Al termine di nove giorni d'inferno, caratterizzati da combattimenti cruenti che hanno provocato 50 morti e almeno 138 feriti in molti quartieri di Tripoli e, dopo una tregua soltanto di nome, capace, di non reggere nemmeno 24 ore, come saprete, a sera, è arrivata la notizia che, in Libia si era raggiunto un accordo per il 'cessate il fuoco' tra tutte le parti in causa, le stesse che animano le famigerate #milizie.
L'artefice di questo risultato del tutto insperato, è stato l'inviato speciale dell'ONU, in Libia, Ghassan Salamè, al termine di una riunione convocata (d'urgenza) e che ha visto protagonisti tutti i capi delle varie #milizie che si stanno dando battaglia nella capitale del paese Nordafricano.
La notizia, è stata diffusa dallo stesso Salamè che via twitter tuttavia, invitava a non cullarsi troppo sugli allori perché, quello raggiunto in serata ieri, non è altro che un flebile, precario spiraglio di pace.
-I sette punti dell'intesa (tra milizie)
In serata arrivavano altre conferme sull'intesa trovata, di cui, l'ONU si adopera come garante: lo rendeva noto anche il sito libico Alwasat.
Ecco i sette punti
L'accordo è stato raggiunto a Zawia, una cittadina portuale a circa 20 km a Ovest di Tripoli, la capitale della Libia; a firmare il protocollo d'intesa sono state le milizie in conflitto a Tripoli ecco il testo così come è stato rilanciato anche da Alwasat.
- Cessazione di tutte le ostilità;
- Non commettere nuovi atti di ostilità;
- Non esporre i civili a pericoli, rispetto dei principi dei diritti umani citati nei trattati internazionali e nazionali;
- Non toccare beni pubblici e privati;
- Assicurare l'apertura dell'aeroporto di Mitiga, di tutte le strade della capitale e di quelle che vi confluiscono;
- Evitare ogni misura che crei uno scontro armato di truppe o armamenti, in particolare qualsiasi atto che crei tensione;
- Assicurare il rispetto di questo documento da parte di tutte le truppe e forze dei firmatari del documento stesso.
Ora tocca alla diplomazia e alla politica e, si spera che Francia, Italia cerchino un modo per aiutare la pace e non alimentare il conflitto sotto traccia (per salvaguardare i propri interessi economici).
Alla luce di queste parole scritte da Salamè (via twitter) è utile soffermarsi su alcune dichiarazioni di un membro della Settima Brigata - una delle milizie protagoniste della guerra scatenata contro le postazioni del governo di Unità Nazionale, guidato da Al Serraj.
-Il patto debole che non reggerà
Ali Aoun è un membro della Settima Brigata e con la sua testimonianza e senza tanti giri di parole spiega perché il cessate il fuoco non reggerà.
"La tregua non reggerà e lo vedrete nei prossimi giorni: è un accordo debole", spiega dal comando della Settima Brigata che poi critica la "troppa fretta" voluta dal rappresentante ONU per fermare i combattimenti che, tuttavia, riprenderanno secondo Aoun perché dice "Le Nazioni Unite hanno voluto organizzare tutto in fretta mentre la situazione a Tripoli non permette una mediazione solida senza una discussione approfondita sui problemi".
-Conclusioni
Alla luce di questa testimonianza diretta non ci sono troppe speranze che il "Caso Libia" si avvii verso una normalizzazione anche se, nelle ultime ore è arrivato il sostegno verso Al Serraj e il plauso di Francia, Italia, Regno Unito e USA all'accordo per il cessate il fuoco.
(Fonte.:alwasat)
Bob Fabiani
Link
-en.alwasat.ly
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