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mercoledì 5 settembre 2018

Sette punti per una fragile tregua tra le milizie libiche. (Ecco perché non reggerà)





Al termine di nove giorni d'inferno, caratterizzati da combattimenti cruenti che hanno provocato 50 morti e almeno 138 feriti in molti quartieri di Tripoli e, dopo una tregua soltanto di nome, capace, di non reggere nemmeno 24 ore, come saprete, a sera, è arrivata la notizia che, in Libia si era raggiunto un accordo per il 'cessate il fuoco' tra tutte le parti in causa, le stesse che animano le famigerate #milizie.




L'artefice di questo risultato del tutto insperato, è stato l'inviato speciale dell'ONU, in Libia, Ghassan Salamè, al termine di una riunione convocata (d'urgenza) e che ha visto protagonisti tutti i capi delle varie #milizie che si stanno dando battaglia nella capitale del paese Nordafricano.

La notizia, è stata diffusa dallo stesso Salamè che via twitter tuttavia, invitava a non cullarsi troppo sugli allori perché, quello raggiunto in serata ieri, non è altro che un flebile, precario spiraglio di pace.






-I sette punti dell'intesa (tra milizie)

In serata arrivavano altre conferme sull'intesa trovata, di cui, l'ONU si adopera come garante: lo rendeva noto anche il sito libico Alwasat.

Ecco i sette punti

L'accordo è stato raggiunto a Zawia, una cittadina portuale a circa 20 km a Ovest di Tripoli, la capitale della Libia; a firmare il protocollo d'intesa sono state le milizie in conflitto a Tripoli ecco il testo così come è stato rilanciato anche da Alwasat.


  1. Cessazione di tutte le ostilità;
  2. Non commettere nuovi atti di ostilità;
  3. Non esporre i civili a pericoli, rispetto dei principi dei diritti umani citati nei trattati internazionali e nazionali;
  4. Non toccare beni pubblici e privati;
  5. Assicurare l'apertura dell'aeroporto di Mitiga, di tutte le strade della capitale e di quelle che vi confluiscono;
  6. Evitare ogni misura che crei uno scontro armato di truppe o armamenti, in particolare qualsiasi atto che crei tensione;
  7. Assicurare il rispetto di questo documento da parte di tutte le truppe e forze dei firmatari del documento stesso.
Come abbiamo visto l'accordo non risolve i problemi e, il primo a riconoscerlo è stato proprio l'inviato speciale ONU, Salamè che scrive: "l'accordo non punta a risolvere tutti i problemi della sicurezza della capitale della Libia: cerca un accordo quadro sul modo di iniziare ad affrontare tali questioni".

Ora tocca alla diplomazia e alla politica e, si spera che Francia, Italia cerchino un modo per aiutare la pace e non alimentare il conflitto sotto traccia (per salvaguardare i propri interessi economici).




Alla luce di queste parole scritte da Salamè (via twitter) è utile soffermarsi su alcune dichiarazioni di un membro della Settima Brigata - una delle milizie protagoniste della guerra scatenata contro le postazioni del governo di Unità Nazionale, guidato da Al Serraj.

     

-Il patto debole che non reggerà

Ali Aoun è un membro della Settima Brigata e con la sua testimonianza e senza tanti giri di parole spiega perché il cessate il fuoco non reggerà.

"La tregua non reggerà e lo vedrete nei prossimi giorni: è un accordo debole", spiega dal comando  della Settima Brigata che poi critica la "troppa fretta" voluta dal rappresentante ONU per fermare i combattimenti che, tuttavia, riprenderanno secondo Aoun perché dice "Le Nazioni Unite hanno voluto organizzare tutto in fretta mentre la situazione a Tripoli non permette una mediazione solida senza una discussione approfondita sui problemi".

-Conclusioni

Alla luce di questa testimonianza diretta non ci sono troppe speranze che il "Caso Libia" si avvii verso una normalizzazione anche se, nelle ultime ore è arrivato il sostegno verso Al Serraj e il plauso di Francia, Italia, Regno Unito e USA all'accordo per il cessate il fuoco.

(Fonte.:alwasat)
Bob Fabiani
Link
-en.alwasat.ly 

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