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martedì 19 dicembre 2017

Madagascar , l'isola dalle intense emozioni (africane)









Il Madagascar è stato insulare situato nell'oceano Indiano, a largo della costa orientale dell'Africa, di fronte al Mozambico. L'isola principale anch'essa chiamata Madagascar, è la quarta più grande isola del mondo.

Arrivare in questa parte di Africa è un'esperienza unica. Magica. Non si tratta della solita "frase fatta" ma della pura e semplice verità che, naturalmente è facilmente riscontrabile in quanti si siano recati nella "Grande Isola", "l'Isola dalla Terra Rossa", almeno una volta nella loro vita (e magari per chi ancora non ha avuto questa possibilità, garantiamo che un viaggio in Madagascar può cambiare la vostra prospettiva, in tutti i sensi, non ultimo quello ecologico n.d.r).

Il Madagascar è un paese unico: qui troverete il 5% di tutte le specie animali e floreali conosciute dall'uomo e, per di più solo qui, li troverete tutti in unico paese. Fra gli esempi più noti di questa biodiversità eccezionale ci sono l'ordine dei lemuri, le numerose specie di camaleonti e la magia senza tempo e infinita dei baobab.













A questo straordinario patrimonio di flora e fauna corrispondono paesaggi spettacolari incredibilmente eterogenei: percorrendo appena 300 km si può passare dalla foresta pluviale al deserto. Sono pochi al mondo, i paesi che sanno offrire questo spettacolo assolutamente indimenticabile, laddove davanti ai vostri occhi di viaggiatori si manifesta superba e fiera, l'immensità dell'Africa.

Un discorso a parte lo merita il meraviglioso ed ospitale popolo del Madagascar : i malgasci.


Etnie del Madagascar 

In Madagascar si distinguono 18 gruppi etnici principali prevalentemente di origine mista asiatica e africana, con elementi arabi ed europei. Solo una minoranza, collocata principalmente sugli altopiani, ha tratti somatici e culturali spiccatamente asiatici.
Recenti ricerche inducono a pensare che l'isola sia stata inizialmente colonizzata da popolazioni di provenienza malese, giunti in questa parte d'Africa fra i 2.000 e 1.500 anni fa.
Studi approfonditi sul DNA delle popolazioni malgasce mostrano origini per metà circa, malesi e per metà africane, con alcune influenze arabe, indiane ed europee sopratutto sulle coste.

La lingua che si parla in Madagascar è il malgascio (oltre naturalmente al francese retaggio della colonizzazione della Francia) presenta un vocabolario sovrapponibile al 70% a quello Ma'anyan (lingua parlata nella zona del Kalimantan centrale, sull'isola del Borneo in Indonesia) e viene parlato nella regione del fiume Banito nel Borneo meridionale. I tratti orientali sono presenti sopratutto negli altopiani centrali, e corrispondono alle popolazioni Merina (3 milioni di malgasci, il più grande gruppo tribale del Madagascar) e Betsileo (2 milioni a rappresentare il gruppo etnico diffuso nella parte meridionale degli altopiani centrali del Madagascar e, rappresentano  il 12% della popolazione malgascia. Il nome Betsileo significa "i molti invincibili").
La gente della costa (detta cotiens) sono di origine più chiaramente africana (bantu). I più grandi gruppi tribali costieri sono rappresentati dai Betsimisaraka (1,6 milioni): questo popolo si è stabilito sulla costa orientale del Madagascar, il secondo più grande gruppo etnico della "Grande Isola" dopo i Merina e, rappresentano circa il 15% dell'intera popolazione malgascia.
Altro gruppo etnico è rappresentato dai Tsimihety che sono presenti nel Madagascar centrosettentrionale e sono circa 1 milione. Il nome Tsimihety, in malgascio significa "quelli che non si tagliano i capelli": questo popolo usa un particolare dialetto che si distingue in modo marcato dal malgascio ufficiale parlato nel resto dell'isola. Il dialetto parlato dai Tsimihety presenta un maggior numero di influenze arabe e francesi.
Un altro popolo malgascio è rappresentato dai Sakalava originari della regione di Isaka.



