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giovedì 26 ottobre 2017

Tradizione orale africana (Pt.:2)

 




Nella seconda parte dello speciale dedicato alla Storia delle Letterature dell'Africa nera (subsahariana) continua il nostro viaggio all'interno della tradizione orale africana. In questa seconda puntata entreremo nel vivo di ciò che rappresenta (e ha rappresentato) per tutti i popoli d'Africa questo immenso "archivio" - per usare la stessa espressione di uno dei più famosi intellettuali africani, il maliano Amadou Hampaté Ba - il quale ha sempre sostenuto che le "tradizioni orali sono gli archivi letterari, storici e scientifici dell'Africa". 

La  letteratura orale africana è ancora poco studiata, sia per le difficoltà obiettive ( lingua, non appartenenza degli osservatori alle collettività interessate), sia perché è difficile distinguere fra ciò che è arte e ciò che non è arte all'interno della tradizione orale, anche per l'eurocentrica renitenza ad abbandonare il mondo della tradizione scritta, con i suoi canoni e le sue regole, per affacciarsi al variegato, ignoto cosmo della letteratura orale dell'Africa. 

Tuttavia esiste una precisa fase storica in cui tutto questo cambia in modo radicale. A partire dalla fine della seconda guerra mondiale e più ancora dopo le indipendenze nazionali, il quadro delle culture africane e dei loro modi espressivi muta molto rapidamente, anzi, in molti casi, il cambiamento è vertiginoso. Inoltre il materiale raccolto dagli antropologi è stato sino a tempi recenti catalogato come etnologico, e pertanto collocato in una categoria a sé stante, fuori dalla storia come pure dalla letteratura vera e propria.

Lo studio della tradizione letteraria orale africana da parte di europei è iniziato con Fables sénégalaises dans l'oulof ( Favole senegalesi in area wolof, 1828) di J.-F. Roger, ma questo non è stato che un inizio (del tutto blando). Soltanto più tardi gli studi sarebbero diventati rigorosi quando, nella metà del XIX secolo vennero avviati definitivamente pur mantenendo come finalità quella dell'evangelizzazione (una delle tante facce del colonialismo in Africa n.d.r). Tra le prime raccolte si possono ricordare African Native Literature (Letteratura indigena africana, 1854) a cura di S.W.Koelle al pari di un altro volume intitolato Reynard the fox in South Africa (Rnard la volpe in Sud Africa, 1864) di W.H.I.Bleek,  dal taglio comparativistico.
Nursery tales, Traditions, and Histories of the Zulus (Racconti per bambini, tradizioni e storie degli Zulu, 1891) è un'altra di queste raccolte (le prime che fecero conoscere la tradizione orale africana a decine di migliaia di chilometri di distanza), una raccolta scritta dal vescovo H. Callawey ma, esiste un altro volume che, per primo ha avuto l'intuizione di allargare l'orizzonte visivo sulla tradizione orale africana. Si tratta di una raccolta in lingua tedesca Geshichten und lieder der afrikaner ( Storie e canzoni degli africani, 1891) un lavoro firmato da A.Seidel. 
Sulla falsa riga di questo lavoro, alcuni anni più tardi apparve Folk-Tales of Angola (Racconti popolari dell'Angola, 1894) nel quale H.Chatelein sosteneva che il materiale africano era "un ramo di un solo albero universale". 

Si trattò di una prima ammissione che poneva non solo i popoli africani e, quindi di conseguenza il Continente nero su un piano di pari dignità al cospetto delle altre culture e arti ma, nello specifico questa dichiarazione metteva all'angolo tutte le storture, e gli istinti razzisti di quanti pensavano che l'Africa non fosse in grado di reclamare, pretendere quel rispetto che quei colonialisti erano pronti a riconoscere alle altre culture del mondo sopratutto quelle "civilizzate e bianche". 

A cavallo tra i secoli XIX e XX, si moltiplicarono gli studi tedeschi sulle lingue bantu delle aree allora colonizzate dalla Germania. Al celebre Der schwarze dekameron (Il Decamerone nero, 1910) di L.Frobenius, raccolta di narrative che destò vivissimo interesse non solo in Germania ma un po' ovunque nel Vecchio continente, seguirono i dodici volumi di Atlantis: Volksmarchen und volsdichtungen afrikas (Atlantis: racconti e poesie popolari africane, 1921-1928). 



 -La tradizione orale africana


La tradizione orale è un insieme di saperi  che presentano una modalità di trasmissione diretta, senza l'uso di supporti scritti.
Questo genere di sapere si traduce in molte forme differenti di narrazione e performance ed è particolarmente diffusa tra le popolazioni dell'Africa subsahariana, tanto da riferirsi ad esse come a "Civiltà della parola". 
Il veicolo di comunicazione è dunque interamente ed esclusivamente dato dalla voce. I saperi relativi alla tradizione orale africana possono appartenere ad ambiti molto diversi: possono esserci tradizioni orali storiche, mitologiche, musicali, religiose, politiche oppure giuridiche letterarie. 
E' a ragione di questi ambiti così diversi che il famoso intellettuale, scrittore, filosofo e antropologo originario del Mali Amadou Hampaté Ba (1900-1991) sostiene che "le tradizioni orali sono gli archivi letterari, storici e scientifici dell'Africa". 
(Fonte.:reuvenoire;chimurenga;presenceafricaine)
Bob Fabiani
Link
-www.reuvenoire.com;
-www.chimurenga.co.za;
-www.presenceafricaine.com

   

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