Mentre Trump si preparava a gustare il trionfo per essere riuscito a sostituire la giudice femminista (e amata dai liberal ...) Ruth Bader Ginsburg appena scomparsa con la fanatica anti-abortista Amy Coney Barrett alla Corte suprema è stato investito da una vera e propria bomba, lanciata su di lui dal New York Times.
Di cosa si tratta?
Secondo il prestigioso quotidiano statunitense, #TheDonald non avrebbe pagato le tasse. Nel lanciare questa vera e propria bomba sulle #Presidenziali2020 il quotidiano ha pubblicato le dichiarazioni dei redditi del presidente: Trump ha pagato 750 dollari di tasse federali l'anno in cui divenne presidente, nulla in 10 dei 15 anni precedenti. Inoltre lo stesso New York Times avverte che queste rivelazioni sono solo l'inizio, e che altre verranno pubblicate nei prossimi giorni. A quanto dice lo stesso giornale, a far trapelare la documentazione sarebbe stata una talpa interna alla Casa Bianca.
Il Tycoon ha reagito immediatamente bollando come #FakeNews l'accusa del New York Times di essere un "evasore fiscale".
Questa vera "bomba a orologeria" modificherà l'esito di queste elezioni oppure no? E dopo la promozione di una adepta del People of Praise, una setta evangelica in cui i ruoli delle donne vengono definiti ufficialmente da "serva", a garantire gli interessi del presidente Trump in caso di controversie dopo il voto del 3 novembre potrebbe risolversi tutto come nel 2000?
Cerchiamo di approfondire meglio.
-Verso le presidenziali con l'incubo del precedente del 2000
Quarantotto anni, occhi azzurri, sette figli, cattolica, allieva del giudice Antonin Scalia, ferocemente contraria all'aborto: questo è il ritratto di Amy Coney Barrett, la prescelta di Trump per sostituire Ruth Bader Ginsburg alla Corta suprema.
Mancano pochi giorni alle elezioni (in alcuni stati si inizierà a votare per posta già in questa settimana) e i repubblicani vogliono assolutamente avere un giudice amico in più per arbitrare le mille controversie sui risultati che si apriranno dopo il 3 novembre.
La strategia è semplice: contestare ogni voto arrivato per posta e affidare la decisioni finali ai tribunali, fino alla Corta suprema. Una replica di ciò che accadde nel 2000, quando furono i giudici - e non i cittadini - a mandare George W. Bush alla Casa Bianca.
Ma il Belzebù della situazione non è Trump bensì Mitch McConnell, il capo dei senatori repubblicani che quattro anni fa impedì la conferma di Merrick Garland, il giudice nominato da Barack Obama. Oggi McConnell dispone di una solida maggioranza: 53 disciplinati senatori su 100 sono pronti a votare per chiunque sia loro indicato, in nome degli interessi superiori del partito.
Il nuovo Senato entra in carica solo il 1° gennaio e a quel punto i repubblicani potrebbero non avere più la maggioranza ma, i giochi saranno già fatti ... grazie al "golpe di Trump".
La nomina della Barrett ha anche un motivo politico più immediato: gli elettori repubblicani sono sempre stati molto più motivati dei democratici, dal desiderio di mantenere il controllo dei tribunali e questo ha già favorito Trump nel 2016.
Quali scenari si aprono adesso?
I democratici non hanno più la possibilità di fare ostruzionismo, cioè di richiedere il voto di 60 senatori per aprire il dibattito vero e proprio. Ci sarà qualche schermaglia procedurale ma la candidatura di Amy Coney Barrett sarà approvata dal Senato, formando in questo modo una solida maggioranza di 6 giudici di destra contro 3 progressisti. La Barrett ha solo 48 anni e quindi potrebbe restare in carica per quattro decenni: l'incarico è a vita, salvo l'improbabile caso di una procedura di impeachment.
Una vittoria di Biden, e dei democratici in Congresso, potrebbe però aprire la strada a una vendetta in stile Franklin Roosevelt: la Corte suprema, che è cambiato più volte nelle storia americana. Se avessero spina dorsale, i democratici potrebbero approvare una legge che portasse il numero di giudici da 9 a 13 e inserire nella Corte quattro nuovi membri, ristabilendo un equilibrio politico oggi rotto. Ma per riuscire in tale impresa bisogna prima vincere e poi, subito dopo avere la volontà politica di farlo. Forse, la bomba sganciata dal New York Times sulla questione fisco che vede il presidente Trump nei panni scomodi dell'evasore potrebbe favorire i democratici. La riprova si avrà già domani quando a Cleveland andrà in scena il primo dibattito tra #TheDonald e lo sfidante Joe Biden che punterà forte su questo tema.
(Fonte.:nytimes; theatlantic)
Bob Fabiani
Link
-www.nytimes.com
-www.theatlantic.com
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