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sabato 23 febbraio 2019

Le incognite che attendono la #Nigeria dopo le elezioni presidenziali 2019









Dopo lo slittamento di una settimana, i seggi hanno aperto regolarmente in Nigeria dove, sono attesi circa 80milioni di elettori chiamati a decidere se riconfermare Buhari oppure, premiare il suo avversario, il miliardario Atiku.



Il presidente uscente, esponente del Congresso dei Progressisti (APC), Muhammadu Buhari, già in carica ai tempi delle dittature militari del 1983, a 76 anni, può contare sul sostegno forte del Nord del paese africano e, per strappare un secondo mandato consecutivo, potrebbe beneficiare dell'esplosione demografica nella regione.

A tal proposito, molti osservatori, hanno rilevato la presenza ai seggi elettorali questa mattina, sabato 23 febbraio 2019, di un gran numero di minorenni in fila come tutti gli altri elettori.




L'ex vicepresidente Atiku Abubakar, di 72 anni, proveniente anch'esso dal Nord (precisamente da Adamawa), ha svolto la sua carriera nel Sud cristiano, per la precisione a Lagos; egli è il candidato preferito delle classi medie e, sopratutto di quelle imprenditoriali, le influenti classi del business rampanti e, per questa ragione tendenzialmente poco propensi a recarsi ai seggi.

Atiku è un importante uomo d'affari, miliardari e molto chiacchierato, a proposito dell'origine della sua fortuna che molti, da queste parti, fanno risalire a una selezionata, costante, corruzione.

I nigeriani troveranno ben 73 candidati sulla scheda elettorale ma, la sfida decisiva si gioca tutta tra Buhari e Atiku. Quest'ultimo, è anche il candidato preferito dalle forze armate che, anche in Nigeria, come spesso avviene in Africa, possono incidere sull'esito finale delle presidenziali.





La Nigeria tuttavia si trova in una situazione delicata: il grande paese africano conta circa 87milioni di nigeriani costretti a vivere in estrema povertà e il numero sta peggiorando giorno dopo giorno, preannunciando "un'implosione socio-economica", in questo paese di 190milioni di abitanti, che dovrebbe diventare il terzo paese più popoloso del mondo entro il 2050.

In Nigeria si devono fare i conti con la cosiddetta "questione sicurezza": la battaglia intrapresa da Buhari all'indomani del suo trionfo presidenziale del 2014 per debellare #BokoHaram è fallita tanto che, anche oggi, #23F, giorno delle elezioni posticipate, i miliziani jihadisti hanno attaccato, a colpi di mortaio, a Maiduguri, nello Stato del Borno, per impedire le normali operazioni di voto.
La notizia è stata rilanciata dai reporter AFP i quali, hanno raccolto anche un indiscrezione proveniente dalle file dell'esercito ciadiano, inviate in Nigeria in "più di 500 unità" per dar manforte ai loro colleghi nigeriani.




Sullo sfondo  resta anche il mancato Referendum per l'Indipendenza del Biafra e, il boicottaggio di queste elezioni da parte di tutti i cittadini del Biafraland.

Per vincere le elezioni 2019 al primo turno servirà oltre alla maggioranza dei voti espressi, almeno il 25% dei voti in due terzi dei 36 Stati della federazione più il territorio della capitale Abuja. Se ciò non avverrà, si procederà con il secondo turnoda svolgersi entro i 7 giorni dopo l'appuntamento elettorale di questo #23F.

Infine nessuna data è stata menzionata da parte dell'INEC, ma, normalmente, un annuncio viene effettuato entro le 48 ore dalle operazioni di voto.

-Conclusioni

Quale futuro attende dunque la Nigeria dopo le elezioni del 2019?

I due rivali che si contendono la vittoria finale, Buhari e Atiku, hanno firmato un documento in cui si attesta che rispetteranno l'esito elettorale ma, lo spauracchio di una eventuale scoppio di guerra civile tra le opposte fazioni dei due candidati.

Al di là del post-voto, la Nigeria si trova ad affrontare alcune questioni di cui abbiamo parlato nelle frasi scritte in questo post: sono sfide decisive sopratutto quelle in ambito economico. Il paese è fermo, si trova in stagnazione, l'economia arretra e, per questa ragione, dalle parte di Abuja, le autorità nigeriane iniziano a pensare di richiedere alle multinazionali petrolifere straniere di rendere la cospicua cifra di 80 milioni di dollari che il paese africano non ha mai incassato dalle ricche multinazionali del petrolio.
Sarebbe una boccata d'ossigeno non indifferente e, in un colpo solo consentirebbe al "gigante africano" di consolidare la leadership del Continente Nero.
(Fonte.:afp;jeuneafrique)
Bob Fabiani
Link
-https://www.afp.fr;
-www.jeuneafrique.com
     

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