scusandomi con George Floyd per non avergli salvato la vita. Ma questo avrebbe potuto farlo lui - ha aggiunto indicando il poliziotto - Quando penso a Floyd penso a mio padre, ai miei fratelli, ai miei cugini. Anche loro sono neri. Poteva succedere a uno di loro".

Ad assistere alla scena c'erano 15 persone che hanno inutilmente supplicato Chauvin di togliere il ginocchio dal collo di Floyd, mentre un altro poliziotto Tuo Thao teneva gli astanti lontani, inclusa una vigile del fuoco che continuava a chiedere con calma, come si vede in un video diffuso per la prima volta in tribunale, di potersi avvicinare per prendere i battiti del polso di Floyd.

Il tentativo della difesa è stato quello di dimostrare che i 4 poliziotti si erano sentiti minacciati dalla folla arrabbiata, ma i video mostrano persone spaventate e impotenti contro agenti armati di pistola e già in mano lo spray urticante.

Un professionista di arti marziali 33enne ha detto di aver chiamato il numero per le emergenze 911 "perché ero certo di aver assistito a un omicidio".
Più testimoni hanno detto di aver chiamato il 911 per tentare di salvare Floyd, nonostante a uccidere l'uomo fosse un poliziotto.
(Fonte:theatlantic)
Bob Fabiani
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-www.theatlantic.com

mercoledì 31 marzo 2021

Mali, rapporto ONU accusa Parigi per la strage di civili


 




La notizia era nell'aria già da molto tempo - precisamente dallo scorso gennaio - e vede Parigi sempre più nell'occhio del ciclone in Mali, dopo l'accusa di aver ucciso 6 cacciatori inermi lo scorso giovedì, ma soprattutto in seguito alla pubblicazione ieri di un rapporto ONU su un bombardamento della forza Barkhane - 5 mila militari francesi sul terreno - dello scorso mese di gennaio.

L'indagine delle Nazioni Unite, redatta dai responsabili della missione Minusma, ha concluso che "l'attacco aereo effettuato dai francesi ha ucciso 22 civili riuniti per celebrare un matrimonio e non solo jihadisti", come affermato finora da Parigi.
L'attacco, effettuato a Bounti lo scorso 3 gennaio, aveva creato un acceso dibattito tra le autorità francesi e maliane che affermavano "di aver colpito un gruppo di jihadisti" e numerose associazioni che invece denunciavano come sotto le bombe fossero finiti "numerosi civili inermi".

Gli autori del rapporto hanno accertato la presenza quel giorno "di cinque persone armate, di cui almeno una portava un'arma, arrivate al villaggio con tre motociclette e membri della Katiba Serma", gruppo jihadista appartenente al Gruppo di sostegno per l'Islam e i musulmani (Gnim), affiliato ad Al Qaeda
Secondo Minusma "almeno 22 persone sono state uccise, di cui 3 sospetti jihadisti (...), il gruppo era composto in modo schiacciante da civili inermi, protetti dal diritto internazionale umanitario".

Dure le reazioni di Parigi che, attraverso un comunicato ufficiale della Difesa ribadisce la propria versione indicando che "le forze francesi hanno effettuato un attacco aereo contro un gruppo jihadista armato identificato come tale da informazioni di intelligence" e ponendo dubbi "sulla metodologia e sull'utilizzo di testimonianze non verificabili".



Il terrorismo di matrice jihadista intanto continua a flagellare l'Africa a est come a ovest fino al Mozambico.
Lunedì è stato il turno della Costa d'Avorio : una postazione militare a Kafolo e una della gendarmeria a Tehini, vicino al confine con il Burkina Faso, sono state oggetto di un duplice attacco che ha causato 3 morti e 10 feriti tra i militari. Un attacco che si aggiunge a quello dello scorso giugno contro due avamposti che causò la morte di 12 soldati ivoriani.
Il capo delle forze armate ivoriane, Lassine Doumbia sul quotidiano online Abidjian.net accusa "gli uomini della Katiba Macina, guidata dal maliano Amadou Koufa, numero due dello Gnim, venuti in Costa d'Avorio con l'obiettivo di reclutare uomini e installarsi nel nostro paese".

Un segnale che desta grande preoccupazione visto che la Costa d'Avorio è il "nuovo bersaglio dei gruppi jihadisti". Preoccupazioni cresciute dallo scorso febbraio, quando Bernard Emié, capo dell'intelligence estera francese, aveva affermato che lo Gnim, stava sviluppando un "progetto di espansione verso il Golfo di Guinea, in particolare verso Costa d'Avorio e Benin".
(Fonte:abidjian.net)
Bob Fabiani
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-www.abidjian.net


martedì 30 marzo 2021

#LEDITORIALE. Il processo Floyd (L'#AmeriKKKa metterà alla sbarra il 'razzismo sistematico'?)


 





8 Minuti e 46 secondi tanto è durata l'agonia di George Floyd quando, a Minneapolis trovò la morte per l'operato razzista del poliziotto bianco Derek Chauvin che premeva - senza pietà - il ginocchio sul collo dell'afroamericano.

Era il 25 maggio 2020.

Quella morte brutale fece divampare la rivolta del movimento Black Lives Matter in tutti gli Stati Uniti
Ora è partito il processo - ieri l'udienza di apertura - e, per la prima volta è stata anche irradiata la copertura - TV a dimostrazione che stavolta l'esito deve essere ben diverso da tutti gli altri che hanno visto alla sbarra un poliziotto che ha giustiziato un cittadino afroamericano.

Sarà un processo difficile dal quale emergerà l'America futura : non potranno esserci vie di mezzo al termine del processo Floyd; o gli USA mettono alla sbarra il razzismo sistematico oppure sancirà in modo inequivocabile che questo paese non potrà garantire giustizia per la comunità afroamericana.

Sarà un processo lungo che non risparmierà nessun "colpo basso" ai danni di George Floyd - lo si è capito fin dalla prima udienza - perché questa sarà la strategia dell'avvocato del poliziotto razzista

A Minneapolis è iniziato, in un tribunale blindatissimo per via della pandemia e del timore di proteste, il processo a Derek Chavin, l'ex agente di polizia che ha ucciso George Floyd, soffocandolo. 
La copertura televisiva del processo - una primizia nell'era Black Lives Matter - sarà trasmesso in diretta Tv nella sua interezza, ogni giorno dalle 9 alle 16, per quattro settimane.

