Parte Prima : Quale futuro per il BLM al tempo dell'America di Trump?
Il Movimento Black Lives Matter è nato all'indomani dell'assoluzione dell'agente George Zimmerman, poliziotto che uccise l'afroamericano Trayron Martin : era il luglio 2013. La comunità afroamericana - suo malgrado - sentì il bisogno di tornare a coalizzarsi (dando vita a un movimento collettivo) per far risuonare la voce e il grido di dolore contro i soprusi, gli arresti illegali e le cruente uccisioni ad opera delle forze dell'ordine sebbene, in quei frangenti, alla Casa Bianca ci fosse il primo presidente nero e afroamericano della storia degli Stati Uniti : Barack Obama.
In quel luglio 2013 la rabbia della "comunità black" esplose anche per via del fatto che, sostanzialmente, l'agente Zimmerman fu graziato dai giudici.
Era la solita storia che si ripeteva (e si ripete) con disarmante continuità: non esistono tutele né diritti per gli afroamericani e, certamente dato che, all'epoca dei fatti si stava entrando nella "parabola finale" del secondo mandato presidenziale di Obama l'intera comunità black iniziò a prendere in considerazione di tornare a "muoversi collettivamente". Nacque dunque così, in quei giorni amari di quel luglio di quattro anni fa, l'esigenza di "chiamare a raccolta" tutti coloro che, essendo neri e afroamericani "non potevano più tollerare" la miserabile condizione di essere e sentirsi "cittadini di serie B". Era del tutto disarmante dover ammettere che la condizione di vita della "comunità black" era presa di mira (in un disgustoso gioco al massacro a sfondo razziale n.d.r) dalla polizia americana e, che quelle "esecuzioni" fossero il sentore che qualcosa stava cambiando nel cuore profondo degli Stati Uniti che stava di nuovo montando quella spirale disgustosa, inaccettabile dell'"odio razziale" da parte di quell'"America bianca" - da sempre vicina alle posizioni della "estrema destra americana" ma non per questo del tutto rifiutate dal vecchio Gop, quel Partito Repubblicano Americano che non aveva né accettato né metabolizzato l'elezione di Obama come presidente degli Stati Uniti.
Appariva chiaro che l'aver portato Obama alla Casa Bianca non aveva risolto un problema di fondo, una realtà in cui l'America, gli States sapevano (e sanno) di dover fare i conti : la "questione razziale".
Intendiamoci una volta per tutte : se sei nato in America e sei un cittadino afroamericano, ispanico, caraibico o di qualsiasi altra etnia sai perfettamente di essere un "soggetto maltollerato" da parte di quell'America bianca, razzista da sempre favorevole alle "vecchie pratiche degli Stati del Sud". I tuoi diritti non sono minimamente paragonabili a quelli dei bianchi. Nessuno, negli Stati Uniti è mai stato del tutto pronto ad accettare fino in fondo le "conquiste" (straordinarie) dei diritti civili degli anni '60 del Novecento da parte del Movimento afroamericano. Derivò anche da questa consapevolezza se, cinquanta anni dopo, il nascente Movimento BLM ha ripreso lo slogan di quei tempi e delle giornate storiche delle "Marce per i diritti civili" che sfociarono con quelle delle Marce di Selma quando, alla testa della comunità afroamericana (e di quel Movimento) c'era Martin Luther King Jr.
Lo slogan di quella stagione memorabile recitava : "LA VITA DEI NERI VALE". Cinquanta anni dopo il nuovo Movimento è dovuto ripartire esattamente da quella frase - per denunciare in modo evidente come in realtà da allora la situazione e la condizione sociale della "comunità black" sia addirittura peggiorata - e di pari passo occupare fisicamente (con i corpi e le presenze di tutta la comunità afroamericana n.d.r) le strade di ogni città americana (grande o piccola che fosse). Era necessario ed urgente denunciare che l'antica questione non solo non è stata risolta ma è di nuovo pericolosamente sull'orlo di una "guerra civile interna".
