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mercoledì 27 novembre 2019

1619, 400 Anni dopo l'inizio della schiavitù in America. Pt.2







Seconda pubblicazione di AfricaLand Storie e Culture africane dedicato al "tema della schiavitù" negli USA.

Sono passati ben 400 anni da quando, negli Stati Uniti, hanno fatto la loro comparsa i primi schiavi che arrivavano dall'Africa : sono stati i neri, con le loro battaglie per l'uguaglianza e per i diritti universali, a difendere gli ideali della costituzione statunitense e a trasformare il paese in una vera democrazia.

Il reportage, di cui oggi pubblichiamo la parte è la summa di un lungo articolo, di uno speciale pubblicato dal New York Times Magazine sull'eredità della schiavitù negli Stati Uniti. Il titolo scelto è 1619, l'anno in cui i primi schiavi africani furono comprati dai coloni britannici della Virginia, in Nordamerica.
(Bob Fabiani)


Ereditabile e permanente*


"Nel giugno del 1776 Thomas Jefferson si sedette al suo scrittorio portatile in una stanza di Filadelfia e annotò queste parole : "Noi riteniamo che siano per se stesse evidenti queste verità : che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la vita, la libertà, e il perseguimento della felicità". Da 243 anni questa fiera affermazione del diritto naturale e findamentale degli esseri umani alla libertà e all'autogoverno definisce la nostra fama nel mondo come terra della libertà. Ma mentre Jefferson scriveva quelle parole, un ragazzo che non avrebbe goduto di nessuno di quei diritti aspettava accanto a lui gli ordini del padrone. Si chiamava Robert Hemings, ed era il fratellastro di Martha Jefferson, la moglie del politico americano. Il padre di Martha Jefferson aveva avuto Hemings da una donna nera di sua proprietà. Succedeva spesso che i padroni bianchi tenessero come schiavi i loro figli mulatti. Jefferson aveva scelto Hemings, uno dei circa 130 schiavi impiegati nel campo di lavoro forzato che chiamava Monticello, perché lo accompagnasse a Filadelfia e gli garantisse tutte le comodità mentre stilava il testo che segnava la nascita di una nuova repubblica democratica.
All'epoca un quinto della popolazione delle 13 colonie era vittima del più brutale sistema di schiavismo che fosse mai esistito. La schiavitù era legata esclusivamente all'appartenenza razziale. Non era temporanea ma ereditabile e permanente, nel senso che generazioni di neri nascevano schiavi e trasmettevano questa condizione ai loro discendenti. Gli schiavi non erano considerati esseri umani ma proprietà che potevano essere ipotecate, scambiate, comprate e vendute, usate come garanzia, regalate ed eliminate in modo violento.

Gli schiavi non potevano sposarsi legalmente. Non potevano imparare a leggere né riunirsi in privato. Non avevano nessun diritto sui loro figli, che potevano essere comprati e venduti alle aste insieme ai mobili e al bestiame o nei negozi con la scritta 'negri in vendita'. Gli schiavisti e i tribunali non riconoscevano i legami di parentela di madri, fratelli, cugini. Nella maggior parte dei tribunali gli schiavi non godevano di nessun diritto.  I padroni potevano violentare o assassinare le loro proprietà senza subire conseguenze. Gli schiavi non potevano possedere né ereditare niente.

La tortura era legalizzata, anche nella tenuta di Jefferson. Spesso gli schiavi morivano per troppo lavoro, per garantire il massimo profitto ai padroni".

*Nikole Hannah-Jones giornalista d'inchiesta statunitense. Per il New York Times segue i temi che riguardano le discriminazioni razziali, in particolare nel sistema scolastico

**Fine 2° Parte
(Fonte.:nytimes)
Bob Fabiani
Link
-www.nytimes.com

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