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giovedì 12 luglio 2018

Il lungo cammino di #NelsonMandela verso la #Libertà. Dagli 'anni bui' di #RobbenIsland fino alla Presidenza del #SudAfrica per far nascere 'una Democrazia' (#Mandela100 #6DAYSTOGO)



Come nasce una Democrazia? Come ci si riappropria della "libertà negata", quella libertà sottratta, scippata da un regime disumano nel #SudAfrica umiliato dalla cruenta dittatura dell'Apartheid?
A queste domande Nelson Mandela non ha smesso di dare risposte anche e sopratutto nel lungo periodo della carcerazione nella prigione di #RobbenIsland che, il "Regime Afrikaner" dei boeri bianchi aprirono appositamente per i "ribelli negri", i dirigenti dell'Anc-African national congress.

Oggi 12 luglio 2018 quando mancano 6 giorni alla data del 18 luglio - giorno in cui si celebrerà in tutto il mondo il centenario della nascita di Nelson Mandela che, infatti era nato il #18Luglio1918 a #Mvezo piccolo villaggio che sorge sulle rive del fiume #Mbashe, distretto di #Umtata, capitale del #Transkei - dedichiamo il nostro ricordo al "Padre della Nazione arcobaleno" pubblicando una serie di frasi e lettere scritte dal grande rivoluzionario e punto di riferimento per tutti i popoli africani.




-La sfida della libertà (per far nascere una Democrazia), secondo #NelsonMandela

Il 26 giugno 1961, Nelson Mandela è alle prese con l'esperienza della clandestinità, condizione questa del tutto obbligata se si combatteva contro il "Regime degli oppressori bianchi". La data in questione - come scrive lo stesso #Madiba nella sua #Autobiografia - Lungo cammino verso la libertà - non è una di quelle simboliche dal momento che proprio il #26giugno1961 era l'"anniversario del Freedom Day". 
Mandela scrive e invia ai giornali sudafricani una lettera che "elogiava la popolazione per il coraggio dimostrato durante la recente astensione e lanciava un ennesimo appello per la convocazione di un'assemblea costituente."



Inoltre sempre in quella stessa occasione Nelson Mandela proclamò la decisione di indire una campagna nazionale di noncooperazione se lo stato avesse continuato a rifiutare di convocare l'assemblea. Si tratta di un passaggio importante per capire quale era lo spirito che animava il combattente e il rivoluzionario che non si piegò neanche di fronte all'umiliazione del carcere duro negli "anni bui" di #RobbenIsland.
Ecco alcuni parti di quella lettera:

"Sono informato che è stato emesso nei mei confronti un mandato di cattura e che la polizia mi sta cercando. Il Consiglio d'azione nazionale ha analizzato seriamente la questione in tutti i dettagli ... e mi ha consigliato di non costituirmi. Ho accettato quel consiglio e non mi consegnerò a un governo che non riconosco. Qualsiasi politico serio si renderà conto che nelle condizioni in cui versa attualmente il paese, cercare di abbassare il prezzo del martirio consegnandomi alla polizia sarebbe ingenuo e criminale. ...
Ho scelto questa linea d'azione, che è più difficile e comporta rischi e sofferenze maggiori che starsene tranquilli in prigione. Ho dovuto separarmi dalla mia amata moglie e dai miei figli, da mia madre e dalle mie sorelle, per vivere da fuorilegge nel mio paese. Ho dovuto cessare la mia attività, abbandonare la mia professione, e vivere poveramente come succede a molti del mio popolo. ... Combatterò il governo al vostro fianco, minuto per minuto, fino alla vittoria. Che cosa intendete fare? Venire con noi o collaborare con il governo nel tentativo di soffocare le richieste e reprimere le aspirazioni del vostro popolo? Intendete essere muti e neutrali in una questione di vita o di morte per la mia gente, per la vostra gente? Da parte mia ho fatto una scelta: non lascerò il Sudafrica e non mi arrenderò. Solo attraverso la sofferenza, il sacrificio e l'azione militante potremo conquistare la libertà. La lotta è la mia vita. Continuerò a combattere per la libertà fino alla morte." 





-Arrivando a #RobbenIsland

"Atterrammo su una pista a un'estremità dell'isola. 



Era una giornata cupa, nuvolosa, e quando scendemmo dall'aereo il gelido vento invernale ci sferzava attraverso le leggere uniformi carcerarie. Fummo presi in consegna da guardie munite di armi automatiche, in un'atmosfera tesa ma controllata. ...
Fummo condotti al vecchio carcere, un isolato edificio di pietra dove ci fu ordinato di spogliarci, sempre rimanendo all'aperto. Una delle umiliazioni rituali della vita carceraria è che quando si viene trasferiti da una prigione all'altra, la prima cosa a cui si è sottoposti è il cambio della vecchia uniforme con quella del nuovo carcere. Quando ci fummo spogliati, ci gettarono le semplici divise kaki di Robben Island."



(Fonte.:nelsonmandelafoundation)
Bob Fabiani
-https://africalandilmionuovoblog.blospot.com

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