La Negritudine è stato un Movimento Letterario, Culturale e Politico che si è sviluppato nel XX secolo nelle colonie francofone - che ha coinvolto scrittori africani e afroamericani - ma, principalmente si è trattato di una "Rivoluzione culturale" che ha coinvolto (nel tempo) l'intera Africa.
Esponenti di questo movimento (intellettuali, poeti e attivisti del calibro di Léopold Sédar Senghor, Aimé Césaire, Léon-Gontran Damas tra gli altri) si proponevano di affrancare i propri popoli dal complesso di inferiorità imposto dai colonizzatori attraverso l'orgogliosa rivendicazione delle "qualità peculiari propri dei neri" (ossia la loro "Negritudine").
Origine della Negritudine
Fra i precursori del concetto di Negritudine si cita in genere René Maran, autore di Batouala : si tratta del primo romanzo sui neri d'Africa scritto da un autore nero. Tra le altre cose questo romanzo è interamente ambientato in Africa.
Il romanzo ha un chiaro ed esplicito messaggio di rivolta anche se, i detrattori dell'autore si impegnarono a far notare che è "più esplicito nella prefazione che nel racconto stesso".
A parte le varie posizioni ed opinioni al riguardo è però innegabile che questo primo romanzo sui neri d'Africa viene accolto dai giovani intellettuali neri come una rivelazione e una rivendicazione dell'"essere neri".
Il termine negritudine fu usato per la prima volta da Aimé Césaire, un poeta, scrittore e politico francese ma originario della Martinica : era il 1935 quando, nel terzo numero della rivista "L'Etudiant Noir" (Lo studente nero, ossia il giornale mensile dell'associazione degli studenti di Martinica, in Francia), nell'occasione Césaire rivendicava l'identità e la cultura nera contro quella francese, percepita come strumento di oppressione da parte dell'amministrazione coloniale.
A proposito di quello storico numero della rivista si legge : " lo studente nero, un giornale corporativo e di combattimento, finalizzato a porre fine alla tribalizzazione del sistema clan in vigore nel Quartiere Latino! (il quartiere degli artisti e degli intellettuali di Parigi n.d.r) Abbiamo smesso di essere studenti provenienti da Martinica, Guadalupe, Guyana, Africa e Madagascar, per essere uno stesso studente nero".
Il concetto fu poi ripreso da molti altri autori. Fra questi spicca Léopold Sédar Senghor, che in Canti D'ombra (Chants d'ombre, 1945) arricchì l'idea di negritudine opponendo la "ragione ellenica" (ossia, la filosofia greca rappresentata nell'ambito della storia della filosofia occidentale, come, primo momento dell'evoluzione del pensiero filosofico n.d.r) all'"emozione nera".
La corrente letteraria della Negritudine
La nascita di questo concetto si va imponendo attraverso la nascita della rivista Présence Africaine che apparve nel 1947 contemporaneamente a Dakar (Senegal) e a Parigi.
Ebbe l'effetto di una deflagrazione.
La rivista infatti si riproponeva di riunire i "neri di ogni nazione" così come gli intellettuali francesi, tra questi Sartre, il filosofo, scrittore, drammaturgo e critico letterario francese di simpatie progressiste e fermo sostenitore del Partito Comunista francese. Proprio Sartre definì la "Negritudine" come "la negazione della negazione dell'uomo nero".
Un anno dopo l'uscita della rivista, nel 1948, viene pubblicata a cura di Senghor l'Antologia della nuova poesia negra e malgascia (in lingua francese n.d.r), preceduta da uno studio dello steso Sartre, in cui la "Negritudine" è paragonata a Orfeo (personaggio della mitologia greca) alla ricerca di Euridice (nella mitologia greca questa figura è una ninfa delle Amadriadi, figure anch'esse mitologiche che vivono all'interno degli alberi).
Sartre mette in risalto l'aspetto che vuole il nero alla ricerca di sé stesso, nello sforzo di risalire alle proprie radici (roots), attraverso la propria storia, i propri difetti, le proprie trasformazioni.
Dopo Senghor, la "Negritudine" diventa l'insieme dei valori culturali dell'Africa nera (si tratta dell'Africa Subshariana e con essa s'intende la parte del continente africano situata a Sud del deserto del Sahara). Il questo periodo Césaire con questa parola designa in primo luogo il rifuto : rifiuto dell'assimilazione, rifiuto di una certa immagine del nero pacifico, incapace di costruire una civiltà.
E' proprio in questa fase che la cultura prevale sulla politica evolvendosi in una "Rivoluzione culturale".
Le critiche
L'idea di negritudine è stata criticata sopratutto da autori neri (o creoli), che l'hanno denunciata come forma celata di razzismo o di resa nei confronti della mentalità del colonialismo.
Il poeta nigeriano Wole Soyinka - premio Nobel per la Letteratura 1986 - ha per esempio osservato: "la tigre non proclama la sua 'tigritudine'. Essa assale la sua preda e la divora".
Lo stesso Césaire, che ha coniato il termine, se ne è progressivamente allontanato.
A tale proposito continuando sulla scia delle critiche è del tutto illuminante prendere (come esempio) quella di Fabien Eboussi Boulage, filosofo camerenunse, classe 1934 nato a Bafia (Camerun) che in Autenticità africana e filosofia denuncia l'idea della Negritudine come feticcio (in etnologia con il termine feticismo si definisce una "forma di religiosità primitiva che prevede l'adorazione di feticci, ovvero di oggetti ritenuti dotati di poteri magici") ed espressione della "colonizzazione mentale" degli europei sugli africani.
In qualche modo si voleva denunciare il fatto che "veniva proposto il modello di nero" nella Negritudine come riproposizione degli stereotipi creati dai bianchi.
Conclusioni
Al di là delle posizioni e delle opinioni resta il fatto che la Negritudine ha saputo scrivere pagine importanti non solo dal punto di vista sociale ma dal punto di vista della qualità letteraria e culturale fondamentali per affermare e plasmare l'emancipazione di intere generazioni spingendo poi molti a integrare la "Cultura orale antica" dell'Africa con la "Letteratura scritta" dando il via a capolavori imperdibili.
(Fonte.:presenceafricaine)
Bob Fabiani
Link
-www.presenceafricaine.com
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