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domenica 17 febbraio 2019

Quel canto di #Mahmood tra #BlackMusic, armonie arabe e periferie italiane





La nuova sessione di questo #Blog non poteva che iniziare il suo percorso da #Mahmood, il trionfatore di #Sanremo69 : crediamo che la storia umana e artistica di questo artista sia la "sintesi perfetta" per le storie che vogliamo raccontare in questa sezione di Africaland Storie e Culture africane.

Non è un caso del resto se, l'abbiamo voluta chiamare #Afroitalian.





Racconteremo di volta in volta una storia umana e professionale di Afroitalian che silenziosamente ma costantemente stanno cambiando un paese come l'Italia forse, nel momento in cui balzano alle cronache rigurgiti e venti di nuovo odio razziale, in un contesto dove il razzismo sembra prevalere, non solo sull'accoglienza verso i nuovi arrivati ma, anche e sopratutto verso quei cittadini migranti e, ancor di più verso i bambini migranti oppure, nei confronti di ragazzi e ragazze che sono Italiani in tutto e per tutto (come appunto il protagonista di questa prima pubblicazione); questo #Blog vuole provare a veicolare un altro messaggio, un'altra rappresentazione della realtà sociale italiana che, non deve per forza fare il paio con il vento reazionario dei nuovi egoismi di cui si nutrono questi vecchi-nuovi leader suprematisti bianchi e sovranisti che vorrebbero tirarci tutti per la giacca e, farci precipitare in un tunnel senza ritorno dove, a contare sono solo i soldi (non certo quelli di cui si parla nella canzone vincente della 69esima edizione del Festival di Sanremo e della Canzone italiana n.d.r), i ricchi e tutti coloro che credono (ma si illudono) di poter riportare le lancette dell'orologio della Civiltà indietro di secoli e di milenni.





AfricaLand Storie e Culture africane con la storia dedicata a Mahmood inaugura le pubblicazioni di questa sessione e augura a tutti i"lettori virtuali", buna lettura.



-Mahmood, quel canto giovane con echi di note millenarie e lontane


Una settimana dopo la "sbornia festivaliera" non accennano a diinuire le polemiche sulla vittoria al 69esimo Festival della Canzone italiana da parte di un artista, un giovane cantante con un nome che rimanda ad altri mondi, altre sonorità, altre storie: Mahmood  (il cognome) Alessandro (il nome), italianissimo (è nato a Milano, quartiere Basmetto, all'estrema periferia Sud della città meneghina n.d.t).

Eppure quella che è andata in scena all'Ariston (il famoso palco dove va in scena appunto, da 69 anni la "sbornia festivaliera italiana"), dal palco del tutto particolare dove, non sempre, è possibile compiere una rivoluzione epocale come invece, è riuscita a Mahmood.





Il nome d'arte 'Mahmood' è un gioco di parole tra il suo cognome Mahmood e l'espressione inglese "my mood" (il mio stato d'animo) che rappresenta in tutto e per tutto il suo progetto artistico di portare la sua storia personale e quindi, di conseguenza anche il suo stato d'animo all'interno delle canzoni scritte (anche con altri collaboratori come nel caso di "Soldi" la canzone trionfatrice alla kermesse festivaliera 2019 n.d.t).






E partendo da questo "punto zero" del background artistico e personale di Alessandro Mahmood, in arte Mahmood, è apparso subito chiaro, fin dal primo ascolto che siamo di fronte a uno straordinario talento, capace di unire il Soul (quello di matrice afroamericana n.d.t) e l'r'n'b ma è a questo punto sonoro che avviene quell'alchemia - che i più hanno scoperto nelle cinque serate festivaliere - quell'incontro, del tutto misterioso con le sonorità più vicine al pop moderno, inserito nel tessuto del miglior "cantautorato italiano".

Come è possibile tutto questo?

La risposta la si deve ricercare in quella "storia personale" dell'artista (di papà egiziano e mamma sarda n.d.t). Ecco le parole di Mahmood che spiegano in modo semplice ciò che di misterioso e affiscinante avviene all'interno delle sue "storie sonore".

"Nasco da madre sarda e padre egiziano e sono cresciuto con la musica che papà mi faceva ascoltare in macchina, mentre con mamma cantavamo le canzoni di Battisti e De Gregori".

A pensarci bene quell'affascinante "fusione" che avviene (in modo assolutamente naturale, senza forzature) nella musica di questo nuovo artista, lo si deve da questo incontro apparentemente lontano, questo sfiorarsi di culture, storie, tappeti sonori.

E' il meticciato a rendere unico Mahmood 






-Mahmood e la sua mucica

L'artista dopo il trionfo sanrmese ha dovuto rispondere sostanzialmente a due domande che possiamo riassumere pressapoco così: che musica fai? Quale messaggio volevi veicolare con "Soldi"?

Ecco le sue risposte

"Quando mi chiedono che genere faccio rispondo 'Marocco-pop' basti pensare a 'Gioventù bruciata' per esempio, dove il synth iniziale è la mia voce lavorata come fosse il canto di muezzin", spiega l'artista che poi spiega a proposito di 'Soldi' .

"Non volevo lanciare nessun tipo di messaggio politico, ma mi piacerebbe che qualcuno, che ha un vissuto simile al mio, si ritrovasse".

All'interno della canzone vincitrice di #Sanremo69 c'è un parte, una strofa del testo in lingua araba, Mahmood racconta "Significano 'Figlio mio, amore, vieni qua' ..., sono un mio ricordo, per marchiare ancora di più il mio passato".   



 L'album di inediti, intitolato "Gioventù bruciata" (come l'EP precedente che aveva già fatto veicolare il suo nome come quello di un talento di sicuro avvenire), in un primo momento doveva uscire a marzo ma, invece, sarà pubblicato il prossimo 22 febbraio: balza agli occhi che Mahmood uscirà sul mercato con una casa discografica storica, la Island Records ossia, la stessa che aveva messo sotto contratto un certo Bob Marley e il suo storico gruppo degli Wailers.

Ovviamente non vogliamo fare paragoni, sarebbe in qualche modo fuori luogo ma, il fatto che questo artista sia sotto contratto con una major di questo calibro, è un altro tassello a certificare che Mahmood sia un artista di livello.

A proposito del titolo dell'album dice: "Volevo che ci fosse un forte riferimento al film. Sopratutto la scena dove James Dean si appoggia la bottiglia di latte al viso dopo aver fatto a pugni? Volevo riproporre quel gesto ma sulla foto di copertina rovescio il latte, a significare che la mia gioventù, in confronto a quelle del passato, non ha neanche più voglia di fare a pugni".

-Collaborazioni

In conclusione di questo viaggio nel mondo di Mahmood vogliamo riassumere le collaborazioni di questo artista.

Luna (con Fabri Fibra)

Presi male (con Micheli Bravi)

Doppio whisky (con Gué Pequeno)

(Fonte.:thetimeinmusic)
Bob Fabiani
Link
-www.mahmood.it;
-www.thetimeinmusic.com

    

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