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giovedì 14 giugno 2018

#JUSTICEFORSACKO





Dodici giorni dopo la morte violenta del sindacalista #SoumaylaSacko, il #sindacalistabracciante che lottava per difendere i diritti di chi non ha diritti, è sempre più urlante il silenzio - che in realtà è volgare censura - da parte del #neoministroSalvini ma, la morte assurda, l'assassinio venato dall'#odiorazziale non può far cadere nell'oblio questa triste e disumana storia di disperazione, migrazione e ingiustizia che mette, sullo stesso piano il "Sudafrica'76 (Soweto)" con l'#Italia2018 (Piana Gioia Tauro).

Non si può restare inermi perché questo assassinio di #SoumaylaSacko squarcia  - con un colpo secco - il tentativo di "normalizzare" quanto di sconcertante avviene (da troppo tempo) in #Italia e, in particolare in #Calabria : è un delitto quello del sindacalista originario del #Mali che mostra tutti gli ingredienti del "delitto mafioso", tristemente noto in tutto il Meridione d'Italia.




Ci sono alcuni quesiti che questa assurda morte violenta solleva e, le cosiddette Istituzioni democratiche della Repubblica italiana farebbe bene ad occuparsene seriamente. Una volta per tutte. Piaccia o meno, in Italia avvengono fatti incresciosi, inaccettabili, non da "Paese civile". E' inutile far finta che il problema non esiste. In questo paese, per troppo tempo si è preferito non stanare disfunzioni gravissime che vanno dal caporalato (al soldo delle cosche mafiose) alla schiavitù (di #Migranti che arrivano in Italia per lavorare nei campi in quel settore dell'Agricoltura tornato a interessare - come un tempo facevano i 'vecchi boss mafiosi' - la ndrangheta e tutte le altre mafie.

 

Ma la morte di #Sacko riporta l'attenzione generale su quanto era già accaduto 8 anni prima a #Rosarno quando andò in scena una volgare "caccia al nero" che fu uno delle prime avvisaglie di quello che poi si sarebbe propagato, nel resto del paese: ossia una crescente intolleranza, una "chiamata alle armi" imposta dall'estrema destra per far passare il messaggio - rivolto ai cittadini italiani - che, in questo paese è in atto "un'invasione".

E' lo stesso linguaggio che oggi viene amplificato, veicolato, irradiato addirittura dal #Viminale dall'esponente politico che più di tutti, ha scommesso su questo tema: il #neoministroSalvini.

Eppure la morte violenta di un sindacalista africano mette in risalto - in modo drammatico - quanto l'#Italia (e le sue istituzioni) non abbiano capito per tempo che continuando su questa strada, il baratro sia inevitabile.

C'è un uomo, un essere umano, un lavoratore sindacalista che ha pagato con la vita il suo attivismo speso per difendere i diritti di chi è trattato in modo disumano ed è trattato "come le bestie", con paghe da fame e, per giunta costretto a vivere in un ghetto appunto come quelli delle #township laggiù in #Sudafrica, al tempo doloroso della "Dittatura dell'Apartheid" imposta dai boeri-bianchi che, con il pugno di ferro tenevano ai margini della vita politica e sociali milioni di sudafricani neri privandoli del loro diritto a essere e sentirsi - a tutti gli effetti - "cittadini completi".

A distanza di più di due secoli dalla fine della schiavitù in occidente si deve costatare che le cose non sono molto differenti da quando i "discendenti degli africani" in America erano costretti a lavorare in modo massacrante nei campi di cotone: oggi accade la stessa cosa in Italia nel disinteresse della classe politica, non solo quella che si richiama apertamente a dettami razzisti, reazionari.

  



Per quanto tempo la richiesta di giustizia e del rispetto dei diritti fondamentali potranno essere disattesi sia sulla morte violenta di #Sacko sia per tutti i #Migranti costretti a vivere nel disumano #GhettoSanFerdinando nella #PianaGioiaTauro, in Italia?

(Fonte.:repubblica;ansa;internazionale)
Bob Fabiani
Link
-www.repubblica.it;
-www.ansa.it;
-www.internazionale.it  

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