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mercoledì 4 ottobre 2017

Quella "questione anglofona" del Cameroon che 'sogna' di staccarsi dal resto della nazione.


 



Ciclicamente in Cameroon, la parte ovest del paese africano - da sempre ribelle e mal disposta alla cosiddetto "Cameroon francese" - ha fatto riesplodere la voglia di "secessione" dal Cameroon. I media locali hanno parlato apertamente di "secessione che parla inglese" oltre, a riportare le drammatiche notizie di scontri e morti a seguito della dura reazione repressiva messa in atto dall'eterno capo del paese, Paul Biya, uno dei presidenti più longevi del continente nero, al potere dal 1982.

-Proteste "che parlano in inglese"

Uno dei giorni più "caldi" sul fronte delle opposte fazioni, ossia chi propende per restare nell'alveo dell'uso della lingua francese e, al contrario chi pretende di usare quella inglese, è stato il 4 settembre quando, in Cameroon ha preso il via il nuovo anno scolastico. In alcune regioni - scrive il quotidiano Cameroon Tribune - il rientro a scuola ha coinciso con le nuove proteste della "minoranza anglofona" (pari a circa il 20 per cento della popolazione del paese africano n.d. r.) e solo pochi studenti di lingua inglese sono tornati in classe.

La situazione si è complicata di pari passo con l'inasprirsi della "querelle politica" dove, in pratica questa parte della popolazione - sopratutto - nell'ovest ribelle la "questione anglofona" non può trovare altre soluzione che, in una separazione dal Cameroon. 
Si tratta delle posizioni (e delle proteste) che fanno capo ai separatisti della nascente "Ambazonie" - nome scelto per la Repubblica separatista - dei capoluoghi Bamenda (Nord-Ovest) e Kumba (Sud-Ovest). 

Da quasi un anno, riporta il quotidiano camerunense, seguendo l'esempio degli avvocati e degli insegnanti di queste regioni, i camerunensi anglofoni manifestano contro quelle (posizioni-imposizioni) che considerano forme di discriminazioni da parte del governo di Yaoundé, che promuove (senza tentennamenti) l'uso del francese. 

Il 4 settembre a Bemenda (Nord-Ovest), è andato in scena uno sciopero generale, mentre a Kumbo (Sud-Ovest) e, a un centinaio di chilometri di distanza dal capoluogo della regione di Nord-Ovest, si sono registrati i primi incidenti che hanno portato al decesso di due persone. La situazione è degenerata per gli scontri tra gli abitanti e le forze di polizia zelanti esecutori degli ordini del presidente Paul Biya. 

I media locali hanno dato molta risonanza a questi fatti anche se poi, hanno scritto a chiare note che "a Kumbo è tornata la calma", notizia riportata anche da il Cameroon Tribune. Ma la situazione è tesa anche perché questa è una di quelle situazioni che il paese africano si porta dietro da tempo immemore, più o meno dai tempi dell'Indipendenza e dai conflitti che furono generati in Africa (e da queste parti) dal colonialismo come dal post-colonialismo. 


-Tensioni separatiste

Mano a mano che la situazione diveniva incandescente si sono registrate giornate di "guerra totale", un attimo dopo la dichiarazione d'indipendenza della nascente Repubblica dell'Ambazonie. L'opposizione ha fatto sapere che sul selciato sono caduti 30 persone a seguito della dura repressione militare e poliziesca ordinata dal governo centrale camerunense. 
"Nelle regioni anglofone del Cameroon" - scrive Jeune Afrique - "in preda a una grave crisi sociopolitica, l'inizio del nuovo anno accademico è stato rinviato a data da destinarsi".
Il 5 settembre le scuole superiori hanno riaperto solo in due province su dieci, e da allora sono stati incendiati vari istituti, sopratutto a Bamenda. 

Il 1 ottobre è stata la giornata (così come in Europa dove la Catalogna in un referendum represso nel sangue dalla Guardia Civil ha voluto certificare l'Indipendenza da Madrid e dalla Spagna n. d. r.) in cui i separatisti anglofoni hanno proclamato la nascita (simbolica?) della Repubblica dell'Ambazonie. Dal canto suo, il governo di Paul Biya li considera (senza mezzi termini) come terroristi prendendo spunto dal fatto che, a Bamenda e Douala questi "nemici della patria" - come ha detto il presidente che non vuole lasciare il potere dal 1982 - sono stati tra gli artefici di alcune esplosioni di "ordigni artigianali".

