I magistrati italiani ricostruisce i giorni e le ore drammatiche vissute da Giulio Regeni nella famigerata stanza 13, quella delle torture e, riesce a ricostruire il ruolo dei cinque testimoni. Esistono 13 sospetti che ancora, a distanza di più di quattro anni; sono ancora ignoti.
Richiamare l'ambasciatore italiano al Cairo, dichiarare l'Egitto paese non sicuro e bloccare la vendita di armi. Sono le tre legittime richieste ieri dalla legale della famiglia Regeni, Alessandra Ballerini, ha ribadito nella conferenza stampa convocata dall'Fnsi (Federazione nazionale della stampa italiana), nello stesso giorno definito dal presidente della Camera Roberto Fico "una tappa fondamentale" verso la verità sull'omicidio di Giulio Regeni.
Ieri la Procura di Roma ha detto la verità. Cosa è successo a Giulio Regeni tra il 25 gennaio e il 3 febbraio 2016. Chi lo ha rapito, torturato e ucciso. Una verità ancora parziale (troppi gli aguzzini ignoti) ma che è il primo tassello di giustizia possibile solo con un atto politico, dovuto a Giulio Regeni e agli egiziani. Ricostruiti i nove giorni passati dal ricercatore nelle mani dei suoi aguzzini.
-La conclusione
Partiamo dalla fine.
"Stamattina (ieri, n.d.r) abbiamo formalmente chiuso le indagini preliminari", ha detto Prestipino, su cinque persone, di cui quattro agenti della sicurezza egiziana, la Nsa. Si tratta di nomi noti in Italia : il generale Tariq Sabir, il colonnello Athar Kamel, il colonnello Usham Helmi, il maggiore Magdi Sharif e l'agente Mahmoud Najem.
-La ricostruzione
Saber, Helbi, Kamel e Sharif sono accusati di sedquestro di persona pluriaggravato, compiuto la sera del 25 gennaio alle 19.51 : "Lo bloccavano nella metropolitana del Cairo e lo conducevano al commissariato di Dokki e poi in un altro edificio privandolo della libertà personale per nove giorni. A Sharif sono contestati altri reati, le lesioni gravissime (non la tortura, inserita solo dopo nel codice penale italiano n.d.t) : sono state cagionate con crudeltà acute sofferenze fisiche che hanno provocato lesioni gravissime e l'indebolimento permanente di più organi, con una serie di strumenti affilati e taglienti, con bruciature e con mezzi contundenti. A Sharif è stato contestato il reato in concorso di omicidio pluriaggravato", spiegano i magistrati.
-La testimonianza
"Ho visto Regeni con due ufficiali e due agenti, c'erano catene di ferro, lui era mezzo nudo e aveva segni di tortura, delirava nella sua lingua", lo ha detto il Teste Epsilon.
Il "teste epsilon" ha visto Giulio morire lentamente. Si tratta di un ex agente, ha lavorato per 15 anni in una villa di epoca nasseriana al Cairo, diventata sede del ministero degli interni e luogo scelto dalla National Security per torturare cittadini stranieri sospettati di attentare alla sicurezza dello Stato africano.
Accade tutto qui.
Alla stanza 13, situata al primo piano, Giulio è stato seviziato.
Ancora dalla testimonianza del Teste Epsilon.
"Molto magro, sdraiato per terra, con il viso riverso con manette che lo costringevano a terra, segni di arrossamento sulla schiena. Non l'ho riconosciuto subito ma 4-5 giorni dopo vedendo le foto sui giornali ho capito che era lui".
-Il movente
Perché Giulio Regeni è stato ammazzato così, se mai una ragione per tanta disumanità ci possa mai essere?
Rispondere a questa domanda non è facile ma, in questo caso facciamo riferimento a uno dei magistrati, Colaiocco.
"L'occasione è legata all'attività di ricerca di Regeni al Cairo. Ma l'elemento scatenante è il finanziamento della Fondazione Antipode, le 10 mila sterline. Per lui era un'idea per aiutare i sindacati indipendenti, del tutto equivocata dal sindacalista Abdallah e dagli agenti indagati. Hanno pensato che volesse finanziare una rivoluzione".
(Fonte:ilmanifesto)
Bob Fabiani
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-www.ilmanifesto.it
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