Sono ore convulse quelle che si stanno vivendo in Madagascar a causa di una crisi politica che non sembra avere sbocchi plausibili. Almeno non nella direzione invocata dal popolo malgascio e dalle opposizioni.
La posta in gioco è altissima ma, nessuno sembra preoccuparsi dei bisogni reali di un popolo che è costretto a convivere con una povertà spaventosa.
Il problema è il solito: l'élite politica - la casta - vuole tenersi stretta le poltrone che danno diritto a detenere il potere e, non intendono disfarsene.
Nessuno pensa al bene comune del popolo ma soltanto a "interessi personali". Mantenere il potere significa cambiare in corsa le "regole" della disputa elettorale, spesso spacciate per pseudo-riforme non sono altro che "pietre tombali" nei confronti della democrazia.
Per fermare per sempre la voglia di cambiamento del popolo malgascio (e del resto dei popoli del Continente Nero).
I recenti disordini seguiti alle proteste popolari per le manifestazioni organizzate in tutta la Grande Isola, un attimo dopo che il governo (compreso il presidente malgascio) ha deciso di rendere esecutive le riforme che minano, nel profondo l'architrave della democrazia in Madagascar hanno avuto delle conseguenze.
Paralizzare questa crisi.
Nello scorso mese di aprile durante le proteste nelle strade della capitale, Antananarivo, i militari hanno mandato alcuni segnali inquietanti. In quelle ore, sono passati da una clamorosa dimostrazione di forza (messa in atto platealmente in piazza), a veri e propri moniti rivolti a tutti i protagonisti di questa drammatica crisi istituzionale.
In questa ottica, nelle ultime ore si registra un pericoloso passo in avanti, come se, tutte le forze armate si sentano in dovere di indirizzare (a loro vantaggio) la risoluzione della crisi. Da quanto si apprende da fonti beninformate e all'interno degli organi militari, non si tratterebbe di una minaccia ma, soltanto di un monito: in pratica le forze armate fanno sapere che: "in caso di paralisi della crisi politica le forze armate e quelle dell'ordine si faranno carico di dare il via allo stato d'emergenza".
Altre voci che arrivano dal quartier generale dei militari mirano a ribadire che il "monito" è uno strumento per responsabilizzare la classe dirigente e politica malgascia e, invitarla così a trovare un rapido accordo politico entro i termini suggeriti dalla Corte costituzionale.
Siamo dunque alla vigilia di un "Golpe militare"?
(Fonte.:l'expressmada)
Bob Fabiani
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-www.lexpressmada.com
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