Il vaccino contro il Covid-19 promette di sviluppare un grande mercato, ma la sfida è garantire l'accesso a tutti.
"All'inizio della pandemia le grandi case farmaceutiche sono rimaste in silenzio, pensando alla lunga storia di risposte alle malattie infettive che si erano rivelate poco redditizie. I primi casi di Covid-19 risalivano a dicembre del 2019, ma solo alla metà di marzo del 2020 alcune aziende hanno annunciato l'intenzione di sviluppare un vaccino.
Un'impresa considerata molto rischiosa, visto che andava realizzata in tempi rapidi, con gli occhi del mondo addosso e con l'eventualità di non fare profitti", scrive il Financial Times. Eppure oggi ci sono 202 aziende che sviluppano vaccini, 47 dei quali sono già alla fase clinica, e sopratutto, osserva il quotidiano finanziario britannico, ci sono possibilità concrete di guadagnarci, favorite dalle dimensioni della pandemia e dai livelli senza precedenti dei fondi stanziati dai governi.
"Molti esperti sono convinti che il Covid-19 resterà in circolazione per anni. Questo significa che il mercato dei vaccini sarà ricco. Per aziende come la Pfizer e la Biontech gli analisti prevedono nel 2021 entrate per 3,5 miliardi di dollari. L'anno prossimo il mercato globale dei vaccini per il Covid-19 potrebbe valere 9,5 miliardi di dollari".
La ricerca del vaccino è stata incoraggiata anche dai generosi finanziamenti pubblici.
"L'AstraZeneca ha ricevuto 1,2 miliardi di dollari, la Johnson & Johnson 1,5 miliardi, la Moderna due miliardi, la Novavax 1,6 miliardi, la Pfizer 1,95 miliardi e la Sanofi / Gsk due miliardi attraverso l'operazione Warp speed, il progetto lanciato dagli Stati Uniti".
Le case farmaceutiche, conclude il Financial Times, hanno anche l'occasione per migliorare la loro immagine, spesso offuscata dagli scandali. Intanto però, scrive Mediapart, "Albert Bourla, l'amministratore delegato della Pfizer, è stato il primo ad approfittare del rialzo in borsa registrato dopo l'annuncio con cui la casa farmaceutica statunitense e la sua alleata tedesca Biontech hanno reso nota l'efficacia del loro vaccino contro il Covid-19. Il 9 novembre le azioni Pfizer sono aumentate e Bourla ha venduto più di 130mila dei titoli in suo possesso, per un importo di 5,5 milioni di dollari. Questo arricchimento personale era premeditato : Bourla aveva autorizzato la vendita delle azioni il 19 agosto, a condizione che raggiungessero un certo livello di prezzo".
Ora, tuttavia, il problema più urgente è fare in modo che il vaccino sia davvero accessibile a tutti. Come spiega Le Monde, "a settembre la ong britannica Oxfam stimava che i paesi ricchi, che rappresentano il 13 per cento della popolazione mondiale, si erano già assicurati il 51 per cento delle dosi dei principali vaccini".
Le case farmaceutiche stipulano contratti direttamente con i governi nazionali, e alcuni esperti ipotizzano prezzi elevati, aggiunge il quotidiano francese.
"L'importo discusso dalla Pfizer-Biontech con il governo statunitense è fissato a 16,50 euro a dose. La Moderna ha stabilito diversi livelli di prezzo, che variano tra i 10,5 e i 15,5 dollari on base al numero di dosi ordinate. La AstraZeneca, invece, si è impegnata a vendere il suo vaccino a circa 2,50 euro a dose".
Alcune aziende, infatti, si sono impegnate a non fare profitti con i vaccini durante la pandemia. E' il caso della AstraZeneca e della Johnson & Johnson. Queste promesse, però, hanno bisogno di alcune precisazioni, scrive il Financial Times.
"La Johnson & Johnson non ha spiegato nei dettagli cosa intende per 'non fare profitti' e, in ogni caso, quando l'emergenza finirà sarà libera dai suoi impegni. In un contratto stipulato con un'azienda che produrrà il suo vaccino la AstraZeneca ha indicato che potrebbe dichiarare finita la fase pandemica a luglio, proprio quando i vaccini cominceranno a essere venduti su scala globale". Si pone, infine, una grande sfida logistica : "Il vaccino della Pfizer può essere conservato a -70 °C in congelatori che costano circa diecimila euro".
Non a caso il 12 novembre, scrive El Pais, il governo messicano ha annunciato che non lo comprerà, "perché non ha l'infrastruttura necessaria per conservare le dosi e distribuirle".
Tuttavia, la lotta per sconfiggere la pandemia globale da coronavirus non potrà essere vinta se, non sasrà data la possibilità a tutti i paesi poveri di accedere ai vaccini : le premesse non sono buone e, come durante i vari lockdown in Africa come nel resto del mondo, questo virus, ha fatto emergere che esistono "cittadini di Seria a e altri di Serie B", portando alla luce gravissime disuguaglianze anche con la distribuzione dei vaccini potrebbe ripresentarsi la stessa situazione. Per questa ragione, al Forum per la pace, è stato lanciato un accorato appello affinché il "Vaccino sia garantito anche per i più poveri" vedremo se sarà così.
(Fonte:ft;mediapart;lemonde;elpais;jeuneafrique)
Bob Fabiani
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