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giovedì 21 febbraio 2019

#GiletsJaunes e quell'escaltion repressiva che mette a dura prova le'aspirazioni democratiche dei cittadini francesi. Un intervento di Raphael Kempf*






Proseguono gli approfondimenti di AfricaLand Storie e Culture africane su e intorno i #GiletsJaunes, oggi, ospitiamo un lungo intervento di Raphel Kempf , avvocato presso il foro di Parigi, difensore di molti "gilet gialli".

Pubblichiamo questo intervento perché a nostro giudizio quanto sta avvenendo a Parigi e in nel resto della Francia non può passare a lungo sotto silenzio e censura di quanti, a parole si sentono, a fase alterne, paladini della democrazia e della libertà di espressione ... Quello che sta avvenendo in Francia, durante i cosiddetti "Sabati di lotta" pone quesiti non più rimandabili e, sopratutto, questa violenta repressione poliziesca (che si traduce, come vedremo, in vere e proprie mutilazioni sui corpi di quanti manifestano il loro malcoltento sull'operato di Macron) è il sintomo di qualcosa che si è spezzato all'interno della società civile francese ma, la risposta così violenta da parte del presidente e delle forze dell'ordine ci dicono che, il movimento dei #GiletsJaunes sta mettendo davvero paura alle élite, le stesse che vanno perennemente a braccetto con i capitalisti e l'immancabile borghesia, tutti responsabili del disastro sociale, causa principale del ritorno della povertà nel cuore dell'Europa.

Perché i poliziotti francesi stanno reagendo così brutalmente contro i #GiletesJaunes? Quale è il fine che si prefiggono sia le forze dell'ordine sia il governo del presidente Macron?

A queste domande cerca di rispondere l'intervento di Raphael Kempf.

(Bob Fabiani)






-Dalle violenze della polizia alle violenze giudiziarie*

"In visita a Carcassonne, il 14 gennaio scorso, Christophe Castaner ostenta il suo ruolo di ministro degli interni: "Io non conosco nessun poliziotto, nessun gendarme che abbia attaccato dei "gilet gialli"; conosco invece poliziotti e gendarmi che usano dei mezzi di difesa". Sentendo questa dichiarazione, Antonio Barbet scoppia a ridere, 40 anni, Barbet vive vicino a Compiègne, nell'Oise, dove fino a due mesi fa aveva un posto a tempo determinato come addetto al servizio clienti remunerato con il salario minimo. Presente sulle rotonde fin dall'inizio del movimento dei "gilet gialli", ha manifestato per la prima volta a Parigi il 24 novembre 2018. Nel tardo pomeriggio, in una strada tranquilla vicino agli Champs-Elysées, le forze dell'ordine hanno lanciato quella che molto probabilmente era una granata lacrimogena Gli-F4. L'ordigno è esploso sul piede di Barbet. Due mesi più tardi, l'uomo cammina ancora con le stampelle e il suo contratto a tempo determinato non è stato rinnovato.


Giornalista, freelance, David Dufresne riporta sistematicamente, su Twitter, le violenze che i "gilet gialli" subiscono da parte della polizia dalla nascita del movimento. Il 19 gennaio, la sera dell'atto X, ne aveva già contate più di 330, con tanto di documentazione fotografica.




In un libro sul mantenimento dell'ordine pubblicato nel 2007 (1), Dufresne aveva ricordato le parole dell'allora ministro degli interni Dominique de Villepin (2004-2005) sulla dottrina francese consistente nel tenere i manifestanti a distanza: "Questa visione dell'ordine pubblico fa parte della genialità francese".  Un decennio più tardi, alcuni studiosi hanno denunciato lo "splendido isolamento" della Francia relativamente a un mantenimento dell'ordine orientato verso l'intervento repressivo e sordo ai metodi di dialogo di de-escalation messi in atto in altri paesi europei (2).


