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giovedì 8 novembre 2018

Madagascar, Elezioni Presidenziali: disattesa la richiesta di 'cambiamento' dei malgasci





Il #7Novembre i malgasci sono stati convocati alle urne per votare il nuovo presidente della Repubblica malgascia e, il responso - almeno quello relativo all'affluenza ai seggi - ha già emesso un verdetto: a votare sono stati il 47,18% degli aventi diritto al voto; per cui il dato evidenzia una bassa affluenza, secondo quanto riporta Ceni.




Questo dato è figlio della crisi istituzionale che si è materializzata in Madagascar nei mesi scorsi - di cui ci siamo ampiamente occupati su queste pagine virtuali - ; una crisi legata al fatto che la #GrandeIsolaDallaTerraRossa è attraversata da una insistente "voglia di cambiamento"; un cambiamento auspicato dalla maggioranza del popolo malgascio.

Nei mesi scorsi (leggi le manifestazioni di protesta andate in scena non solo nella capitale #Antananarivo n.d.r) sopratutto le nuove generazioni, gli studenti, ma anche le donne malgasce hanno fatto sentire la loro voce, in merito al fatto che, l'appuntamento elettorale coincidesse con l'inizio di un cambiamento reale che, finalmente, rispondesse concretamente ai bisogni sociali della società civile.

Ma tutto questo è stato ignorato, disatteso.



  


-Presidenziali per "Soliti Noti"


La bassa affluenza alle #Presidenziali2018  è dovuta anche dal fatto che si è deciso di votare in una giornata lavorativa quasi che le élite del Potere, quelli che detengono e dispongono di ingenti somme di denaro, al pari, di imprenditori senza tralasciare gli investitori stranieri sembra come se sia fatto a gara per creare una sorta di "zona cuscinetto" tra quello a cui aspira la popolazione malgascia (e i l resto ... evidentemente gli interessi non convergono); in pratica, dalle parti di Tana (come chiamano la loro città gli abitanti di #Antananarivo n.d.t) è andata in scena la solita "partita": da una parte il "Capitalismo morente" e dall'altra parte, dall'altra sponda, tutti gli altri che arrancano, disillusi e sempre più sfiduciati.

In un contesto del genere allora, oltre a questo dato dell'affluenza bassa, non può sorprendere che, al termine del primo turno di queste Presidenziali ci siano " i soliti noti", i candidati arcinoti e già perdenti, nel senso che, il loro fallimento - alla guida del Madagascar - è cosa già accertata dai fatti.

Al termine della giornata di voto - andata in scena il #7N - i risultati parziali dicono che i due candidati presidenziali, Andry Rajoelina e Marc Ravalomanana, sono i protagonisti di un "testa a testa" dopo i primi risultati, molto parziali, emessi dalla Commissione Elettorale malgascia.



E dunque chiunque vinca al prossimo ballottaggio - che si terrà nel mese di dicembre - sarà un qualcosa di già visto, già sperimentato e che non lascia molto spazio né può dare rassicurazione sul futuro del Madagascar.

La campagna elettorale è stata di basso livello - ma ormai questa è una costante in questi tempi malati e reazionari - e non costituisce certo una novità se nella #GrandeIsolaDallaTerraRossa si sia parlato poco e male degli interessi collettivi del popolo malgascio : a ogni latitudine, ormai, possiamo certificare che la Democrazia è in sofferenza tanto da essersi trasformata in qualcosa di molto diverso e inquietante, a maggior ragione durante una campagna elettorale che si svolge in #Africa.

Anche qui, a Tana, per tutta la giornata di ieri, si sono rincorse voci di brogli elettorali quel che sappiamo, al momento di scrivere questo post, sono le notizie inerenti al mancato diritto di voto che molti elettori malgasci hanno subito, causa molti uffici erano chiusi e quindi chi aveva necessità di ritirare i documenti validi per esprimere il proprio voto hanno dovuto rinunciare.

La domanda che dobbiamo porci è la stessa che su queste pagine avevamo avanzato quando, le autorità malgasce per sedare la rabbia popolare all'indomani della discutibile scelta di cambiare le regole per la partecipazione alle Elezioni del #7N; avevano messo in atto una repressione poliziesca: a chi fa paura la voglia di cambiamento del popolo malgascio?

A distanza di più di sette mesi siamo in grado di capire a chi, nel Madagascar, non è andato a genio che la società civile, i giovani, gli studenti e le donne, si siano spinti a chiedere un cambiamento radicale che metta al primo posto la democrazia, pari opportunità, giustizia ma anche possibilità di lavoro e di salari dignitosi oltre al rispetto dei diritti umani e sociali così a lungo disattesi.

Ma di tutto questo non si è parlato durante la campagna elettorale perché gli interessi degli investitori stranieri non collimano con quelli del popolo malgascio e anzi vanno nella direzione dell'austerità tanto cara ai "soliti noti" del Fondo Monetario Internazionale.

E la democrazia resta pura illusione e, nella più rosea delle aspettative resta sospesa, ingessata oppure si trasforma in qualcosa di ibrido, inquietante, diventando "Democratura".

Allora avanti con i "cavalli di ritorno" che rispondono al nome di Andry Rajoelina e quello di Marc Ravalomanana e tutto ciò rende queste elezioni sconfortanti e sicuramente, un occasione perduta.

E' dunque questo il dato che emerge dopo il voto popolare tra i più bassi mai registrati nella #GrandeIsola e, al termine di un primo turno con più ombre che luci. Il vantaggio se lo contendono l'ex Presidente della Transizione, Andy Rajoelina e l'ex Presidente Marc Ravalomanana, proprio lui, quello che sognava di passare alla storia come il "Migliore Presidente del Madagascar" e, per riuscirci, non lesinò l'idea di buttarsi a capofitto nell'"Affaire Daewoo".

Che cosa era questo affare?

Era il cosiddetto "Affare del secolo", la vendita - ma sarebbe più corretto dire il regalo, la svendita che si  doveva materializzare attraverso una "concessione di 99 anni" ai Sudcoreani  della Daewoo appunto - un regalo che avrebbe reso i rappresentanti di Seul gli unici padroni della totalità della Terra dell'Isola.

Un abuso di potere da parte di Ravalomanana senza precedenti, dal momento che la terra in Madagascar è considerata sacra e appartenente agli antenati per cui nessuno può arrogarsene il diritto di poterla vendere.

-Conclusioni

Questi due "soliti noti" della politica malgascia sono i principali protagonisti della crisi politica 2009 e, per questa ragione, non parteciparono alle elezioni del 2013.
Ma tutto cambia e tutto si ripresenta uguale a se stesso, l'importante salvaguardare gli interessi del Capitalismo morente.
(Fonte.:jeuneafrique;lexpressmada;africa24;madagascar-tribune)
Bob Fabiani
Link
-www.jeuneafrique.com;
-www.lexpressmada.com;
-www.africa24.com;
-www.madagascar-tribune.com           

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