-Le parole degli avvocati e del procuratore

"Questo è un processo a un singolo agente, non al corpo di polizia", ha detto nella dichiarazione iniziale il procuratore Jerry Blackwell ed ha esposto il caso contro Chauvin. Ha presentato le prove video del giorno in cui George Floyd è stato ucciso : si vede il poliziotto inginocchiato sul collo di Floyd che dice : "Non riesco a respirare"
Il procuratore ha quindi proseguito : "Potete vedere con i vostri occhi che si tratta di omicidio. Potete sentire la sua voce diventare più profonda e pesante, le sue parole più distanti, il suo respiro più superficiale. Lo vedete quando perde conoscenza e scuotersi senza controllo quando non respira più".

E il processo è subito in salita per i difensori dell'ex agente. Nella stessa deposizione hanno affermato che schiacciare Floyd al terreno per 8 minuti era necessario perché l'uomo era grande e forte, ma anche tanto debole e fragile da morire per "un uso di routine della forza da parte della polizia"; e che il loro assistito, come gli altri tre poliziotti presenti, ha reagito stando sulla difensiva perché "si sono sentiti in pericolo, la folla che aveva assistito al soffocamento diventava più cattiva".

L'avvocato della famiglia Floyd, Ben Crumb, prima di entrare in aula ha dichiarato:


                       


"Questo è un referendum su due sistemi di giustizia in America, uno per i bianchi e uno per i neri. L'obiettivo oggi è giustizia equa per gli USA". Fuori la famiglia, insieme a tanti manifestanti Blm, si inginocchiava, il gesto che ha accompagnato le proteste esplose pressoché ovunque nell'ultimo anno.
(Fonte:theatlantic)
Bob Fabiani
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-www.theatlantic.com    

lunedì 29 marzo 2021

Mozambico, l'offensiva jihadista conquista la città di Palma


 





La sistematica offensiva dei gruppi jihadisti in Mozambico - in atto ormai da mesi - rappresenta un monito per tutti i paesi dell'Africa meridionale. La comunità internazionale, seppure impegnata nella lotta alla pandemia da coronavirus, farebbe bene a non sottovalutarla ancora a lungo.

Dopo quasi una settimana di intensi combattimenti in Mozambico, lo Stato Islamico (Daesh) nella provincia dell'Africa centrale (Iscap) ha rivendicato oggi, 29 marzo, la conquista della città di Palma, nella martoriata provincia settentrionale di Cabo Delgado, presa d'assalto mercoledì scorso da un centinaio di insorti jihadisti appartenenti al gruppo noto come Ansar al Sunna e localmente come Al Shabaab (da non confondere con l'omonimo gruppo somalo).




A riferirlo è stato lo stesso gruppo jihadista, che attraverso i suoi canali di propaganda online ha fatto sapere che dall'inizio dell'attacco - sferrato lo scorso 24 marzo - sono morte 55 persone, inclusi militari e i loro "seguaci cristiani" e "stranieri", aggiungendo che i miliziani hanno preso il controllo di edifici governativi, aziende e banche. 

La rivendicazione contraddice la precedente versione fornita dalle autorità di Maputo che, tramite il portavoce del ministero della difesa, Omar Saranga, ha confermato la morte di decine di persone ma non ha ammesso di aver perso il controllo della città.
Secondo le informazioni raccolte dal portale di notizie Carta de Mozambique, le forze di difesa di Maputo hanno anche lanciato un'offensiva nell'area con il supporto di compagnie militari private operanti nell'area, tra cui il gruppo sudafricano Dyck Advisor. Secondo le stesse fonti, la situazione sarebbe tuttavia mutata dopo che i jihadisti hanno ricevuto rinforzi che hanno consentito loro di sferrare una nuova offensiva nei dintorni della città.

Palma, si trova in una posizione strategica essendo situata nei pressi del megaproggetto Gnl gestito da Total che, a seguito di questo attacco ha chiuso i battenti consigliando i suoi collaboratori a lasciare la zona.
(Fonte.:jeuneafrique;cartamz)
Bob Fabiani
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-www.jeuneafrique.com;
-www.cartamz.com 

domenica 28 marzo 2021

Madagascar, morto l'ex presidente Didier Ratsiraka


 





L'ex presidente del Madagascar è morto all'età di 84 anni, domenica 28 marzo. Era ricoverato dall'inizio della settimana presso l'ospedale militare di Soavinandriana, ad Antananarivo.

"L'ammiraglio si è inchinato stamattina. E' entrato a far parte delle stelle da dove continuerà a vegliare su di noi", si legge, da questa mattina sulla pagina Facebook ufficiale dell'ex presidente malgascio Didier Ratsiraka, che deve il suo soprannome alla sua formazione di ufficiale di marina.

Ha governata per due volte il Madagascar - dal 1975 al 1993 e poi dal 1997 al 2002 - è morto questa mattina presto : le cause della sua morte non sono ancora state rese note.
Era stato ricoverato, così come sua moglie, "a seguito di un controllo di routine a causa di una piccola influenza". Il TEST PCR Covid-19 dell'ex presidente è stato negativo, secondo quanto riportato dai suoi parenti.

"Didier Ratsiraka era un grande statista e oggi l'intera Nazione è in lutto, si tratta di un atto di giustizia", ha dichiarato Lalatiana Rakotondrazafy Andriatongarivo, il ministro delle Comunicazioni e portavoce del governo della Grande Isola dalla Terra Rossa, all'annuncio della scomparsa dell'ex presidente.

Didier Ratsiraka, è stato attore e testimone privilegiato della storia del Madagascar e del Continente nero per quasi 6 decenni, inoltre l'ex presidente oggi scomparso, è stato un attivista e statista anticolonialista.

Per capire chi fosse Didier Ratsiraka sarà sufficiente soffermarsi sul suo "punto di vista" durante una celebre intervista rilasciata ai reporter di Jeune Afrique : il punto in questione verteva sui 60 anni dell'indipendenza del Madagascar.

-Domanda : "Come vede oggi i 60 anni di indipendenza del suo paese?".

