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venerdì 31 agosto 2018

LIBERIA, A CHE PUNTO E' LA 'RIVOLUZIONE' PROMESSA DA 'KING GEORGE'?




Sono trascorsi più di 100 giorni da quando George Weah, vincendo le elezioni presidenziali dello scorso gennaio, ha preso le redini del timone in Liberia, portando con sé, un'immensa speranza tra i liberiani.

Come sta procedendo questa sfida epocale? Quali sono i risultati raggiunti (e quelli ancora da raggiungere)?

AfricaLand Storie e Culture africane con questa inchiesta cercherà di rispondere a questi quesiti.




-La sfida di George Weah per una Liberia più equa e solidale

Arrivando nella plancia di comando della Liberia sull'onda trionfale della vittoria elettorale, 'King George' e il suo staff, hanno trovato soltanto "53 dollari" nelle disastrate casse dello Stato africano, e in quell'istante, forse per la prima volta, il nuovo presidente, ha avuto la "vera percezione della sfida" che, da quel momento in avanti, si trovava a dover affrontare per i prossimi 5 anni.
Immediatamente dopo questa amara sorpresa, in tutta la Liberia, l'euforia per la vittoria dell'ex stella del calcio mondiale, ha lasciato il passo, allo stato d'ansia che ha attecchito in tutti i settori della società civile.




"Il piano di Ellen Johnson-Sirleaf* non ci ha lasciato molto. Niente soldi, poche possibilità di intervento. Non sapevamo se eravamo di nuovo al muro o al margine del precipizio. E' stato un grande salto verso l'ignoto".

A parlare in questo modo è uno dei consiglieri del nuovo presidente liberiano e, da un certo punto di vista, rende bene l'idea dei molteplici problemi di questa amministrazione dal momento che, la Liberia, è certamente uno dei più disastrati Stati africani, devastato da anni di guerre etniche e civili e anche dalla tragedia dell'epidemia di ebola.

-Buona volontà e feroce convinzione presidenziale per raggiungere gli obiettivi

Weah è determinato nel suo lavoro proprio come lo era da calciatore quando, seppe vincere il 'Pallone d'oro' unico atleta africano a raggiungere tale traguardo nel mondo del football internazionale da sempre appannaggio degli atleti bianchi europei oppure sudamericani.

"E' determinato. Concentrato. Pronto per vincere la sfida", assicurano quanti, in questi mesi lo hanno incontrato.

Ma i problemi non mancano.

Le prime settimane 'King George' le ha occupate per formare la sua squadra, il suo gabinetto, il suo governo: ma tuttavia, causa anche qualche scelta non troppo felice, si registra una preoccupante incapacità nel convincere (appieno) che, in Liberia sia effettivamente iniziata una nuova stagione, quella che deve mettere fine alla corruzione dilagante.

"Hanno cambiato l'intera amministrazione, non solo le figure di spicco", spiega un osservatore di Monrovia, la capitale della Liberia "questa è l'usanza, ma ha anche portato alla ribalta molti volti nuovi, digiuni di esperienza politica", e conclude "il problema è sopratutto nella carenza di personale qualificato".

Questa opinione del tutto tranchant (ma assolutamente corrispondente alla verità) non è solo sostenuta dall'osservatore della capitale ma, sostanzialmente trova, concordante anche un ministro di 'King George'.


-Promesse




I primi mesi dunque della 'presidenza Weah' sono volati via tra luci e ombre, tra passi falsi, promesse e forti aspettative. Il nuovo presidente, ha provato a impressionare partner, avversari e opinione pubblica quando, ha abbassato del 25% il suo stipendio da Presidente e, con questa mossa, ha fatto in modo che a seguirlo fossero i suoi (poco entusiasti) ministri.

Se questo è indubbiamente un segnale incoraggiante, per il resto, gli altri annunci (con tanto di promesse declamate durante la campagna elettorale che lo hanno portato alla guida del paese), hanno subito pesanti impasse; restando al palo.
A cominciare dalla 'Riforma Costituzionale', con la quale si vuole porre fine alla concessione della nazionalità liberiana alle "persone di colore" e, per consentire (attraverso il varo della nuova legge) ai liberiani di avere una doppia nazionalità: oltre 100 giorni dopo l'avvio del suo mandato, non è ancora partita.

Discorso identico per un'altra priorità del programma di 'King George', ossia per la "facilitazione per possedere terreni" in tutto il paese africano; una legge, una misura chiaramente rivolta a favorire gli stranieri. Il presidente ha sempre illustrato questa misura come necessaria per attrarre investitori stranieri.
Purtroppo neanche le "semplificazioni delle formalità Amministrative", sono riuscite ad andare in porto e così, agli occhi del rappresentante di un importante gruppo europeo, la Liberia appare ferma, paralizzata: come se la vittoria di Weah non ci fosse stata.

