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venerdì 21 giugno 2019

Quei #Migranti intrappolati ad #Agadez (la città stravolta per i diktat dell'Unione Europea)* Pt.2







AfricaLand Storie e Culture africane continua la pubblicazione del #Reportage da #Agadez, la città alle porte del Sahara.

In occasione del #WorldRefugeesDay2019, l'UNHCR, ha reso noto in un repporto del 2018  che sono oltre 70milioni le persone, i #Migranti e i rifugiati, a fuggire da guerre e persecuzioni.

La metà sono minorenni.
(Bob Fabiani)


Migranti intrappolati nella rete di Agadez*


"I sostenitori della legge insistono nel precisare che la legge colpisce i passeur e non i clienti. Ma per questi ultimi, che spesso hanno lasciato tutto nella speranza di raggiungere di raggiungere la Libia, l'Algeria, l'Europa, le conseguenze equivalgono a una punizione. Chiunque non possa dimostrare la propria nazionalità nigerina e viaggi verso Nord da Agadez a Dirkou, ossia a centinaia di chilometri dalla frontiera con l'Algeria e la Libia, è considerato come un aspirante all'immigrazione clandestina. Ormai, un semplice sospetto basta a rispedire il malcapitato verso il Sud del paese, in alcuni casi dopo una breve visita alle prigioni.
"In realtà, l'applicazione della legge ha comportato un implicito divieto a spostarsi a Nord di Agadez (...). Inoltre, la mancanza di chiarezza nel testo e la sua applicazione repressiva  - invece di assicurare la protezione  delle persone -  hanno determinato la criminalizzazione di tutte le migrazioni e spinto i migranti a nascondersi, esponendoli maggiormente agli abusi e alle violazioni dei diritti umani", osservava a ottobre 2018 il relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani dei migranti, Felipe Gonzalez Morales, al termine di una missione in Niger (3).

Per l'Europa, questa politica è un successo. Ma a che prezzo? Secondo Eucap Shael Niger, in tre anni, gli arrivi in Italia sono crollati dell'85%. Il numero di migranti transitati per Agadez sarebbe passato da 350 al giorno nel 2016 a meno di 100 nel 2018. Al posto di blocco di Séguédine, una località situata nel deserto tra Dirkou e la frontiera libica, il numero di persone registrate è passato dalle 290.000 del 2016 alle 33.000 del 2017. Eppure, come spesso capita di fronte a un divieto, l'attività non è cessata. Gli attori si sono semplicemente attrezzati per sparire dai radar, rendendo difficile una stima dei flussi. Secondo un ricercatore che vive in Niger e segue da vicino l'evoluzione  delle rotte (che ha chiesto di restare anonimo), "sono stati colpiti sopratutto i 'piccoli' trasportatori; i 'grandi', forti dei contatti politici e dei mezzi per corrompere  le forze di sicurezza, vanno avanti". In questo paese, in cui dilaga la corruzione, poche decine di migliaia di franchi Cfa a passeggero bastano per comprarsi il silenzio delle pattuglie.



Passeggeri abbandonati nel deserto





  


Il visibile è diventato invisibile e quindi incontrollabile: i percorsi, modificati per sfuggire ai controlli, sono più pericolosi; i "ghetti" di Agadez, grandi case dove i migranti ricevono vitto e alloggio, sono diventati illegali e assumono, a volte, l'aspetto di prigioni da cui gli occupanti non possono uscire senza correre il rischio di essere scoperti; i prezzi sono triplicati; i trasportatori, sorpresi dall'avvicinarsi della polizia, abbandonano i passeggeri, anche minorei, in mezzo al deserto (4). Per gli abitanti della regione, la vita quotidiana è peggiorata. Secondo diversi studi, oltre la metà delle famiglie di Agadez viveva grazie alle attività generate dalle migrazioni, da cui derivavano direttamente 6mila posti di lavoro: passeur, coxer (intermediari), proprietari di "ghetti", autisti... Migliaia di altre persone ne traevano vantaggi indirettamente: cuoche, commercianti, autisti di taxi, e le loro famiglie.

Mohamed Abdul Kader era uno di loro. Nel quartiere posto a due passi dal centro storico, lo chiamano "Boss". Nato ad Agadez 48 anni fa, ha vissuto per un po' in Libia. Ha iniziato a ospitare i migranti alla fine degli anni 1990. Il business era ancora agli albori. Le rotte verso l'Europa, che passavano per la Mauritania e il Marocco attraverso il Mali erano state chiuse a causa della ribellione tuareg (5). Non rimaneva che quella del Niger: Agadez, crocevia di diverse rotte commerciali, è sempre stata un luogo di transito per il sale, gli schiavi, il bestiame...
"Nel 2002, ho aperto un'agenzia di viaggi, racconta Boss. Avevamo una sede alla stazione. All'epoca, i migranti arrivavano sugli autobus eproseguivano per Dirkou sui camion. Da lì, prendevano un 4x4 per la Libia".








Con il passare degli anni, i clienti erano sempre più numerosi.
Boss ha esteso la propria rete: i  suoi contatti lo chiamavano dalla Nigeria, dal Ghana, dal Gambia, dal Senegal e dal Burkino Faso. Dopo aver  accolto i viaggiatori, si occupava di tutto, fino alla partenza: documenti, vitto e alloggio. "Era un'attività di trasportatore abbastanza banale. Bisognava costruire  un rapporto di fiducia tra i clienti, il loro 'tutor' nel paese, con cui avevamo stabilito un contatto, e noi. Bisognava fare le cose per bene, assicurarsi che i clienti arrivassero a destinazione e in buona salute, se volevamo averne di nuovi", spiega, consapevole che l'immagine del passeur oggi è molto diversa...

Quando i candidati all'esilio arrivavano alle porte della città, pagavano una tassa informale ai poliziotti. Dopo aver raggiunto la stazione venivano presi in carico dalle agenzie. Da lì, venivano condotti nel loro "ghetto" (6).
Alla partenza, pagavano nuovamente una tassa per uscire dalla città, che andava nelle casse del comune.
Questa imposta di 1.100 franchi Cfa (1,67 euro) a persona, rappresentava un piccolo gruzzolo.
Le entrate per l'amministrazione comunale potevano oscillare dai 3 ai 7 milioni di franchi Cfa (4.500 - 10.600 euro) alla settimana, con i quali si finanziavano molti progetti.

Le regole erano le stesse ovunque e i prezzi anche: per raggiungere la Libia, servivano 150.000 franchi Cfa (230 euro). Se per un africano è caro, per un nigerino è una fortuna!
"Ho guadagnato molti soldi, riconosce Boss. Nei tempi d'oro, lavoravano pre me quindici persone. Ogni settimana mandavo tra i 400 e i 450 migranti in Libia. Si guadagnavano 5 milioni di franchi Cfa (7.630) alla settimana". 
Tutti i lunedì, giorno di carico, le banche e le agenzie di money transfer erano piene. Il mercato  era in festa".

- Fine Seconda Parte -
*Rémi Carayol
(Fonte.:mondediplomatique)
Bob Fabiani
Link
-www.monde-diplomatique.fr

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