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mercoledì 26 giugno 2019

Quei #Migranti intrappolati ad #Agadez (la città stravolta per i diktat dell'Unione Europea)* Pt.3






AfricaLand Storie e Culture pubblica oggi la terza parte del reportage dalla città nigerina di #Agadez : nelle ultime ore però, dall'altra parte dell'Oceano è arrivata un'altra tragica notizia che coinvolge la "tragedia delle migrazioni"

Prima di addentrarci nell'approfondimento della terza puntata di questo lungo reportage, questo #Blog chiede ai lettori di soffermarsi su questo nuovo capitolo della tragedia dei #Migranti.


In onore e in ricordo di Oscar e Valeria 




Oscar e Valeria, sono i nomi dei due migranti salvadoregni morti, padre e figlia, annegati domenica scorsa, nel tentativo di attraversare il #RioBravo, all'altezza di #Tamaulipas.
E' importante nominarli troppe persone anonime sono morte cercando esattamente la stessa cosa, un futuro...

Per questa ragione AfricaLand Storie e Culture africane dedica la pubblicazione di questa terza parte del reportage in loro memoria.
(Bob Fabiani)


Passeur, un mestiere rispettabile per ex ribelli*


"Tutto era organizzato nei minimi dettagli. Per ogni partenza, le agenzie dovevano consegnare alla polizia un documento di viaggio in cui figuravano i nomi dei passeggeri e la loro nazionalità. I governi sono arrivati a incoraggiare gli ex ribelli tuareg o tebu, che negli anni 1990 avevano imbracciato le armi, a reinventarsi in questa attività per voltare definitivimante le spalle alla guerra.

"Avevano dei veicoli e conoscevano le strade, ma non avevano lavoro...", afferma Mohamed Anako. Dopo essere stato uno dei leader della prima ribellione tuareg (1991 - 1995) è diventato presidente del consiglio regionale di Agadez e ha proposto questa riconversione quando era a capo della Hacp.

"Li abbiamo spinti a investire in questa attività. Abbiamo preso le misure peraiutarli a sdoganare i mezzi e a registrarsi. Era tutto legale e, inoltre, ci tenevano aggiornati su quel che succedeva nel deserto".

Le difficoltà sono iniziate con la caduta di Gheddafi nel 2011. La Guida libica faceva il lavoro dei guardacoste europei. Era quasi impossibile imbarcarsi per raggiungere il Vecchio continente. In compenso, si poteva rimanere in Libia per tutto il tempo che si voleva. Il lavoro non mancava ed era ben pagato.

"Quando è caduto Gheddafi, si sono aperte le porte verso l'Europa. E' stata una boccata d'ossigeno. Arrivavano sempre più candidati", ricorda Boss. Il numero di migranti in transito nella città (di Agadez) parrebbe quadruplicato tra il 2013 e il 2016. In quell'anno la polizia di Agadez aveva censito quasi 70 "ghetti".

Per Boss è l'inizio della concorrenza. Molti  nigerini  che vivevano in Libia sono scappati dalla guerra e dal caos, riconvertendosi in trasportatori di migranti. Non tutti i nuovi arrivati rispettavano le regole stabilite dalla vecchia guardia. Secondo un mediatore sociale erano "banditi fuorilegge" e non esitavano a ricattare i migranti nel bel mezzo del deserto, ad abbandonarli al minimo imprevisto o a venderli alle milizie, appena giunti in Libia - che li avrebbero ricattati a loro volta. Questi atti criminali a cui si è aggiunto il il traffico di prodotti illegali (droga, tabacco, armi), hanno spinto le autorità a reagire e a cooperare con l'Unione europea.




Come la casa di Boss , anche il "ghetto" di Mohamed D., alla periferia della città, si è vuotato. Sui muri del cortile, rimangono le tracce del passaggio di vecchi clienti : un nome, un numero di telefono...

"Non mi resta niente, borbotta il passeur. I miei due mezzi sono stati sequestrati. Ho passato sei mesi in carcere. Non ho più alcuna entrata".

I soldi che ha guadagnato in quel periodo di abbandonanza?

"Mi sono mangiato tutto; insieme alla mia famiglia".

