Due giorni dopo l'assasssinio del Presidente della regione di Amhara e del capo dell'esercito etiope, le circostanze e le motivazioni di questi due attacchi restano poco chiari.
AfricaLand Storie e Culture africane prova a leggere gli scenari (e il clima) che si stanno vivendo in Ethiopia.
Acclmato per le riforme intraprese sia all'interno che all'esterno del paese da quando è entrato in carica, aprile 2018, Abiy Ahmed affronta una delle sue più grandi sfide, sedendo sullo scranno spettante al Primo Ministro.
A 42 anni, Ahmed è il più giovane leader del continente.
Uno dei suoi primi ordini ha destato enormi dibattiti in tutta l'Ethiopia, avendo dato disposizione di costruire un museo digitale per celebrare la storia del paese e, in abbinato, un parco a tema etiope e uno zoo con 250 animali : secondo il premier di Addis Ababa tutto questo attirerà ogni giorno migliaia di visitatori.
"Questo è il prototipo della nuova Ethiopia", commenta l'ex ufficiale dei servizi segreti militari laureato in ingegneria informatica.
"Rispetto ad altri miei colleghi ho già realizzato molte cose. Ma non sono neanche l'1 per cento di quelle che ho in mente".
Un Primo Ministro in uniforme militare parla alla TV di Stato dopo il tentato colpo di Stato
Fin dall'inizio del suo mandato, Ahmed è ben conscio dei pericoli del cosiddetto "federalismo etnico" (ne parleremo più avanti in questo stesso post; n.d.t) e, per questa ragione ha voluto subito chiarire : "Quanto è avvenuto nella notte tra sabato e domenica è un chiaro tentativo di colpo di stato".
Evidentemente, le violenze intercomunitarie degli ultimi mesi, hanno avuto il loro sbocco (naturale?) ad Ahmara. Gli attacchi infatti sono stati lanciati in simultanea : un gruppo di uomini armati ha aperto il fuoco durante una riunione di funzionari locali nella capitale (Regione Ahmara) causando la morte del presidente di quella stessa regione, Ambachew Mekonnen e del suo consigliere, Ezez Wassie, nonché del procuratore generale locale, Miggaru Kebede.
Poche ore più tardi, ad Addis Ababa, il capo - staff Seare Mekonnen è stato ucciso nella sua abitazione da una delle sue guardie del corpo.
Questo assassinio è di gran lungo più inquietante.
Appare chiaro che siamo di fronte a una rivolta tutta interna alle gerrarchie militari : Ahmed, è stato molto criticato dai vertici delle forze armate, sempre a causa delle riforme avviate che, secondo molti generali, imporrebbero "paghe da fame, questo deve finire", dissero qualche mese fa (era l'aprile scorso) accerchiando, minacciosamente, il premier etiope.
Tuttavia, Seare Mekonnen era uno dei pochi generali del Fronte popolare di liberazione del Tigray (TPLF), il partito che aveva dominato la politica etiope dalla caduta di Derg nel 1991, per sostenere le politiche riformiste di AbiyAhmed.
Possibili cause di un #ethiopiacoup
Al centro di questo caos etiope ci sono le riforme che potrebbero portare progressi per tutti. Eppure in Ethiopia, in molti si chiedono : "Negli interessi di chi vengono portate avanti le riforme promosse dal premier Abiy Ahmed? Per che genere di società hanno lottato gli etiopi?" - scrive sul sito Africa is a Country, Stephanie Jay e aggiunge "Fin dall'inizio, nel 2015, le proteste esplose tra i giovani poveri provenienti dalle campagne della regione dell'Oromia hanno dato voce a rivendicazioni sulla classe e l'identità, e hanno sfidato molteplici forme di oppressione, sfruttamento e discriminazione. I manifestanti hanno compiuto attacchi contro le fabbriche, sopratutto quelle nate dalla collaborazione tra investitori stranieri ed élite locali, accusate dagli abitanti della ragione di essersi accaparrate le terre in modo indiscriminato senza offire opportunità di lavoro agli abitanti del posto. La rivolta ha sempre rivendicato anche diritti politici, accanto a quelli economici".
In Ethiopia negli ultimi 20 anni la povertà è calata dal 45,5 per cento del 2000 al 23,5 per cento del 2016, nonostante la popolazione sia cresciuta da 65 milioni di abitanti nel 2000 a 100 milioni nel 2016, scrive ancora Jay : "L'Ethiopia ha uno dei più bassi coefficienti di Gini (l'indice della disuguaglianza di reddito) dell'Africa, molto più basso del vicino Kenya, paese del 'libero mercato'. Gli investimenti nei servizi sociali e a favore delle fasce povere hanno garantito un'istruzione primaria al 100 per cento della popolazione, una copertura sanitaria al 65 per cento. La realtà è che far uscire dalla povertà una popolazione che dovrebbe raddoppiare nei prossimi 30 anni continuerà a essere un compito di portata storica per il governo etiope. Affidandolo solo al 'libero mercato' e al settore privato, si rischia di lasciare indietro decine di milioni di persone. Se i salari rimarranno bassi e il lavoro continuerà a essere in larga misura informale, la povertà non diminuerà, anzi cresceranno le disuguaglianze".
Apparentemente la descrizione della situazione sociale etiope sembrerebbe non avere nulla a che fare con il tentato golpe dello scorso sabato ma, in realtà "ingloba" un certo malcontento che serpeggia sia nella società civile sia nelle gerarchie militari. Con l'azione di sabato, la sfida è iniziata. Se Ahmed, vorrà portare a compimento le sue riforme (anche sfidando la costituzione etiope n.d.r) la strada è tracciata : il Primo Ministro vuole la trasformazione a tutti i costi, e allora, dovrà vedersela con il federalismo etnico (appunto sancito dalla Carta costituzionale) andando ad accendere la miccia di una guerra civile.
Abiy Ahmed potrà ottenere dei progressi solo se l'Ethiopia adotterà un diverso tipo di federazione, territoriale e non etnica, in cui l'accesso ai diritti in un'unità federale sia sancito non su base etnica ma dalla residenza.
Un accordo del genere permetterà agli etiopi di allontanare i rischi di una dittatura.
L'attacco di alcuni quadri militari mirano a scalzare Ahmed proprio perché temono che il premier riesca nell'impresa di abbattere il federalismo etnico che potrebbe oetterli per sempre in un angolo.
(Fonte.:jeuneafrique;africasacountry;nytimes)
Bob Fabiani
Link
-www.jeuneafrique.com;
-https://africasacountry.com;
-www.nytimes.com
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