Dissuadere i cittadini dal manifestare


Nel suo rapporto del dicembre 2017 dedicato a questo argomento (3), il difensore dei diritti Jacques Toubond ne ha ricordato i principi tradizionali.
Affidato a unità specializzate  -  compagnie repubblicane di sicurezza (Crs) e squadroni di gendarmeria mobile  -  il mantenimento dell'ordine si basa su una logica di intervento collettivo e gerarchizzato.  L'uso della forza non può provenire da iniziative individuali, eccetto nel caso dell'autodifesa, ma deve rispondere a principi di "assoluta necessità, proporzionalità e reversibilità".  L'intervento di unità non specializzate, in particolare le compagnie di sicurezza e di intervento (Csi) e le brigate anticrimine (Bac) mobilitate come rinforzi, mette in discussione questo modello. "Generalmente estranee alla dottrina e ai principi del mantenimento dell'ordine",  osservava il rapporto, queste forze cercano il contatto e gli arresti, a scapito del principio di messa a distanza di controllo.






Tale trasformazione nasce da una decisione politica. In queste condizioni, la ferita al piede di Barbet, così come le centinaia di lesioni gravi e di mutilazioni, in particolare degli occhi e delle mani, registrate dalls del movimento dei "gilet gialli", non possono essere considerati incidenti.





In una relazione congiunta (4) redatta nel 2014, le ispezioni generali della polizia e della gendarmeria nazionali ricordavano che la Francia era  -  e resta  -  l'unico paese europeo a utilizzare munizioni esplosive nelle operazioni di mantenimento dell'ordine, tra cui in particolare le granate lacrimogene Gli-F4: "Le granate con sostanze esplosive o deflagranti che producono onde d'urto possono mutilare un individuo o provocare ferite letali, mentre quelle con effetti sonori intensi possono causare lesioni irreversibili all'udito. (...) Trattandosi di dispositivi pirotecnici, una lesione alla testa o al volto non può mai essere completamente esclusa".  Lo Stato quindi è consapevole di far correre questi rischi ai manifestanti. Tra la fine di novembre e l'inizio di dicembre del 2018, diversi avvocati, tra cui l'autore di questo articolo, hanno scritto a Castaner e al primo ministro Edouard Philippe per chiedere loro di bandire queste granate. Stiamo ancora aspettando una risposta.


Proiettili da difesa


Usato migliaia di volte da metà novembre contro i manifestanti, il lanciatore di proiettili da difesa (Lbd) ha un nome quantomeno eufemistico. Il 5 luglio scorso, la corte amministrativa di appello di Nantes ha ritenuto che l'impiego di quest'arma "pericolosa", durante una manifestazione del 2007, contro unn ragazzo di 16 anni che aveva avuto il solo torto di trovarsi in prossimità del lanciatore costituisse una colpa tale da configurare la respoinsabilità dello Stato, condannato a pagare un indennizzo considerevole (5).

Nel dicembre del 2017, il difensore dei diritti ha giudicato le caratteristiche e le condizioni d'uso dell'Lbd "inadatte a un impiego nel quadro di operazione di mantenimento dell'ordine".  Ha poi concluso affermando che "dovrebbe essere ritirato dall'equipaggiamento delle forze di sicurezza impegnate in operazioni di mantenimento dell'ordine"; un avvertimento ribadito ancora nel gennaio del 2019.  Questa sollecitazione avrebbe dovuto essere inutile: nel 2017, il prefetto di polizia di Parigi aveva detto a Toubon di aver "preso la decisione di interdire l'uso dell'Lbd 40 x 46 nelle operazioni di mantenimento dell'ordine per via della sua pericolosità e il suo carattere inadatto a tale contesto". Una deciosne che non ha avuto alcun seguito.

Queste armi, così come il comportamento a volte inappropriato delle forze dell'ordine, hanno procurato centinaia di lesioni tra i "gilet gialli". Il carattere eccezionale di questo bilancio ha suscitato la collera di molti manifestanti, che spesso marciavanoin strada per la prima volta nella loro vita. E' lecito domandarsi se l'ostinazione del governo a utilizzare queste armi e queste tecniche pur sapendo che possono mutilare e uccidere non sia dovuta a una strategia deliberata, mirante a dissuadere i cittadini dal manifestare.