-Risposta : "Abbiamo tutti gli attributi dell'indipendenza : la bandiera, l'inno, il Parlamento ... Ma non abbiamo la piena sovranità. I prezzi del caffè e del cacao vengono decisi a Londra, così come i prezzi del petrolio sono fissati nella sede dell'OPEC a Vienna".
(Fonte:jeuneafrique)
Bob Fabiani
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-www.jeuneafrique.com   

Il Madagascar aderisce al COVAX


 




Il Ministero della Salute pubblica malgascia ha avviato le procedure per l'introduzione del vaccino anti - Covid-19 registrando il paese nell'iniziativa COVAX, lo ha reso noto il ministro dedlla sanità pubblica.

Tutti i dettagli saranno resi noti successivamente dalla Presidenza della Repubblica, secondo il ministro, prof. Jean Louis Rakotovao.

Si tratta di una buona notizia.

Le autorità malgasce hanno deciso di tornare sui propri passi quando, sul finire del 2020, avevano escluso categoricamente l'adesione del Madagascar al COVAX - l'organismo che contratterà collettivamente per l'Africa, l'acquisto delle dosi di vaccino - anche a causa della 2 ondata della pandemia e dei contagi che stanno aumentando minacciosamente.
(Fonte:actu.orange.mg)
Bob Fabiani
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-http://actu.orange.mg

venerdì 26 marzo 2021

Tanzania, morto il presidente "negazionista del Covid-19" John Magufuli


 




John Magufuli, il presidente tanzaniano, è morto il 17 marzi all'età di 61 anni, ufficialmente per problemi cardiopatici.
Erano quasi venti giorni che non lo si vedeva più in pubblico e circolavano insistentemente voci secondo le quali si era ammalato di Covid-19, voci che sono costate l'arresto ad almeno quattro persone. 
Qualche giorno dopo il decesso però, queste voci, erano confermate : il presidente è deceduto a causa della pandemia di coronavirus.
Magufuli sarà ricordato come uno dei più accaniti negazionisti del Covid-19 : per lui test e vaccini non servivano a niente e sosteneva che a guarire il paese ci avrebbe pensato Dio, tanto che a maggio dell'anno scorso la Tanzania aveva smesso di contare contagi e decessi.

Ma la realtà ha avuto il sopravvento e anche tra i tanzaniani hanno cominciato a emergere numerosi casi di polmonite sospette.

Oltre che per il suo negazionismo, Magufuli (soprannominato il Bulldozer dai suoi sostenitori) sarà ricordato per i modi autoritari, per gli abusi dei diritti umani e per la persecuzione di avversari politici e giornalisti. A prendere il suo posto sarà la vicepresidente Samia Suluhu Hassan.

Dopo il funerale, l'ex presidente della Tanzania John Pompe Mugufuli è stato sepolto nella sua casa ancestrale a Chato, una città situata nella regione di Geita, nel Nord-ovest del paese africano.

A pochi giorni dalla scomparsa di Mugufuli, la sua vice Samia Suluhu Hassan ha giurato ufficialmente succedendogli e diventando a tutti gli effetti la prima donna musulmana a ricoprire tale incarico.
(Fonte:jeuneafrique;focusonafrica)
Bob Fabiani
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-www.jeuneafrique.com;
-www.focusonafrica.info

lunedì 22 marzo 2021

Libia, nuovo governo di unità nazionale


 



In Libia il nuovo governo di unità nazionale, guidato dal miliardario di Misurata Abdul Hamid Dbaibah, ha prestato giuramento il 15 marzo a Tobruk e si è insediato a Tripoli.
Per la prima volta in 7 anni i libici hanno un esecutivo unitario, che resterà in carica fino alle elezioni di dicembre.
Il nuovo governo comprende 5 ministre, tra cui agli affari esteri Najlael Mangoush, avvocata di Bengasi che si è specializzata negli Stati Uniti in risoluzione dei conflitti.

Il 17 marzo il Panel of experts sulla Libia delle Nazioni Unite ha pubblicato un rapporto sulle principali sfide per il paese (corruzione, presenza del gruppo Stato Islamico/Daesh e di altre milizie sudanesi e ciadiane), ma ha tagliato la parte riguardante le accuse di corruzione a Dbaibah, di cui si era detto che avrebbe offerto tangenti in cambio di voti.
(Fonte:jeuneafrique)
Bob Fabiani
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-www.jeuneafrique.com

mercoledì 10 marzo 2021

I troppi rapimenti in Nigeria


 




Le quasi 300 studentesse rapite il 26 febbraio in un scuola secondaria femminile di Jangebe, nel nordovest della Nigeria, sono state liberate quattro giorni dopo.
E' il secondo rapimento di massa nel paese in meno di dieci giorni e il terzo da dicembre.
Le autorità attribuiscono questi attacchi a "banditi", cioè criminali comuni in cerca di denaro. Il giornale The Nation critica i governatori degli stati federali per non aver saputo proteggere le scuole e per la linea adottata finora, cioè pagare i riscatti ai rapitori.
(Fonte:thenationonlineng)
Bob Fabiani
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-www,thenationonlineng.net

martedì 9 marzo 2021

Ciad, l'opposizione si ritita


 







Il principale candidato dell'opposizione alle presidenziali dell'11 aprile, Saleh Kebzabo, si è ritirato il 1 marzo.
Accusa il capo dello stato Idriss Déby (candidato a un sesto mandato) di usare la forza per intimidire gli avversari e denuncia la "militarizzazione della politica", scrive Jeune Afrique.
Il giorno prima almeno tre persone erano morte a N'Djamena nel corso di una sparatoria scoppiata quando la polizia era andata ad arrestare un altro candidato dell'opposizione, Yaya Dillo.
Le vittime sono la madre di Dillo e due soldati. Dillo è accusato di aver diffamato la moglie di Délby.
(Fonte:jeuneafrique)
Bob Fabiani
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-www.jeuneafrique.com

lunedì 8 marzo 2021

#InternationalWomensDay2021


 






Sono donne e sono il cuore pulsante del Continente : sono bambine, ragazze e spose;
madri e nonne, sono il centro nevralgico del nucleo familiare;
sono spesso prive di voce e votate a ogni sacrificio : per i bambini e la famiglie.

Nel buio silenzioso degli abissi di esistenze segnate da abusi e soprusi,
vivono con dignità muta e orgoglio africano per cancellare l'ultima umiliazione - violazione
non hanno lacrime da versare ma soluzioni da rivendicare
per il cambiamento e il progresso del Continente tutto.

