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giovedì 12 marzo 2020

La rivolta del Madagascar (Moramanga, 29 marzo 1947)






Il Madagascar fu il luogo di prima radicalizzazione del movimento nazionalista nelle colonie francesi dell'Africa. La prima richiesta esplicita di indipendenza fu fatta già nel 1929, anno in cui numerose formazioni clandestine uscirono allo scoperto e si impegnarono nell'organizzazione sindacale e nella ricerca di rapporti con organizzazioni politiche metropolitane.

La richiesta di indipendenza fu ripresa con forza immediatamente dopo la guerra, già nel 1946 e fu seguita dalla rivolta popolare che scoppiò nel mese di marzo 1947.





Lo stato d'assedio fu mantenuto fino al 1956, data in cui fu approvata la legge Deferre.

Il Madagascar seguì allora la stessa strada degli altri possedimenti francesi fino alla proclamazione della sua Indipendenza, nel 1960.


-La rivolta di Moramanga (29 marzo 1947)

La rivolta del Madagascar è stata un insurrezione nazionalista contro il regime francese, esplosa sull'isola nel marzo del 1947 e protrattasi sino al dicembre del 1948.
Il sollevamento fu seguito da una terribile repressione condotta dall'esercito francese che provocò diverse migliaia di morti (100mila circa).

Nel 1967  - 20 anni dopo - il governo malgascio ha dichiarato il 29 marzo, data di inizio della rivolta, giorno di festa nazionale.

-Premesse e contesto





Nella Conferenza di Breazzaville del 1944 il generale Charles de Gaulle aveva proposto la trasformazione delle colonie in Territori francesi d'oltremare, garantendo una loro rappresentanza in seno all'Assemblea nazionale francese.

Alle elezioni legislative del novembre 1946, il Madagascar aveva eletto in seno alla Assemblée Nationale tre delegati del Mouvement Démocratique de la Rénovation Malgache (MDRM): Joseph Raseta, Joseph Ravoahangy e Jacques Rabemananjara.

Il loro movimento aveva come obiettivo politico il raggiungimento dell'indipendenza del Madagascar attraverso canali legali.

L'allora primo ministro francese Paul Ramadier si oppose duramente alle proposte avanzate dal MDRM, e la Francia favorì la nascita di una formazione politica avversaria del MDRM, il Parti Des Déshérités De Madagascar (PADESM), un raggruppamento francofilo di ispirazione socialdemocratica, guidato da Philibert Tsiramana, favorevole a un processo di autonomia graduale.

L'insuccesso dell'iniziativa del MDRM portò a una radicalizzazione dei sentimenti nazionalisti della popolazione malgascia che si coagularono all'interno di due raggruppamenti clandestini, la Jina (Jeunesse nationaliste malgache) e il Panama (Parti national-socialiste malgache).


-L'insurrezione

La sera del 29 marzo 1947, le forze nazionaliste lanciarono un'attacco simultaneo contro le basi militari e contro i possedimenti francesi, in diverse località della costa orientale tra Moramanga e Manakara, dando il via alla sollevazione.

In pochi giorni la rivolta si estese verso sud ai territori Antemoro, Tanala e Betsimisaraka, la regione degli altopiani centrali, coinvolgendo anche i Merina e i Betsileo (rispettivamente il più grande gruppo tribale malgascio e il gruppo etnico diffuso nella parte meridionale degli altopiani centrali del Madagascar; n.d.t).

L'esercito francese, in condizioni di netta inferiorità numerica, riuscì solo a mantenere il controllo delle principali città costiere e delle vie di comunicazione tra la regione degli altopiani centrali e la costa.

-La repressione

L'MDRM fu accusato di aver fomentato i disordini. Le autorità coloniali nell'aprile del 1947 ne decretarono lo sciogliemento, ponendo agli arresti i suoi dirigenti, compresi i tre deputati eletti in seno all'Assemblea nazionale, nonostante godessero dell'immunità parlamentare. Raseta, Ravaahangy e Rabemananjara vengono condannati al carcere a vita, e rimangono in prigione in Francia sino all'amnistia del 1956.

L'esercito francese, dopo la sorpresa iniziale, a partire dal maggio 1947 potenziò la sua presenza sull'isola trasferendovi nei mesi successivi oltre 30mila soldati. La maggioranza dei leader nazionalisti furono uccisi o catturati, nel corso di sanguinosi combattimenti che coinvolsero anche la popolazione civile e che fecero registrare esecuzioni di massa, torture, incendi di interi villaggi.

La rivolta fu definitivamente domata solo nel dicembre 1948.

Il numero esatto delle vittime è tuttora oggetto di controversie tra gli storici. Le cifre ufficiali delle autorità militari dell'epoca tracciavano un bilancio di 11mila morti ma stando alle successive valutazioni il numero delle vittime oscilla tra le 40mila e le 100mila circa.

Il governo francese ha a lungo mantenute segrete le cifre relative alle vittime della rivolta e solo nel 2005, durante la visita ufficiale in Madagascar, il presidente francese Jacques Chirac ha pubblicamente ammesso le responsabilità della Francia definendo il comportamento delle autorità coloniali francesi "intollerabile".

-Moramanga oggi










La città di Moramanga, situata 115 km a est della capitale e lungo la linea ferroviaria Antananarivo-Toamasina, conta una popolazione di circa 25mila abitanti.

Il suo nome significa "mango a buon prezzo" e, da quel lontano 29 marzo 1947 per tutti i malgasci rappresenta la città in cui partì l'insurrezione contro il regime coloniale francese, brutalmente e sanguinosamente repressa. Nei pressi della stazione si trova oggi un monumento in ricordo delle vittime dell'insurrezione.

-Biblografia


  • Mamadou Ly, Africa alla rovescia, Prospettive ed, 2005
  • Eugène-Jean Duval, La Révolte des Sagaies: Madagascar 1947, L'Harmattan ed, 2002

(Fonte.:jeuneafrique)
Bob Fabiani
Link
-www.jeuneafrique.com   

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