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domenica 9 agosto 2020

Madagascar tra sogno e realtà








Dopo rinvii su rinvii arrivò il momento della partenza: finalmente avrei posato i miei piedi sulla Terra d'Africa. Il mio progetto di scrivere una storia africana e malgascia stava entrando nella cosiddetta "fase operativa".
Mano a mano che si avvicinava l'ora della partenza, le emozioni invadevano i miei sensi: presto avrei visto con i miei occhi la Grande Isola dalla Terra Rossa.

-L'isola-continente

Nell'immaginario collettivo il Madagascar evoca avventure e luoghi esotici, profumi di spezie, atmosfere e ambienti diversi da quelli familiari.
Che idea abbiamo oggi, noi occidentali ed europei in particolare di quest'isola dell'Oceano Indiano; qui dove è andato in scena il teatro di un'evoluzione straordinaria e definita dal botanico e naturalista francese Philibert Commerson che nel 1771 la ribattezzò "terra promessa dei nauturalisti"?

Queste nozioni "generali" avrebbero fatto da sfondo al mio romanzo ma, in qualche modo era cosciente che la storia "non poteva solo ridursi a questo".
Sarei stato ben attento di non scrivere il "solito libro", l'ennesimo romanzo in cui l'Africa sarebbe stata "solo un puzzle accessorio"... avevo altre idee. Sopratutto sentivo di dover scrivere una storia che fosse vista e narrata partendo da un altro punto di vista.
Nelle settimane precedenti alla mia partenza avevo già riempito i fogli del Moleskine con appunti di "quel che non avrei scritto" nel rimanzo.





I primi europei che visitarono il Madagascar nei secoli scorsi riferirono sopratutto della sua natura insolita, ma allo stesso tempo affascinante, essendosi imbattuti in animali e piante mai visti sino ad allora. Quella natura unica è la stessa che ancora oggi spinge tante persone a visitare il paese antistante la costa orientale dell'Africa anche se, i guasti dei cambiamenti climatici si vedono anche qui.




-Tra Africa e Asia


Quasi tutti coloro che si recano in Madagascar raggiungono l'isola in aereo: naturalmente è stato anche il mio caso. Atterrano nella capitale Antananarivo. La città si estende su numerose colline e le sue strade sono contornate da case in mattoni rossi con balconi. Sulle pendici delle colline continua ancora oggi la coltivazione del riso.
E' una vera e propria metropoli con milioni di abitanti, Antananarivo si distingue nettamente da altre capitali africane: nelle stradine e nei vicoli del centro si affollano individui con radici africane e asiatiche.
La città è un crogiolo in cui si mescolano i vari gruppi etnici dell'isola: nel corso dei secoli il Madagascar è stato abitato da molte etnie. Oggi si riconoscono ufficialmente 18 etnie ma, tuttavia, ve ne sono altri, perlopiù, si tratta di gruppi minori, ciascuno caratterizzato da una cultura propria.

Da Antananarivo partono gli itinerari in un paese che funge da anello di congiunzione tra Africa e Asia. Con le sue innumerevoli terrazze coltivate a risaie e la popolazione principalmente asiatica, la regione degli altipiani catapulta i turisti che raggiungono il centro del Madagascar; in un posto vagamente simile all'Indonesia.




Non appena si lasciano queste zone, l'ambiente torna immediatamente africano, sia per l'aspetto della gente che per lo stile di vita. Si possono incontrare agricoltori che attraversano le verdi distese con le loro greggi, altri si dedicano alla coltivazione di frutta e verdura. Dalle coste le barche a bilanciere si inoltrano verso il mare aperto alla pesca quotidiana, mentre su fiumi e canali si utilizzano le caratteristiche piroghe.

