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sabato 4 maggio 2019

#SAElections19: Punto di svolta o ritorno al passato? Il Sudafrica, ancora in marcia verso la libertà*







AfricaLand Storie e Culture africane con questo post, inizia, una serie di approfondimenti, focus e analisi sul Sudafrica che, mercoledì 8 maggio 2019, si appresta a vivere una tornata elettorale molto delicata.

Sono trascorsi venticinque anni dalle prime elezioni libere della storia del paese ed è indubbio, che oggi, il Sudafrica si trovi a percorrere uno snodo fondamentale per affrontare le sfide che l'attendono nei prossimi anni.
(Bob Fabiani)

-Svolta o ritorno al passato, nel Sudafrica ancora in marcia verso la libertà?*

"Ogni giorno il 27 aprile, i sudafricani celebrano il Freedom day per ricordare le prime elezioni democratiche nella storia nel 1994. Sono passati venticinque anni, ma alcuni interrogativi sono ancora aperti: quanto è reale questa libertà? E a chi appartiene? La risposta degli elettori a queste domande potrebbe essere decisiva per il risultato delle legislative dell'8 maggio.
 I sudafricani non possono ancora celebrare la libertà dal bisogno. L'uguaglianza politica formale è giustamente considerata un risultato importante da tutte le persone che hanno sofferto sotto la dittatura, sotto il dominio di una minoranza e sotto altri regimi oppressivi che hanno negato i loro diritti.
Ma la democrazia non garantisce da mangiare né un tetto o una vita dignitosa.
 In un famoso discorso pronunciato davanti al congresso nel 1941 l'allora presidente degli Stati Uniti Franklin D. Roosevelt individuava quattro tipi di libertà: libertà di culto, libertà dal bisogno e libertà dalla paura. Per Roosevelt la libertà dal bisogno significava "una posizione economica che garantisca agli abitanti di tutti i paesi del mondo una vita pacifica e sana".

 Consapevoli di questo, gli autori della Carta della libertà  -  adottata nel 1955 dall'African national congress (Anc), il partito che oggi governa il Sudafrica, e da altri attivisti antiapartheid - non si limitarono a parlare di libertà politica, ma insistettero anche sul principio fondamentale della condivisione della richezza. Il problema è che questi ideali, ancora considerati fondamentali in Sudafrica, sono rimasti obiettivi lontani. La costituzione sudafricana è una delle poche a riconoscere come diritti umani i diritti socioeconomici, tra cui quello al cibo, all'assistenza sanitaria, a una casa, all'acqua e all'istruzione.  Ma c'è una distanza enorme tra le leggi e la loro applicazione.

 Oggi il Sudafrica è uno dei paesi con la maggiore disuguaglianza al mondo. Più della metà della popolazione vive in condizioni di povertà, mentre il tasso di disoccupazione è al 27 per cento. Secondo la società di consulenza Eunomix, negli ultimi dodici anni il Sudafrica ha registrato un declino nei risultatisocioeconomici e di governo superiore a quello di qualsiasi altro paese del mondo, a eccezione di quelli in guerra.
Questo calo è dovuto sopratutto alla corruzione e alla paralisi politica dei nove anni in cui è stato al potere l'ex presidente Jacob Zuma. La situazione non migliorerà presto.
La banca centrale sudafricana ha dipinto un quadro estremamente negativo delle prospettive di crescita del paese.


Nessuna garanzia 

Il Freedom day dovrebbe ricordare i diritti democratici tutelati dalla costituzione, tra cui quello alla libertà di parola e alla protesta, soppresso per secoli durante il dominio coloniale e l'apartheid. Il problema è che oggi la cultura politica sudafricana non è degna di questi ideali. All'inizio di aprile, per esempio, la polizia ha impedito ai residenti di Alexandra, una delle township nere più povere di Johannesburg, di manifestare nel vicino quartiere ricco di Sandton. La stessa settimana alcuni esponenti della Lega giovanile dell'Anc hanno interrotto con le loro proteste la presentazione  di un libro a Sandton, il cui autore, il giornalista d'inchiesta Pieter-Louis Myburgh, rivela una vasta rete di corruzione con al centro Ace Magashule, segretario generale dell'Anc e all'epoca dei fatti governatore della provincia di Free State.

 I sudafricani dovrebbero celebrare il fatto di aver percorso un tratto considerevole nel cammino verso la libertà. Ma resta un cammino lungo e tortuoso. Come ricorda Raymond Suttner, militante dell'Anc nella lotta per la liberazione, "anche se le prime elezioni con il suffragio universale sono state una grande vittoria, la libertà non è mai definitiva". La fine dei regimi non equivale al trionfo della libertà. I movimenti di liberazione, come i governi, non sono la garanzia di un buon governo, di diritti e benifici per tutti. Spesso si limitano ad assicurare privilegi a una nuova élite legata ai vecchi interessi. Incapaci di mantenere le promesse, evidenziano i limiti del processo di liberazione. Il vecchio slogan  "la lotta continua" è valido oggi quanto lo era durante la lotta per la liberazione. La differenza è che ora sono altri a dover raccogliere il testimone. Forse il Freedom day può servire a ricordare che il lavoro non è  ancora finito".

Buona fortuna Sudafrica.

*Henning Melber, The Conversation, Sudafrica
(Fonte.:internazionale;theconversationafrica)
Bob Fabiani
Link
-theconversation.com/africa

2 commenti:

  1. La Storia ci insegna che, quando la maggior parte di una popolazione non vede riconosciuti i suoi diritti e vive in miseria, non potrà mai esserci pace all'interno di una Nazione; se a questo aggiungiamo le discriminazioni di ogni genere, ci sarà sempre una bomba pronta ad esplodere. Le parole non servono a niente, servono i fatti.

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  2. La Storia ci insegna che, quando la maggior parte di una popolazione non vede riconosciuti i suoi diritti e vive in miseria, non potrà mai esserci pace all'interno di una Nazione; se a questo aggiungiamo le discriminazioni di ogni genere, ci sarà sempre una bomba pronta ad esplodere. Le parole non servono a niente, servono i fatti.

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