Il referendum costituzionale che si terrà domani, 17 maggio 2018 in Burundi è, uno di quei appuntamenti-trappola. Apparentemente somigliano al tipico consolidamento democratico che, nella pratica però di democratico non hanno nulla.
Il popolo burundese è chiamato a esprimersi sull'approvazione di alcuni emendamenti costituzionali che estendono il mandato presidenziale da 5 a 7 anni eliminando il limite dei due mandati per il capo dello stato e, ridurre il numero dei vicepresidenti della Repubblica da due a uno, reintroducendo la figura del Primo ministro.
-Un referendum inquietante
La lunga stagione che ha fatto precipitare il Burundi nel caos e nella spirale delle violenze (sopratutto della zelante polizia devota del presidente Nkurunziza) è la conseguenza diretta delle eccessive forzature anti-democratiche di Pierre Nkurunziza.
Il presidente ha messo in atto la riforma costituzionale plasmata, ideata e, alla fine imposta (a tutti i costi) al popolo burundese nel tentativo di "restare per sempre al potere".
Un attimo dopo l'annuncio del presidente il popolo del paese africano insieme ai partiti dell'opposizione hanno iniziato una resistenza, nel tentativo di fermare la folle decisione del presidente.
Seppure apparentemente non hanno riscosso i risultati prefissi sono stati, comunque in grado di denunciare al mondo intero la pericolosità che si nasconde dietro alla riforma.
Immediatamente divamparono scontri tra manifestanti e forze dell'ordine. Il tentativo di Nkurunziza era chiarissimo: esasperare l'opinione pubblica e gli attivisti per poi imporre una vulgata anti-democratica. A quel punto serviva uno strumento, una scappatoia per ottenere lo stesso obiettivo senza però arrivare a mettere in campo un colpo di stato (nel senso classico del termine).
Maturò così l'idea di giocare la carta referendaria. Tuttavia, la posta in gioco è altissima. Se tre anni fa, la discutibile decisione di Nkurunziza condannava il Burundi nell'incubo di ritrovarsi impigliato nella guerra civile che negli anni Novanta del Novecento aveva stremato i cittadini e ridotto ai minimi termini le casse del paese.
L'appuntamento del referendum costituzionale di domani 17 maggio 2018 si terrà senza alcuna presenza degli osservatori internazionali. Il motivo è alquanto inquietante: la comunità internazionale crede che l'esito del voto sia del tutto scontato. La Commissione elettorale conferma di non aver ricevuto alcuna richiesta.
Se questa riforma dovesse passare attraverso il "Sì" il capo di stato burundese diverrà un "presidente a vita", un "presidente onnipotente". Nkurunziza non ha mai nascosto l'obiettivo di restare sulla poltrona presidenziale fino al 2034.
A poche ore dal voto referendario, un gruppo armato ha ucciso 26 persone e almeno 7 feriti - scrive Jeune afrique - nel Burundi Nordoccidentale: la notizia è stata confermata anche dal ministro della sicurezza, il quale poi, nell'occasione parla apertamente di "atto terroristico" .
Il clima è tesissimo nel paese africano proprio a causa di questo referendum costituzionale. Il governo (e non da oggi) ha schierato i militari nelle zone di confine con il Congo mentre, nella capitale, Bujumbura e nelle altre città, i burundesi sono costretti a convivere con uno "Stato di polizia" che non promette nulla di buono, a partire dal giorno dopo la tornata referendaria.
Le dinamiche dell'attentato hanno ricordato, in modo impressionante quelle dei miliziani di Boko Haram in Nigeria.
Venerdì scorso, per ore, un villaggio nella provincia di Cibitoke, al confine con la Repubblica Democratica del Congo (RDC) e il Ruanda è stato messo a ferro e fuoco. In verità certe esecuzioni (per la brutalità) hanno fatto riaffiorare il dramma del genocidio ruandese.
(Fonte.:jeuneafrique;afp)
Bob Fabiani
Link
-www.jeuneafrique.com/burundi;
-www.afp.com
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