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martedì 2 marzo 2021

Quelle mille guerre del Congo. Pt.1


 




L'attacco in cui sono morti l'ambasciatore italiano Luca Attanasio, il carabiniere che lo scortava e il loro autista è un crudele promemoria del conflitto che va avanti da più di vent'anni nell'est della Repubblica Democratica del Congo.
La tragedia è accaduta sulla strada che da Goma, il capoluogo della provincia del Nord Kivu, porta a Rutshuru
E' una strada ben nota ai turisti che visitano il parco naturale dei monti Virunga, ma gli abitanti della zona sanno anche che a una decina di chilometri da Goma c'è l'incrocio delle "tre antenne", un posto molto pericoloso, dove anche il direttore del parco, Emmanuel de Merode, ha rischiato di morire qualche anno fa. L'incrocio si trova vicino a un'area in cui si nascondono gruppi armati, delinquenti comuni e banditi di strada.

Ma cosa realmente significa questo attacco? Quali scenari si porta dietro? Quali interessi, alleanze e tradimenti si celano al centro di conflitti che durano ormai da più di venti anni?

E' quello che AfricaLand Storie e Culture africane cercherà di analizzare in questo post.


-Conflitti ventennali


  




Le province orientali dell'RDC sfuggono al controllo di Kinshasa. A dettar legge sono le milizie, che rispondono al Ruanda, all'Uganda e al Burundi.


Makanika è tornato in guerra.
Sull'uniforme dell'ex colonnello dell'esercito congolose, disertore, non ci sono simboli né bandiere : Michel Rukunda, questo il suo vero nome, obbedisce solo a se stesso. Asserragliato sugli altopiani del Sud Kivu, nell'est della Repubblica Democratia del Congo (RDC), si dice "pronto a morire" per i suoi.
I suoi sono i banyamulenge, una comunità di pastori tutsi dalle lontane origini ruandesi. Da gennaio del 2020 Malanika è uno dei comandanti della loro lotta armata. I banyamulenge vivono nell'RDC da secoli (secondo alcuni studiosi da prima del 1885, l'anno in cui questo territorio diventò proprietà personale di re Leopoldo II del Belgio ...), ma non sono riconosciuti parte integrante della nazione. Le altre comunità li considerano degli invasori al soldo del regime ruandese di Paul Kagame. Dal 2017 i banyamulenge sono il bersaglio delle milizie mai - mai, formate da giovani bantu a scopo di autodifesa e spesso anche loro comandate da altri disertori dell'esercito congolese.
Gli assalti contro i villaggi dei banyamulenge si sono intensificati alla fine dell'anno socrso. 

"Vogliono cancellare la mia comunità dalla mappa del paese", denuncia Makanika, che nega di ricevere aiuti dal Ruanda e accusa i mai - mai di avere l'appoggio di alcuni dei gruppi armati stranieri che proliferano nelle province orientali dell'RDC.

Dalla fine degli anni Novanta Uganda, Ruanda e Burundi, che confinano con l'RDC, conducono qui innumerevoli guerre per procura o usano alcune milizie per annientare le rispettive opposizioni interne. Spesso conflitti scatenati per motivi in apparenza futili finiscono per assumere una dimensione regionale.
Come le centinaia di signori della guerra che mettono a ferro e fuoco le province orientali dell'RDC, Makanika conosce bene queste dinamiche. Del resto, anche lui ne è un prodotto. Quand'era molto giovane fu attirato dalla guerriglia per reazione alle politiche discriminatorie della dittatura di Mobutu Sese Seko (1965 - 1997), che perseguitava i tutsi congolesi. Negli anni Novanta aderì al Fronte patriottico ruandese (Fpr), fondato da Fred Rwigema e da Paul Kagame e sostenuto dal presidente ugandese Yoweri Museveni
Makanika ricevette un addestramento militare in Uganda e fece il battesimo delle armi in Ruanda, dove contribuì alla vittoria di Kagame, che nel 1994 entrò a Kigali e mise fine al genocidio dei tutsi. In quel periodo l'afflusso di centinaia di migliaia di profughi ruandesi, in gran parte hutu, nell'RDC rese critica la situazione per i banyamulenge. Per questo nel 1996 Makanika decise di tornare nel suo paese a combattere.

Gli abitanti del Sud Kivu non hanno mai dimenticato l'arrivo dei combattenti dell'Fpr con indosso la divisa dell'esercito ruandese, capeggiati da miliziani banyamulenge che cercavano vendetta. Il 6 ottobre 1996 attaccarono l'ospedale di Lemera, dove uccisero una trentina di pazienti (il massacro diede il via a quella che sarebbe passata alla storia come le prima guerra del Congo ...). Il vicegovernatore del Sud Kivu ordinò a tutti i banyamulenge di lasciare lo Zaire (il nome dell'RDC a quei tempi). Ma il gruppo stava acquisendo sempre più potere all'interno del movimento guidato dal leader marxista Laurent - Désiré Kabila, che era deciso a rovesciare Mobutu con il benestare di Ruanda e Uganda. Gli uomini di Kabila marciarono per duemila chilometri verso la capitale Kinshasa, dove il 17 maggio 1997 fecero cadere il dittatore.

Nonostante il contributo decisivo all'ascesa di Laurent - Désiré Kabila, i banyamulenge non ottennero il riconoscimento che si aspettavano. Nel giro di pochi mesi si consumò il divorzio fra Laurent - Désiré Kabila e i suoi alleati ruandesi e ugandesi, e scoppiò la seconda guerra del Congo (1998 - 2003), che coinvolse nove paesi africani (RDC, Uganda, Ruanda, Burundi, Namibia, Angola, Zimbabwe, Ciad, Sudan) e causò la morte di centinaia di migliaia di congolesi.

Fu allora che Yoweri Museveni, presidente dell'Uganda, e Paul Kagame, presidente del Ruanda, s'imposero come gli uomini forti nella tormentata regione dei Grandi laghi. Le loro truppe occuparono parte delle province orientali dell'RDC, ne saccheggiarono le risorse (miniere e legname pregiato) e ne sfruttarono le terre fertili. Tuttavia anche questi fratelli d'armi alla fine diventarono rivali, al punto di scontrarsi sia direttamente, a Kisangani, nella "guerra dei sei giorni" (5-10 giugno 2000) sia attraverso i movimenti politico - militari congolesi che controllavano.
E così la galassia dei gruppi armati attivi nell'est dell'RDC si è ricomposta ogni volta in funzione di interessi, alleanze e tradimenti.
(Fonte:lemonde)
-Fine Prima Parte-
Bob Fabiani
Link
-www.lemonde.fr/afrique/rdc
 

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