Rivendicano diritti e spazio vitale per indirizzare sempre più il futuro
per rendere l'Africa un Continente nuovo e all'avanguardia.
Sono rivoluzionarie e sono la Vera Speranza per un domani di prosperità 
sono i colori sgargianti a difesa dell'Ambiente e contro i Cambiamenti Climatici.

Sono donne che sanno amare e sono capaci di donare le loro esistenze perché :
#LAfricaèDonna.
(Fonte:uneca)
Bob Fabiani
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-www.uneca.org

domenica 7 marzo 2021

#FreeSenegal





In Senegal si opprimono le persone,  i canali televisivi sono bloccati, broadcast non trasmettono più. YouTube è inaccessibile. Gli oppositori vengono imprigionati, la gente viene attaccata dalle forze dell'ordine con proiettili veri se manifesta.

Siamo al prologo di una dittatura?

Macky Sall, presidente del Senegal da 9 anni, vuole estendere il suo secondo mandato da 5 a 7 anni e poi avere le mani libere per correre a un 3 mandato presidenziale.

E' questo il nodo cruciale della crisi divampata in Senegal : la solita "questione di cambiare le carte" a ridosso della prossima scadenza - mandato. Il presidente di turno, non vuole lasciare il potere e pur di scatenare una rivolta, decide di comportarsi in modo spericolato, forzando la mano. 

E' quello che sta accadendo nel paese africano.

Bisogna sottolineare che tutto questo non potrebbe accadere senza l'avallo decisivo dell'occidente.

I giovani senegalesi non sono d'accordo e chiedono che lasci il comando ma Sall non è dello stesso avviso e usa le maniere forti sparando sui manifestanti : comportandosi come un "dittatore in divenire".

Intanto le proteste sono arrivate al 5 giorno : i manifestanti chiedono il rilascio di tutti i detenuti politici - tra questi, anche il leader dell'opposizione Sonko, inviso all'occidente perché si richiama ai principi del Panafricanismo e, agli insegnamenti di Thomas Sankara tanto che si teme per la sua incolumità fisica - senza distinzioni, piena luce su tutte le perdite umane e, di fare luce (piena) sul comportamento sulle milizie (al soldo del presidente?) che hanno sparato senza pietà sulla cittadinanza.

Su Twitter l'hashtag #FreeSenegal è tra i più seguiti mentre dalla Francia, la diaspora senegalese - molto preoccupata per la piega della crisi politica - ha manifestato a Tolosa, Lione e Marsiglia.
(Fonte:jeuneafrique)
Bob Fabiani
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-www.jeuneafrique.com
 

venerdì 5 marzo 2021

Liberate studentesse rapite in Nigeria


 





Le 279 - inizialmente si temeva fossero 317 - studentesse rapite il 26 febbraio in una scuola di Jangebe, nello stato nigeriano di Zamfara (nordovest), aspettano di sottoporsi ai controlli medici nel palazzo del governo locale a Gusau.
Le ragazze sono state liberate il 2 marzo, dopo essere rimaste quattro giorni in un nascondiglio nella foresta.

Drammatiche le loro testimonianze:

"Ci hanno puntato le pistole alla testa".

E' il terzo rapimento di massa da dicembre a colpire un istituto scolastico in questa parte della Nigeria. I responsabili sono spesso gruppi criminali in cerca di un riscatto, che attaccano le scuole per avere maggiore visibilità (col lasciapassare di Boko Haram ...).
(Fonte:reuters)
Bob Fabiani
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-www.reuters.com/middle-east-africa

giovedì 4 marzo 2021

La fauna del Madagascar Pt.2


 




La fauna del Madagascar, unica nel suo genere, è una meta ideale per amanti della natura, appassionati di biologia e studiosi di scienze naturali. 
Numerose specie di animali sono uniche in tutto il mondo.
Oggi AfricaLand Storie e  Culture africane pubblica un elenco delle specie più diffuse.

-Catta

Il catta (Lemur katta), con la caratteristica coda ad anelli bianchi e neri, è senza dubbio il rappresentante dei lemuri più conosciuto.
E' presente in molti zoo d'Europa, pertanto risulta familiare a molti viaggiatori. Lo si può trovare nel parco del Berenty e nei parchi nazionali dell'Andringitra e dell'Isalo.

-Lemure topo

Sono in assoluto i primati più piccoli e rendono onore al proprio nome. Si tratta di animali notturni delle dimensioni di un topo, presenti ovunque sull'isola : dalle aride regioni del sud-ovest a quelle umide della costa orientale. Attualmente sono note 14 specie di lemuri topo, di cui alcune sono state scoperto dagli scienziati solo negli ultimi anni. Chi non è esperto, difficilmente riuscirà a distinguerli al buio, ma con un po' di fortuna li si può incontrare anche di sera, durante una passeggiata, in ogni parco dell'isola.

-Sifaka

I sifaka, imparentati con gli indri, sono un po' più piccoli e hanno una lunga coda. Ne esistono complessivamente nove specie, diffuse nelle varie aree dell'isola, sia nelle foreste secche dell'ovest che in quelle pluviali dell'est. Hanno colorazioni molto diverse, dal bianco candido del sifaka setoso (Propithecus canditus) al nero del sifaca di Perrier (P.perrieri). Tutte le varie specie di sifaka si sono specializzate nell'alimentazione a base di foglie. La specie più diffusa è il sifaka di Verreaux (P. verreauxi). Lo si può trovare nelle zone aride del sud-ovest ed è famoso per riuscire a superare grosse distanze saltando con balzi laterali da un albero all'altro, quasi come in una danza. Per questo motivo è anche chiamato "lemure danzante".
Si può vedere nel parco del Berenty e nei parchi nazionali dell'Andringitra e dell'Isalo.

