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mercoledì 9 gennaio 2019

#MDG2018: Vince Andry Rajoelina (fu vera gloria?)





Al termine di un anno vissuto pericolosamente, il #Madagascar ha eletto il nuovo presidente dopo due turni elettorali con molte ombre e poche luci, i cittadini malgasci, nella giornata di ieri #8Gennaio2018, l'HCC - ossia l'Alta Corte Costituzionale ha emesso la sentenza : Andry Rajoelina è stato ufficialmente eletto come nuovo (vecchio) presidente con il 55,66% (2.586.938 milioni di voti) mentre, il suo storico rivale di sempre (e a sua volta ex presidente) Marc Ravalomanana conquista il 44,34% (per un totale di 2.060.938 di voti).

Questo il responso del #ballottaggio del #19D.


-La conferma dell'HCC dei risultati CENI






C'era molta curiosità per l'annuncio definitivo dei risultati elettorali dal momento che, la stessa HCC avevano da vagliare tutte le domande di ricusazione dei risultati elettorali (in tutto ben 305!) e, alle quali, i giudici, pur rispondendo su ogni singolo caso, alla fine, non hanno ritenuto di disconoscere l'esito finale e del relativo trionfo di Andry Rajoelina.

Nessuna richiesta di invalidare le elezioni del 2018 e ora Andry Rajoelina può gustarsi queste ore di trionfo sapendo perfettamente che arriveranno giorni e mesi difficili.
Intanto si apprende che il giuramento è in programma per la fine di Gennaio e, il mandato, come di consueto durerà 5 anni.

E Marc Ravalomana?

Dopo le manifestazioni dei fine Dicembre 2018 e del 3 Gennaio 2019 con i supporter dell'ex presidente uscito sconfitto dal #ballottaggio si sono perse le tracce : a ridosso dell'ufficialità della vittoria certificata prima dalla CENI e poi, scrupolosamente ratificata anche dall'HCC, non c'è stata alcuna reazione.

-La promessa di Andry Rajoelina 




Il nuovo presidente malgascio seppure aveva già capito da molti giorni di aver vinto la tornata elettorale #mdg2018 ha aspettato l'ufficialità per rilasciare alcune dichiarazioni, le stesse che si usano in queste occasioni.

"Voglio essere il Presidente di tutti i malgasci" .

Una dichiarazione banale quanto di difficile attuazione per una serie di ragioni : vediamole in dettaglio.

-Prova difficile

La dichiarazione del neoeletto presidente del Madagascar racchiude in se tutte le insidie e le difficoltà della prova che l'attende nei prossimi 5 anni. 
La #GrandeIsolaDallaTerraRossa è attesa in questo anno appena agli albori da una serie di insidie che potrebbero avere esiti al momento non facilmente pronosticabili. Certo, da questo nuovo-vecchio presidente ci si aspetta coraggio e determinazione nonché intraprendenza verso quella richiesta di cambiamento più volte invocata e mai arrivata al capezzale del popolo malgascio costretto a vivere tra indicibili difficoltà.

Cosa ha intenzione di fare Rajoelina?

Saprà fare gli interessi di tutti o solo quelli riconducibili ai diktat dell'FMI?







-Anno elettorale fallimentare


Il 2018 rimarrà negli annali della storia malgascia come un anno da dimenticare e fallimentare.
Si è visto di tutto: incompetenza, corruzione, demagogia e inganno nei confronti del popolo malgascio. Gli attori principali sono stati i politici (senza distinzioni) e i loro solidali; annidati, arcignamente, tra le file della 'Casta Politica' che hanno condotto le danze nel loro campo preferito : le elezioni presidenziali.

Lista elettorale incompleta


L'obiettivo dichiarato era di arrivare a 10 milioni di elettori, la CENI ne ha registrati 9.913.599 dato del Settembre 2018. Peccato che il Madagascar ha circa 25 milioni di abitanti, età media, appena 18 anni. E allora dove sono i 2 o 3 milioni di votanti scomparsi : ossia, 1 votante su 5?

La domanda è rimasta lettera morta: né la CENI ha potuto spiegare questo fenomeno che però racchiude in sé tutti gli equivochi e altrettante insidie che ora attendono la #RedIsland.

Come se tutto questo non bastasse: molti elettori-cittadini (durante il 1°turno n.dt), hanno denunciato la mancanza del loro nome nell'elenco elettorale nei seggi dislocati in tutta la #GrandeIsolaDallaTerraRossa.

Proseguendo poi nell'analisi dei nudi numeri bisogna registrando la flessione (fisiologica) del 2° turno: al #ballottaggio del #19D, 3 cittadini su 5 non si sono presentati ai seggi, determinando l'affluenza al voto ben al di sotto della soglia accettabile - ossia quella del 50% - e fissandola, definitivamente su un deludente 48%. Eppure gli osservatori internazionali n(tutti nessuno escluso) dall'Organizzazione Internazionale della Francofonia (OIF) all'Unione Africana (UA), la SADC (Comunità per lo sviluppo dell'Africa Australe) e l'Unione europea (UE) hanno fatto a gara per promuovere l'organizzazione della macchina elettorale malgascia.

Di strappo in strappo si è arrivati allo svolgimento di una pessima Campagna Elettorale tutta giocata tra ipocrisia e illegalità.
Nessuno dei candidati alla poltrona della Repubblica del Madagascar ha ritenuto di dover rispettare le regole e, sono stati inascoltati i ripetuti accorati appelli della società civile che chiedeva trasparenza e tracciabilità dei fondi usati durante la campagna elettorale per le #Presidenziali2018.

Le denunce e i sospetti dei cittadini hanno fatto riferimento all'utilizzo di denaro pubblico, risorse naturali e, gli immancabili investitori stranieri interessati che, il Madagascar, rimanga ben ancorato e allineato ai dettami dell'FMI: non è un mistero per nessuno che entrambi i contendenti del secondo turno, siano comunque favorevoli a politiche che si attestano nell'alveo del neoliberismo e, distante, anni luce dai veri bisogni del popolo malgascio.

La crisi istituzionale

In conclusione, come si diceva quasi all'inizio di questo post, l'anno 2018, ha visto un profondo, inquietante deterioramento della vita politica nell'Isola. Gli spazi di vera democrazia vanno restringendosi sempre di più: e più gli attori principali si macchiano di indicibili atti di corruzione e intimidazione più si arrogano il diritto di godere dei loro diritti civili, oltre a stare sempre e comunque nei posti chiave del Potere, potendo sfruttare la loro completa impunità giudiziaria.

E allora cosa potrà mai fare Rajoelina nei prossimi 5 anni?

A nostro avviso sono due le mosse fondamentali da compiere: il nuovo presidente deve smarcarsi dall'essere ostaggio della 'Casta Politica' per porre fine all'impasse democratica e, allo stesso tempo mettere nella sua agenda politica presidenziale tutte quelle politiche che sappiano dare risposte concrete al popolo malgascio: più sviluppo, equità, trasparenza, salvaguardia dell'ambiente e un Madagascar più democratico per sconfiggere povertà, analfabetismo e sopratutto porre le basi per una 'Rivoluzione Culturale' a favore delle nuove generazioni malgasce.
Soltanto così il Madagascar potrà arrestare il declino.
(Fonte.:midi-madagasikara;lexpressmada;madagascar-tribune;jeuneafrique)
Bob Fabiani
Link
-www.midi-madagasikara.mg;
-www.lexpressmada.com;
-https://madagascar-tribune.com;
-www.jeuneafrique.com
            

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