-Intense emozioni malgasce

Il Madagascar è in grado di offrire ai visitatori mete così affascinanti e interessanti che forse un solo viaggio non basterà a cogliere tutte le sfumature di quest'isola, la quarta al mondo per grandezza. Ci sarà chi porterà con sé le emozioni delle spiagge tropicali che si estendono su gran parte dei 4828 km di costa, a volte costeggiati da palme di cocco, a volte solitari e deserti, popolati da pescatori oppure, qua e là rallegrati da alberghetti romantici.
Le città del Madagascar sono molto diverse tra loro. Oltre alla pulsante capitale Antananarivo (Tana per i suoi abitanti), dai ristoranti (ne avrei parlato nelle pagine del mio romanzo...) e negozi eleganti, si rimane estasiati visitando le città degli altipiani e gli idilliaci paesini delle zone montane. Tuttavia, mentre gli abitanti della parte centrale della Grande Isola dalla Terra Rossa dormono da un po', nelle grandi città costiere Toamasina e Toliara la vita notturna è già cominciata.

-Una natura unica






Le foreste pluviali della zona Est del Madagascar ospitano innumerevoli specie di animali e vegetali: lemuri e camaleonti circondati da una vegetazione di palme a vite, alberi di felci e orchidee. Nella parte Ovest dell'isola la natura stupisce con i suoi giganteschi baobab, alberi sacri e secolari tuttavia, oggi, messi a rischio dai cambiamenti climatici. Ma è verso la parte Sudoccidentale che lo scenario cambia nuovamente: ecco arrivare improvvisa, la zona arida e semidesertica che, tuttavia, vanta una flora altrettanto incantevole, nonché bizzarra e unica al mondo. Già prima della stagione delle piogge, le piante spinose di questa regione regalano una meravigliosa fioritura, seguita da un verde rigoglioso che spunta dai rami apparentemente secchi dopo le prime gocce. Originarie della zona sono anche piante oggi presenti in molti paesi, come ad esempio l'albero della fiamma, dagli incredibili fiori rossi.
Viaggiare in Madagascar significa essere immersi in intense emozioni malgasce: mi riferisco alle misteriose grida degli indri nella foresta di Andasibe oppure i lemuri  catta mentre prendono il sole sui monti dell'Isalo e per questa ragione porterà quest'isola nel cuore per tutta la vita.


-Appunti di viaggio per un romanzo malgascio (Al mercato Nosy Be di Antananarivo)*





-Introduzione

 Eccomi di nuovo in Madagascar. Stavolta non è più la "meta delle vacanze per eccellenza" (nel mio primo viaggio malgascio ero al seguito di una band Reggae di Lione come blogger-percussionista n.d.t) ma, la capitale Antananarivo.
Quella che si prospetta davanti ai miei occhi è la tipica metropoli africana: a parte la zona esclusiva (quella dei ricchi) - ossia il piccolo roseto ai piedi della scalinata che porta alla città alta (in Place de l'Indépendance dove appena vi posai i miei piedi decisi di ambientare gran parte degli avvenimenti della mia storia - , non mostra "veri segni di sviluppo". Di valorizzazione. Di progettualità.
Il primo impatto con la città avvenne con un volo serale. 
Subito ebbi l'impressione di essermi catapultato in una sorte di "cose sospese". Come se, qualcuno (evidentemente il volere del potere governativo) avesse deciso di lasciare che la città si espandesse pur rimanendo inespressa. Naturalmente sto parlando della parte di città che si prospetta ai miei occhi; nel tragitto che va dall'aeroporto di Ivato alla destinazione prefissata dai miei amici malgasci.


-Capire l'Africa osservando i "mercati popolari"

L'Africa di nuovo davanti al mio sguardo. E' stordente. E' aggressiva, invadente, remissiva. Caoticamente organizzata: non esiste metodo migliore (per osservare) per cercare di individuare come si sviluppa la vita cittadina che guardare (attentamente! in un esercizio di memoria che possa fissare nei miei ricordi ... queste scene di vita cittadina malgascia) due orizzonti visivi:


  • i "mercati popolari" e,
  • l'infernale traffico africano 

una novità assoluta per me. Tuttavia, sono disposto ad ammettere l'errore commesso di frequente da viaggiatori occasionali e non: la presunzione occidentale, del tutto arbitraria, di voler - per forza o per ragione - rapportare tutto al "sistema di vita" del cosiddetto primo mondo, europeo e, sopratutto nordamericano.