La frustrazione è ancora più grande poiché la legge è arrivata senza preavviso. Nessuno ad Agadez, era stato informato. "Era un lunedì, ricorda un passeur. Tutti i mezzi carichi di migranti sono stati bloccati all'uscita di Agadez. Pensavamo che ci fosse un problema di sicurezza nel deserto. Ma no. Gli autisti sono stati gettati in prigione e i veicoli sono stati sottoposti a fermo. Solo in seguito ci hanno spiegato la legge" Anako dice di non essere contrario a vietare le filiere ma esprime disappunto perché le autorità non hanno tenuto conto della situazione socio-economica della regione  e non hanno predisposto la sua riconversione.

"Sarebbe stata necessaria una transizione per permetterci di trovare una soluzione alternativa. Forse, i progetti finanziati dall'Unione europea daranno dei risultati, ma in quanti anni? Il problema, è che le persone hanno bisogno di un lavoro, oggi. E lavoro non ce n'è".

Negli anni 1980, Agadez, accoglieva migliaia di turisti che venivano da Europa e America per scoprire il deserto del Ténéré, le dune di Bilma e il massiccio dell'Air. La città viveva al ritmo degli aerei a fusoliera larga che atterravano sulla pista del suo aeroporto internazionale. Ma i visitatori sono spariti dopo la seconda ribellione tuareg, nel 2007, e in seguito all'inserimento della città tra le zone rosse ("formalmente sconsigliate") da parte del ministero degli esteri francese. Anche le miniere di uranio sono in crisi, come l'insieme della filiera (7).

Attraverso l'Eutf, l'Unione europea ha finanziato il programma di reinserimento con 8 milioni di euro (il 5% del budget disponibile), per i vecchi attori della migrazione. Quello che è stato definito "piano d'azionbe a impatto economico rapido ad Agadez" (Paiera), non è degno del suo nome. Tutti i "vecchi operatori" del settore a cui sia stata approvata la pratica di riconversione ricevono un aiuto di 1,5 milioni di franchi Cfa (2.290 euro). Ma il processo è lento: sono state esaminate solo 400 domande su 5.000. Ne sono state respinte quasi 1.500, specialmente se a presentarle erano proprietari di "ghetti" e automezzi. Infatti, Bruxelles li considera dei privilegiati  - avendo guadagnato per anni somme colossali rispetto al livello di vita medio dei nigerini -, o peggio, dei criminali. Per i responsabili di Eucap Sahel Niger, bisogna tenere a mente che si tratta "innanzitutto di traffico di esseri umani" e che quanti  ne approfittano "bevono lacrime dei propri fratelli". Ma la realtà vissuta dalle popolazioni è molto diversa, per quanto in effetti vi siano dei delinquenti tra gli ex passeur.  Il ricercatore citato precedentemente precisa che i passeur guadagnavano di certo molti, ma questi patrimoni accumulati erano più che altro il frutto dell'aggravarsi della situazione economica e politica nel Sahel, e non dello sfrontato sfruttamento dei migranti: "I prezzi erano corretti prima della legge. Se hanno guadagnato tutti quei soldi, è per via della portata del fenomeno e dell'elevato numero di clienti".

Bashir Amma, ex passeur, oggi presiede il Comitato degli ex operatori della migrazione, un'associazione che ha creato nel 2016 per fare da tramite tra locatori, autorità ed ex attori della migrazione. Nel suo ufficio, all'interno degli spogliatoi dello stadio di calcio di Agadez dove ogni giorno si allenano le squadre della società che dirige, Amma riconosce le irregolarità commesse nell'esame delle domande: "Alcuni richiedenti non erano neanche ex operatori del settore. Ma, in compeenso avevano i rapporti giusti, appartenevano alla famiglia giusta. Hanno saputo approfittare della cuccagna". L'Unione europea ha sconvolto l'economia locale e generato frustazione. "Ci hanno ingannati, afferma con rammarico. Ci avevano promesso soldi in tempi brevi. A tre anni di distanza, sono stati finanziati 371 progetti... Crediamo che non ci abbiano offerto una revisione, quanto piuttosto un aiuto d'emergenza. Si offrono 1,5 milioni di franchi Cfa a persone che guadagnavano 5 milioni a settimana! E' ridicolo. Come pensate che possano accettarli?".
(Fonte.:monde-diplomatique)

- Fine Parte Terza -
*Rémi Carayol
**Questo scritto è apparso sulle colonne de Le Monde diplomatique
Bob Fabiani
Link
-www.monde-diplomatique.fr 

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