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martedì 1 maggio 2018

L'attualità dell'ultima battaglia di Martin Luther King (Part.2).







Prosegue l'inchiesta di AfricaLand Storie e Culture Africane dedicata all'attualità dell'ultima battaglia di #MLK prima di venire assassinato il 4 aprile 1968 a Memphis.
Oggi entreremo nel merito, nel contesto in cui è maturata la "morte violenta" del reverendo.
Appare chiaro - e a maggior ragione oggi #1Maggio - Festa dei lavoratori - e quantomeno urgente, il "riscrivere il senso della lotta di King" e con lui, delle migliaia di anonimi che, nel 1950 e 1960 portarono avanti la "rivoluzione dei neri"  posizionandole su una prospettiva diversa, ostinata e contraria, non tanto e non solo al "pensiero unico di regime" - che almeno per quanto riguarda gli States è rappresentato dal "trumpismo" - ma, a quello che sembra oggi andare per la maggiore: il "revisionismo del pensiero reazionario" di tutte le destre estreme, impegnate, in questi ultimi 50 anni a, inglobare, ingessare, chiudere nel recinto, l'intera lotta del reverendo e, quindi, partendo da questo, si è omesso di usare parole chiave di quella rivoluzione: ossia parole ingombranti e pesanti come macigni, a testimoniare un passato che non passa; parole chiave come "razzismo" e "segregazione" le stesse, parole furono omesse sul monumento commemorativo di #MLK inaugurato nel 2011 dal primo presidente afroamericano della storia degli Stati Uniti, Barack Obama.


-"I Am A Man (Io sono un uomo)"



  


Il reverendo era un personaggio scomodo per l'#AmeriKKKa e mal tollerato e, per rendercene conto - oltre mezzo secolo dopo - è necessario tornare a soffermarci sulle sue parole pronunciate in diverse occasioni e durante il pieno delle battaglie per i diritti civili che dai neri intendeva allargare a tutti gli uomini e le donne del pianeta.
Questa breve "carellata" è necessaria per proseguire la nostra inchiesta.


#MLK - IL RAZZISMO

"La vita quotidiana del negro si svolge tuttora negli scantinati della Grande Società. Egli sta ancora al livello più basso, nonostante quei pochi che sono riusciti a farsi strada in piani un po' più alti. Anche laddove la porta  è stata parzialmente forzata, la possibilità del libero movimento del negro è ancora decisamente ridotta. Spesso non esistono fondamenta da cui partire e, quando ci sono, quasi sempre manca una stanza superiore da raggiungere".

Sono frasi come queste a rendere attuale non solo le battaglie ma la visione d'insieme che accompagnarono #MLK incontro alla morte violenta di quel 4 aprile 1968.
Frasi come queste:

"Dobbiamo impiegare il tempo in modo costruttivo, nella consapevolezza che il tempo del bene è sempre maturo. E' ora arrivato il tempo di concretizzare la promessa di democrazia e di trasformare la nostra irrisolta elegia nazionale in un salmo costruttivo di fraternità. E' ora arrivato il tempo di innalzare la nostra politica nazionale dalle sabbie mobili dell'ingiustizia razziale al solido terreno della dignità umana".

#MLK - I DIRITTI CIVILI

"Chi è oppresso non può rimanerlo per sempre. La brama di libertà si manifesta infine, ed è ciò che è accaduto al negro d'America. Qualcosa dentro di lui gli ha ricordato il suo diritto naturale alla libertà, e qualcosa dal di fuori gli ha ricordato che poteva ottenerla. Consapevole o inconsapevole, è stato colto dallo Zeitgeist, e il negro degli Stati Uniti, assieme ai suoi fratelli neri dell'Africa e a quelli bruni e gialli dell'Asia, del Sudamerica e dei Caraibi, si sta muovendo con un grande senso di urgenza verso la terra promessa della giustizia razziale".

Sempre sul tema dei diritti civili uno dei sermoni più attuali di #MLK è quello che affronta comportamento, educazione, legislazione e sentenze dei tribunali:

"Mediante l'educazione cerchiamo di cambiare l'atteggiamento; mediante la legislazione e le sentenze dei tribunali cerchiamo di regolare il comportamento. Mediante l'educazione cerchiamo di modificare internamente le emozioni (il pregiudizio, l'odio ecc.); mediante la legislazione e le sentenze dei tribunali cerchiamo di controllare esternamente gli effetti di queste emozioni. Mediante l'educazione cerchiamo di abbattere le barriere spirituali all'integrazione; mediante la legislazione e le sentenze dei tribunali cerchiamo di abbattere le barriere fisiche all'integrazione. Un metodo non sostituisce l'altro, ma ne è l'importante e necessario complemento. Chiunque sia convinto che la strada per la strada per la giustizia razziale sia a una sola corsia creerà inevitabilmente un ingorgo di traffico e renderà il viaggio infinitamente più lungo".



