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domenica 9 settembre 2018

L'inquietante monito del generale Haftar mette a rischio la tregua a #Tripoli




Erano attese e sono arrivate, le dure parole di Haftar a rendere ancor più precaria la faticosa tregua che ha consentito una pausa (oltre davvero non è lecito spingersi) negli aspri, cruenti combattimenti tra le #Milizielibiche che hanno messo a ferro e fuoco #Tripoli e, gettato nella disperazione i civili che vivono nella capitale della #Libia.

Non si è trattato di un discorrere sereno ma, al contrario, Haftar, ha voluto rendere noto tutto il suo disappunto per la situazione vigente nel paese Nordafricano e, nel farlo, ha messo in moto un vero e proprio sfogo, a tratti violento e inquietante.



-Il monito di Haftar

Ha parlato di tutto - come riporta il sito di notizie libico, Alwast - e lo ha fatto a modo suo. Con la consapevolezza di avere dietro di sé, non solo e non soltanto colonne di miliziani fedeli (quelli li ha sempre avuti, sin dai primi momenti del post-Gheddafi n.d.t) ma, un 'vento in poppa' che, di fatto, lo ascrive, lo promuove sullo scranno più alto ambito in #Libia : essere il "nuovo Rais in pectore" del paese Nordafricano.
Lo si capisce dalle pesanti parole pronunciate a tutto campo: dalla "questione delle elezioni" fino al passaggio più delicato, ossia, la richiesta diretta, schietta nei confronti dei "capi-milizie" invitati (ma non amichevolmente...) a lasciare (in fretta) #Tripoli.




  • Haftar e le elezioni: "Le elezioni voglio che siano trasparenti o le farò annullare" , questo il primo siluro inviato senza tanti complimenti alla "compagnia internazionale" e, naturalmente alle Nazioni Unite, da sempre al fianco del Governo di Unità nazionale come del resto Roma e l'Italia.
  • Haftar e il monito ai capi-milizie: "I 'capi-milizie' lascino, immediatamente Tripoli altrimenti provvederemo noi a mettere in campo una 'liberazione' con mezzi militari. Questa soluzione resta un'opzione inevitabile".




Perché Haftar usa queste parole pesanti quanto macigni che si staccano dal costone della roccia di alta montagna?

Semplicemente perché ora il generale di #Tobruk "sente" che il vento è cambiato. Intendiamoci, Haftar è sempre stato decisivo per le sorti della #Libia - non fosse altro perché è sul territorio della Cirenaica che ci sono i giacimenti di petrolio (oltre che a #Tripoli n.d.t) e, dunque, resta deciso a imporre la sua visione della disputa sull'infinito "Caso Libia".

Il duro monito del "Signore della guerra" e "Padrone della Cirenaica" (su 'mandato egiziano' con tanto di benedizione dittatoriale di Al-Sisi n.d.t) non le manda a dire anzi, come suo solito, tralascia la diplomazia: in questo evidentemente, è quello di sempre. Eppure si nota un cipiglio differente. Una padronanza dell'uso della minaccia espletata con chiarezza, in modo diretto cosicché arrivi prima al bersaglio.

Voluto. Cercato. Additato.

E' un passaggio fondamentale per capire cosa aspettarsi dalla "crisi libica".

Parla Haftar e, nel farlo si ritaglia un nuovo e preciso ruolo, quello di "Rais in pectore" non più o non soltanto a rappresentare le #Milizie della Cirenaica ma, oramai da "nuovo Capo Supremo della Libia".

Ne ha per tutti: naturalmente le 'canta sonoramente' ad Al Serraj, seppure usando la tecnica del "non nominare il nemico, ormai sempre più debole" e, subito dopo, con cipiglio ancora più aspro, ne ha anche per l'ONU. Il generale di #Tobruk è drastico: "Se i capi-milizie restano a Tripoli, siamo pronti a marciare sulla capitale".

A preoccupare non è tanto il monito e nemmeno il momento in cui sceglie di parlare: ma in sostanza, a far sobbalzare dalla sedie sia alle Nazioni Unite sia a Bruxelles è la "nuova dimensione geopolitica che anima Haftar". 
Avere dietro alle spalle la #Francia e l'#Egitto significa porre su un nuovo piano la #Libia accreditarla sul fronte del Continente Nero in un tuttuno con l'#Egitto, in modo da rendere sempre più concreto il "grande sogno egiziano", da sempre perseguito dai militari e da Al-Sisi: dare vita al "Grande Egitto".

Fino a pochi mesi fa questo schema incontrava enormi diffidenze e criticità ma, da quando Parigi e l'Eliseo (su mandato di Macron n.d.t) hanno promosso Haftar come l'"uomo di Parigi", tutto è cambiato, con buona pace dell'Italia che sembra non aver capito di essere stata messa all'angolo da tutti. A cominciare dai libici.

Ecco allora che le parole-monito del generale devono essere lette come un attacco diretto all'Italia: del resto l'antipatia per Roma, da parte di Haftar è cosa nota e risaputa nel tempo.

"L'Italia protegge i capi delle milizie di Tripoli. A questo punto non possiamo che chiedere ai comandanti delle milizie di lasciare il paese e poi aiutarli, con il supporto delle ambasciate, a vivere lontano dai libici".

Lo sfogo-discorso si conclude così e, un sibilo squarcia il "fragile accordo" per il cessate il fuoco e prepara il terreno verso una "guerra civile" che si preannuncia totale. Nessuno avrà scampo.
(Fonte.:alwasat)
Bob Fabiani
Link
-en.alwasat.ly   

  

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