-Vari

Il lemuri vari bianco e nero vive, come i vari rosso, nelle foreste pluviali della costa orientale. Ha un'alimentazione alquanto varia, ma si nutre preferibilmente di frutta. Questa varietà molto bella di lemuri ha una morbida e folta pelliccia, che gli permette di sopportare le freddi notti invernali sui monti della foresta pluviale. E' un animale pauroso e piuttosto difficile da incontrare nei parchi nazionali sparsi lungo il territorio della costa orientale.
(Fonte:parcs-madagascar)
Bob Fabiani
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-www.parcs-madagascar.com

 

mercoledì 3 marzo 2021

Quelle mille guerre in Congo. Pt.2


 





Si conclude oggi il reportage di AfricaLand Storie e Culture africane intorno alla questione complessa delle "guerre in Congo" che, fanno da sfondo alla tragedia dell'attacco in cui sono morti l'ambasciatore italiano Luca Attanasio, il carabiniere che lo scortava e il loro autista congolose : si è trattato di un promemoria del conflitto che va avanti da più di 20 anni nell'est della Repubblica Democratica del Congo.
Ma dietro alla tragedia c'è un quadro geopolitico molto più complesso : un quadro di interessi, alleanze e tradimenti al centro di conflitti ventennali.
(Bob Fabiani)


-Di padre in figlio (Seconda parte)

A Kinshasa Joseph Kabia prese il posto del padre Laurent - Désiré, che il 16 gennaio 2001 fu assassinato da una delle sue guardie. Nell'est la questione della lealtà al regime ruandese divise i banyamulenge : alcuni signori della guerra, tra cui Makanika, stanchi di essere strumentalizzati, decisero di cambiare schieramento e si misero a combattere i fiancheggiatori del Ruanda (per essere il Rassemblement congolais pour la démocratie, Rcd, di Goma ...), a cui davano la colpa di tutte le difficoltà che da decenni ostacolavano il loro riconoscimento come parte della nazione congolose.

Oggi, osserva un analista che preferisce restare anonimo, "il Ruanda vede nei banyamulenge la minaccia principale dal vicino Congo".
Dal settembre del 2017 per circa un anno, alcuni villaggi tra gli altopiani del Sud Kivu controllati dai miliziani banyamulenge hanno ospitato combattenti di Kayumba Nyamwasa, il nemico numero uno di Paul Kagame.
Nyamwasa, ex generale e capo di stato maggiore dell'esercito ruandese, sogna da tempo, dal suo esilio in Sudafrica, di rovesciare il presidente ruandese. Alla fine del 2017 la presenza degli uomini di Nyamwasa era per il Ruanda una provocazione e le relazione tra Kagame e Joseph Kabila si sono deteriorate.

"Non esiste una vera solidarietà etnica o politica. Contano solo gli interessi", constata Alexis Sinduhije, un giornalista e politico dell'opposizione burundese, che nel 2008 fu arrestato e poi andò in esilio. Alcuni giovani del suo partito, il Mouvement pour la solidatité et la démocratie (Msd), in prevalenza tutsi, hanno imbracciato le armi nel Sud Kivu contro il regime autoritario del Burundi. Secondo un'inchiesto dell'ONU l'avrebbero fatto dietro suo ordine, ma è un'accusa che Sinduhije respinge. Gli inquirenti e le autorità del Burundi sospettano inoltre che l'Msd sia appoggiato dal Ruanda. Nell'attesa di "liberare il Burundi" i combattenti dell'Msd vagano sugli altopiani del Kivu, dove secondo alcune fonti danno man forte ai miliziani mai - mai quando, quasi quotidianamente, aggrediscono i banyamulenge, ne razziano il bestiame, uccidono civili, incendiano villaggi.
Gli stessi crimini sono compiuti dai giovani agli ordini di Makanika, che li descrive come studenti che hanno abbandonato le aule universitarie a Nairobi, Kampala o Kigali per tornare a casa e "salvare il loro popolo".

Queste violenze creano grandi spostamenti di civili : i dati dell'ONU parlano di quasi 300 mila sfollati tra il febbraio del 2019 e il settembre del 2020, centinaia di morti e decine di violenze sessuali sulle donne. Oggi la RDC conta più di cinque milioni di sfollati interni. Un milione di congolesi vivono da profughi nei paesi confinanti.

-Conclusioni




L'omicidio dell'ambasciatore italiano nel Nord Kivu fa tornare in primo piano la situazione drammatica nell'est del paese.
Sono attacchi, omicidi, stupri commessi in territorio congolese che rendono un inferno la vita dei cittadini e, tutto questo avviene all'interno di conflitti che durano da oltre 20 anni. Tuttavia, è bene sottolineare che la comunità internazionale, o più precisamente alcune potenze occidentali, hanno sfruttato gli eventi drammatici accuditi in questa parte dell'Africa, nella cosiddetta regione dei "Grandi laghi".
Visto dalla RDC, questo omicidio sulle alture tristemente leggendarie del Kivu fa tornare in primo piano il problema, mai risolto, della sicurezze nelle province orientali del paese. Da un quarto di secolo i congolesi che abitano nel Nord Kivu, nel Sud Kivu, nell'Ituri e nel nord del Katanga vivono una tragedia infinita, che ha già causato milioni di morti.

In questo dramma, cominciato nel 1994 con l'arrivo in massa dei profughi ruandesi - tra cui i combattenti hutu vicini al regime genocida di Juvénal Habyarimana - i congolesi sono unici a piangere. 

Proprio gli eventi drammatici accaduti in Ruanda nel 1994 sono stati sfruttati dalle potenze occidentali per completare il progetto cominciato alla conferenza di Berlino del 1885, cioè rendere il vasto spazio congolese un magazzino di risorse e materie preziose a cui i vincitori possono attingere liberamente.
Da lì è facile intuire che le ragioni umanitarie sventolate da chi ufficialmente si trova nel paese per assistere, aiutare, sostenere e rafforzare l'RDC non sempre corrispondono alle motivazioni reali. Spiega inoltre l'incredibile contrasto tra la quantità di risorse umane, finanziarie e logistiche spese negli ultimi 20 anni e gli scarsi risultati ottenuti. E fa capire perché si dedicano attenzioni diverse alle province orientali e alle altre regioni del paese, nonostante la povertà sia un problema per tutti.
(Fonte:lemonde)
-Fine-
Bob Fabiani
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-www.lemonde.fr/afrique/rdc



martedì 2 marzo 2021

Quelle mille guerre del Congo. Pt.1


 




L'attacco in cui sono morti l'ambasciatore italiano Luca Attanasio, il carabiniere che lo scortava e il loro autista è un crudele promemoria del conflitto che va avanti da più di vent'anni nell'est della Repubblica Democratica del Congo.
La tragedia è accaduta sulla strada che da Goma, il capoluogo della provincia del Nord Kivu, porta a Rutshuru
E' una strada ben nota ai turisti che visitano il parco naturale dei monti Virunga, ma gli abitanti della zona sanno anche che a una decina di chilometri da Goma c'è l'incrocio delle "tre antenne", un posto molto pericoloso, dove anche il direttore del parco, Emmanuel de Merode, ha rischiato di morire qualche anno fa. L'incrocio si trova vicino a un'area in cui si nascondono gruppi armati, delinquenti comuni e banditi di strada.

