Mercoledì 11 ottobre 2017 a Roma ha aperto i battenti una interessante mostra fotografica, a cura di Francesco Cocco interamente dedicata a un piccolo paese africano, tra i più poveri del mondo: il Burkina Faso. Il titolo dell'esposizione richiama volutamente alla magnifica Rivoluzione che prese forma quando, il Presidente Comandante - di cui proprio in questi giorni ricorre il triste anniversario dell'assassinio avvenuto il 15 ottobre 1987 giusto 30 anni - da tutti conosciuto col nome di Thomas Sankara. Quella era la stagione della "Rivoluzione Burkinabé" e, allora, questa mostra fotografica è anche un tentativo di riannodare un filo conduttore.
Burkinabé dunque è il titolo di questa mostra (ospitata dalle Officine forografiche di via Libetta 1 e visitabile fino al 20 ottobre 2017 n.d.r) organizzata dall'Osservatorio AiDS - Aids Diritti Salute e Associazione italiana donne per lo sviluppo Onlus, sotto la sapiente cura di Giulia Tornari e il prezioso coordinamento di Barbara Romagnoli.
Gli scatti del fotografo Francesco Cocco sono dedicati alle donne del Burkina Faso e puntano a descrivere un presente difficile ma forse (proprio per questo) valeva la pena di essere rappresentato "senza filtri", ossia con un occhio vigile alla realtà.
Il fotografo con questa "impostazione di fondo" ha fatto in modo che a sfilare sotto l'"occhio attento" della sua macchina fotografica fossero giovani donne dai luoghi d'Africa più esposti alla durezza della vita.
Ecco allora che la mostra ci da la possibilità di poter entrare (da molto vicino) nella vita delle "donne sospese" del Burkina Faso e scoprire i loro nomi che rimandano al "suono misterioso e ancestrale" dell'Africa. Sono le storie di Adjara, Sarina, Linda, Juliette e di altre giovanissime donne (tutte fra i 16 e i 19 anni) e tutte vivono ed abitano nella provincia di Kadiogo, appena fuori Ouagadougou ospitate in un centro di accoglienza per donne, ragazze che sono state particolarmente colpite dalla durezza della vita. Sono storie dure perché queste donne giovani e dai volti già segnati dalla "cattiveria umana" sono legate tra loro da un destino che rimanda alla violenza cieca e sorda (di un essere umano contro e su un altro essere umano) oppure, molte di loro sono fuggite da matrimoni combinati.
Ma lo sguardo d'artista non si accontenta mai di raccontare una "sola sfaccettatura" di "vita reale" e, senza "ordini precostituiti" allarga e apre il proprio obiettivo (della macchina fotografica) raccontando altre dolorose vicende. Altre vite sospese. Sono primi piani che si soffermano su volti di uomini, oppure indagano e si posano su sale d'aspetto di dispensari sanitari. Incontrando altre storie, storie di bambini privati del diritto all'infanzia mentre la macchina fotografica li riprende impegnati mentre scavano nelle miniere d'oro abusive.
In Burkina Faso - come anche in altre parti dell' Africa - il problema dell'Hiv/Aids è drammatico qui, nel piccolo paese africano sono circa 110 mila persone alle prese con questa malattia e, che non possono accedere alla terapia antiretrovirale.
Burkinabé è un modo diretto per raccontare la tenacia del territorio calcato dal popolo burkinabé che non intende arrendersi.
(Fonte.:ilmanifesto)
Bob Fabiani
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-www.ilmanifesto.it
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