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martedì 20 ottobre 2020

Costa d'Avorio, una pericolosa battaglia tra vecchi avversari (per le presidenziali del 31 ottobre)


 




All'avvicinarsi delle presidenziali del 31 ottobre in Costa d'Avorio cresce la tensione. Le rivalità interne all'élite politica che si contende il potere da 30 anni minacciano di esplodere.

L'ultima volta che in Costa d'Avorio le elezioni sono finite con un testa a testa, sono morte 3 mila persone. Ecco perché un poliziotto di Abidjan, quando ha visto degli uomini armati di machete scendere da alcuni furgoni e mettersi a chiacchierare con il suo comandante, per poi aggredire dei manifestanti disarmati mentre i suoi colleghi restavano a guardare, ha denunciato il fatto ad Amnesty international.

"Non erano lì per caso", ha spiegato. "Mi sono ricordato di quello che era successo durante le ultime due crisi, quando le milizie seminavano il terrore tra la gente".

Alla vigilia del primo turno delle presidenziali, previsto il 31 ottobre, c'è tensione in Costa d'Avorio, la principale economia dell'Africa occidentale francofona. Il presidente Alassane Ouattara ha contribuito ad aggravarla candidandosi a un terzo mandato, violando la costituzione secondo i suoi oppositori, dopo che a luglio è morto il successore da lui prescelto.

Ancora una volta le rivalità interne alla cerchia di politici che si contendono il potere da 30 anni minacciano di esplodere. Da metà agosto almeno 14 persone sono morte in scontri a sfondo politico. Gli ivoriani temono che il peggio debba ancora venire.


-Riconciliazione impossibile


Nel 2010 il presidente Laurent Gbagbo si rifiutò di accettare la sconfitta elettorale. Le forze fedeli a Ouattara, il vincitore, andarono a stanare Gbagbo nel suo bunker, con l'aiuto dei soldi e degli elicotteri francesi. Gbagbo fu poi portato davanti alla Corte penale internazionale (Cpi) dell'Aja. Sotto la presidenza di Ouattara l'economia si è ripresa, crescendo in media dell'8 per cento all'anno, anche se molti ivoriani sono ancora poveri.

Da allora tutti i tentativi di riconciliazione sono falliti. Le due fazioni si scontrano sulla legge elettorale e su chi debba vigilare sul voto. Il 14 settembre il consiglio costituzionale ha accolto la candidatura di Ouattara, avallando l'idea che una recente modifica costituzionale azzeri il limite dei due mandati. Per Idayat Hassan, direttore del Centre for democracy and development di Abuja, è un "colpo di stato costituzionale". Allo stesso tempo il consiglio ha respinto quaranta degli altri 44 candidati. Tra questi Guillaume Soro, ex leader di una milizia ribelle e poi primo ministro sotto Ouattara, e Gbagbo, che nel 2019 è stato assolto dalla Cpi per le accuse di crimini contro l'umanità. 


 



Sono stati esclusi perché su di loro pesano delle condanni penali pronunciate in contumacia : Gbagbo è accusato di aver depredato la banca centrale, Soro di appropriazione indebita. Nonostante gli scarsi risultati sotto la sua presidenza, Gbagbo ha ancora un ampio seguito nel paese. Soro ha definito una "folle avventura" la corsa a un terzo mandato di Ouattara.

I candidati approvati dal consiglio sono altrettanto scontenti. Secondo loro Ouattara dovrebbe ritirarsi. Un altro ex presidente ed esponente di primo piano dell'opposizione, Henri Konan Bédié, invoca la disubbidienza civile. L'obiettivo, spiega il sociologo ivoriano Séverin Kouamé, è mettere in allarme i governi stranieri per spingerli a intervenire, com'è successo in passato. Intanto Ouattara ignora le richieste dell'opposizione e vieta le proteste. "Chi vorrà creare problemi dovrà vedersela con me", ha detto. Nel frattempo ha cercato di ingraziarsi quel quarto di ivoriani che vive della coltivazione del cacao, annunciando un aumento di prezzo del 21 per cento.

Sembra che il presidente francese Emmanuel Macron abbia suggerito a Ouattara di rinviare il voto. L'International crisis group è dello stesso parere. Ma dopo 30 anni di rivalità i protagonisti non hanno voglia di dialogare. Mentre l'età media in Costa d'Avorio è 19 anni, Bédié ne ha 86, Gbagbo 75, Ouattara 78. I due candidati dell'opposizione hanno già dimostrato in passato di essere disposti a cavalcare i conflitti etnici per perseguire i propri fini. Se in un modo o nell'altro Ouattara dovesse vincere, molti elettori potrebbero ritenere il risultato illegittimo. 

E, se anche si riuscisse a evitare la violenza dopo le elezioni, il paese dovrà fare i conti con una nuova crisi.

(Fonte.:economist)

Bob Fabiani

Link

-www.economist.com

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