Ma cosa realmente significa questo attacco? Quali scenari si porta dietro? Quali interessi, alleanze e tradimenti si celano al centro di conflitti che durano ormai da più di venti anni?

E' quello che AfricaLand Storie e Culture africane cercherà di analizzare in questo post.


-Conflitti ventennali


  




Le province orientali dell'RDC sfuggono al controllo di Kinshasa. A dettar legge sono le milizie, che rispondono al Ruanda, all'Uganda e al Burundi.


Makanika è tornato in guerra.
Sull'uniforme dell'ex colonnello dell'esercito congolose, disertore, non ci sono simboli né bandiere : Michel Rukunda, questo il suo vero nome, obbedisce solo a se stesso. Asserragliato sugli altopiani del Sud Kivu, nell'est della Repubblica Democratia del Congo (RDC), si dice "pronto a morire" per i suoi.
I suoi sono i banyamulenge, una comunità di pastori tutsi dalle lontane origini ruandesi. Da gennaio del 2020 Malanika è uno dei comandanti della loro lotta armata. I banyamulenge vivono nell'RDC da secoli (secondo alcuni studiosi da prima del 1885, l'anno in cui questo territorio diventò proprietà personale di re Leopoldo II del Belgio ...), ma non sono riconosciuti parte integrante della nazione. Le altre comunità li considerano degli invasori al soldo del regime ruandese di Paul Kagame. Dal 2017 i banyamulenge sono il bersaglio delle milizie mai - mai, formate da giovani bantu a scopo di autodifesa e spesso anche loro comandate da altri disertori dell'esercito congolese.
Gli assalti contro i villaggi dei banyamulenge si sono intensificati alla fine dell'anno socrso. 

"Vogliono cancellare la mia comunità dalla mappa del paese", denuncia Makanika, che nega di ricevere aiuti dal Ruanda e accusa i mai - mai di avere l'appoggio di alcuni dei gruppi armati stranieri che proliferano nelle province orientali dell'RDC.

Dalla fine degli anni Novanta Uganda, Ruanda e Burundi, che confinano con l'RDC, conducono qui innumerevoli guerre per procura o usano alcune milizie per annientare le rispettive opposizioni interne. Spesso conflitti scatenati per motivi in apparenza futili finiscono per assumere una dimensione regionale.
Come le centinaia di signori della guerra che mettono a ferro e fuoco le province orientali dell'RDC, Makanika conosce bene queste dinamiche. Del resto, anche lui ne è un prodotto. Quand'era molto giovane fu attirato dalla guerriglia per reazione alle politiche discriminatorie della dittatura di Mobutu Sese Seko (1965 - 1997), che perseguitava i tutsi congolesi. Negli anni Novanta aderì al Fronte patriottico ruandese (Fpr), fondato da Fred Rwigema e da Paul Kagame e sostenuto dal presidente ugandese Yoweri Museveni
Makanika ricevette un addestramento militare in Uganda e fece il battesimo delle armi in Ruanda, dove contribuì alla vittoria di Kagame, che nel 1994 entrò a Kigali e mise fine al genocidio dei tutsi. In quel periodo l'afflusso di centinaia di migliaia di profughi ruandesi, in gran parte hutu, nell'RDC rese critica la situazione per i banyamulenge. Per questo nel 1996 Makanika decise di tornare nel suo paese a combattere.

Gli abitanti del Sud Kivu non hanno mai dimenticato l'arrivo dei combattenti dell'Fpr con indosso la divisa dell'esercito ruandese, capeggiati da miliziani banyamulenge che cercavano vendetta. Il 6 ottobre 1996 attaccarono l'ospedale di Lemera, dove uccisero una trentina di pazienti (il massacro diede il via a quella che sarebbe passata alla storia come le prima guerra del Congo ...). Il vicegovernatore del Sud Kivu ordinò a tutti i banyamulenge di lasciare lo Zaire (il nome dell'RDC a quei tempi). Ma il gruppo stava acquisendo sempre più potere all'interno del movimento guidato dal leader marxista Laurent - Désiré Kabila, che era deciso a rovesciare Mobutu con il benestare di Ruanda e Uganda. Gli uomini di Kabila marciarono per duemila chilometri verso la capitale Kinshasa, dove il 17 maggio 1997 fecero cadere il dittatore.

Nonostante il contributo decisivo all'ascesa di Laurent - Désiré Kabila, i banyamulenge non ottennero il riconoscimento che si aspettavano. Nel giro di pochi mesi si consumò il divorzio fra Laurent - Désiré Kabila e i suoi alleati ruandesi e ugandesi, e scoppiò la seconda guerra del Congo (1998 - 2003), che coinvolse nove paesi africani (RDC, Uganda, Ruanda, Burundi, Namibia, Angola, Zimbabwe, Ciad, Sudan) e causò la morte di centinaia di migliaia di congolesi.

Fu allora che Yoweri Museveni, presidente dell'Uganda, e Paul Kagame, presidente del Ruanda, s'imposero come gli uomini forti nella tormentata regione dei Grandi laghi. Le loro truppe occuparono parte delle province orientali dell'RDC, ne saccheggiarono le risorse (miniere e legname pregiato) e ne sfruttarono le terre fertili. Tuttavia anche questi fratelli d'armi alla fine diventarono rivali, al punto di scontrarsi sia direttamente, a Kisangani, nella "guerra dei sei giorni" (5-10 giugno 2000) sia attraverso i movimenti politico - militari congolesi che controllavano.
E così la galassia dei gruppi armati attivi nell'est dell'RDC si è ricomposta ogni volta in funzione di interessi, alleanze e tradimenti.
(Fonte:lemonde)
-Fine Prima Parte-
Bob Fabiani
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-www.lemonde.fr/afrique/rdc
 

venerdì 19 febbraio 2021

"Da Yie", un film ghanese racconta come mantenere l'innocenza durante l'infanzia


 




Un cortometraggio d'artista firmato dal regista ghanese Anthony Nti, indaga e racconta la storia di due amici durante l'infanzia.
E' una storia che inquadratura dopo inquadratura accompagna lo spettatore negli ingranaggi di un'infanzia spensierata in un villaggio del Ghana.
Il regista sa catturare tutte le sfumature sgargianti che il paese africano sa offrire e, le miscela, magnificamente nella storia.
Una storia che s'intreccia tra i due amici, Matilda e Prince affascinati dallo straniero Bogha che sa parlare altre lingue e, per questo conquisterà definitivamente i due bambini.