Retaggio coloniale, non c'è modo di sfuggire ad esso...






Non c'è nulla da fare: la reazione o se preferite, il "metro di giudizio" rimanda sempre al medesimo punto. Sarà forse questa la ragione per cui, inevitabilmente tutti, a turno, di coloro che si sono spinti fin quaggiù, in Africa, hanno avuto, la presunzione di volerla plasmare, a uso e consumo, degli stati che - a torto o a ragione - si considerano avanzati, civilizzati, in una parola: moderni.
Del resto, se si pensa al cosiddetto "lascito coloniale", non può che ricondurre a questo; il drammatico "prezzo salato" pagato dall'Africa. Mancanza di sviluppo (sociale e politico), totale disorganizzazione per continuare  - sotto altre spoglie - il "giogo del colonialismo".
Si badi bene, ora sono le multinazionali, a dettare legge. E' un capitolo nuovo che ha origine con la "globalizzazione": passaggio primario della "dittatura neoliberista"  che ora, adesso e qui, rischia di ricondurre il Continente Nero - meglio noto cl nome di Africa - esattamente al punto di partenza.

Si potrebbe chiamare "colonialismo di ritorno". E in effetti di questo si tratta. I paesi colonialisti di ieri sono tornati e sono pronti anche a fare la guerra (commerciale). Certo - dicono a parole, nelle conferenze-stampa - , è una "guerra contro il terrorismo jihadista" ma, intanto sta incendiando tutta l'Africa Occidentale. Laddove, il "giogo si fa più sottile", i paesi colonialisti si limitano a sostenere il "despota di turno" che, seppure inizialmente, in modo democratico si è guadagnato la poltrona presidenziale, ora, per non lasciarla più; è disposto a mettere in atto drammatici strappi democratici (è l'eclatante "Caso Burundi", di attualità nei giorni in cui mi trovava sull'isola ... ma non il solo ...) ne il Madagascar?
Più o meno (dal 2009) è in atto una dittatura molto poco invasiva: gli agenti e i militari sono un po' ovunque ma si limitano ad osservare senza intervenire.
Tuttavia si tratta pur sempre di uno "Stato di polizia" destinato, nei prossimi mesi e forse anni; a diventare sempre più asfissiante - causa dell'emergenza internazionale - nell'Isola.

-Al mercato "Nosy Be" di Antananarivo

La Grande Isola dalla Terra Rossa possiede (nel senso che le autorità permettono di possedere ...) alcuni "mercati popolari" dove la cittadinanza (sopratutto quella più povera) arriva per vendere e compare, piccole mercanzie.
Esistono - per quel che ho potuto constatare anche attraverso testimonianze locali, con l'aiuto decisivo dei miei amici malgasci - due tipi di questi cosiddetti "mercati popolari" (come ce ne sono in tutto il mondo; a Parigi si chiama delle "Pulci"; a Roma semplicemente "Porta Portese" ... anche se poi, proliferano un po' ovunque nei quartieri della città e vale anche per Antananarivo e nel resto dell'Africa ...).
"67 Isuchi". Questo è un mercato da evitare. Pericoloso: qui, evidentemente, si danno appuntamento le bande criminali per "mercanteggiare", indirizzare, veicolare tutti gli "affari clandestini". Della droga e delle armi senza escludere quello della prostituzione. Il numero indica una strada: Rue 67 - quasi a replicare il verso della mitica "Rue 66" statunitense . Qui però, non esiste nulla di romantico e di avventuroso. Casomai, è l'esatto contrario.
Il mercato sorge nel quartiere povero della città. Certo, non è del tutto agevole "cogliere" le sfumature di questo "posto più infernale dell'infernale Antananarivo" perché, i miei amici malgasci, mi consigliano di osservarlo da lontano, per pochissimi istanti.
Quello che intendo dire è che se "Rue 67" è uno dei quartieri più poveri - non ho elementi sufficienti per poter fare una "sorte di censimento oral-visivo" che, tuttavia, risulterebbe pretenziosa, superficiale e facilmente opinabile - non deve a questo specifico tema, la sua fama.
La fama di "mercato pericoloso" la deve anche e sopratutto alla triste piaga della "sparizione" di minori, un triste primato che pone il Madagascar tra i paesi africani più attivi, in uno dei commerci più disumani. 
Qui, in questa parte di Africa, i bambini e le bambine non spariscono - come per esempio nell'Africa Occidentale - per diventare "soldati bambini" ma, come avviene in America Latina, per il contrabbando degli organi.
Il mercato di Nosy Be è molto istruttivo per la mia ricerca sugli usi e costumi della vita sociale malgascia: i miei amici della capitale mi accompagnano di primo mattino davanti al mercato, in modo che io possa osservare uno spaccato della cittadinanza: donne, uomini, bambini si muovono freneticamente dando il via alle contrattazioni. A metà giornata, le donne rientrano: tutto quello che potevano comprare (o vendere) è stato piazzato oppure acquistato. Ora rientrano verso le loro abitazioni. Volti stanchi eppure mi colpisce la vitalità dei loro occhi. E l'incidere dei passi regolari. Sicuri. Decisi.