Appunti di viaggio dal "Taccuino personale" di Bob Fabiani*





 

                                                     Disordine organizzato
                                                   (gesti quotidiani malgasci)


A una prima superficiale vista - del tutto parziale -
non si può fare a meno di notare alcune cose che,
mi inducono a pensare che, questi gesti - non si sa quanto voluti ma,
certamente ripetitivi, in quanto quotidiani
possono essere "presi a prestito"
per "ricostruire" una o più "giornate della società africana e malgascia in particolare.

L'impressione che ne ricavo è la seguente:

  1. un infinita massa di persone che "vaga senza una meta";
  2. disorganizzata e disomogenea;
  3. sono rappresentate tutte le "fasce d'età senza distinzioni"... di sorta;
  4. questa enorme massa di persone è in perenne movimento.

Nel momento esatto in cui ho appena terminato di scrivere l'ultima frase sul taccuino mi rendo conto di quanto siano "parziali" - nel senso che sono tipiche di "certa mentalità occidentale" queste "note di viaggio".
Se,
viene appurato (come ho appurato) che questa enorme massa di persone  - dal primo mattino a sera inoltrata - si muove,
allora,
vuol dire che una meta esiste, è reale.

                                      ***


La "sete di informazione" mi assale lasciandomi senza via d'uscita: devo cercare di capire di più delle usanze e del sistema di vita di questo popolo meraviglioso che è quello malgascio.
D'istinto mi dirigo nella piazza (quella che presumo sia quella centrale) di questo posto chiamato: Nosy Be.
E' qui che questa enorme "fiumana di esseri umani" è diretta.

Scopro con molto interesse che proprio intorno a questa piazza che si svolge (per intero) la giornata.
Per una serie di ragioni:
  1. il mercato;
  2. una serie di esercizi commerciali (certo gli "standard" sono a un livello modesto se non del tutto insufficiente ma, qui, in questa Africa che si affaccia sull'oceano indiano e parla un dialetto africano affascinante che tutti chiamano "LINGUA MALGASCIA" con importanti venature di francese...retaggio della "stagione coloniale"; nessuno sembra farci caso, più di tanto. Questo è un lusso da occidentali e... da...bianchi in particolare mentre qui, nell'anno di grazia 2013 c'è tutta una comunità che deve inventarsi qualsiasi cosa, ogni "utile stratagemma" per sbarcare il lunario;
  3. davanti a questi esercizi commerciali nel limite ben marcato di marciapiedi e dedali di vicoli improvvisa alla mia vista si materializza un altro Sud.
  4. Sud a me familiare. Ecco le "Gran Mama africane" che espongono le loro mercanzie.

                                                ***


Per lo più
sono prodotti culinari e
cotti al momento.
Mi fermo per un istante e,
se chiudo gli occhi
potrebbe benissimo trattarsi di Napoli,
la "Napoli porosa"
dei Quartieri Spagnoli... la Napoli
di via Toledo
e delle "donne brune e zingare"
fermo immagine
di lontani anni Cinquanta.

                                  ***


Senza motivo si materializza sul mio volto un accenno di sorriso
che riesce a stabilire un contatto umano con queste donne che applaudono
il mio gesto...semplice e antico: in fondo - penso in quei frangenti - è lo stesso "battito del cuore del Sud",
di questo Sud che seppure lontano 14 mila chilometri, 
in realtà,
è più vicino, solidale di quel che posso pensare.
E' Africa ma può essere benissimo Napoli,
è Madagascar e sa regalarmi emozioni intense e uniche
proprio come la città di Partenope.

*Scritto a Nosy Be tra il 3 e il 7 settembre 2013
(Bob Fabiani)    

                                             

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