Il film è stato nominato tra la rosa dei candidati agli Oscar 2021 nella categoria Miglior cortometraggio live-action.
Questo interessante lavoro è la testimonianza che il Cinema africano è in continua evoluzione e promette di raccontare sempre di più l'Africa che cambia : lontana anni luce da quei annosi stereotipi in cui l'occidente si ostina a relegarla.

Il regista Anthony Nti vive a Bruxelles, in Belgio e racconta la sua opera agli inviati di @africareport.

"Ho voluto raccontare una storia autobiografica : in Africa, i bambini, a volte, non si rendono conto dei pericoli che corrono. Anche per me è stato così ma poi ho capito. Per questo, ho voluto indagare sul tema dell'innocenza dei bambini che entrano in contatto col pericolo quando, si scontrano col mondo degli adulti".

In Twi, 'Da Yie' significa buonanotte : è il saluto che Matilda e Prince si scambiano ogni volta che tornano a casa : è uno spartiacque tra mondo reale  - quello degli adulti con tutte le storture che comporta - e quello dell'infanzia e dell'innocenza.

E' una storia universale, spiega il regista anche se ha voluto collocarla in un ambito del tutto familiare : quella del Ghana e dell'Africa.
(Fonte:africareport)
Bob Fabiani
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-www.theafricareport.com 

mercoledì 17 febbraio 2021

Nigeria, rapiti centinaia di studenti all'Università


 






Centinaia di studenti sono stati rapiti in Nigeria da uomini armati che hanno attaccata l'università.
I giovani sono stati prelevati insieme ad alcuni insegnanti dagli alloggi dove dormivano, ha riferito una fonte della sicurezza all'agenzia di stampa Afp.

Gli assalitori, che indossavano uniformi dell'esercito, hanno attaccato il College di Scienze statale a Kagara, nello Stato del Niger
Durante l'assalto uno degli studenti è stato ucciso.
(Fonte:afp)
Bob Fabiani
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-www.afp.fr/afrique

martedì 16 febbraio 2021

Guinea, il ritorno dell'incubo Ebola


 





Il governo ha annunciato il 14 febbraio che 7 casi di Ebola, tre dei quali mortali, sono stati registrati nel sudest del paese africano.
L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha annunciato una campagna di vaccinazione.
Nella stessa regione era partita la più grave epidemia di Ebola della storia, quella dell'Africa Occidentale che aveva causato 11.300 vittime tra il 2013 e il 2016.
(Fonte:jeuneafrique)
Bob Fabiani
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-www.jeuneafrique.com

RDC, attacchi ribelli.


 




Il 14 febbraio un gruppo ribelle ha attaccato due postazioni militari a Lubumbashi, capoluogo della provincia dell'Alto Katanga, nel Sudest del paese.
Nei combattimenti sono morte almeno 11 persone: 6 ribelli, 4 soldati e un civile.
L'attacco è stato attribuito alla milizia separatista Bakata - Katanga, che si batte per l'indipendenza del Katanga.
(Fonte:jeuneafrique)
Bob Fabiani
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-www.jeuneafrique.com

domenica 14 febbraio 2021

Storia di Antananarivo


 






La città fu fondata dal re Merina Andrianjaka, che nel 1610 si stabilì sulla collina alta 1668 m chiamata Analamanga (foresta blu) e vi fece costruire il suo palazzo. Una volta dislocato l'esercito ai piedi dell'altura, il luogo fu ribattezzato Antananarivo : "la città dei mille". Per fornire sostentamento ai suoi soldati e alle rispettive famiglie, il re fece trasformare le paludi circostanti in risaie. Dopo la sua morte, tuttavia, il piccolo regno perse importanza e il centro dei Merina si spostò.

La zona occupata dall'odierna Antananarivo tornò al centro della politica quando il re Andrianampoinimerina nel 1795 conquistò la collina e decise di trasferire la propria sede da Ambohimanga (a 16 km di distanza) più a sud, ossia ad Antananarivo.
Il re Andrianampoinimerina morì nel 1809 ed ebbe come erede il giovane figlio Radama I. A quel tempo Antananarivo, con i suoi 25.000 abitanti, era già la città più grande del Madagascar.




Con la conquista di ulteriori regioni dell'isola, Radama I si assicurò il potere e Antananarivo lo status di capitale.
Il 30 settembre 1895, nel corso della seconda guerra franco - malgascia, le truppe francesi  occupano la città. Alcuni giorni dopo il Madagascar è ufficialmente dichiarato protettorato della Francia e un anno più tardi l'isola ottiene lo status di colonia. 
I francesi scelgono Tananarive (così pronunciano il nome della città) come capitale della loro colonia. Ben presto vengono prosciugate ampie risaie intorno all'abitato dell'epoca (ampie zone dell'odierno centro storico.




Anche l'attuale Avenue de l'Indépendance (che vedete in foto qui sopra; n.d.t.) a quel tempo si trovava ancora in mezzo a una risaia.
Nei decenni precedenti la Seconda guerra mondiale vengono costruiti numerosi edifici e strade. L'ambasciata viene ampliata e diventa palazzo del governatore (l'odierno palazzo presidenziale). Vengono poi costruiti la stazione (1908-10), il municipio e l'attuale Avenue de l'Indépendance.

Sotto il governatore e generale Gallieni si realizzano ulteriori progetti. Tra il 1924 e il 1934 si ultimano, tra le altre cose, i due tunnel che collegano il quartiere di Analakely con Anosy e il quartiere Ambohojatovo con Antshabe
Sempre in questo periodo viene realizzata la piazza centrale del mercato con gli edifici annessi.