Dall'inizio del movimento, Sandrine P. occupa una rotonda vicino a casa sua, tra Douai e Velenciennes. A quasi 40 anni, questa assistente all'infanzia sta crescendo tre figli assieme al marito, commesso in un ipermercato. Con i "gilet gialli" ha scoperto il senso di un impegno politico collettivo. Ai primi di gennaio, si è dovuta confrontare con la violenza della polizia durante una manifestazione a Lille. Nessuna lesione grave, ma ha patito gli effetti dei gas lacrimogeni e ha maturato la convinzione che lenforze dell'ordine possono essere pericolose.  Il 12 gennaio è tornata a Lille con un paio di occhiali da nuoto, una mascherina e delle fiale di soluzione salina, ma non ha avuto il tempo di unirsi alla manifestazione.

Fermata al di fuori del corteo in compagnia di tre compagni, è stata messa sotto custodia nelle prigioni della stazione di polizia di Lille. Motivo: partecipazione "a un raggruppamento, anche di natura temporanea, finalizzato alla preparazione di uno o più atti concreti di violenza contro persone o di distruzione o danneggiamento di beni" (6). Questo reato, stabilito da una legge del 2 marzo 2010 presentata da Christian Estrosi, deputato dell'Unione per un movimento popolare (Ump), mirava a combattere le "bande violente" dei "quartieri cosiddetti sensibili".  Il suo obiettivo era punire prima che il reato venisse commesso, sulla base del postulato implicito secondo cui dei giovani che si riuniscono nello spazio pubblico non possono avere altra intenzione che creare disordini.



Pene sempre più pesanti


Per anni molto poco utilizzato, questo testo è stato riscoperto dal guardiasigilli Jean-Jacques Urvoas (*******) durante i movimenti sociali contro la  Loi Travail, nel 2016. Da allora, i procuratori della repubblica l'hanno usata per perseguire manifestanti a cui non poteva essere contestato alcun atto di violenza o di danneggiamento. Con il movimento dei "gilet gialli", in pareticolare l'8 dicembre, l'impiego di questo reato di riunione è diventato sistematico e ha portato a un numero mai visto di fermi preventivi e di custodie cautelari.


Alla fine di novembre, in una circolare speciale sui "gilet gialli", il ministro della giustizia Nicole Belloubet ha invitato le procure ad autorizzare i poliziotti a controllare e perquisire ogni individuo presente alle manifestazioni organizzate di sabato a Parigi, nelle grandi città e sulle strade che vi conducono (8).  Il carattere arbitrario della stragrande maggioranza di queste privazioni della libertà si può evincere confrontando il numero degli arresti con quello delle condanne. Delle 1.082 persone fermate nella capitale l'8 dicembre, un'ampia maggioranza è stata liberata senza conseguenze giudiziarie. Queste procedure abusive avevano il solo obiettivo di impedire ai "gilet gialli" di esercitare il loro diritto di manifestare.


Due giorni dopo, il 10 dicembre, Pierrick P. è entrato, sconvolto, nella gabbia degli imputati del tribunale di Parigi. Dopo più di 48 ore di custodia cautelare, è a processo  -  da solo  -  per il famigerato reato di partecipazione a un raggruppamento finalizzato a commettere atti di violenza o danneggiamento. Arrivato dalla Bretagna con quattro amici, questo ex operaio disossatore della filiera della carne suina ha smesso di lavorare nel febbraio 2016 in seguito a un grave incidente avvenuto all'interno dello stabilimento. Per lui, come per gli altri, il movimento dei "gilet gialli"  è stato un mezzo per gridare pubblicamente e collettivamente la propria collera. Fermato con i suoi amici l'8 dicembre alle 7 del mattino in un parcheggio, lontano dalla Parigi occidentale dove avrebbe dovuto tenersi la manifestazione, è stato trovato in possesso di indumenti protettivi (in particolare un casco e una protezione per il torso che usa abitualmente per fare del motocross) e di un bastone rinvenuto all'interno dell'auto. Tutti e cinque hanno passato il fine settimana in cella.



