Emmerson Mnangagwa - detto "il Coccodrillo" (Ngwenya) per le atrocità e i massacri compiuti come braccio armato del tiranno Robert Mugabe - è stato vicepresidente dello Zimbabwe fino al 6 novembre 2017 quando, dopo 2 anni (era in carica dal 2014 n.d.t) è stato licenziato dal padre-padrone Mugabe al timone dell'ex Rhodesia fino al 13 novembre 2017 giorno che segna la fine (ufficiale) del suo potere eterno stroncato solo da un "colpo di stato" seppure al "velluto". Per conto del tiranno, Mnangagwa, è stato ministro della sicurezza dello stato a partire dal 1980 al 1988 e poi successivamente, ministro della giustizia dal 1988 al 2000.
Nello stesso anno divenne "Speaker del Parlamento" carica ricoperta fino al 2005. Finita questa esperienza torna nelle file del governo di Mugabe ricoprendo la responsabilità che comporta essere ministro dell'edilizia rurale: un dicastero per nulla secondario qui, Mnangagwa vi rimane dal 2005 al 2009.
Ogni volta che il "Compagno Bob" - soprannome del tiranno Mugabe sin dai tempi della guerra di indipendenza - ha avuto bisogno di Mnangagwa lui - il nuovo-vecchio uomo forte di Harare - ha sempre risposto all'appello: prima nella stagione caratterizzata dalla lotta armata e poi, nei lunghi 37 anni in cui Mugabe (come abbiamo raccontato ieri 23 novembre 2017 n.d.t) è passato dall'essere eroe del popolo zimbabwiano a despota e tiranno del suo stesso popolo dando forma a un regime spietato dove tutto era vietato se, aveva a che fare con le proteste e l'opposizione al governo, come per altro recita la biografia dello stesso Mnangagwa da cui deriva anche il suo terribile soprannome.
Colui che ha preteso le dimissioni di Mugabe in queste ultime settimane di novembre 2017 coincise con la fine del "Regno di Mugabe" (e della sua corte dei miracoli compresa la sua discutibile moglie Grace Mugabe detta anche "Disgrace" o "Gucci-Grace" n.d.t) dal 2009 al 2013 ha ricoperto la carica di ministro della difesa. Negli ultimi anni dal 2015 al 2017 torna al ministero della giustizia avocando a sé la carica di vicepresidente ed è proprio da questo scranno di prestigio che subirà l'onta di essere licenziato a corollario delle velenose parole di Mugabe per "Carenza di rispetto, slealtà, inganno e inaffidabilità".
Queste accuse gravissime hanno scatenato la reazione dei militari che di fatto, mettendo in atto un "soft-golpe" o "golpe al velluto" (con l'avvallo della Cina che ha reso possibile il sostentamento del paese africano n.d.t) decidevano, in un primo momento di arrestare e poi destituire il "vecchio leone", il leader e fondatore del partito ZANU-PF (Unione nazionale africana- Fronte Patriottico un tempo Gruppo di miliziani della lotta armata durante la guerra d'Indipendenza e di liberazione dall'apartheid dei coloni bianchi britannici) e, per questa ragione collocava Mnangagwa tra i candidati alla successione del presidente della Repubblica dello Zimbabwe. Era questa la ragione primaria per cui era inviso a Grace Mugabe, la potente moglie assetata di potere che mai avrebbe accettato di essere scavalcata dal braccio armato del vecchio leone, quel Robert Mugabe ormai inviso in ogni angolo dello Zimbabwe. Questa decisione lo ha portato alla destituzione mascherata da dimissioni (per nulla spontanee).
Emmerson Mnangagwa e il sostegno delle forze armate dello Zimbabwe
Fin dagli anni'70 del Novecento, al tempo delle guerre di liberazione dello Zimbabwe, Mnangagwa è sempre stato benvoluto dai militari anche per il suo status di veterano di quelle epiche guerre; una volta abbandonato il paese - subito dopo essere stato licenziato - ha spinto l'esercito a pretendere le dimissioni del "compagno Bob" una volta andato a segno il colpo di stato del 14 novembre 2017 la data che sancisce la rivolta dei militari contro Mugabe.
L'artefice di questi passaggi drammatici è stato Mnangagwa che dall'esilio ha seguito passo dopo passo tutto il puzzle che, solo 5 giorni dopo, il 19 novembre 2017 quando, lo stesso partito che Mugabe aveva fondato dal nulla, il ZANU-PF lo ha espulso dalla carica di capo del partito e, quindi, successivamente, da quella più importante di presidente di Zimbabwe.
Finiva la lunga tirannia durata 37 anni.
Chi è Emmerson Mnangagwa?
Due giorni dopo il suo brusco licenziamento per volere del tiranno Mugabe su ordine di Grace "disgrace" Mugabe la moglie di 40 anni più giovane dell'ex presidente, dal vicino Sudafrica, Mnangagwa rilanciava: "Robert Mugabe e relativa corte, lascerete prima il partito ZANU-PF per volontà del popolo e poi il potere dello Zimbabwe".
Era l'8 novembre 2017 e Mnangagwa parlava di 2 settimane ma, in realtà tutto si è compiuto in soli 7 giorni necessari per vedere esaudita quella minaccia che era anche il vero scopo del golpe dei militari di Harare.
Originario di Zvishaugane (ex Shabani) nella provincia di Midlands dove apprende un insegnamento dal nonno-capo del villaggio quando è pressapoco più di un bambino e, prima che tutta la famiglia Mnangagwa deve riparare nella Rhodesia del Nord ossia, l'attuale Zambia: in quelle ore travagliate e dolorose, il "piccolo Emmerson" apprende una grande lezione "Se vuoi combattere i bianchi" - disse suo nonno e capo-villaggio - "devi farlo in modo collettivo e non individuale".
Questa storica lezione gli servirà quando passerà alla lotta armata condotta fianco a fianco a quel Robert Mugabe che poi, una volta raggiunto il potere si dimenticherà di averla combattuta a nome del popolo e per cessare i soprusi e le vergogne dell'apartheid anzi, da presidente dello Zimbabwe ordinerà a Emmerson Mnangagwa - a più riprese - di reprimere (in modo cruento e spietato) ogni genere di proteste del popolo zimbabwiano; nel frattempo ridotto alla povertà e, per questa ragione è soprannominato "il Coccodrillo".
Conclusione
Tolto di mezzo un dittatore e promuovendone un altro lo Zimbabwe risolverà tutti i suoi problemi? Intanto giurando da presidente, come primo atto ha omaggiato Mugabe: in quell'istante forse, la grande gioia dello Zimbabwe ha visto un primo momento di arresto perché il suo governo, potrebbe rivelarsi più tirannico del suo predecessore.
Di una cosa si può essere sicuri: Ammnesty International ha invitato Mnangagwa a "rinunciare agli abusi del passato", mentre Human Rights Watch gli ha chiesto di riformare "esercito e polizia, strumenti della repressione di Mugabe". E' plausibile che "il Coccodrillo" faccia spallucce di queste suggerimenti, lasciando che restino lettere morte.
(Fonte.:jeuneafrique)
Bob Fabiani
Link
-www.jeuneafrique.com/politique/zimbabwe-qui-est-emmerson-mnangagwa-lhomme-qui-a-fait-tomber-robert-mugabe
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