  


Dopo la Seconda guerra mondiale l'urbanistica di Antananarivo si arresta quasi del tutto. Solo dopo l'indipendenza nel 1960 riparte la realizzazione di grossi progetti, come ad esempio la ricostruzione delle sedi del Parlamento e dei ministeri, intorno al lago Anosy nasce gradualmente un vero e proprio quartiere governativo, tuttavia l'entusiasmo dei primi anni dopo la conquista dell'indipendenza si esaurisce ben presto.





Nel corso delle manifestazioni contro il presidente Tsiranana del 1972, il palazzo municipale, risalente  all'epoca coloniale, è vittima degli incendi. Con la salita al potere del militare e dittatore Ratsiraka ricomincia la crisi per tutto il paese e quindi anche per la capitale.
Agli inizi degli anni '90 chiudono molti dei negozi sotto i portici dell'unica via prestigiosa, molte abitazioni sono fatiscenti e le strade un colabrodo.
Nel 1992, con la fine della dittatura, la situazione ricomincia lentamente a migliorare. Si procede al risanamento delle case e alla ricostruzione delle strade. La svolta vera e propria, tuttavia, si ha solo dopo l'elezione a sindaco di Marc Ravalomanana. Da uomo d'affari qual'è, egli riesce a mobilitare le aziende locali e a prendere parte attivamente a piani di sviluppo della capitale e ad altri interventi urbanistici.




Un'azienda automobilistica, ad esempio, decide di risanare il lago Jehorika, nel quartiere omonimo, diventato ormai un deposito di liquami. Il bacino, che minacciava di trasformarsi in una zona psludosa, viene ripulito e oggi è un vero gioiello. Sulle rive di un altro lago del quartiere Ambodivona sorge in quel periodo il Tana Walterfront, un grande complesso comprendente un centro commerciale, soluzioni residenziali e uffici.
(Fonte:tourisme-antananarivo)
Bob Fabiani
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-www.tourisme-antananarivo.com 

venerdì 12 febbraio 2021

Madagascar: Antananarivo, la metropoli adagiata sulle colline


 





Antananarivo è situata al centro della zona degli altipiani e si estende su più colline. E' indubbiamente la metropoli del Madagascar, nonché il suo centro politico, economico e culturale. La più grande città malgascia, con i suoi 2 milioni di abitanti circa, si differenzia tuttavia in modo notevole dalle altre capitali africane. Le anguste viuzze del centro storico, che serpeggiano su e giù sulle alture, e le tante abitazioni dai tradizionali mattoni rossi e dall'immancabile balcone la differenziano decisamente dagli altri centri urbani del continente e ne fanno senza dubbio una delle più belle metropoli d'Africa.

Sovrasta il centro il Rova, l'antico palazzo della regina, situato sulla più alta collina della città (1668 m) come testimonianza architettonica di un'epoca in cui erano re e regine a decidere delle sorti del paese. La città è un vero crogiolo di razze : accanto ad abitanti di origine africana se ne incontrano anche diversi di chiara provenienza asiatica.

Lasciato il centro, il paesaggio si fa subito rurale e tra una collina e l'altra lo sguardo è catturato ancora oggi da estese risaie. Già un centinaio di anni fa, ampie zone dell'odierno centro storico erano utilizzate per la coltivazione del riso. Una volta risanate, si creò spazio, per la costruzione di nuovi palazzi e strade.

Antananarivo (in francese : Tananarive) è affettuosamente soprannominata Tana dai malgasci. La città è situata a 1435 m d'altezza ed è distribuita su numerose colline, pertanto non è facile abbracciarla tutta con lo sguardo.


 


Ciò nonostante,  è possibile percorrerla a piedi per visitarne i luoghi e le attrattive di maggiore interesse. Il centro si può suddividere in due parti principali: la città bassa e la città alta.
Il cuore di Antananarivo è il quartiere Analakely con l'Avenue de l'Indépendance. Questa elegante via costruita dai francesi si diparte dalla stazione in direzione sud. Assieme al quartiere Tsaralalana, che costeggia a sud-ovest, forma la cosiddetta città bassa.



 

La città alta, più spostata a sud-est, si estende dal palazzo presidenziale fin su al Rova, il palazzo della regina, e comprende i quartieri Antananirenina e Ambatonakanga, fino ad Andohalo.
(Fonte:tourisme-antananarivo)
Bob Fabiani
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giovedì 11 febbraio 2021

Sudafrica, il vaccino AstraZeneca inefficace contro 'variante sudafricana' del Covid-19


 




Il Sudafrica era pronto a cominciare la campagna vaccinale contro il Covid-19, quando uno studio dell'Università del Witwatersrand, a Johannesburg, ha mostrato che il vaccino dell'AstraZeneca, l'unico consegnato finora nel paese africano, offre una protezione scarsa dalla variante 501.V2 del virus.
La cosiddetta variante sudafricana è responsabile, secondo alcune stime, dell'80 per cento dei casi registrati nel paese (dall'inizio della pandemia sono stati 1,5 milioni, di cui 45mila letali).

Il governo ha dovuto rivedere subito la strategia d'immunizzazione e si è rivolto all'azienda statunitense Johnson&Johnson per ottenere 20 milioni di dosi di vaccino. 
I limiti dell'efficacia del vaccino SstraZeneca preoccupano tutto il continente, fa notare John Nkengasong, direttore dei Centri africani per il controllo e la prevenzione delle malattie, perché la strategia continentale si basa proprio su quel farmaco, che non è troppo costoso ed è meno complicato da conservare.
L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha individuato la variante 501. V2 in Botswana, Ghana, Kenya, Zambia, alle Comore e in altri 24 paesi non africani.

  • Purtroppo, scrive l' Economist, che dedica la copertina al Covid-19 in Africa, il continente è in fondo alla coda per i vaccini per l'Africa sarà difficile procurarsi le dosi necessarie a raggiungere l'immunità di gregge prima del 2024.
  • Intanto Moussa Faki Mahamat, recentemente rieletto a capo dalla commissione dell'Unione Africana, dovrà preparare un piano per distribuire tra i 55 Stati membri le 600 milioni di dosi di vaccini che l'Unione Africana è riuscita ad assicurarsi. Sono 16 i paesi che finora hanno mostrato interesse per il programma.



(Fonte:jeuneafrique;economist)
Bob Fabiani
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