Nelle ultime ore si registra la richiesta di OMS e ONU che chiedono la tregua sul fronte dell'infinita guerra civile, in modo da poter affrontare la diffusione dell'epidemia.
Tuttavia, il generale Haftar dopo aver chiuso scuole e moschee e la sospensione dei voli aerei, non ha esitato a bombardare Tripoli.
Questa è la fotografia della Libia al tempo della pandemia da COVID-19.
-Situazione esplosiva
Ufficialmente non si registrano casi da coronavirus nel paese Nordafricano ma questa potrebbe non essere la reale situazione libica perché, la Libia lacerata e sfinita da una lenta, infinita guerra civile potrebbe presto scoprire un nuovo incubo: la minaccia del COVID-19.
L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha messo nero su bianco i suoi timori martedì scorso quando ha chiesto alle parti rivali libiche - il Governo di accordo nazionale (Gna) di Tripoli riconosciuto internazionalmente e quello rivale di Tobruk in Cirenaica - di porre fine alle ostilità per "consentire alle autorità sanitarie nazionali e ai partner di rispondere alla potenziale diffusione del virus nel paese".
Sulla stessa lunghezza d'onda è la missione ONU in Libia (Unsmil): ha esortato le parti a una "tregua umanitaria" perché "il virus non ha affiliazioni e supera tutti i fronti di guerra".
-Appelli internazionali
Di fronte agli appelli internazionali e ai rischi di un ulteriore aggravamento delle condizioni umanitarie a causa dell'epidemia, le amministrazioni rivali di Tripoli e di Bengasi hanno promesso fondi ai servizi sanitari locali e applicato rigide restrizioni.
In Cirenaica il generale Haftar - capo dell'autoproclamato Esercito nazionale libico (Enl), braccio armato di Tobruk - usa il pugno di ferro per prevenire la diffusione del coronavirus. Il suo obiettivo non è solo sanitario, ma anche politico: legittimarsi agli occhi della comunità internazionale e del popolo libico come il solo leader capace di domare l'epidemia.
Chiuse moschee, scuole, porti, frontiere. Sospesi voli, sterilizzate le strutture pubbliche e annunciato il coprifuoco dalle 18 alle 6 del mattino. Formato anche un ente ad hoc (l'Alta commissione per la lotta al COVID-19 n.d.t) che avrà sede a Rajma, fuori Bengasi.
Al momento si registrano due persone in isolamento. In "quarantena precauzionale" si è posto Ahmed al-Mismari, portavoce Enl.
-Reazione lenta
Più lento ad agire è stato il Gna che ha decretato solo quattro giorni fa lo stato d'emergenza che si è tradotto in una serie di misure restrittive. Ma l'assenza di contagi nell'intera Libia non deve trarre in inganno: nel gigante nordafricano, infatti, le risorse e le strutture di rilevazione dell'infezione sono inappropriati.
"Gli ospedali non rispettano i più semplici standard internazionali nell'affrontare malattie del genere, il personale medico non ha formazione ed esperienza, per non parlare poi della diffusa corruzione amministrativa, della cattiva gestione e della mancanza di trasparenza", ha denunciato ad Agenzia Nova un funzionario del Centro medico di Bengasi che prevede un "disastro peggiore di quanto visto in Iran e Italia", se il coronavirus dovesse arrivare.
-Guerra civile continua
La guerra civile continua indifferente agli appelli internazionali. Il Gna ha denunciato mercoledì scorso l'uccisione a Tripoli di quattro persone (tre bambini e una donna) ad opera degli uomini di Haftar. Sempre nella capitale, sono intensi gli scontri tra forze rivali sulla strada per l'aeroporto e nelle zone di al-Sadiyya e a Ramla.
(Fonte.:agenzianova)
Bob Fabiani
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-https://www.agenzianova.com
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