-Due isole, due concetti








Molti viaggiatori scelgono le isole di Nosy Be, antistante la costa Nordoccidentale, e Nosy Sainte Marie, lungo la costa orientale.

La maggiore delle isole antistante la costa Nordovest del Madagascar è una meta classica del turismo individuale e organizzato fin dagli anni '60. Dopo aver catturato europei affamati di spiagge e di sole, la crisi economica del periodo comunista sotto la dittatura di Ratsiraka alla fine degli anni '70 e nel decennio successivo ha purtroppo progressivamente interrotto il sogno di un turismo fiorente.
Negli ultimi mesi degli anni '90, con l'arrivo degli investitori italiani si registrò un cambiamento radicale. Era fondamentale capire che solo un collegamento aereo diretto con l'Europa avrebbe garantito un impiego ottimale e continuo degli hotel posizionati sul mare. Puntare solo sui vacanzieri di ritorno dal tour non avrebbe giustificato gli investimenti. Di conseguenza, l'aeroporto di Nosy Be venne modernizzato e ampliato, così da poter accogliere voli charter dall'Europa.
Nosy Be ha parecchio da offrire: zone per lo snorkeling e scuole di immersione, una riserva naturale (Lokobe) con lemuri e rettili, una riserva marina (Nosy Tanikely) ed escursioni di più giorni in altri arcipelaghi.
       
-Nosy Sainte Marie

Minuscole baie, bianche spiagge e una vegetazione rigogliosa fanno di Nosy Sainte Marie un vero e proprio paradiso tropicale. Lo sapevano anche i pirati dei secoli scorsi, che decisero di stabilirsi su quest'isola dalla posizione strategica.
Assetati di ricchi bottini, nel XVII-XVIII secolo si appostarono qui in attesa di mercantili provenienti dall'Asia.

-Guida alle foto


  • Penisola Masoala (Est Madagascar)
  • Giardino zoologico-botanico di Tsimbazaza (Tana)
  • Foresta pluviale e spinosa, Parco Nazionale Andohahela
  • Parco Nazionale Isalo, il Canyon Des Makis
  • Ambositra cittadina degli altipiani
  • Baia Antongil, isola di Nosy Mangabe
  • Nosy Iranja
  • Nosy Sainte Marie
  • Nosy Be market Antananarivo
 


*Appunti di viaggio tra Novembre-Dicembre 2015, Antananarivo
(Fonte.:africalandilmionuovoblog)
Bob Fabiani
Link
-https://africalandilmionuovoblog.blogspot.com/al-di-là-di-ogni-ragionevole-dubbio-il-romanzo     
     

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