Il #10D è la Giornata Mondiale per i diritti umani : si celebra quest'anno il 69° esima giornata che induce - o almeno dovrebbe - sopratutto le classi dirigenti e i leader dei vari governi mondiali in un momento storico dove, si registrano nuovi rigurgiti razzisti perché, nel cosiddetto primo mondo tutto quello che ha che fare con le migrazioni e i migranti sprigiona, istinti cinici, all'insegna dell'odio alimentato dalle destre razziste in Europa come negli Stati Uniti.
La giornata di oggi deve far riflettere e in modo serio se, su scala mondiale si registrano nuove povertà - queste in realtà non riguardano solo i migranti ma vanno a colpire anche i cosiddetti cittadini ricchi che abitano l'occidente civilizzato e moderno - all'ombra dei guasti causati dalla crisi economica-finanziaria che ha colpito (prima gli Stati Uniti e poi l'Europa) ormai più di un decennio fa. E se queste nuove povertà sono diventate aggressive via via che la crisi costringeva i Paesi a cedere sul fronte delle politiche d'austerità pretese dai falchi del neoliberismo che non hanno minimamente pensato che, insistendo con queste politiche negative si prestava il fianco alla drastica riduzione delle libertà (individuali e collettive) finendo per essere negate anche a coloro che nel frattempo arrivavano qui, in Europa (compresa l'Italia) si trovavano alle prese e in balia di sfruttatori e imprenditori anch'essi sostenitori di quel "capitalismo d'assalto" favorendo i "nuovi schiavi" in un contesto di sostanziale "lavoro negato".
Quando ci si interroga da dove prendono linfa (e fiato) i vari populismi (spesso e volentieri infoltendo le fila delle peggiori destre suprematiste e sovraniste in chiavi anti-europea n.d.t) si deve riflettere su queste e altre emergenze ma non tanto per lasciare le cose così come sono ora ma, in realtà per cambiare. Radicalmente.
I diritti non bastano mai
Il bilancio tanto atteso è per il prossimo anno, il 2018 quando la Giornata Mondiale per i Diritti Umani raggiungerà il 70esimo anniversario della Dichiariazione Universale dei diritti umani. Ma anche oggi alla prevista conferenza ONU di Parigi - #10D - , nella Giornata mondiale dedicata a questo tema, emergeranno le minacce internazionali alla dignità degli individui.
Ma gli ultimi 365 giorni di questo 2017 segna una serie di soprusi a danno dei migranti e alle centinaia di omicidi di attivisti dei diritti umani denunciate a più riprese da Amnesty International; dai governi dittatoriali alla condanna dell'omosessualità in oltre 70 Paesi, fino all'accesso a istruzione, cibo e cure mediche che per molti resta un miraggio.
"Un quadro disastroso", lo ha definito il Commissario ONU per i diritti umani, il giordano Zeid Ra'ad Al Hussein.
Tra le libertà negate, ce n'è una che è esplosa con la crisi economica globale: la libertà del bisogno. Quell'indigenza che, per il Relatore Speciale ONU su estrema povertà e diritti umani, Philip Alston, espone a troppe violazioni: stupri, prevaricazioni della polizia, fino alla manipolazione della politica.
Se è vero che la miseria s'è più che dimezzata dal 1900, oggi però continua ad affliggere 836 milioni di persone, sopratutto in Asia e Africa. Ma anche l'Europa ne soffre, con oltre 117 milioni di abitanti a rischio d'esclusione sociale. E in Italia, se nel 2005 le famiglie povere erano il 3,6%, oggi raggiungono il 6,3%: 4,7 milioni di individui che non riescono a pagare affitto, cibo, spese per i figli e altri beni e servizi necessari per una vita dignitosa. Con un nuovo allarme tra i giovani: "Per gli under 35, in 12 anni la povertà è quasi triplicata, dal 3,2% al 10,4%", spiega l'esperto Istat Federico Polidoro. "E tra i minorenni è passata dal 3,9% al 12,5%".
Ci sono poi i working poor: la miseria non è più tipica dei disoccupati, ma ormai riguarda il 12,6% degli operai (contro il 3,9% del 2005) e dei lavoratori autonomi (dal 2,3% al 6,/7%).
Inedite angustie post-crisi che, inasprendo gli animi, innescano un circolo vizioso di derive liberticide: secondo il centro studi Epicenter, se prima in Europa i partiti neofascisti erano appena all'1%, oggi superano il 12% dei consensi, con picchi oltre il 60% in Polonia e Ungheria. Presagi non certo confortanti per la cultura generale dei diritti umani.
(Fonte.:amnesty;un)
Bob Fabiani
Link
-https://www.amnesty.org;
-www.un.org/en
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