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domenica 15 luglio 2018

Rap e impegno sociale: Collettivo di artisti #FreeStyleContreLeCFA






Questa è una storia africana che testimonia la vitalità del Continente Nero in un quadro geopolitico che si complica ogni giorno di più.
E' una storia di musica, parole e impegno sociale i "capisaldi' che 30 anni fa - in USA - avevano fatto del Rap e quindi, subito dopo dellHip-Hop la "nuova frontiera ribelle" della comunità afroamericana ed è quello che ora sta avvenendo in #Africa dove, un collettivo di artisti, musicisti, cantanti hanno deciso di prendere parola e raccontare in #7minuti la loro ferma e netta opposizione al "Franco africano", ossia la moneta che ancora oggi porta con sé, le odiose stimati dell'oppressione colonialista delle potenze straniere, in questo caso della Francia.





-7 Minutes Contre Le CFA 

Rapper senza frontiere prendono la parola per mettere in chiaro alcuni punti fondanti che si possono ritrovare in alcuni movimenti storici e politici degli anni '60&'70 in tutto il Continente Nero: riaffermare - con parole e versi d'artista - la rivendicazione del #Panafricanismo.
L'orgoglio di essere neri e appartenere all'#Africa.





A lanciare la campagna sono cantautori e alcuni personaggi di punta - molto seguiti dall'opinione pubblica - di 7 Paesi africani: dal #Congo al #Benin passando per il #Senegal per dare vita e forma al brano "Sept Minutes Contre Le Franc Cfa. Si tratta di Sette minuti in rima - ecco dunque il trait d'union con la scena Rap nata a #LosAngeles agli albori degli anni '80 dove, una nuova nidiata di artisti prese la parola per descrive con parole nuove la vita, il malcontento e il disagio giovanile dei ghetti che da lì dilagò in tutti gli USA - declamata, intonata contro la valuta creata da #Parigi per veicolare, controllare, guidare e influenzare (pesantemente) le colonie: era il 1945 alla vigilia di un ritiro più formale che reale da parte delle Potenze colonialiste, al termine del Secondo conflitto mondiale. Oggi #LeFrancCFA è in circolazione in 14 Stati africani: si tratta di una moneta legata - indissolubilmente - all'Euro ed è garantita dal ministero delle Finanze francese: un modo molto esplicito per continuare a opprimere l'#Africa costringendola, sempre e comunque a stare dentro i dettami e i voleri delle stesse Potenze colonialiste che hanno saccheggiato (e ancora continuano senza che nessuno dei cosiddetti leader europei o mondiali che siano possano, per un momento fermarsi a ragionare che l'#Africa non può continuare a essere impoverita, fiaccata, umiliata con politiche che nulla hanno di diverso dall'odioso razzismo e, a ben vedere, uno dei motivi, se non l'unico, almeno uno dei maggiori responsabili delle migrazioni di massa al pari dei #cambiamenticlimatici verso lo spostamento di milioni di persone che bussano alle porte dell'Europa per sentirsi indesiderati proprio da quei Paesi tra i più attivi della disumana storia del colonialismo dei bianchi n. d. t.) l'intero Continente e tarpato le ali ai popoli africani.

"Basta bla bla bla, aboliamo il franco Cfa" cantano Daba Makourejeah, Elom 20CE e gli compagni-artisti. Con i loro versi in francese, inglese ma anche in wolof e bambara, lingue tra le più diffuse in #AfricaOccidentale, stanno infiammando il dibattito (una di quelle cose, per esempio che, nei cosiddetti evoluti paesi occidentali ed europei in particolare non si fa più in nessun caso ...) esploso intorno ai nuovi "venti d'indipendenza" come in Camerun (con la nascita della #Ambazonia n.d.t.) oppure in Nigeria (con il ritorno dell'idea dell'#IndipendenzadelBiafra).

Ma non si tratta di sovranismo e di egoismi nazionalisti come si potrebbe credere se, non ci si sforza, per un attimo, a considerare la Storia e la Cultura del Continente Nero, conosciuto col nome di #Africa.




Il dibattito dunque è lievitato su un tema delicato: il franco Cfa - spiegano i benpensanti nonché esponenti di quegli organi internazionali già criticati a suo tempo da Thomas Sankara, il grande #PresidenteBurkinabé quaranta anni fa - che si affannano a perorare la "causa della moneta colonialista" con parole d'ordine quali "stabilità garantita alle economie traballanti degli stati del Continente" .
Ma è davvero così oppure, questa moneta rappresenta piuttosto una zavorra che ostacola lo sviluppo?
Secondo Elom 20CE, la moneta è sostenuta dai colonizzatori europei con l'intento esclusivo di assicurarsi "nuovi schiavi". 




Il bello (ma si dovrebbe dire in realtà ... il ... brutto) è che a nutrire dubbi sono anche gli economisti: se il togolese Thomas Koumou è convinto che la "stabilità" assicurata dall'euro sia "essenziale per il commercio internazionale in un mondo sempre più globalizzato", i responsabili della Fondazione Rosa Luxemburg di Dakar sottolineano che la "sopravvalutazione strutturale" del Cfa colpisce l'export africano in modo inesorabile. Penalizzante. Oggi, come nel 1945, il nodo sono i rapporti con gli ex colonizzatori.

E' sintomatico allora constatare che la presa di posizione del Collettivo artistico #FreeStyleContreLeCFA dica le stesse identiche parole, arrivi alle conclusioni secondo le quali, la nascita (e l'imposizione di questa moneta) altro non sono che il trait d'union con la parentesi, drammatica e amara (per i popoli del Continente chiamato #Africa n.d.t) dell'"Era coloniale". Gli artisti - e anche gli opinionisti economici - concordano su un punto: il legame con il franco francese prima e con l'euro poi non è mai stato gratis. I 14 "Stati del Cfa" - come vengono chiamati dagli addetti ai lavori della grande finanza creativa e dell'FMI - sono tenuti infatti a depositare a #Parigi la metà delle proprie riserve valutarie: il conto supera i 20 miliardi di dollari.

Decisamente troppo anche per una personalità come il presidente del Ciad, Idriss Déby, uno degli alleati più fedeli della Francia, un alleanza che risale all'indomani del golpe (andato a segno anche e sopratutto con il beneplacito dell'Eliseo n.d.t) che lo portò dritto alle stanze del Potere: era il 1990.
La tesi-Déby è in qualche modo simile a quella del Collettivo-Rap: quei soldi devono "restare in #Africa" l'unica cosa che lo separa dagli artisti è quella che il presidente del Ciad non si spinge a chiedere la fine del Cfa come invece invoca il #Collettivo7MinutesContreLeCFA.

(Fonte.:africalinks24)
Bob Fabiani
Link
-https://www.afrilinks24.com        

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