Il 4 gennaio 1960, 60 anni fa, lo scrittore algerino moriva in un incidente stradale in compagnia del suo editore Gallimard, AfricaLand Storie e Culture africane, a partire da oggi pubblica una seirie di approfondimenti dedicati all'autore de Lo Straniero e de La Peste.
Parole e pagine attualissime
Albert Camus (Dréan, 7 novembre 1913 - Villeblevin, 4 gennaio 1960) è stato uno scrittore, filosofo, saggista, drammaturgo, giornalista ed attivista politico molto legato al suo paese d'origine, l'Algeria anche se ha prodotto tutta la sua opera letteraria e politica in Francia.
Con la sua multiforme di opere è stato in grado di descrivere e comprendere la tragicità di una delle epoche più tumultuose della storia contemporanea, quella che va dall'ascesa dei totalitarismi al secondo dopoguerra e al concomitante inizio della guerra fredda.
Non solo : le sue riflessioni filosofiche, magistralmente espresse in immagini letterarie, hanno una valenza universale e atemporale capace di oltrepassare i meri confini della contingenza storica, riuscendo a descrivere la condizione umana nel suo nucleo più essenziale.
Scrive Camus:
"Un'Algeria costtuita da insediamenti federali e legati alla Francia mi sembra preferibile, senza confronto possibile rispetto alla semplice giustizia, ad un'Algeria legata ad un impero islamico che per i popoli arabi non farebbe che sommare miserie alle miserie, sofferenze alle sofferenze, e che strapperebbe i francesi d'Algeria dalla loro patria naturale".
(Albert Camus, La Rivolta libertaria, p 150)
e ancora,
"E' un fatto ben noto che riconosciamo la nostra madre patria quando siamo sul punto di perderla".
(da Estate ad Algeri, 1939)
Lo scrittore algerino è stato anche Premio Nobel per la Letteratura nel 1957 : quello che colpisce a rileggere oggi i suoi libri e le sue pagine sia quelle dei romanzi, saggi oppure opere teatrali è l'attualità di temi presenti nelle agende di politici e nei ragionamenti dei cittadini a qualsiasi latitudine. Camus affrontò con decenni d'anticipo alcune questioni epocali : le sue parole ci suonano più familiari di quanto fossero ai suoi tempi : stranieri, mare, spiaggia, accecamento - scrive lo scrittore algerino Kamel Daoud - che aggiunge : "Vorremmo fosse vivo in Europa per parlarci delle pesti moderne : la chiusura in se stessi e i muri".
(Fonte.:jeuneafrique)
Bob Fabiani
Link
-www.jeuneafrique.com
Nessun commento:
Posta un commento