-L'ultima battaglia

Mezzo secolo dopo l'assassinio di #MLK è arrivato il momento di chiederci per quale motivo fu eliminato il reverendo che insieme al #MovimentodeiDirittiCivili stava mettendo in atto una "rivoluzione radicale" per arrivare al cambiamento totale degli Stati Uniti.
La soluzione del caso è tutta racchiusa in quell'ultima battaglia, la più attuale.
Un anno prima di morire, nel 1967 durante un viaggio in Giamaica, #MLK scrisse quello che poi è stato il suo ultimo libro: "Where Do We Go from Here: Chaos or Community? Dove stiamo andando: verso il caos o la comunità?" , in quelle intense pagine si legge tra l'altro: "Il problema, è che parlando di uguaglianza non ci si riferisce alla stessa cosa: bianchi e neri ne danno significati diversi.  I neri partono dal presupposto che 'uguaglianza' vada intesa in senso letterale. Ed erano convinti che i bianchi fossero d'accordo e che avrebbero mantenuto la parola... Ma per la maggior parte dei bianchi, anche quelli di buona volontà, 'uguaglianza' è un vago sinonimo di 'miglioramento'. L'America bianca non è psicologicamente pronta a ridurre le disuguaglianze; cerca di barcamenarsi e, in fondo, di non cambiare nulla".

Dopo quel viaggio in Giamaica, il reverendo matura sempre più la convinzione che la battaglia per l'emancipazione dei neri dovesse passare attraverso la definitiva accettazione di una "uguaglianza sociale" in modo da "distribuire la ricchezza a tutti" e, soltanto a quel punto allora il cammino si poteva considerare terminato perché - affermava #MLK - "vuol dire che i neri non sono più cittadini di secondo grado" e, in questo modo si poteva dire con certezza che i diritti civili erano stati conquistati dalla comunità afroamericana.
Essere finalmente considerati e riconosciuti come cittadini "non più di secondo grado" significava uscire definitivamente dalla "condanna a vita" di "essere disoccupati" , fuggire dal marchio di "essere un negro del ghetto"  e, significava anche "non subire gli abusi da parte della polizia" dire addio, per sempre "ai salari indegni" - affermava #MLK - uscire, una volta per tutte dalle "scuole di delinquenza" e porre fine "allo sfruttamento e all'imperialismo".

Ecco il fulcro dietro il quale si annida la "motivazione" che ha portato all'abbattimento violento del reverendo perché in quel 1968, "l'etica di emancipazione" preoccupava più di qualcuno ai "piani alti" della politica statunitense.

L'attualità di quell'ultima battaglia - drammaticamente attuale - pone #MLK "oltre la sua leadership di dirigente e "capo" del #MovimentodeiDirittiCivili degli afroamericani, lo pone come "personaggio universale" che si batte per i diritti sociali di tutta la "massa depressa" del mondo e, questo, non poteva essere né tollerato né permesso.
Martin Luther King andò incontro alla morte violenta a causa della sua ultima lotta, tutta spesa, alimentata dalla "campagna dei poveri" che, in quella "primavera 1968", vide convergere verso la capitale statunitense, tutti i diseredati di tutte le regioni e di ogni colore della pelle con la speranza-certezza di raggiungere il cambiamento da ottenere attraverso una "rivoluzione  costituzionale" quella che passava attraverso l'adozione di una Carta dei diritti economici per gli "svantaggiati" - come li chiamava il reverendo - , rivoluzione da compiersi attraverso l'introduzione per legge del "salario minimo garantito".
Ma non solo.
Martin Luther King era sempre più convinto che democrazia volesse dire "più partecipazione collettiva" e questa doveva maturare attraverso la partecipazione di comitati di poveri al processo legislativo.

Tutto questo allarmava capitalisti e reazionari nonché i sostenitori della segregazione razziale e, attraverso queste paure che matura l'abbattimento violento di un grande rivoluzionario. Un nero. Un grande uomo.
-Fine Seconda Parte -
(Fonte.:monde-diplomatique)
Bob Fabiani
Link
-https://www.monde-diplomatique.fr;
-www.thekingcenter.org;
-https://blacklivesmatter.com

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