Un anno e 53 sabati dopo, la Francia scopre che, in questo autunno di declino e di problemi sociali ben marcati, i #GiletJaunes non scompariranno nel nulla. Nonostante l'anniversario di ieri, 16 novembre - e replicato in questa domenica 17 novembre - contraddistinto da 270 cortei in tutto il paese transalpino per ricordare l'inizio della protesta e, 39.500 manifestanti, la partecipazione è in netto calo rispetto a un anno fa, 17 novembre 2018 quando, i #GiletJaunes erano stati 282mila.
Eppure il movimento non è in ritirata e continua a essere temuto dalle autorità francesi se, anche ieri, si sono visti e registrati gravi abusi di potere nell'ambito di una repressione sistematica e violenta che, tuttavia, non è mai abbastanza sottolineata né condannata dai media francesi, europei senza tralasciare il colpevole e inquietante silenzio delle istituzioni di Bruxelles. Discorso diverso, ovviamente se, si deve sottolineare le azioni di rappresaglia che hanno visto coinvolti gli attivisti e manifestanti. E' accaduto anche ieri : del resto, il governo francese e lo stesso presidente Macron hanno tutto l'interesse a oscurare le motivazioni della protesta che, inevitabilmentesono state messe da parte e in secondo piano da episodi di violenza, in particolare in Place d'Italie, a Parigi (ma tensioni si sono registrate alla Bastiglia nel primo pomeriggio, alle Halles in serata, oltre a Lione, Nantes, Tolosa, Bordeaux n.d.t).
In tutto saranno stati cento violenti e a Place d'Italie hanno catturato l'attenzione per tutta la giornata.
Le giacche e i passamontagna neri erano molto più numerosi dei gilet gialli ma, a nostro avviso questo spiega anche con la dura repressione che è in atto in tutta la Francia e puntualmente denunciato da questo blog, ogni volta che ci siamo occupati di questo complesso e articolato movimento sociale, per altro il più importante degli ultimi decenni qui in Francia.
Il prefetto di Parigi vieta la manifestazione
Quello che è accaduto in questo anno in Francia dovrebbe inquietare tutti coloro che hanno a cuore lo stato di diritto e del dissenso - che a ben vedere sono il sale della democrazia ma che ormai è in crisi irreversibile qui come altrove nel Vecchio Continente -.
Prendendo a spunto degli scontri di Place d'Italie, il prefetto di Parigi, David Lallement, ha deciso la proibizione della manifestazione che avrebbe dovuto partire dal XIII arrondissement e arrivare nel X.
Il prefetto ha usato il pugno di ferro : "Nessuno resterà impunito". Peccato però che lo stesso prefetto non abbia mai speso simili parole quando a macchiarsi di violenze e abusi sono gli agenti francesi.
In un'altra epoca, tutto questo non sarebbe passato sotto silenzio. Al tempo della controinformazione, la repressione durissima messa in atto contro gli attivisi del movimento. Oggi, tutto è demandato ai social ma le denunce di questi abusi non sono riusciti a creare quell'interesse che servirebbe per fare in modo che, pre esempio, il presidente Macron rispondesse dell'operato delle forze dell'ordine.
Bilancio del 53esimo sabato consecutivo di proteste
I dati di fine pomeriggio annunciano 105 fermi e 1.497 controlli preventivi. La giornata di ieri, nel resto della Francia, a parte momenti di tensioni simili a Parigi, c'è stato un ritorno nei ronds-points, occupazione che era stata il punto di inizio del movimento un anno fa.
La Partecipazione
Il movimento ha registrato una partecipazione in calo, tra gli attivisti c'è scoramento e scoraggiamento, la violenza e la repressione fanno paura. Tuttavia, i motivi della protesta restano. Cambia solo lo slogan. Mentre un anno fa il più gettonato era "Macron dimissioni" ora, lo sguardo va oltre i confini : "Da Santiago a Hong Kong euguale lotta".
Non si tratta solo di slogan però.
La Francia resta in agitazione. Giovedì scorso c'è stata la grande manifestazione del personale degli ospedali pubblici ( a riguardo, nei prossimi giorni pubblicheremo un'inchiesta scottante : "La Francia vuole dismettere gli ospedali pubblici?" ). Gli studenti - malgrado siano stati tra i primi a subire la durissima repressione della polizia transalpina - sono a loro volta in agitazione in alcune università dopo il drmma dello studente che si è immolato con il fuoco di fronte al Crous (opera universitaria) a Lione 2.
Il 5 dicembre sarà sciopero nei trasporti (treni e metro) contro la riforma delle pensioni.
Al momento ogni categoria sta seguendo una strada autonoma mentre, nei #GiletJaunes coesistono motivazioni differenti. Eppure proprio la nascita, dodici mesi fa, del movimento, aveva veicolato la base comune del malessere diffuso tra i cittadini : un anno dopo è ancora attuale nella domanda di servizi pubblici che funzionino e la presenza dello Stato che però si ritira di fronte all'avanzata del mercato e delle sue leggi che finiscono per schiacciare i più deboli.
La risposta di Macron
Il presidente ha cercato risposte tampone con le quali sperava di disarcionare il movimento. Qualcosa ha ottenuto : il calo dei partecipasnti nei sabati di lotta. Ma ha dovuto anche concedere qualcosa. Inizialmente, ha dovuto aprire i cordoni della borsa, 17 miliardi (in tre anni) per rispondere alla richiesta di un "maggiore potere d'acquisto", passando per una riduzione delle tasse.
Da subito aveva dovuto rinunciare alla carbon tax nonché la riduzione a 80 Km all'ora sulle strade provinciali, tra le gocce che avevano fatto traboccare il vaso e favorito la protesta di un anno fa.
Nei primi mesi del 2019, Macron, ha tirato fuori il classico jolly, ossia il gran débat, strumento con il quale intendeva spegnere il fuoco della protesta. Oggi è in corso la "convenzione sul clima", con 150 cittadini tirati a sorte, per dibattere e proporre soluzioni per la transizione climatica ( e la compatibilità con l'economia n.d.t).
Intanto è stato nuovamente tirato in ballo il referendum popolare (è in atto la racvcolta di firme utili per bloccare la privatizzazione degli aeroporti di Parigi n.d.t).
Lo scontento resta, per molti francesi "nulla è cambiato" sul fronte sociale : le difficoltà per sostenere una vita dignitosa restano drammaticamente immutate.
Nel frattempo, restano i dati della repressione dell'"anno 1" dei #GiletJaunes : 3.100 condanne (600 al carcere), 2.448 feriti, dei mutilati (più di 20 persone hanno perso un occhio, 5 la mano). Forse varrebbe la pena di soffermarsi su questi numeri prima di censurare, a priori, la svolta autoritaria e da Stato di polizia voluta e ordinata da Macron.
(Fonte.:afp)
Bob Fabiani
Link
-www.afp.fr
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