Più collera contro gli abusi


I suoi quattro amici sono stati rilasciati senza conseguenze, mentre lui è comparso in tribunale da solo e si è beccato sei mesi di prigione con la condizionale, sebbene il reato di riunione implichi un'intenzione collettiva. Non volendo rivivere l'esperienza traumatica di apparire davanti ai giudici, ha deciso di non ricorrere in appello. Anche se non gli è stato vietato di manifestare, ormai si rifiuta di marciare per paura di essere arrestato di nuovo e solo occasionalmente si reca sulle rotonde vicino casa.

E' ancora troppo presto per conoscere le statistiche sulle condanne dei "gilet gialli".  Tuttavia, sembrerebbe che le pene comminate a Parigi siano sempre più pesanti.  I giudici non esitano più a infliggere pene detentive e, ormai in modo quasi sistematico, divieti di recarsi nella capitale per diversi anni ai molti arrestati provenienti da fuori città. Allo squilibrio sociale  -  magistrati che giudicano operai, impiegati o disoccupati  -  si aggiunge la segregazione geografica. Non è raro sentire un procuratore che in aula rimprovera dei "gilet gialli" di non aver manifestato nella loro città. Questa violenza simbolica  implicitamente nega loro il diritto di unirsi a una marcia organizzata nella capitale.


Queste condanne ottenute grazie all''uso estensivo del reato di riunione, in violazione del principio della stretta interpretazione della legge penale, svolgono  de facto un ruolo di mantenimento dell'ordine, affiancandosi alle violenze della polizia con lo scopo di stroncare la mobilitazione e impedire l'esercizio di diritti fondamentali. Ma se la polizia e i tribunali spaventano, i loro abusi fanno anche crescere la collera e la determinazione di questi nuovi manifestanti.


"Castaner mente, afferma Barbet gettando uno sguardo al suo piede ancora dolorante. Io, che sono stato tra i primi a essere ferito, ho creato una pagina Facebook gestita esclusivamente da persone che hanno subito lesioni (9) e sto cercando di raccogliere le testimonianze delle vittime".  Il suo incidente o, a seconda del punto di vista, la sua aggressione, l'ha spinto a impegnarsi personalmente contro le violenze della polizia. E se dal 24 novembre non può più manifestare, spera di poter andare a Parigi appena possibile in una prossima manifestazione dei "gilet gialli" feriti, che lui stesso ha contribuito a organizzare".  

 -Raphael Kempf

*Avvocato presso il foro di Parigi, difensore di molti "gilet gialli"
**Questo articolo è apparso su @LeMonde-Diplomatique, Febbraio 2019 


Note

(1) David Dufresne, Maintien de l'ordre. Enquete, Fayard, coll. "Pluriel", Parigi 2013 (prima edizione 2007).

(2) Olivier Fillieule e Fabien Jobard, "Un splendide isolement. Les politiques françaises du mantien de l'ordre", La Vie des idées, 24 maggio 2016, http://laviedesidees.fr.

(3) "Le maintien de l'ordre au regard des règles de déontologie", rapporto del difensore dei diritti, Parigi, dicembre 2017.

(4) "Rapport relatif à l'emploi des munitions en opérations de maintien de l'ordre", ispezione generale della polizia nazionale (Igpn) e ispezione generale della gendarmeria nazionale (Iggn), ministero degli interni, Parigi, novembre 2013.

(5) Sentenza n° 17NT00411 concernente Pierre Douillard-Lefevre, autore di L'Arme à l'oeil. Violences d'Etat et militarisation de la police, Le Bord de l'eau, Lormont 2016.

(6) Articolo 222-14-2 del codice penale.

(7) Circolare del 20 settembre 2016 relativa alla lotta contro le infrazioni commesse in occasionbe di manifestazioni e altri movimenti collettivi, Légifrance, http://circulaires.legifrance.gouv.fr.

(8) Circolare del 22 novembre 2018 relativa al trattamento giudiziario delle infrazioni commesse in relazione al movimento di contestazione detto "dei gilet gialli", Légifrance, http://circulaires.legifrance.gouv.fr.

(9) www.facebook.com/FranceBlesseeGJ

(Fonte.:monde-diplomatique)
Bob Fabiani
Link
-www.monde-diplomatique.fr;
-https://dauduf.net/giletsjaunes-e 






   

      

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