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venerdì 27 dicembre 2019

Libia, la guerra dei droni (mentre truppe Haftar conquistano #AeroportoTripoli)








Mentre il mondo e l'occidente festeggiavano la ricorrenza del natale, in Libia, la guerra civile faceva segnare un'esalation preoccupante. In questi ultimi due giorni sul terreno è accaduto di tutto, in un quadro che vede il paese Nordafricano sempre più coinvolto in una guerra senza eslusione do colpi.

Ma che guerra è quella che si sta combattendo tra le strade di Tripoli e, nel resto della Libia?

In questo #reportage, AfricaLand Storie e Culture africane allarga lo sguardo oltre la cronaca - seppure sempre più drammatica - per cercare di analizzare le "caratteristiche del conflitto" che si sta combattendo in questa parte di Africa.

Un bilancio disastroso

Il quotidiano sudafricano @DailyMaverick ha raccontato le caratteristiche della guerra libica tracciando un bilancio (per forza di cose del tutto sommario) tra gli schieramenti in campo.

Più di mille bombardamenti - che hanno causato decine di centinaia di vittime civili - con i droni, attacchi informatici e propaganda sui social network.
La guerra in Libia - scrivono i reporter del Daily Maverick - mostra come saranno i conflitti del prossimo futuro.

La cronaca delle ultime 72 ore 






Prima di addentrarci sulle caratteristiche della guerra libica facciamo un riassunto su quanto sta avvenendo (e avvenuto negli ultimi giorni).

Fino a poche settimane fa, tutto coloro che si interessavano alla "Crisi in Libia", usavano la formula "guerra per procura", per descrivere le parti in campo che fanno capo a #Serraj e a #Haftar : ma questa formula, negli ultimi giorni appare del tutto superata.

Oggi ci troviamo davanti a uno scenario del tutto diverso : la "guerra per procura" (degli interessi che nulla hanno a che vedere con la Libia ma rimandano ad altri lidi sia in Africa sia in Europa n.d.t) si è trasformata in una "guerra globale".

La prima cosa che salta agli occhi è l'infuriare della guerra civile diventando "egemonia per il controllo del Mediterraneo". A rompere in qualche modo gli indugi ha provveduto la Turchia con il "Sultano del Bosforo" deciso a diventare sempre più protagonista nel conflitto libico.

Tra il 24 e il 25 dicembre, Erdogan non si è nascosto e ha rilanciato il "soccorso messo a disposizione di Serraj" nel tentativo di fermare l'offensiva di Haftar per far capitolare Tripoli e, cacciare, una volta per tutte il governo di unità nazionale non riconosciuto da nessuno in Libia.

Questo lo sfondo su cui ci si è mossi in queste cruciali, drammatiche ultime 72 ore. Tuttavia per capire meglio il complesso quadro del paese Nordafricano è conveniente soffermarci su tutti i protagonisti del conflitto : iniziamo dalla Turchia.

L'nvito di Serraj al "Sultano del Bosforo"

L'invio di soldati turchi in Libia a sostegno del Governo d'Accordo nazionale libico (Gna), sotto assedio da aprile da parte del generale della Cirenaica Haftar, ha ora una data certa. Lo ha rivelato lo stesso Erdogan, non più tardi di ieri 26 dicembre 2019 durante un incontro ad Ankara con i membri del suo partito (Akp).

"Siccome ora c'è un invito, noi lo accetteremo. Presenteremo una mozione per mandare lì le truppe non appena il Parlamento riprenderà i lavori", ha detto il leader islamista, che poi ha aggiunto : "Se Dio vuole, la bozza passerà in Parlamento l'8 o 9 gennaio".

Tuttavia non c'è la conferma di questa richiesta da parte di Serraj, richiesta, secondo quanto ha detto Erdogan, sarebbe stata formulata (e prevista) nel cosiddetto memorandum di sicurezza turco-libico siglato lo scorso 27 novembre.