-Sconfitte internazionali

In questo primo scorcio della nuova presidenza liberiana c'è un fronte dove i conti non tornano. Su questo fronte, per 'King George' sono state solo dolorose sconfitte.

"A Parigi, volevamo l'aiuto finanziario di Emmanuel Macron, ma non l'abbiamo ricevuto. Ad Abuja, abbiamo sollecitato l'invio di professori nigeriani in Liberia a Buhari, ma il presidente non ha dato seguito alla nostra richiesta, snobbandola in modo umiliante", ammette un membro della squadra del presidente liberiano.


-Sfide interne

Nessuno pensava dopo la vittoria presidenziale di George Weah che in poco tempo, i problemi di lungo corso della Liberia potessero azzerarsi d'incanto però, dalle parti di Monrovia si sognava un avvio differente e, sopratutto con qualche successo in più.
Il nuovo presidente era al corrente che le sfide erano enormi e dunque si suppone che, non sia impreparato di fronte alla realtà; una realtà molto meno sfavillante di quella a cui era abituato quando era una 'star del calcio mondiale'.

Al momento tutte le sfide epiche lo vedono in difficoltà se non nella spiacevole posizione di colui che deve recuperare il terreno perduto: a cominciare dalla "lotta alla corruzione" da debellare in toto ma purtroppo del tutto inesistente.

A Monrovia e in generale nell'intera Liberia la corruzione delle élite continuano ad imperversare come prima se non addirittura, meglio di prima.
In campagna elettorale, Weah aveva promesso lo "sviluppo dell'elettricità" ma a oggi, soltanto il 19% del paese ha accesso all'elettricità (e il dato è tristemente simile a prima del suo mandato): ma qualcosa si muove. Tra indicibili lentezze e problemi il lavoro (su questo specifico tema) ha iniziato a connettere nuovi quartieri della capitale.

Troppo poco.

E' indubbio che il presidente Weah passi le sue giornate lavorative per risolvere i problemi dei poveri che, qui, in Liberia sono la maggioranza assoluta, come nel resto del Continente Nero ma, obbiettivamente, i risultati, al momento sono pochi, per non dire del tutto insoddisfacenti.

-Delusione collettiva

Nel quadro che si va delineando di questo primissimo scorcio di "Presidenza Weah" bisogna anche registrare una delle delusioni più grandi, quella che ha aumentato la sfiducia della società civile intorno alla figura del presidente. Tutto si materializza a fronte di una scelta infelice di Weah sul fronte delle alleanze.
Non è stata una mossa troppo scaltra quella di allearsi con l'ex moglie di Charles Taylor (Jewel Howard-Taylor) e con Prince Johnson, ex leader delle milizie che ai tempi della cruenta guerra civile, si macchiò di gravi crimini contro i liberiani, sopratutto tra i civili.

In conclusione, si può dire che 'King George' come presidente deve maturare e, possibilmente invertire subito la tendenza di boicottare  la libertà di stampa: è spiacevole e molto inquietante le minacce fatte pervenire contro giornalisti della Bbc e, addirittura l'arresto di altri cronisti sfociati poi nella chiusura di 'Front Page Africa'.

Non ha davvero perso tempo Weah nel cadere nel tragico errore che molti leader africani intraprendono quando sono al potere: ossia, si sentono padroni assoluti del paese che guidano e, mentre sono nella plancia di comando non desiderano essere disturbati.

Brutto segnale.

Si pensava che Weah fosse un presidente moderno e intendesse portare il cambiamento in seno alla Liberia facendo scelte giuste, di netta discontinuità con il passato, un passato tragico che ha regalato solo lutti e distruzione.

Critiche su questo specifico punto sono pervenute al presidente liberiano da parte di Mathias Hounkpe, ricercatore della Liberia e direttore del programma della Fondazione OSIWA che parla apertamente di: "segnali poco rassicuranti" e aggiunge "ma per il momento, sentiamo che la popolazione li considera come goffaggine", ma intanto la delusione è palpabile dentro la società civile e conclude "presto potrebbe sfociare in vero malcontento sociale".

-Conclusioni

Riuscirà Weah a risolvere tutti questi problemi durante il suo primo mandato presidenziale?
Non si possono fare previsioni e, tuttavia, è ancora presto per parlare di fallimento, certo, non è un buon segnale l'impazienza contro i giornali all'indomani delle critiche ricevute per il suo operato: "Ma di cosa stanno criticando?" , sbotta nervosamente il presidente che, al momento è rimandato al prossimo step, ossia, al traguardo del primo anno di presidenza, forse per quella data si avrà un quadro più veritiero del suo operato.

La partita è tutta in salita e se non vuole perderla prima del tempo sarà bene che riesca a portare a termine qualcuna delle sue rivoluzionarie promesse con le quali aveva saputo incontrare il favore dei liberiani che, nonostante tutto, in lui ancora credono.
(Fonte.:jeuneafrique)
Bob Fabiani
Link
-www.jeuneafrique.com    
 

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