-L'annosa "questione anglofona" del Cameroon

Questa è sempre stata una spina nel fianco del paese africano risalente ai mille e più conflitti generati (e pilotati) dalla stagione colonialista e post-colonialista in Africa. Il Cameroon da sempre è stato agitato da questo conflitto che oggi segna il suo punto di non ritorno. Fin da subito il Cameroon indipendente e riunificato ha occupato un posto particolare nella carta geografica del continente conosciuto col nome di Africa. 
In principio era il Kamerun "tedesco" - uno dei pochissimi possedimenti africani di Berlino - poi, iniquamente spartito tra Francia e Regno Unito: era il periodo che sancì la fine della Prima guerra mondiale. Poi arrivò la stagione dell'unificazione - nel 1961 - anno di grazia dell'Indipendenza. Ma i nodi vennero al pettine fin da subito. La giovane nazione africana doveva fare i conti con la "querelle" che riguardava l'ex "Cameroon meridionale britannico". L'imposizione e l'irrigidimento che questa parte del paese ha dovuto presto imparare a convivere (e a sopportare) era riconducibile alla lingua, come del resto accadeva nella lunga "stagione dell'oppressione coloniale". E come spesso avviene dietro l'imposizione di un vocabolario, di una lingua si celano altri soprusi. Altre ingiustizie peraltro ben conosciute praticamente in tutta l'Africa. Lingua vuol dire cultura, sistema educativo ma anche ordinamento giuridico e, questo, da queste parti avvenne di pari passo con la "francesizazzione" della parte meridionale del paese africano. Il passo è breve se poi, questa imposizione la si allarga e la si pone sotto la lente di ingrandimento che parla di altre discriminazioni per esempio, di quelle economiche come per quelle dei diritti negati fino ad arrivare alla completa marginalizzazione di una intera parte del paese.
In fin dei conti è tutta qui l'annosa "questione anglofona" che oggi, quasi mezzo secolo dopo l'Indipendenza dal colonialismo e dalle potenze europee che lo praticarono, sta portando il paese africano verso un doloroso "punto di partenza a ritroso" e, rischia di riavvolgere il nastro dell'esistenza stessa del paese africano. 
Anzi la situazione è tornata incandescente più o meno in questo ultimo anno, il 2017. In un crescendo di dolorose mosse e contromosse, si è arrivati  alla "secessione che parla inglese" bagnata nel sangue e, con oltre 30 morti. A inizio di questo ultimo anno, le autorità centrali avevano subito alzato la posta dello scontro (con i ribelli indipendentisti). Decisero di tagliare per tre mesi i collegamenti internet alle zone separatiste senza però calcolare che il grave danno per le mancate transazioni economiche ricadeva (anche) la maggioranza francofona. 
In febbraio, all'indomani della clamorosa vittoria in "Coppa d'Africa" della nazionale di calcio camerunense, il calciatore Fabrice Ondoa - francofono di Bamenda - dedicò la vittoria continentale alla sua città, in aperta polemica con il governo centrale.
Ma la giornata in cui le cose sono ulteriormente diventate esplosive e incandescenti si è registrata il 22 settembre quando, i separatisti hanno tentato la prova di forza portando in piazza circa 50 mila persone, preambolo di quel 1 ottobre, giorno per nulla simbolico dato che, proprio nella prima domenica del mese, il Cameroon ha celebrato il 56° anno di una riunificazione che, evidentemente, non tutti auspicavano né desideravano.
La brutalità del governo ha indispettito tutti qui in Cameroon del resto, su un punto tutti concordano: si vorrebbe decretare la fine del "regime di Biya" che, non ha mai digerito né tollerato il dissenso (qualunque matrice abbia) e come sottolinea Amnesty, Biya "governa il Cameroon con metodi brutali". Imprigionando giornalisti (se scrivono articoli critici nei confronti del suo governo), avvocati (se denunciano soprusi e altri abusi di potere) e, infine, non risparmiando neanche rapper e cantanti popolari (un nome su tutti, Lapiro deMbanga per uno sfottò in rima).
Certo i camerunensi hanno provato un senso di amarezza quando, lo stesso Biya ha condannato le "violenze di strada" e, come lo stesso rapper condannare "la ribellione alle autorità" senza per altro poter rivendicare che in "Cameroon non è proibito manifestare".
(Fonte.:cameroon-tribune;jeuneafrique)
Bob Fabiani
Link
-http://www.cameroon-tribune.cm;
-http://www.afrique.com     
  

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