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giovedì 21 gennaio 2021

Dieci anni dopo le Rivolte arabe in Africa e Medio Oriente: passato e futuro. Pt.2


 




A dieci anni dalle prime proteste contro i regimi arabi, AfricaLand Storie e Culture africane su cos'è cambiato : arrivando a una conclusione che i cittadini non si fermeranno e presto si aprirà una nuova fase.
Oggi, con la seconda parte, si chiude questa inchiesta.
(Bob Fabiani)



-Maggior consapevolezza

Il bilancio è contraddittorio. La Tunisia e il Sudan sono ancora in una condizione vulnerabile. Yemen, Siria, Libia e Iraq restano impantanati in guerre interne o regionali. Monarchie come l'Arabia Saudita, il Bahrein, gli Emirati Arabi Uniti (e il Marocco e la Giordania in misura minore), vietano le proteste o permettono solo azioni simboliche che non minacciano la struttura di potere.
Le potenze straniere sono spesso coinvolte nelle guerre o nel sostegno ai dittatori arabi. I paesi da tenere d'occhio sono quelli in cui le proteste del 2019-2020 riprenderanno sicuramente appena le condizioni lo permetteranno : Algeria, Libano, Sudan e Iraq. Qui le rivolte hanno strappato piccole concessioni al governo senza ottenere cambiamenti reali nelle strutture dello stato.

In questo momento di pausa, in molti spingono per organizzarsi dal basso a livello nazionale, per creare partiti o movimenti che possano partecipare a elezioni future. E' evidente che i regimi non cederanno e i paesi stranieri non interverranno per salvare le economie. Le élite e i manifestanti hanno capito di essere soli, perché la regione araba ha perso la sua rilevanza strategica. Le potenze straniere che intervengono (come la Russia in Siria n.d.t) lo fanno per mantenere un'egemonia funzionale ai loro interessi.
Il cambiamento meno visibile ma forse più significativo dell'ultimo decennio, che potrebbe definire il futuro del potere politico nelle società arabe, sta nel fatto che le masse e gli indifesi di fronte al potere, ma possono organizzarsi e protestare per tentare di definire il proprio futuro. Questo senso di protagonismo e la consapevolezza di poter cambiare le cose con l'azione politica non erano mai esistiti prima su vasta scala, e oggi pervadono centinaia di milioni di uomini e donne di ogni età.

Quando entreranno di nuovo in azione, probabilmente avranno un impatto maggiore di quello avuto finora.
Le lezioni principali sembrano riguardare gli equilibri di potere tra le forze che si fronteggiano : da una parte i manifestanti che non sono riusciti a padroneggiare le chiavi per il successo; dall'altra l'élite al potere che lotterà per restare al suo posto, anche a costo di governare società in frantumi come quelle di Siria, Yemen e Libia. Il decennio tra il 2010 e il 2020 è la fase più recente e più vigorosa, ma non l'ultima, delle transizioni arabe verso la democrazia e la stabilità.
I conflitti riprenderanno dopo la pandemia perché tutte le condizioni alla base della disperazione dei cittadini, che hanno dato l'impulso alle rivolte, continuano a peggiorare. Man mano che il benessere crolla e la povertà e la vulnerabilità si estendono a più del 70 per cento della popolazione, la fiducia nei governi si dissolve e il sostegno popolare alle rivolte cresce. Un sondaggio condotto dall'Arab center for research and polycy studies, con sede a Doha, mostra che un arabo su cinque vuole emigrare e che circa la metà valuta negativamente l'operato del governo.
Questo spiega come mai il 58 per cento degli abitanti della regione consideri positivamente le rivolte, e perché nei quattro paesi in cui le proteste continuano il sostegno oscilli tra il 67 e l'82 per cento.
Dovremmo considerare le sollevazioni rivoluzionarie arabe come elementi drammatici nel processo di costruzione dello stato cominciato un secolo fa, che non si è mai consolidato perché i cittadini non hanno avuto l'opportunità di plasmare le decisioni sui valori e le politiche nazionali. Le rivolte hanno lanciato il messaggio che i cittadini hanno bisogno di benessere, opportunità e sicurezza materiali, ma anche di beni intangibili come dignità, rispetto, voce e identità.
Ora che paesi arabi entrano nel secondo secolo di costruzione dello stato, i cittadini impazienti e determinati che tra il 2010 e il 2020 si sono battuti per una vita migliore continueranno a farlo per poter finalmente esercitare il diritto all'autodeterminazione delle loro nazioni.
(Fonte:alaraby)
Fine
Bob Fabiani
Link
-www.alaraby.co.uk
  






  


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