Lo shock per le nuove generazioni è stato fortissimo anche perché è incontrovertibile costatare il fatto che, negli Stati Uniti d'America la "caccia al nero" non è mai entrata in crisi. Anzi tutt'altro e rappresenta uno degli sport più praticati dalle forze dell'ordine. Senza contare tutti gli altri, quei cittadini bianchi, magari residenti proprio in quei "Stati del Sud" dove storicamente l'odio razziale contro i neri produsse anche la vergogna dello schiavismo prima e poi l'avvento del Ku Klux Klan, orde di facinorosi rozzi, dichiaratamente a favore delle "pratiche naziste" e del "delirio della razza ariana" da salvaguardare a ogni costo. Sono gli stessi individui che non hanno mai tollerato le conquiste degli afroamericani in tema di diritti civili e che vedendo un presidente nero, un afroamericano sulla "plancia di comando" hanno pensato bene - durante gli "anni di Obama" - di alzare il tiro, costringendo il vecchio Gop (il Partito Repubblicano Usa) - a sviare, a fare degli strappi drammatici giorno dopo giorno fino a quando, il partito si è ritrovato a braccetto con le scomode posizioni della destra razzista, xenofoba in una parola la "destra suprematista" quella che si formava (e dilagava) nel cosiddetto movimento del "Tea Party" fin quando, il tutto si incanalava nel portare (quasi a scortarlo) un presidente come Trump alla Casa Bianca dichiaratamente a favore di queste tesi disgustose.
Terminata la lunga stagione di Obama coincisa con l'avvento di #TheDonald al comando dell'America, cosa cambia per il Movimento BLM?
Lo scenario è capovolto perché tutto intorno è cambiato al punto da far sembrare - come riporta una delle firme storiche della rivista statunitense The Nation, da sempre paladina delle istanze della sinistra americana; Dani McClain - totalmente spariti (gli attivisti del BLM n.d.r) sia a livello di piazza, sia da quello mediatico.
Ma è davvero così oppure, il movimento paga la "nuova agenda" messa in atto dai canali di all news della "destra suprematista", che senza interruzione di sorta e per tutto l'arco della giornata, ha deciso semplicemente di ignorare la mobilitazione con l'obiettivo nemmeno troppo nascosto di ridimensionare il Movimento BLM, come se non fosse mai esistito?
Dani McClain dalle colonne di The Nation protende per la seconda ipotesi e lo scrive a chiare lettere in un lungo reportage - pubblicato nel mese di agosto dallo storico magazine - anche intervistando diversi attivisti.
La conclusione a cui approda è la seguente : è in atto una trasformazione del modo in cui il BLM approccia la politica, senza per questo dover per forza certificare un declino tout court della mobilitazione.
Era inevitabile dopo la drammatica elezione di Trump alla presidenza Usa dato che questa coincide con una "sostanziale cesura" tra la "destra suprematista" e attivisti di estrema destra, sostanzialmente da quando #TheDonald si è insediato, godono non solo della collaudata impunità accordata dalla classe politica e dalla magistratura ma, con il nuovo corso presidenziale sanno di poter contare su sponde che, al tempo degli "anni di Obama", non avevano.
Si assiste a un regresso drammatico in cui i neri ripiombano di colpo ai tempi in cui venivano sistematicamente alienati i diritti in un quadro - e lo aveva assicurato, minacciato e promesso durante la peggiore campagna elettorale della storia delle "Presidenziali Usa" proprio l'allora "candidato razzista" Donald Trump - in cui la "ragione sta sempre dalla parte degli agenti" sbraidava negli anatemi carichi di "odio razziale", il peggiore tra i presidenti Usa, dal pulpito dei suoi rozzi comizi mentre, etichettava i neri, gli afroamericani, gli attivisti BLM al pari di "pericolosi terroristi da stanare a ogni costi". Appena eletto d'altronde #TheDonald lanciava il suo editto:"doteremo gli agenti di armi pesanti" (si parla di lancia-granate scrive McClain n.d.r) e in quell'occasione aggiunse "inaspriremo le pene per chi minaccia gli agenti".
Ecco allora che scendere in piazza oggi, negli Usa è molto più pericoloso e oneroso per gli attivisti e, se tutto questo non bastasse c'è anche la proposta di alleggerire le pene per i motociclisti che investono i dimostranti...
Del resto per capire l'andazzo basta vedere i comportamenti del presidente dopo i fattacci di Charlottesville quando #TheDonald ha sostanzialmente fatto capire che lui stava dalla parte dei razzisti e dei suprematisti. Dopo il divampare delle polemiche quando ormai erano passati giorni interi, #TheDonald non trovò nulla di meglio di formulare una blanda condanna e, nell'occasione non mancò di sottolineare (sempre attraverso i suoi stucchevoli "cinguettii" a mezzo Twitter n.d.r) la presenza di "molti gruppi di estrema sinistra". Guardandosi bene dallo spendere una sola parola nei confronti del responsabile (bianco e suprematista) che azionò il potente Suv contro la folla dei manifestanti antirazzisti, neri causando una strage.
-Fine Prima parte-
(Fonte.:thenation)
Bob Fabiani
Link
-www.thenation.com
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