Erdogan è deciso a entrare in guerra per fermare le milizie di Haftar ma, in realtà questa mossa apre scenari del tutto nuovi spingendo la Turchia verso l'egemonia del Mediterraneo (oltre naturalmente a gettare un occhio se non tutte e due sul petrolio libico n.d.t).


La risposta di Putin e della Russia

A stretto giro di posta, il 24 dicembre, è sceso in campo Putin impegnando la Russia a stoppare l'ingordigia del "Sultano del Bosforo". La Russia evidentemente si fa portavoce delle posizioni di altri paesi che si affacciano sul Mediterrano ossia, la Grecia, Malta e Cipro.

In quelle stesse ore Putin ha rivelato che : "Siamo in costante contatto con la Francia la Germania e la stessa Turchia", senza nemmeno nominare l'Italia.

Quale è la strategia di Putin?

Sostenere Haftar in chiave anti-Ankara e creare un'asse che va dall'Egitto alla Francia passando per l'Arabia Saudita in un pericoloso, irresponsabile allargamento del conflitto che però è la conseguenza dello scenario precedente, ossia, la "guerra per procura".

Le preoccupazioni degli USA

Gli Stati Uniti in queste ultime 72 ore hanno capito che non è possibile avere una posizione troppo defilita sulla "Crisi della Libia" e, in un comunicato della Casa Bianca l'amministrazione Trump fa sapere di "essere molto preoccupati" per l'escalation bellica.

L'annuncio di Haftar

La giornata di oggi rischia di essere il vero spartiacque di questa ennesima guerra civile in Libia. Nel tardo pomeriggio di oggi 27 dicembre 2019 Haftar e il suo esercito (LNA) annunciano il controllo del quartier generale di Stato Maggiore che si trova sull'Autostrada dell'Aeroporto di Tripoli.

Qualche ora più tardi interveniva il portavoce LNA : "Avanziamo decisi e le prossime ore saranno una grande 'sorpresa' siamo a 300m di distanza dai principali quartieri di Tripoli".


La reazione ONU

In tarda serata interviene anche l'ONU annunciando una missione dell'Unione Europea  - guidata dal ministro degli esteri italiano Di Maio - per il 7 gennaio 2020 con l'intento di porre fine all'escalation bellica.


La guerra dei droni

Il conflitto in corso in Libia è molto diverso da quelli combattuti finora nel paese, o nel resto del mondo. Flotte di droni a lungo raggio compiono bombardamenti continui e attacchi haker annunciano la caduta di governi, mentre sui social network la propaganda è incessante.

Da aprile l'Esercito nazionale libico (Enl), una coalizione di milizie dell'esr della Libia che fa capo al maresciallo Khalifa Haftar, è impegnato nelle operazioni per conquistare Tripoli. La capitale libica è controllata dal Governo di accordo nazionale (Gna), che ha il riconoscimento della comunità internazionale ed è sostenuto dalle milizie della Libia occidentale.

Il bilancio è di duemila miliziani e duecento civili uccisi.

Se a combattere e a morire sono i libici, a tirare le fila di questa guerra sono in ampia misura le potenze straniere. La Turchia e il Qatar sostengono il Gna di Fayez al Serraj, mentre gli Emirati Arabi Uniti, l'Egitto, la Russia e la Francia appoggiano Haftar. Gli alleati stranieri hanno offerto a entrambi gli schieramenti supporto diplomatico, equipaggiamenti, personale militare e mercenari. Ma tra i vari aspetti del conflitto libico, l'uso dei droni, gli attacchi informatici e la propaganda sui social network spiccano come elementi di novità che fanno intravedere quali saranno le caratteristiche dei conflitti armati nel prossimo futuro.

Da aprile i droni sono un pilastro del conflitto. Anche se erano già stati impiegati in precedenti occasioni, per esempio dalle milizie affiliate all'Eln nella battaglia del 2018 per la conquista della città di Derna, negli ultimi combattimenti il loro uso è diventato sistematico e determinante sul piano militare. Alla fine di novembre Ghassan Salamé, il rappresentante speciale delle Nazioni Unite per la Libia, ha dichiarato che da aprile gli attacchi condotti da droni sono stati più di mille. Questi apparecchi sono usati per missioni di ricognizione, per colpire depositi di armi e aeroporti e per dare copertura aerea alle unità coinvolte negli scontri urbani.

Per la fornitura di droni il Gna e l'Enl possono contare sui loro alleati. Da maggio a ottobre la Turchia ha consegnato al Gna più di una decina di veivoli di Bayraktar Tb2, oltre alle unità di controllo da terra. Gli Emerati Arabi Uniti hanno fornito all'Enl i droni cinesi Wing Loong II.


Meno costosi degli aerei

I droni armati sono ovunque in  Libia e lo saranno nei campi di battaglia del futuro, sia perché possono compiere attacchi relativamente precisi sia perché sono più economici degli aerei da combattimento. Il prezzo di un Wing Loong II può andare da uno a due milioni di dollari. Il Bayraktar, più caro, costa poco meno di 6 milioni di dollari. Gli eserciti possono perciò comprarli e schierarli piu facilmente, oltre a rimpiazzare quelli abbattuti in combattimento. I droni del Gna sono stati fatti decollare e atterrare su strade, invece che su piste dedicate.

Anche gli attacchi informatici sono usati come armi del conflitto libico. L'incidente più
noto risale ad agosto, quando l'account Twitter del Gna è stato violato per pubblicare un messaggio in cui si dichiarava che il governo si era fatto da parte e aveva affidato la sicurezza all'Enl. In un altro caso, un hacker è riuscito a rubare informazioni da alcuni utenti di Facebook dopo aver creato una serie di pagine fasulle che parlavano delle attività della Turchia in Libia o che imitavano i siti di reclutamento dell'Enl. L'hacker in seguito ha pubblicato documenti segreti delle forze di Haftar e i dati dei passaporti di funzionari di Tripoli.

Come i droni, gli attacchi informatici possono essere usati per essere raggiungere obiettivi bellici. L'hackeraggio dell'account Twitter del Gna ha provocato giusto un po' di confusione nell'opinione pubblica libica, ma se teniamo conto di quanto sono diventati importanti i social network nella comunicazione dei governi appare sempre più concreto il rischio che un incidente simile in futuro possa causare danni gravi.

La guerra in Libia è stata accompagnata infine da campagne di propoganda e disinformazione a opera del Gna, dell'Enl e dei rispettivi alleati stranieri, che fanno di tutto per influenzare l'opinione pubblica a loro vontaggio. Basta ricordare che inizialmente l'offensiva di Haftar su Tripoli si è basata non solo sull'effettiva potenza militare, ma anche su una narrazione che sottolineava la forza dell'Enl e l'inevitabilità della sua vittoria finale. Da quando questa narrazione so è sgretolata di fronte ai fallimenti dell'Enl, la propaganda di entrambi i fronti cerca di ridefinire punti di vista e posizioni dell'opinione pubblica. Così sui social network si pubblicano post che annunciano la conquista di un territorio o l'inevitabile vittoria di uno schieramento, o che denunciano le violenze sui civili commesse dai rivali. Molta propaganda ha origine all'estero : negli ultimi mesi quasi un terzo dei contenuti in rete che parlavano di Haftar venivano dall'Arabia Saudita. Questi contenuti finiscono poi su Facebook e Twitter, che per molti libici sono diventati delle fonti primarie d'informazioni.

Ognuno di questi elementi - droni, attacchi informatici - è già stato usato in altri paesi negli ultimi vent'anni. Ma il caso della Libia è unico, perché sono stati impiegati tutti insieme in un conflitto combattuto in gran parte armati non statali. Per questo potrebbe aiutarci a capire le guerre del futuro, e come le potenze straniere possono intervenire per prevenirle e risolverle.

La Libia ha bisogno del sostegno internazionale per superare la situazione in cui si trova.
(Fonte.:dailymaverick)
Bob Fabiani
Link
-https://www.dailymaverick.co.za  


     

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